I numeri non mentono: il Djokovic del 2015 è lo stesso del 2011

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I numeri non mentono: il Djokovic del 2015 è lo stesso del 2011

Le statistiche del serbo prima di Parigi sono identiche al suo primo anno magico. Ma è migliorata l’efficacia al servizio. Ora prepara l’assalto alla Coppa dei Moschettieri per spezzare la maledizione del Roland Garros all’undicesimo tentativo

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Lo hanno detto e scritto in tanti. Lo stellare Novak Djokovic di questa prima parte di 2015 ricorda quello stratosferico del 2011. Non sono soltanto gli occhi e la memoria, ammirati dalla schiacciante superiorità sul circuito Atp, a suggerire il confronto. Le statistiche nello stesso periodo dell’anno (ovvero sino alla vigilia del Roland Garros) delle due stagioni sono pressoché identiche, come se all’improvviso il serbo avesse schiacciato un tasto e si fosse rimesso, a distanza di quattro anni, in modalità «mostro».

Nole arriva a Parigi con i galloni del favorito, e lo sarebbe stato anche qualora Rafael Nadal avesse raccolto di più nella sua campagna europea sul rosso («zeru tituli», per dirla alla Mourinho). Djokovic è in striscia vittoriosa da più di venti partite, per l’esattezza 22 (23 se si considera la Coppa Davis). L’ultimo ko gli è stato inflitto da Roger Federer nella finale di Dubai. Tutti i tornei più importanti, però, portano le iniziali ND, le stesse di «Non Disputato»: se vogliamo usare un po’ di ironia, vista la dominanza di Novak si sarebbero potuti anche non disputare…

Australian Open, Indian Wells, Miami, Montecarlo, Roma; manca Madrid soltanto perché il numero uno al mondo ha scelto di riposarsi ed effettuare un richiamo atletico in vista del Roland Garros. Rispetto al 2011, i titoli vinti sono due in meno; allora Djokovic trionfò anche a Dubai, Belgrado e Madrid saltando Montecarlo.

A sporcare la stagione 2015 sono dunque due sconfitte (l’altra nei quarti a Doha per mano di Ivo Karlovic) a fronte di 35 vittorie. Quattro anni fa lo score, a questo punto, era uno strabiliante 37-0 che condusse al record di 43 successi consecutivi (miglior inizio di sempre) prima della semifinale di Parigi, stoppato anche allora da Federer. Ma la sostanza non cambia. Nole ha bastonato i top ten 14 volte in 15 incontri, con un differenziale uguale al suo primo anno magico (13-0).

Fin qui l’analisi del “raccolto” di Djokovic. Ma bisogna fare attenzione anche e soprattutto alle statistiche personali del giocatore. Nole, sotto la guida di Boris Becker (nel 2011 era allenato dal solo Marian Vajda), ha migliorato notevolmente l’efficacia al servizio. Quest’anno ha servito 190 ace, media 5.1 (rispetto ai 4.2 di quattro anni fa); uguale la percentuale di prime in campo, 65%, e la resa, un eccellente 76%. Dove è migliorato, però, è la seconda: Nole vince il 60% dei punti contro il 56% di prima. Numeri spaventosi.

A stupire, nel confronto tra le due annate, sono i dati su game di servizio vinti, break point salvati, punti in risposta sulla prima e sulla seconda: identici a quelli collezionati nel 2011! A essere calata è soltanto la statistica riferita ai giochi vinti in risposta, dal 43% a un comunque ottimo 35%.

I dati (che riportiamo sotto) sono ufficiali dal sito Atp, dove è stato dedicato un articolo sul “deja-vù” di re Djokovic. E guarda caso, la stessa Atp fa notare che Nole tenterà l’assalto numero 11 alla terra rossa di Parigi. Un numero casuale? No, perché Andrè Gomez, Andre Agassi e Roger Federer riuscirono a rompere il tabù sul rosso all’undicesimo tentativo. Djokovic e i suoi tifosi fanno gli scongiuri, perché “11” è anche sinonimo della sua prima grande stagione che si interruppe proprio sul più bello, a un passo dal possibile trionfo parigino.

Il confronto statistico (fonte ATP):

tabella confronto

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