Il grido di dolore: “Qui non ci stiamo”. La contraddizione: “Vogliamo avere il tetto”

Editoriali del Direttore

Il grido di dolore: “Qui non ci stiamo”. La contraddizione: “Vogliamo avere il tetto”

Con 15 anni di ritardo anche Angelo Binaghi scopre che il bellissimo Foro Italico è troppo piccolo. Trasferimento in vista?  Ipotesi Fiumicino. Perché il CONI ha fatto qui lo stadio? E ora altri soldi per coprirlo…inutilmente? “Non escluderei il Nord…”

Pubblicato

il

 

Solito rito autocelebrativo per la conferenza stampa FIT-Bin Aghen di fine torneo. Fissata per le 12:30, arrivo 10 minuti prima. Non c’è ancora nessuno, lì seduto. Mi sistemo in seconda fila. Arriva Binaghi che non deve aver resistito allo “sturbo” di vedermi già lì – tanto di 4 domande che gli ho fatto avrebbe poi risposto soltanto ad una (rifiutando di chiarire i contenuti della lettera di protesta scritta dai giornalisti esteri per la situazione della logistica sia del Pietrangeli -dove per centinaia di giornalisti accreditati c’erano solo 10 posti riservati- trincerandosi dietro a un “Sergio Palmieri ci sei? Non è vero è che abbiamo risistemato i campo solo tre settimane fa come ha detto Djokovic, un uomo che lo ha sottolineato con la sua classe abituale…ci faremo trovare più pronti su questo versante in futuro”) e della sala stampa –  e rivolgendosi al capufficio stampa Angelo Mancuso dice prontamente e testualmente : “Angelo fai sedere davanti… i giornalisti più importanti”.

No comment da parte mia. (poco più avanti Binaghi avrebbe detto: “Mi hanno consigliato di non essere polemico…”. Consiglio non seguito.

Ma l’input passato da un Angelo all’altro viene eseguito dal secondo con un certo, e più che comprensibile, imbarazzo. “Siediti più dietro Ubaldo, nelle prime due file sederanno i dirigenti”. Nessun problema per me retrocedere nella terza fila. Anche se vedrò poi sedere nella prima dopo appena un paio di minuti e un breve conciliabolo, Riccardo Bisti (ex mio vice affrancatosi da Ubitennis e oggi diligente collaboratore FIT), un collega di RTL e varia gente. Vi evito di riferire il placement di tutti. L’episodio però mi è parso curioso. O comico?

La conferenza stampa è lunghissima, 40 minuti di monologo e addio alla sintesi, anche per ogni risposta. Si comincia dall’indubbio successo di pubblico (196.000 paganti… 10% più di un anno fa) i 9.600 milioni di incasso per un fatturato di 25 milioni e cresciuto del 15% “che fanno di questa federazione con 46 milioni di fatturato la più ricca dopo quella del calcio” , “con un solo torneo guadagniamo più di società di calcio in biglietteria in tutto l’anno”.

All’epoca del suo insediamento Binaghi avrebbe voluto dare in gestione il torneo ad una società di management. Gli spiegarono che sarebbe stata una follia “politica ed economica”. Nessun altro sport, al di fuori del calcio, aveva la possibilità di monetizzare un evento come ha la FIT. Né di autopromuovere la propria dirigenza, con il supporto di una propria tv – Berlusconi docet – grazie anche ad un evento simile. Se avesse dato retta a chi ne sapeva più di lui, all’epoca dirigente di provincia in Sardegna, Binaghi avrebbe capito allora quel che alcuni giornalisti abituati a vedere il grande tennis in giro per gli Slam (e non solo) scrivevano da tempo immemorabile: e cioè che lo spazio a disposizione per l’impianto del Foro Italico era bellissimo, cornice assolutamente incomparabile, magnifica, ma assolutamente insufficiente. Troppo piccolo. Due ettari circa per Roma – erano 1,8 anni fa – quando Parigi ne ha 8,5 e sta lottando strenuamente per arrivare a 13 ettari, Flushing Meadows ne ha 14, l’Australian Open 17, Wimbledon 19… dieci volte Roma!

Fatta eccezione per Montecarlo, altra cornice straordinaria ma un club strozzato fra mare e montagne, anche tutti i Masters 1000 hanno estensioni dalle 3 alle 10 volte Roma.

E soprattutto non hanno tutti i vincoli edilizi che ha la città di Roma.

Si sarebbe dovuto mettere soldi (“Ma non c’erano…” ha detto Binaghi, e lì ha in parte ragione) su un progetto più lungimirante…

Dopo di che, prendendo spunto da una dichiarazione di Giovanni Malagò che aveva parlato di un possibile spostamento della sede, Binaghi si è accodato a Malagò, non prima di aver magnificato l’opera di bonifica (effettivamente realizzata in maniera eccellente di un’area): “Qui non ci si sta più. Anche lo stadio, che era già piccolo con i suoi 10.500 posti, ogni anno diventa più piccolo”. Quindici anni fa si era parlato di un progetto nella zona di Tor di Quinto, in una zone di confluenza fra Aniene e Tevere. Non se ne fece di niente. Prima uno spunto polemico cui Binaghi non ha proprio saputo rinunciare (“Rispetto a Madrid ogni anno guadagniamo terreno, lo dicono tutti, a cominciare da giocatori – balla! – e noi sapevamo che Federer sarebbe comunque venuto a Roma anche se qualcuno ha cercato di inventarsi che non sarebbe venuto… comunque non avremmo perso un biglietto”.

Altra balla! Lo sapevano tutti che se Roger fosse andato avanti a Madrid avrebbe dato forfait qui a Roma come hanno fatto in pratica Serena Williams e Andy Murray dopo una fugace apparizione. Poi ecco il seguito all’idea di trasferire la sde degli Internazionali. Dove? Binaghi ha accennato all’area di ”Fiumicino ma anche a qualunque area anche fuori di Roma dove non avessimo i vincoli edilizi che ha Roma e una ben diversa disponibilità degli enti locali…”. Sono solo ipotesi, di concreto non c’è niente. Come per il famoso upgrade del torneo ai danni di Madrid, e per il “bid” di Roma alle Olimpiadi nel 2024.

Ma fa sorridere che nel bailamme delle ipotesi da un lato si prospetta l’ipotesi di trasferirsi da una zona appena bonificata con costi notevolissimi (che tornerebbe ad essere semiabbandonata ove non ci fosse più il tennis, con quello stadio costruito dal CONI che diventerebbe una cattedrale nel deserto) e dall’altra Binaghi sottolinea la sua fiducia nel fatto che Giovanni Malagò riesca ad assicurare la copertura del tetto, “aggiungendo un anello più in alto in modo da avere 2000/3000 posti in più”. Non è folle tutto ciò? Nessuno avverte la contraddizione? Investire ancora tanti altri soldi in una struttura che si progetta di abbandonare perché “non ci si sta più…è davvero troppo piccola”.

Io credo che questo tipo di fantasie trovino terreno fertile soltanto nel nostro buffo Paese. E non voglio nemmeno pensare che ci sia malafede, progetti di speculazione edilizia. Non arrivo a tanto. Ma che nessuno si accorga dell’assoluta assenza di logica in quel che gente con il microfono in bocca spara mi pare pazzesco. Oggi anche il New York Times lancia la notizia di un possibile – spero non dica probabile – trasferimento della sede degli Internazionali d’Italia. Qualcuno là, riderà. Oggi in conferenza stampa quasi tutti, colleghi compresi a giudicare dalle domande che ho sentito fare, hanno preso tutto sul serio. Poveri noi.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement