Tennishipster, primo turno: l'orgoglio di Florian Mayer, i dolori di Estrella Burgos

Roland Garros

Tennishipster, primo turno: l’orgoglio di Florian Mayer, i dolori di Estrella Burgos

Diario di tre giorni di tennis periferico: l’orgoglio inestinguibile di Florian Mayer, il tennis fuori luogo di Karlovic, gli anni che passano anche per Estrella-Burgos e un nastro beffardo ma salvifico che rimanda a domani la fine del primo turno (deo gratias!)

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Sono tempi felici per il tennishipster, fanatico del tennis che si vanta di non vedere una partita di Federer da quando ha cominciato a stracciare gli avversari e che aborre il tennis McDonald’s di Djokovic e Nadal (beata ignoranza). Il Roland Garros indica la salvezza a questo raschiatore di barili con 15 campi tutti coperti ogni tennista, anche il più improbabile, è raggiungibile. E allora il tennishipster, per una settimana, dimentica gli streaming di challenger sperduti e fuori stagione in Sudamerica, chiude i libroni di storia del tennis per scovare qualche dato che non tornava, smette di setacciare la rete in cerca di dati su qualche torneo Future dove pare sia esploso un tennista israeliano che promette di migliorare il best ranking di Dudi Sela. Ah, Dudi Sela. Il tennishipster non può non sospirare davanti al nome di questo tennista tascabile, talmente tascabile da dover prendere una sedia per poter salutare come si deve Ivo Karlovic ad Atlanta, l’anno scorso.

Dudi Sela ha vinto mentre Ivo Karlovic ha perso ma il tennishipster non ha tempo né di rammaricarsene né di gioirne: sa che il suo Slam durerà al massimo una settimana, quando è fortunato. Ma è una settimana da protagonista assoluto. Perché, mentre i tennismainstream (orrore) guardano annoiati i primi della classifica stracciare i malcapitati di turno (e il tennishipster si rammarica per loro ma non può seguirli: detesta le urla del pubblico dello Chatrier e del Lenglen e preferisce l’intima rilassatezza del campo n.6), il tennishipster può godersi tutti i suoi beniamini che tentano di scalare montagne insormontabili, di conquistarsi qualcosa in più di un quarto d’ora di celebrità, di evadere dal solito trafiletto a fine pagina per conquistarsi un titolo assieme ai più grandi. Perché, diciamocelo: il tennishipster desidera la celebrità per i suoi pupilli. Ma dev’essere una fama fugace, tale da poter dire “io lo conoscevo prima che voi lo conosceste“: altrimenti è solo una borghese brama di successo. E poi finisce che diventi un Gulbis qualsiasi (parvenu traditore!).

La domenica del tennishipster comincia come meglio non potrebbe iniziare: mentre lui sorseggia il suo caffelatte, sul suo schermo appaiono Roberto Bautista-Agut e Florian Mayer. Il prevedibile raziocinio contro l’illogica incoerenza. È inevitabile che il tennishipster tifi per Mayer: viene da un infortunio, ha un ranking a tre cifre ed è decisamente sfavorito. Ma è come tifare la gazzella contro il leone: Mayer viene azzannato ripetutamente, prova più volte a riprendersi e poi ricorda al suo fedele tifoso perché alla domenica mattina sta guardando questo match che si avvia a finire in maniera scontata. Mayer, verso fine partita, mostra a Bautista come si gioca: affetta, vollea, contropieda e annulla così tre match point. È così tanta bellezza che può bastare: poi tornano a vincere gli sbadigli e Bautista va al secondo turno. Peggio per lui, di questo passo andrà a giocare sui campi principali!

Non c’è spazio per la delusione perché hanno cominciato a giocare anche Baghdatis e Karlovic. Il tennishipster si lustra gli occhi: ora che sono caduti nel dimenticatoio, pochi parlano di questi due pezzi di antiquariato. Certo, Karlovic è testa di serie (condizione essenziale per non essere tifato) ma il match è troppo godibile per prendere una delle due parti. Karlovic gioca come se fosse sull’erba, Baghdatis si tiene ancora a galla in classifica (ma è tutto merito dei challenger e chi potrebbe saperlo meglio del tennishipster?) e alla fine vince lui in tre set. Il tennishipster sbuffa: nessun match al quinto, i suoi preferiti. Spera in Tiafoe contro quell’altro traditore di Klizan, ma l’americano dura solo un set. Tra poco comincerà a vincere davvero e allora non avrà più senso seguirlo (o solo per rimarcare che lo si seguiva da ben prima dell’Orange Bowl 2013).

Bisogna aspettare lunedì perché giunga il pathos: Monaco e Delbonis vanno al quinto, ma li conoscono tutti; molto meglio Becker e Bemelmans (il tennishipster si è annotato febbrilmente tutti i debuttanti e Bemelmans è tra questi) che finisce 6-2 per quello che ha interrotto la carriera di Agassi. Non sanno che lui lo seguiva da ben prima che eccetera eccetera. Il tennishispter, che di lunedì non lavora (naturalmente), spera in Pouille. I suoi colpi sono bellissimi da vedere, la palla esce dalle corde da sola. E poi, suvvia, Simon si è venduto alle multinazionali ma il match è piacevole. Peccato che duri quanto duri Pouille: un set e poco più. Quando Querrey vince il terzo set per 6-0 contro Coric, il tennishipster si precipita sul campo 6 e spera di vedere una di quelle rimonte che tanto lo esaltano. Ma Coric è un predestinato e il tennishipster, che lo conosce da anni, ormai è rassegnato al suo futuro fatto di successi e palcoscenici importanti (cosa ci troveranno, poi, in tutti quei lustrini!). La giornata sembra finita (ed è bene ricordare che per il tennishipster ogni giornata Slam vale doppio: la seconda settimana non esiste nel suo calendario) quando all’improvviso – meraviglia! – scopre che Stephane Robert, sì proprio lui, il magnifico trentaquattrenne che l’anno scorso arrivò agli ottavi di uno Slam da lucky loser (estasi totale) sta battagliando con un ragazzino che ha la metà dei suoi anni. Non sa per chi tifare. Vorrebbe essere dalla parte del più vecchio (o vintage, come preferisce chiamare questi tennisti) ma tutto il pubblico è per lui. No, non può lasciare solo il giovane Edmund (c’è solo l’eretico Murray a tifarlo ma il tennishipster, ovviamente, non lo considera) ed è così che finisce il suo lunedì in trionfo: una vittoria al quinto, la prima di questo inglese in uno Slam, per giunta sulla terra battuta! Prima di andare a letto, sognante, esclama tra sé e sé il vecchio adagio: “Ne sentirete parlare!“.

E alla fine – benedetto sia lo Slam che allunga il primo turno in tre giorni – termina anche il primo turno di questo Roland Garros, il turno preferito del tennishipster, che però nel frattempo è tornato al lavoro. Insonnolito, controlla il livescore e ogni tanto dà uno sguardo a Twitter. Arnaboldi, che tante soddisfazioni ha dato durante le qualicazioni, sta fronteggiando un match point. Finisce per annullarlo, però, e pure per vincere il set. Il tennishipster si ridesta all’improvviso: guarda il punteggio, preoccupato, immaginando che Andrea si faccia tradire dai crampi. Si arriva al tie-break, di nuovo, ma sul 3-2 Arnaboldi piazza due mini-break che sanno di trionfo. Il quinto set, infatti, è una formalità. Quasi una delusione, per il tennishipster, che sperava in qualcosa di epico da raccontare ai suoi disinteressati colleghi durante la pausa sigaretta. Ma in fondo l’epica è stata scritta giovedì scorso, oggi ci si può accontentare di un bel capitolo da romanzo di formazione.

Si potrebbe essere soddisfatti della giornata (una rimonta così mancava nel diario del primo turno e il tennishipster se lo annota diligentemente) ma deve ancora scendere in campo il prediletto, quello che si faceva incordare le racchette con una tensione più bassa per paura di romperle, quello che l’anno scorso ha fatto innamorare New York. Il tennishipster torna a casa trafelato, almeno per vedere il terzo set di Victor Estrella Burgos da Santo Domingo, che arranca inspiegabilmente contro Carreño Busta. Ma è un finale amaro: il dominicano è infortunato e non vince nemmeno un game. Sembra davvero finita, almeno per il primo turno, quando Muller dà uno scossone al suo match con Lorenzi, che nel tie-break del quarto è avanti 5-3 e sembra pronto a chiudere la giornata. Ma Muller non ci sta, trova un nastro fortunatissimo (il tennishipster si annota di prendere in giro chi citerà l’abusatissima scena di Woody Allen) e la porta al quinto. Estasiato, il fanatico si prepara per la battaglia. Ma non è oggi il giorno giusto: a Parigi sta per scendere il buio. Sconsolato, guarda fuori dalla finestra e si accorge che è già sera. Sotto sotto, è felice che il primo turno non sia ancora terminato.

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