Barcellona e Istanbul a confronto su tutto, una vittoria che si decide al tiebreak

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Barcellona e Istanbul a confronto su tutto, una vittoria che si decide al tiebreak

Viaggio sul campo (da tennis) a Barcellona e poi a Istanbul, per dieci giorni che non sconvolgeranno il mondo tra Spagna e Turchia. Ma fra i due tornei, quale è il migliore?

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Lo abbiamo detto ormai così tante volte che è stucchevole ripeterlo: fare l’inviato è sempre meglio che lavorare. Ma questo non significa che non sia faticoso soprattutto quando si finisce in luoghi lontani da tutto o quando non si sa bene a che santo votarsi per riuscire a capire se e quando ci sarà una conferenza stampa. Certo, Barcellona e Istanbul sono due tornei minori, niente a che vedere con un “1000” o addirittura uno slam, ma visto che si tratta di due città forse marginali per il tennis, ma comunque di una certa rilevanza, accettate il resoconto di questa “sfida” senza prenderlo troppo sul serio. O magari si.

Torneo: Barcellona 1-0
Troppo facile, da una parte un torneo di quasi 70 anni dall’altra una novità assoluta. Tutto abbastanza ordinato, spettatori con i posti più o meno assegnati, silenzio durante gli scambi, nessuno che entrava nello stadio mentre si giocava. Normale? Ditelo ai turchi, che neanche Federer è riuscito a ricondurre alla ragione e che attendevano impazienti la fine di uno scambio per prendere posto – dove capitava, ma scegliendo il migliore in quel momento disponibile – e che se perdevano tempo pazienza, mica starà parlando con me il giudice di sedia? Anche fuori, stand di livello ben differente, da magliette a pasti. E il “villaggio” – una delle cose più inutili che potete trovare ad un torneo di tennis – pieno di personalità a Barcellona, praticamente inesistente a Istanbul.  Clima dunque  rilassato e glamour a Barcellona, teso e ansioso, anche se decisamente più alla mano a Istanbul. Ma è tennis, no calcio e quindi…

Sala stampa: Istanbul 1-1
Ciononostante a Barcellona usano ancora i fili per connettersi a internet e la sala stampa è abbastanza lontana dal campo centrale. A Istanbul la sala stampa è direttamente sul campo, in teoria ti puoi vedere la partita senza neanche alzarti dal posto in cui stai scrivendo. Se vuoi sentire il pubblico vai nel posto riservato, dal quale puoi tranquillamente continuare a scrivere collegato a internet. Meglio che a Wimbledon. Senza considerare che i turchi considerano il fatto che in teoria dovresti stare lì per l’intera giornata e quindi provano ad evitare che tu svenga per la fame: che poi il caffè non sia questa gran cosa pazienza.

Servizi pubblici: Barcellona 2-1
Beh, se vi è capitato di leggere qualche cronaca da Istanbul il risultato non vi sorprenderà. A Barcellona si può prendere un autobus anche dal posto più lontano dal club e in massimo mezzora – se proprio andava male con un cambio – si arriva a Pedralbes. C’è la fermata, si scende, e in dieci minuti si è al desk. A Istanbul l’incubo, a meno di non abitare in Bulgaria: un autobus, il metrobus, un taxi collettivo, un altro autobus. E 30 minuti a piedi.

Cibo: Istanbul 2-2
Ma di misura, perché la tortilla è sempre buona, e le tapas straordinarie. E si spera che Carvalho non se la prenda, ma chi scrive è uno psicotico di tipo diverso dai pasdaran gastronomici. Ma  tra kebab, strani tipi di crepes con ripieni misteriosi, sardine e pesci anche loro misteriosi, panini preparati per la strada con ripieni che non sei certo di voler conoscere e chissà cos’altro, troppo vari i turchi per perdere il game.

Giocatori: Barcellona 3-2
Beh, troppo facile, da una parte 3 top 10, forse 4, dall’altra Federer e Dimitrov. Si, forse siamo pari, ma anche Fognini a Barcellona; e Gulbis. I tagliagole sudamericani possono divertire di più ma giocare a tennis sembra che siano migliori gli altri.

Panorama: Istanbul 3-3
A Barcellona hanno l’abitudine di proporre giri sulla teleferica di Montjuich per far ammirare il panorama della città. Oppure scalando il Tibidabo si può vedere… ecco, cosa si vede? Una distesa assurda di case e palazzi, con la torre di Agbar e, ma piccola, Plaça d’Espanya. Provate a prendere un qualsiasi battello che fa la spola tra la costa europea e quella asiatica del Bosforo o, meglio, la metropolitana alla stazione di Halic e chiudiamo il discorso.

Il luogo: Barcellona 4-3
Siccome sono note personali, non si pretende di convincere nessuno quando si scrive che a Plaça d’Espanya arriva la sindrome di Stendhal. E si, alla fine la Moschea Blu, Santa Sofia, l’Ippodromo e la Cisterna, si sono visti ma quello che succede in quell’assurda piazza con le colonne “alla veneziana” è la cosa che farà tornare a Barcellona. Più che la piazza di Barceloneta, o la Rambla (un mistero per chi scrive), plaça d’Espanya è il luogo delle favole, bisogna crescere per smettere di apprezzarla.

Città: Istanbul 4-4
Di nuovo da un parte l’elegante e ordinato scorrere del tempo – anche a Graçia o al Raval in fondo – di Barcellona contro l’incredibile traffico, lo sterminato numero di persone, l’idea che si possa avere tutto il tempo del mondo. Ma anche la sensazione di vitalità, delle cose che possono succedere davvero, e di quelle che sono successe. Barcellona è una città addormentata e rovinata dalle Olimpiadi, anche se forse c’è il pregiudizio ancora di Carvalho e per quanto possa essere sensuale Istanbul rimane un’altra cosa.

La comodità: Barcellona 5-4
Non solo i servizi pubblici, ma l’avere tutto a portata di mano, la pulizia persino della spiaggia, il posto dove tornare, la tranquillità. E dall’altra parte una specie di scommessa quotidiana che non si sa bene come finirà ma che in ogni caso è faticosa: spostarsi, parlare, comprare.

Politica: Istanbul 5-5
Certo, è uno sgarbo alla Barcellona anarchica; ma non a quella catalana e nazionalista che fa quello che vogliono fare tutti quelli che si credono ricchi: vuole non pensare ai poveri. Dall’altra parte un movimento vitale e, per i più moderati, una competizione politica vera. Ma forse non sono temi da pagina di tennis.

Il calcio: Barcellona 6-5
Beh, basterebbe la parola, in effetti. E se qualcuno si chiedesse cosa c’entra mai l’odiato calcio, sappia che sono città – e club o arene in cui si gioca il tennis – che vivono di calcio. Se si gioca il match point tra Nadal e Fognini e in tv trasmettono il sorteggio delle semifinali di champions del Barça nessuno guarderà la pallina; e dall’altra parte tra Besiktas, Galatasaray e Fenerbahce si ha l’imbarazzo della scelta. Ma se si gioca a calcio vince il Barcellona.

Nostalgia: Istanbul 6-6
Forse perché è più lontana, forse perché a Barcellona si va spesso, forse perché alla fine la retorica della Sublime Porta vale di più della riqualificazione urbana o forse la composta povertà di una città che non ha certo meno problemi dell’altra ma insomma, quel ponte sul Bosforo…

Il tiebreak finale naturalmente lo giocano Nadal e Federer. Adesso vi dico chi scelgo. Mannaggia, è finito lo spazio.

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