Nole, fuoriclasse anche a tavola (Corriere dello Sport). Andrea, Parigi val bene un record (Facchinetti).

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Nole, fuoriclasse anche a tavola (Corriere dello Sport). Andrea, Parigi val bene un record (Facchinetti).

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Nole, fuoriclasse anche a tavola (Corriere dello Sport).

Leggendo l’autobiografia di Novak Djokovic, il numero uno del tennis mondiale fresco del successo agli Internazionali di Roma, si scopre la storia di un campione che, dopo la crisi di inizio 2010, ha trovato la chiave per rinascere e raggiungere i vertici di uno sport che richiede muscoli e cervello: da quando ha eliminato il glutine dalla sua dieta, Djokovic si è trasformato. Sono finite le crisi respiratorie, non ha mai più avvertito quel senso di spossatezza che causò la clamorosa sconfitta con il francese Jo-Wilfried Tsonga agli Australian Open il 27 gennaio 2010, in quello che lui stesso definisce il punto più basso della sua carriera. Il serbo Nole non è celiaco, bensì sensibile al glutine, come migliaia di persone in Italia e nel mondo. La sua storia è la dimostrazione vivente di come le intolleranze alimentari rappresentino non necessariamente un ostacolo o – peggio ancora – una disgrazia, ma una sfida che si può affrontare uscendo vincitori. È con questo spirito che l’Università Niccolò Cusano, in concomitanza con la Settimana nazionale della celiachia, sta affrontando il tema della salute da più punti di vista: medico, scientifico, sportivo e sociale. La storia di Nole, nel giorno del suo ventottesimo compleanno, è esemplare su tutti i fronti. Il campione serbo già da cinque anni ha eliminato dalla propria dieta glutine, zuccheri raffinati e latticini seguendo le indicazioni del nutrizionista suo connazionale Igor Cetojevic, guru delle medicine alternative non digiuno di filosofie orientali. Oggi Nole mangia riso o pasta senza glutine, legumi al vapore o crudi, zuppe, pesce, avocado, mirtilli, frutti di bosco, bacche, semi di lino, di girasole e di sesamo. I suoi problemi di salute sono scomparsi. La condizione fisica e l’approccio mentale ne hanno tratto giovamento. Lo ha scritto nero su bianco: il suo libro contiene i menù settimanali per eliminare lo stress e semplici esercizi per tenersi in forma. A detta di Nole, in 14 giorni si possono fare miracoli.

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Andrea, Parigi val bene un record (Andrea Facchinetti, Il Giorno).

C’è voluto un Andrea Arnaboldi da record per raggiungere il terzo turno nelle qualificazioni del Roland Garros. Il mancino ventisettenne ha impiegato 4 ore e 26 minuti per venire a capo dell’infinita sfida disputata contro il francese Pierre Hugues Herbert (n. 145 Atp), in una partita che diventa la più lunga in termini di durata e giochi complessivi nella storia delle qualificazioni dello Slam francese. L’interruzione causata dall’oscurità nella serata di mercoledì sul punteggio di 6/4, 3/6, 15/15 con un match point non sfruttato da Arnaboldi nel dodicesimo gioco, ha permesso ai due protagonisti di recuperare energie fisiche e mentali, tali per cui alla ripresa il punteggio ha seguito la regola dei servizi (anche se il nostro tennista ha annullato un paio di delicate palle break) fino al 26-25. Qui Arnaboldi ha trovato lo spunto giusto e alla seconda palla utile ha potuto finalmente gioire per il passaggio del turno. Un risultato importante che giunge a pochi giorni dalla qualificazione ottenuta agli Internazionali d’Italia di Roma, in una stagione sinora avara di soddisfazioni per Andrea, attualmente numero 188 e mai oltre i quarti di finale nei challenger a cui ha partecipato nella prima parte dei 2015. Oggi ha l’occasione di una nuova ammissione nel tabellone principale del torneo più importante sulla terra battuta esattamente come accaduto lo scorso anno, quando ottenne lo stesso risultato entrando per la prima volta in carriera dalla porta principale di uno Slam battendo uno dopo l’altro Tatlot, Zeballos e McGee, per poi arrendersi al primo turno a Bolelli senza sfigurare. Il prossimo avversario sarà l’argentino Marco Trungelliti, numero 271 del mondo, passaporto sudamericano che sul rosso non è mai una buona notizia, ma a dare fiducia ad Arnaboldi c’è l’unico precedente risalente all’anno passato, in cui l’azzurro vinse facilmente sulla terra del challenger di Mestre. La stessa impresa non è riuscita invece ad Alberta Brianti. La 35enne parmense che vive a Milano da molti anni, ha tenuto il campo con orgoglio contro la ceca Andrea Hlavachkova che la segue di una decina di posizioni nella graduatoria Wta (181 contro 191), ma alla fine è stata la tennista dell’Est a spuntarla per 6/4, 6/7(8), 6/3, nonostante Brianti fosse in vantaggio di un break all’inizio del terzo set e abbia dato l’impressione durante l’incontro di avere le armi per portare la partita dalla sua parte.

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