Pennetta salvatrice, Fognini torna a casa: “E’ stata tutta colpa del pesce” (Martucci). Pennetta travolgente, vince a cena e in campo (Clemente). Il crollo di Fognini, l’inutile lotta di Lorenzi, l’irruenza della Giorgi, la sapienza della Pennetta (Giua).

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Pennetta salvatrice, Fognini torna a casa: “E’ stata tutta colpa del pesce” (Martucci). Pennetta travolgente, vince a cena e in campo (Clemente). Il crollo di Fognini, l’inutile lotta di Lorenzi, l’irruenza della Giorgi, la sapienza della Pennetta (Giua).

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Pennetta salvatrice, Fognini torna a casa: “E’ stata tutta colpa del pesce” (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

Non c’è solo Flavia Pennetta a evitare la Waterloo italiana al Roland Garros. Daniele Baroni e Alberto Castellani, un marito-sponsor e un allenatore-precettore, portano alla ribalta due dei trentatré figli dell’ex Jugoslavia, qui nei tabelloni principali di Parigi, Mirjana Lucic, tedesca di nascita, di bandiera croata e residenza in Florida, e Damir Dzumhur, primo bosniaco senza passaggi intermedi. Bartoni, ristoratore di professione a Sarasota, dopo sette anni d’oblio, ha risollevato il morale dell’ex bambina prodigio, spingendola agli Us Open di settembre fino agli ottavi Slam e riaccendendo a 32 anni il lumicino del talento che aveva brillato, 17enne, nelle semifinali di Wimbledon 99. «Adoro la storia, dalla mia prendo la forza e l’orgoglio che ho avuto nel lottare e ripartire, il sapere che molti non ce l’avrebbero fatta», racconta la biondona. «Ho lasciato la Croazia e la famiglia il 24 luglio 1998 e ho trovato pace e amore». Non può cancellare il papà-padrone come fa sulla bibbia dei tennisti, e ricorda talmente bene l’ultimo colpo sulle big da replicarlo contro la stessa avversaria, Simona Halep, a New York n. 2 del mondo, a Parigi 3, schiacciandola con 29 vincenti: «Con aggressività e furbizia non le ho fatto muovere la palla come piace a lei». Con un asso nella manica: «Il grande amore per il tennis mi ha spinto a superare i migliori anni, ma che posso farci ormai? Mi rimane il bel ricordo di quella ragazzina che sopportava così bene la pressione».

Finalmente Dzumhur vede la luce, il suo idolo, Roger Federer («Da under 12 vidi la finale di Wimbledon contro Roddick»), alla fine del tunnel: «Quello che ha passato il mio paese è stato duro per tutti, anche per me, ma ce l’ho fatta. Anche se non abbiamo alcun aiuto e dobbiamo fare tutto da soli. Fortuna che papà, il mio primo allenatore, mi ha portato in campo a 3 anni, a 16 ho vinto gli Europei, sono stato 3 del mondo. Ora sono felice di aver scelto questo sport, duro, ma bello, dove sei solo, in campo». Anche se il domani è oscuro: «Sono felice di rappresentare la Bosnia negli Slam e che la mia bandiera sventoli nel mondo. Purtroppo, da noi, oggi nessuno si cura del tennis, ecco perché tanti vanno altrove, come Cilic e Dodig che sono bosniaci, ma giocano per la Croazia. E dietro di me non ci sono giovani che fanno risultati».

Costretto a giocarsi il match allo sprint del quinto set, dopo lo stop per oscurità alle 21.15 di martedì, Paolo Lorenzi, handicappato dallo stiramentino al flessore della coscia destra, non pub contrastare l’attaccante mancino Gilles Muller (83 vincenti). Con il pancino in subbuglio, «e vomito», dopo il micidiale pesce e purè del room service di martedì sera, Fabio Fognini rimane sui pedali, mentre Benoit Paire lo uccide a tira e molla, servizi potenti e smorzate. La reazione finisce sul 5-3 del terzo set, con troppi erroracci per esser veri, dopo appena un’ora e 40. Anche per Camila Giorgi «non è giornata». Cede in un lampo il primo set, rimonta da 1-5 a 4-5 nel secondo, ma non completa l’impresa contro l’impauritissima Muguruza: «Non ero solida da fondo, ho cominciato a sentire i colpi solo al secondo set, non credo sia colpa della terra, anche se, qua sopra, dovrei avere più pazienza. Sono felice di tornare sull’erba».

Flavia Pennetta dorme accanto all’uno e assiste all’esecuzione dell’altra: «Fabio s’è lamentato tutta la notte, fortuna che io sono andata a ristorante e ho mangiato un bel filetto. Camila ha una palla che va anche più veloce di Muguruza, ma forse non si sente sicura quando esce dal suo schema». Invece, la 33enne di Brindisi supera l’esame Rybarikova in appena 51 minuti: «E’ stata più facile di quanto mi aspettassi perché sono stata aggressiva da subito, e solida (…)

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Pennetta travolgente, vince a cena e in campo (Valentina Clemente, Corriere dello Sport)

Alla fine è stata una sottile differenza a scrivere il destino di Flavia Pennetta e Fabio Fognini nella quarta giornata del Roland Garros: uniti nella vita, hanno preso due destini opposti non per differenza d’aspirazioni, ma piuttosto per questioni culinarie, che hanno reso la nottata del ligure insonne e dolorosa. «Io per fortuna avevo mangiato della carne», ha scherzato Flavia dopo la vittoria contro la slovacca Magdalena Rybarikova (6-2, 6-0). La brindisina infatti in campo ha superato le aspettative di tutti, partendo dalle sue: «Credevo che la ceca potesse infastidirmi di più, ma alla fine credo di aver vinto facilmente più per meriti miei che per demeriti suoi». In campo la Permetta ha dato sempre la sensazione d’avere la partita sotto controllo e non ha mai lasciato che la sua avversaria potesse prendere alcuna iniziativa. Come le altre italiane anche Flavia ha un record piuttosto positivo sulla terra del Roland Garros, dove due volte ha raggiunto il quarto turno e in una occasione il terzo. Negli ultimi due anni, complici anche gli infortuni, la brindisina non ha avuto vita facile a Parigi, ma l’obiettivo è quello d’ingranare nuovamente la marcia, anche se ad attenderla ora ci sarà Carla Suarez Navarro, che sta vivendo un momento di forma invidiabile dopo la finale raggiunta a Roma. «Ci conosciamo benissimo – ha affermato Flavia – ci alleniamo spesso a Barcellona insieme. Abbiamo già scherzato sull’incontro che ci attende, ma so che non sarà facile perché lei è in grandissima forma e questa volta sarà la favorita. Guardando la situazione dal lato positivo io avrò meno pressione». Su sei incontri disputati fino ad oggi, la Permetta ne ha conquistati quattro, anche se la storia racconta che il primo, proprio sulla terra parigina, fu portato a casa dalla spagnola. «Non ho ricordi particolari di quella sfida – ha approfondito la brindisina, andando indietro con la memoria – ma all’epoca non la conoscevo ancora bene e Carla e mi sorprese con il suo tennis».

Dal sorriso della Pennetta, la giornata scivola veloce sul rammarico di Fognini che, diversamente dalla sua compagna, nella cena di martedì sera aveva scelto un piano a base di pesce, che l’ha steso prima ancora di scendere in campo. «Sono tornato in albergo, ero stanco e ho utilizzato il servizio in camera: pesce e purée. Dopo ho cominciato ad avere nausea e non ho dormito tutta la notte – ha spiegato il ligure – Ho tentato di tutto, in campo ho anche pensato di ritirarmi, ma quando ho avuto l’occasione di riprendere in mano in match (sul 5-4 nel terzo; ndr) ho cercato di fare uno sforzo ulteriore, ma non ce l’ho fatta». Un vero peccato per Fognini, che era certo di poter fare un buon risultato a Parigi. Uscire di scena per un problema allo stomaco non era proprio nei suoi piani. Il match contro Benoit Paire (6-1 6-3 7-5) è stato difficile non solo per il tennista, ma anche per i suoi tifosi sugli spalti visto che all’inizio del secondo set sostenitori italiani e transalpini si sono affrontati richiedendo l’intervento delle forze dell’ordine. Tra gli altri italiani in corsa, fuori anche Camila Giorgi, battuta da Garbine Muguruza con un netto 6-1 6-4, e Paolo Lorenzi, messo ko prima da un problema muscolare e poi dal lussemburghese Gilles Muller (…)

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Il crollo di Fognini, l’inutile lotta di Lorenzi, l’irruenza della Giorgi, la sapienza della Pennetta (Claudio Giua, repubblica.it)

Fabio Fognini va preso per quel che è, non gli si può chiedere di trasformarsi, chessò, in un rematore mai domo come David Ferrer o in un cybertennista fragile come Tomas Berdych. Può fare tutto bene il lunedì e stramazzare il mercoledì contro un Jekyll-Hyde come Benoit Paire, ATP 71, il cui ultimo risultato meritevole di citazione è un Challenger di due anni fa. Troppi doppi falli, stesso numero di errori del francese, meno vincenti: sono le statistiche di gioco a certificare, insieme al risultato (6-1 6-4 7-5), che oggi il ligure non è mai stato competitivo. Si perde d’animo subito, quando si rende conto che il set gli sta scivolando dalle mani senza che riesca a fare alcunché per riacchiapparlo. Poi rientra in partita. Troppo lentamente e timidamente, però, scoprendosi guai fisici (chiede l’intervento medico) e segnalando continuamente il proprio disagio nervoso. Ma bisogna dargli fiducia e credere, con lui, che il percorso intrapreso negli ultimi mesi porta nella giusta direzione.

A concedergliela sempre, la fiducia, è Flavia Pennetta, che deve comunque pensare anche alla propria carriera. In campo a fine giornata contro la slovacca Magdalena Rybarikova, cresciuta sui campi spartani del complesso tennistico di Piestany dove anch’io ho giocato – si fa per dire – anni fa, la brindisina ha mostrato rigore e tranquillità, chiudendo la pratica senza lasciare alcun file aperto (6-2 6-0). Di Flavia, per ragioni che capirete se vi andrà di leggere il resto, dico solo che resta la più affascinante tennista del circuito.

Se il mio più atteso duello di oggi dura solo 37 minuti e vede Paolo Lorenzi soccombere 4-6 al quinto set dopo il perfetto equilibrio di ieri alla sospensione per oscurità (6-4 6-4 6-7 6-7), il duello clou della quarta giornata del Roland Garros è quello programmato alle 11 nel vecchio stadio Philippe Chartrier. Tennisticamente non è un match indimenticabile: Maria Sharapova, russamericana di 28 anni, attuale numero 2 al mondo, cinque Slam e un argento olimpico vinti in carriera oltre a una WTA Finals e a 29 grandi tornei, dispone a piacimento (6-3 6-1) di Vitalia Diatchenko, WTA 91, russa di Sochi trasferita a Mosca, 24 anni, scaffali di casa per ora a secco di trofei significativi. Ma Vitalia gareggia non inconsapevolmente per un altro primato, quello estetico, che da anni vede come concorrenti di rango la sua avversaria di oggi e la serba Ana Ivanovic, 28 anni, anche lei ex numero 1, adesso numero 7 al mondo. Sono questi i duelli che procurano argomenti alle cene degli addetti ai lavori e interessano parecchio anche il pubblico che di tennis non sa nulla oppure che ha già dimenticato Justine Henin ma a suo tempo – era il 2000 – aveva fatto a botte per vedere da vicino Ana Kournikova in passerella in un grande magazzino romano. Anche lei russa, era la strapagata testimonial, grazie alle royalties sulle vendite, del reggiseno Shock Absorber che assicurava di poter proteggere la sua seconda misura dai microtraumi in campo. Mi dicono che adesso viva in Florida.

Di Vitalia, figlia di Victoria e Anatoly (lo scopro sul sito della WTA), scrisse qualche anno fa il MailOnline, bibbia del gossip digitale: “Nell’ambiente la citano tutti perché è noto quanto lavori ferocemente sul suo fisico”. Secondo un mio minisondaggio tra “tennis addicted” maschi, le più avvenenti giocatrici che “lavorano sul fisico” sono, oltre alle già citate, la serba Bojana Jovanovski, la slovacca Daniela Hantuchova, la danese Caroline Wozniacki, le tedesche Julia Georges e Andrea Petkovic, la canadese Eugenie Bouchard. Alcuni citano la spagnola Garbine Muguruza e Camila Giorgi. Che oggi – oppressa dal morbo dell’aggressività che, se non correttamente gestito, determina soprattutto errori (35 contro 16) – ha subito una sonora lezione proprio da Garbine, per 6-1 6-4.

Anche nel tennis essere bravi e belli produce reddito. Vale per maschi e femmine, ovviamente. Significa avere più copertine, più passaggi televisivi, più interviste che si trasformano in ricche sponsorship. L’anno scorso a guadagnare di più sono stati Roger Federer (che oggi in scioltezza, 6-2 7-6 6-3, ha ottenuto il passaggio al terzo turno del Roland Garros ai danni di Marcel Granollers) con 56,2 milioni di dollari in buona parte pagati da Nike, Rolex, Mercedes, Lindt, Moet Chandon e Credit Suisse. Rafael Nadal ha incassato 44,5 milioni (Poker Stars, Kia e Richard Mille), Novak Djokovic 34,5 (Peugeot, Seiko e Uniqlo). Prima tra le donne, ovviamente, Maria Sharapova con 24,5 milioni senza considerare i proventi assicurati dalla sue caramelle Sugarpova. Se sei Marin Cilic o Simona Halep, vinci gli UsOpen 2014 o vai in finale a Parigi nel 2014 (oggi la romena è invece stata eliminata) ma non attrai folle, come dire?, per la tua avvenenza, ti devi accontentare delle briciole degli sponsor locali.

La digressione estetico-economica è stata lunga. Finanche troppo. Tornando dunque a Paolo Lorenzi: approdare almeno una volta al secondo turno del Roland Garros era un suo motivato piccolo sogno, dunque lasciare oggi il quinto set per un break a zero all’ultimo tuffo è un ricordo che riaffiorerà spesso negli anni a venire. Ha lottato fino alla quart’ultima palla, e non è bastato. Ma al senese non si può davvero rimproverare nulla.

Se non le sapete già, vi do infine due piccole notizie. Francesca Schiavone e Kimiko Date-Krumm passano il primo turno del doppio alle spese di Allertova-Cetkovska: dove il senso vero della faccenda è che, sommate, la somma delle età dell’italiana e della giapponese fa ottant’anni. Fantastiche. L’altra: Roberta Vinci e Karin Knapp, uscite di scena al primo turno del singolare, in coppia cominciano al meglio battendo le francesi Tim-Thorpe. Ci serve un nuovo duo femminile azzurra che s’abitui a vincere.

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