Changing the Game: un incontro con Nick Bollettieri

Interviste

Changing the Game: un incontro con Nick Bollettieri

Il grande coach americano che ha cambiato per sempre il prototipo del tennista, ha presentato a Milano la sua autobiografia “Cambiare Gioco”. Poi ci confessa la sua lezione più importante “Per diventare una grande persona bisogna fare errori”

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Il fatto che Nick Bollettieri abbia scritto un’autobiografia (insieme al suo amico “storico” Bob Davis) è già di per sé una occasione succulenta per gli appassionati di tennis. Poche persone infatti sono entrati nel midollo del gioco come lui, che con la sua Academy fondata nel 1978 ha cambiato per sempre non solo la crescita dei giovani tennisti ma anche il loro approccio al lavoro, creando una mentalità professionale prima ancora che professionistica. Tuttavia conoscere la persona prima del coach è fondamentale in questo caso perché la vita di Nick non è stata banale sotto nessun punto di vista, fatta sempre da numeri straordinari: 10 giocatori poi arrivati al N.1 del mondo, 8 mogli, 7 figli e sveglia fissa alle 4.45 per fare esercizi e prima sessione di allenamento alle 6. Tutto questo fatto ancora oggi a 84 anni.

Il fatto che questo libro intitolato “Changing The Game” sia stato tradotto in italiano da Mondadori e sarà in vendita da domani, 5 Maggio con il titolo “Cambiare Gioco” ha fatto sì che Nick sia impegnato questa settimana in un Giro d’Italia per presentarlo. Occasione ghiotta anche per me e in generale per noi di Ubitennis di carpire qualche segreto o pensiero di un uomo che certamente ha molto da dire sul tennis ma non solo.

Una mite giornata primaverile a Milano ha fatto da sfondo alla prima tappa di questo tour, al Mondadori Megastore Multicenter in Piazza del Duomo. Mi sono ritrovato dunque al terzo piano dove la gentilissima Fiorella Bonfanti, responsabile per l’Italia della IMG Academy (l‘evoluzione polisportiva dell’Academy di Bollettieri) si preparava a introdurmi al leggendario coach americano di evidenti origine italiane. Non ero il solo della grande famiglia “Ubitennis” perché mi ha raggiunto pochi minuti dopo anche la nostra Marianna Mauro che con la sua bellezza ha dato un tocco di stile che certamente io non potevo mettere in campo e Nick Bolettieri, che come detto di donne se ne intende, ha ovviamente apprezzato (“That beautiful italian smile!”)

Appena entriamo nella stanza dove è seduto rimango sorpreso dalla semplicità con cui si mette a disposizione di tutti per firmare le copie del suo libro e rispondere alle domande dei giornalisti. E’ quasi impressionante la cura maniacale ma al contempo calma con cui scrive la dedica su ciascuna copia (compresa la mia che vedete in foto) una dedica che non si limita a un banale autografo accompagnato dal nome del destinatario, ma una vera e propria lezione di vita che appare frutto della sua esperienza diretta:

“Goditi sempre ogni giorno, e ripeti a te stesso ‘mi godrò ogni giorno!'”

Come potete ascoltare anche dall’audio qui sotto riportato, non ha poi esitato nel rispondere alle nostre domande senza mai farlo in modo sbrigativo ma anzi prendendosi delle pause che indicavano la lucida convinzione con cui rispondeva: Lascio ovviamente le prime domande alla mia collega, perché anche Nick avrebbe convenuto con me che sempre e comunque “Ladies First”:

Qual è il giocatore che le ha dato maggior soddisfazione?
Credo che quello che mi ha dato soddisfazione e’ che ogni giocatore era diverso e Dio mi ha dato l’abilità di “leggere” le persone e di trovare un modo di aiutare ciascuna di loro. Per esempio, la Seles non era una grande atleta, ma sono riuscito a capire il suo stile e mentre in molti pensavano che avrei cambiato il suo gioco a due mani su entrambi i lati, non l’ho fatto. Con Courier, sua madre mi ha chiesto di cambiargli il rovescio. Io ho detto a lui  di lasciar perdere il rovescio e di giocare tutto “servizio e dritto”, con Andre (Agassi) ho capito che aveva altre caratteristiche. Boris Becker ha detto di me che “Nick era un genio perchè riusciva a raccogliere le piccole cose da ogni singolo giocatore” e in effetti ognuno di loro mi ha dato qualcosa di diverso dall’altro.

C’è un giocatore che le piacerebbe allenare?
Penso che a tutti sarebbe piaciuto allenare Roger Federer…. o Rafael Nadal perchè Roger è un giocatore bellissimo da vedere e Rafa perchè dà tutto sul campo. Penso davvero che sceglierei loro due.

E’ vero che si sveglia alle quattro tutte le mattine per allenarsi?
Circa alle 4.45, per essere precisi. La mia prima lezione è alle 6 e sì, lo faccio ancora adesso…. perchè solo i pazzi italiani come me possono farlo.

 

Prima le abbiamo chiesto il giocatore che le ha dato più soddisfazione. Qual è invece quello che ha superato di più le sue aspettative?
Penso Seles e Sharapova. Nessuna delle due era un’atleta, ma erano entrambe forti mentalmente. Il giocatore invece che ha fatto meno di quanto avrebbe dovuto è stato Marcelo Rios. Lui aveva molto talento ma mentalmente era molto indietro, mentre Sharapova e Seles, che non erano grandi atlete, erano forti nella testa.

Che cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi tornei su terra?  
Il punto è questo: nessuno può dire niente finchè il Roland Garros non smetterà di essere “Nadal Garros”. E’ vero che non sta giocando bene come al solito, non si sta muovendo bene come al solito e dal punto di vista emotivo non sembra più così forte, ma non mi sento di dire niente finchè il Roland Garros non è passato.

L’ultimo grande campione che arriva dalla sua Academy è Kei Nishikori che io considero il secondo  favorito a Parigi, nel caso Nadal non tornasse a giocare come suo solito. Che ne pensa?
Saranno fondamentali le teste di serie perchè possono cambiare tutto, ma bisogna ricordare che Murray è più forte, Raonic sta cominciando a giocare molto bene e bisogna stare attenti se gli funziona il servizio. Il fatto è che quando sei uno dei primi del seeding, il numero 70, 80, 90, vogliono diventare famosi per un giorno, quindi bisogna stare molto attenti. Questo è il peso di essere il migliore: tutti vogliono batterti, quindi devi stare molto attento fin dal primo giorno. E’ come nel mio business, nessuno mi supererà perchè io non glielo permetterò, perchè sono pronto mentalmente a fare ciò che è necessario per rimanere dove sono oggi. Richiede un pochino di fatica, non molta, ma soprattutto una bella squadra intorno a te… Sei bravo quanto lo è la tua squadra. In questo business non esiste “io faccio”, ma esiste “noi facciamo”, deve essere un bel sistema.

Presentando il libro ha parlato del momento della finale del Roland Garros 1991 come quello del più grande errore della sua vita, perchè?
Perchè allenavo entrambi i giocatori (Agassi e Courier ndr) e ho scelto di seguire la partita nel box di Andre ma non avrei mai dovuto fare preferenze tra i miei studenti, è stato un grande errore. Questo ha distrutto Jim e lo ha ferito anche se poi mi ha perdonato come puoi capire dal fatto che ha scritto lui la prefazione del libro ed è uno dei miei più grandi sostenitori.

Sarebbe stato peggio se Jim avesse perso quella finale…
Già… Ma sai, tutte le persone grandi nella vita devono fare errori, se non commetti errori non puoi diventare una grande persona.

L’ultima frase mi fa pensare che ho appena parlato con qualcuno che davvero potrebbe scriverne quattro di biografie per raccontare tutto quello che ha da raccontare, un uomo che attraverso un gioco ha vissuto tutte le gioie e i dolori della vita in maniera amplificata. Lo ringraziamo per la disponibilità e lo salutiamo sapendo di aver incontrato un personaggio che lo è per davvero, molto più di tanti che si spacciano come tali. Scendiamo al piano terra viaggiando con lui in ascensore, pronto ancora a regalare autografi agli appassionati in una giornata iniziata prestissimo che poi lo porterà fino a Torino, perché come ci ha detto, per lui le giornate iniziano prima delle 5, anche a 84 anni.

Mentre lo guardo firmare autografi con la mia penna (che poi rimarrà sua!), Filippo Grassia, assessore per lo sport della Regione Lombardia e noto giornalista sportivo, mi invita a giocare un doppio in Versilia contro lui e il nostro Ubaldo ma io sono costretto a rifiutare: “Non sono abbastanza bravo, sarei dovuto andare in Florida all’Academy di Bollettieri”.

Era una battuta ma in fondo non mi sarebbe dispiaciuto per niente…

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