Roland Garros, ultratrentenni al potere

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Roland Garros, ultratrentenni al potere

Sono ben trentotto i tennisti nel tabellone maschile del Roland Garros 2015 ad aver superato i trenta anni. Federer è contento di ritrovarsi tanti amici sul tour ma il più vecchio di tutti è Radek Stepanek. Ma qual è la ragione di questa longevità?

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Ci hanno insegnato sin da piccoli l’antico adagio per il quale il vino buono invecchiando migliora. Siamo in Francia, terra di vini pregiati – i nostri sono migliori ma non ditelo ai cugini che altrimenti fanno quello che dice Paolo Conte in Bartali – ed il tema si presta anche ad una chiave di lettura tennistica.

È bello sapere che non sono l’unico ultratrentenne che continua a giocare, perché io conosco tanti ragazzi sin dai tempi degli juniores o per aver giocato 10-15 anni assieme sul tour”. Roger Federer è contento di essere in buona e numerosa compagnia, allora, dato che i giocatori presenti nel tabellone maschile dell’edizione 2015 del Roland Garros ad aver compiuto i trenta anni sono addirittura 38 su 128,  ovvero quasi il trenta per cento (29,68% per la precisione). Senza contare il nostro Luca Vanni che entrerà negli “enta” il quattro di giugno: magari fosse ancora in tabellone, sai che festa di compleanno indimenticabile…

Ma qual è la ragione di una così ampia longevità in uno sport che richiede un così grande dispendio di energie fisiche e mentali? Non c’è dubbio che le metodologie di allenamento sono cambiate parecchio negli anni e i tennisti di oggi sono molto più preparati fisicamente di quelli di una quindicina di anni fa. Tutti i migliori giocatori del mondo hanno uno staff apposito che li segue per il tour durante tutta la stagione, che ne cura innanzitutto la preparazione, ma anche l’alimentazione. Sappiamo tutti come la carriera di Novak Djokovic abbia subito un’impennata dopo la svolta “gluten free”.

Interessante il punto di vista di Roger Federer sul diverso approccio ad una partita da parte di un giocatore agli inizi della carriera rispetto ad uno già navigato. “L’esperienza ti aiuta perché sei molto più rilassato, non sei preso dal panico soprattutto in un torneo dello Slam. Se ripenso a dieci anni fa o più, ero molto più preoccupato, speravo di giocare bene, confidavo che il mio avversario non giocasse il suo miglior tennis”.

Anche se per un giocatore “in là con gli anni” c’è dietro l’angolo il rischio dell’effetto sorpresa, racconta sempre il numero 2 del mondo. “C’è una differente dinamica anche psicologica, spesso oggi mi capita di giocare contro ragazzi che non ho mai visto, mentre prima affrontavo giocatori che avevo già visto in tv”.

Lo svizzero, classe 1981, è uno dei dieci trentatreenni in tabellone (Ferrer, Lopez, Mahut, Lorenzi, Mannarino, Nieminen, Robredo, Becker e Mathieu gli altri). Ma si tratta di giovincelli in confronto ai veri higlander del circuito, ovvero i due trentaseienni Ivo Karlovic e Radek Stepanek, con il ceco che si aggiudica la palma di “nonno” del tabellone, essendo nato nel novembre del 1978. A seguire il trenatacinquenne Robert ed i trentaquattrenni Estrella Burgos e Melzer.

È la Francia la nazione più rappresentata tra i vecchietti in tabellone con sette ultratrentenni (di cui tre wild card, ma manca Benneteau che ha dato forfait), segue la Spagna con cinque e la Germania con quattro. L’Italia ha Seppi e Lorenzi più… mezzo Vanni.

E a ben guardare, tra tutti i nomi citati, molti stanno giocando il loro miglior tennis proprio negli ultimi anni di carriera. Prendiamo ad esempio il dominicano Victor Estrella Burgos, anni di anonimato nei tornei minori prima di esplodere a fine 2014 e vincere il suo primo titolo atp a 34 anni suonati raggiungendo il numero 52 del mondo. O anche Feliciano Lopez, che dopo anni sul circuito ha raggiunto un’importante continuità e il suo best ranking di numero 12 ATP solo a trentatré anni suonati. E vabbè, poi c’è sempre Federer, ma il suo tennis non invecchia mai, anzi come il vino buono…

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