Madrid, la Errani manca tre matchpoint e si arrende sfinita (Martucci). Il Foro Italico attende l’urto dei bad boys (Semeraro)

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Madrid, la Errani manca tre matchpoint e si arrende sfinita (Martucci). Il Foro Italico attende l’urto dei bad boys (Semeraro)

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Madrid, la Errani manca tre matchpoint e si arrende sfinita (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

Brutta giornata azzurra, nel super «combined» di Madrid (Spa, 3.700.000 , terra): dopo l’esaltante filotto Vinci-Fognini-Vanni di lunedì, Sara Errani, n. 15 del mondo e del torneo, cade nel secondo turno dopo 2 ore e 40′ contro la potente Anastasia Pavlyuchenkova (n. 41), dopo aver fallito tre match-point nel secondo set, e dopo che l’aveva battuta due volte, quest’anno, pareggiando il bilancio dei confronti diretti. La romagnola sconta anche lo sforzo del primo parziale, che vince, ma complicandosi la vita da 5-1. Con il solito via vai di break e contro-break, fino al 6-5 quando l’azzurra, con il servizio a disposizione non sfrutta due match-point. Per mancarne poi un terzo sul 7-6 del tie-break, poi perso per 9-7. E quindi cedere, sul 4-4 del set decisivo.

Oggi, nel 3 turno, Roberta Vinci (n. 32) incrocia la mancina ceca Lucie Safarova, n. 14 Wta, contro la quale è 4-2 nei precedenti (2-0 sulla terra). Mentre, nel secondo turno uomini, Fabio Fognini sfida contro pronostico Grigor Dimitrov (n. 31 contro 11 Atp), col quale ha perso due volte su tre, l’ultima al 2 turno di Montecarlo. Luca Vanni (n. 117), all’esordio in un tabellone Masters 1000, passando per le qualificazioni, è impegnato nel derby con Simone Bolelli (n. 63), col quale ha perso l’unico precedente, quest’anno, a Marsiglia, sul veloce indoor. Sara Errani, 28 anni, n.15 Wta Intanto Maria Sharapova rialza la testa dopo due mesi difficili, con le sconfitte d’acchito a Miami e Stoccarda. Finalmente la divina vince due match di fila, senza soffrire, infilando prima Timea Bacsinszky e poi Mariana Duque-Marino (…)

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Il Foro Italico attende l’urto dei bad boys (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Per dieci anni e più il tennis ha vissuto un’era magica, dorata, abitata e arredata da due personaggi straordinari come Roger Federer e Rafael Nadal, grandi non solo per i risultati e le leccornie tecniche che ci hanno somministrato, ma anche per come sanno stare in campo. Due campioni di fair-play. Due veri “sporting gentlemen”: come si diceva un tempo. Beh, prepariamoci, perché il vento potrebbe cambiare. La nuova generazione di (piccoli) fenomeni che sta per assaltare Roma e gli Slam rischia di assomigliare più a John McEnroe e Ilie Nastase che a Rafa e Roger. Tipetti che girano con le catenone dorate al collo, l’epidermide generosamente tatuata, le sopracciglia rasate e a cui del fair-play, del galateo in campo, non può importare di meno. Come Nick Kyrgios, per ora il più forte dei bad boys; il 19enne australiano oggi n.35 del mondo che l’anno scorso fece fuori Nadal a Wimbledon. Non che sia un black bloc, Nick il selvaggio, intendiamoci. Non colleziona neppure multe per eccesso di velocità e alterchi con la Polizia come il suo connazionale Bernard Tomic (lasse 1992), ma è uno che fa saltare la mosca al naso agli avversari e spesso anche ai suoi allenatori (vedi Pat Rafter e John Newcombe, che minacciarono di cacciarlo dalla squadra di Coppa Davis). «Kyrgios non sa come comportarsi in campo – ha sibilato Albert Ramos, dopo averci perso all’Estoril – è il tipico giocatore di vent’anni che si crede il re del mondo». Perché smoccola, spacca racchette, lira paliate, litiga con l’arbitro e quando vince un punto festeggia in faccia all’avversario. Un po’ come Sergey Rublev, imberbe ma tostissimo astro nascente del tennis russa che a Barcellona ha prima irritato poi sradicato dal torneo Fernando Verdasco. «Sono sorpreso di quanto sia maleducato, a soli 17 anni», ha ringhiato Nando il veterano. «Sì, quando vinco un punto do un po’ di matto – ha risposto Rublev – ma se lo fa Cristiano Ronaldo, perché non posso farlo io?». Ecco. Magari a Rublev, Tomic, Kyrgios, e magari anche a Boma Coric, il 18enne croato che si è già autodefinito «il più forte della mia generazione» (salvo poi rettificare con finta contrizione), manca qualcuno che sappia spiegare certe differenze. Est modus, in tennis.

Anche in campo femminile non mancano le cattive maestrine. Prendete Eugenie Bouchard, 21 anni, n.8 Wta, la canadese dalla faccia d’angelo che non ama stringere la mano alle avversarie. « Non è nel mio stile augurare buona fortuna alla mia avversaria», ha spiegato prima dell’ultimo turno di Fed Cup, rifiutando di salutare le romene. Ovvio che dopo averla sconfitta in campo la Dulgheru l’abbia riccamente presa per i fondelli, stringendole fantozzianamente la mano in un video che ha fatto il giro del web. Per carità, niente di drammatico. Un po’ di pepe non guasta e poi attenzione, perché uno che in campo sapeva essere sgradevolissimo con giudici e avversari come Andy Roddick, in realtà era uno sportivo da pubblico encomio. Lo dimostrò dieci anni fa al Foro Italico, contro Verdasco, negli ottavi. ll giudice di sedia aveva già chiamato «game, set and match» a suo favore ma Roddick andò a controllare il segno, decise che l’ultima palla dell’avversario era buona e fece rigiocare il punto. Perse la partita, ma passò alla storia Insomma se Verdasco se la prende con Rublev bisogna capirlo: si era abituato anche troppo bene (…)

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