Le magie di Parigi. Schiavone rimonta e torna Leonessa (Clerici). Schiavone, signora maratona (Clemente). Nadal passeggia con Almagro, Serena a mezzo servizio (Martucci).

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Le magie di Parigi. Schiavone rimonta e torna Leonessa (Clerici). Schiavone, signora maratona (Clemente). Nadal passeggia con Almagro, Serena a mezzo servizio (Martucci).

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Le magie di Parigi. Schiavone rimonta e torna Leonessa (Gianni Clerici, La Repubblica).

“Epuisé” mi dice la bella giornalaia e, dubbiosa che il povero italiano l’abbia compresa, “Tout vendu”» mi ripete. Stavo cercando la Repubblica, per controllare i miei errori, ma l’ultima copia è tra le mani di una turista italiana, che l’ha aperta su pagina 39, e scuotendo il capo, “Lei la voleva per il tennis?” domanda. “Anche, gentile signora”. “Allora gliela rivendo – afferma – con aria lievemente infastidita. E compro l’Equipe, così almeno vengo a sapere che cosa è avvenuto ieri, al torneo. Questo Clerici avrebbe da imparare, dai suoi colleghi francesi”. Cinquant’anni di matrimonio mi hanno insegnato a non obiettare. Potrei certo sottolineare il fatto che l’Equipe dedica cinque pagine al tennis, ma il cliente ha sempre ragione, e non solo al ristorante. Mi avvio quindi verso la cosiddetta Sala Stampa, e rischio di essere travolto da un collega-bambino che ne esce. “Vado dalla Schiavone” mi grida. “Sta battendo la Kuznetsova”. Non soltanto per dare fiducia ad una giovane generazione disoccupata, seguo il futuro giornalista, per ritrovarmi sul Campo n. 1, nella tribuna in cui hanno preso posto una ventina di estensori di blog italiani. E vedo d’improvviso in campo la campionessa di Parigi 2010 Francesca Schiavone. Privata per di più di un doppio Roland Garros da un perverso errore della testarda arbitra svedese Enzell. Contro Francesca, giovanile in canottiera verde-chiaro, si accanisce quella che definii Miss Brutt, Svetlana Kuznetsova. Russo catalana, per tennis o per amore, Svetlana era stata non meno beatificata di Francesca, con il n. 2 mondiale nel 2007 e il 3 nel 2009. Ma, al di là delle passate classifiche, quel che mi ritornava alla mente, mentre le due si affrontavano, erano altre due partite che avevo ammirate e, nei miei limiti di scettico, sofferte. Nella prima, a Parigi 2006 mi ero chiesto se simile avversaria non fosse più adatta al wrestling che alla racchetta ma, dopo esser venuto a conoscenza dell’attività ciclistica e natatoria di genitori olimpici, mi ero detto tristemente che il tennis, più che un gioco, era oramai uno sport. Alla seconda, nel 2011, ero spettatore nell’incandescente ferragosto di Melbourne, vicino al ricovero per insolazione, così come la Leonessa, più volte assistita dai medici indigeni, prima di una vittoriona che aveva condotto il record mondiale di un finale 16-14 a quattro ore e 44 minuti. Oggi il copione si è ripetuto, con la Brutt che mancava ben 6 set point contro 1 nel primo set, ma concludeva al settimo. Seguiva un secondo in cui Francesca lavorava finemente di polso sfilando alla bestiolona un servizio a 5 pari, mentre nel terzo pareva, sotto un cielo grigiastro, di rivedere i raggi australiani, e addirittura, un match point per Kuznetsova, cancellato e infine felicemente imitato per il 10-8. Si può dunque affermare che la semiscomparsa Schiavone è ritornata Leonessa.

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Schiavone, signora maratona (Valentina Clemente, Corriere dello Sport).

L’emozione corre spesso su una linea sottile e proprio seguendo quell’intuizione Francesca Schiavone ha realizzato ieri uno dei suoi più bei successi in carriera, non solo perché ha battuto nuovamente su un match maratona – 6-7(11), 7-5,10-8 in 3h50′ – Svetlana Kutznetsova (il record storico è degli Australian Open 2011, dove la milanese battè la russa dopo 4 ore e 44 minuti), ma anche perché a (quasi) 35 anni l’ex regina del Roland Garros ha ancora la capacità di divertirsi e di caricarsi grazie all’energia del suo tennis. Se quel rovescio lungolinea non fosse rimasto in campo, ora forse non avremmo la stessa gioia negli occhi, ma per capire il valore di quel gesto, sul 5-6 nel terzo set (match-point per la russa), bisogna chiudere gli occhi e ascoltare le parole della Schiavone, estasiata dalle sorprese che sa ancora concedersi. “E’ stata una grandissima partita perché la mia avversaria è una tennista di classe. Un incontro epico, come molti dei nostri, perché quando scendiamo in campo non si sa mai chi ne uscirà vincente e questa volta è andata bene a me. La chiave del match è stata quella di riuscire a far girare il senso di quello scambio dopo un paio di rovesci incrociati: visto che lei non ha tentato il colpo, l’ho fatto io ed è venuto fuori un passante perfetto”. Francesca dopo la vittoria nel primo turno aveva affermato che l’obiettivo era quello di andare a cercare le sue emozioni e il suo tennis e ieri, sul campo numero 1, ha raccolto alla perfezione la semina delle sue intenzioni. “Ho messo a segno un colpo fantastico – ha commentato parlando della parte finale dell’incontro – ed ero contenta del gesto al di là del risultato, forse in quel frangente ho realizzato il punto più bello della mia vita. Con Svetlana mi viene facile perché non devo adattare il mio gioco, siamo come allo specchio e alla fine viene fuori un braccio di ferro, in cui lottiamo fino alla morte”. Nel bene e nel male, ogni partita della Schiavone vive oramai di una sua drammaturgia, legata alla visione del presente della giocatrice: una sensazione che ha invaso piano piano anche il Court 1 che si è via via riempito. “All’inizio ci siamo sentite un po’ sole, poi dopo l’ora e mezza di gioco la gente ha iniziato a popolare e animare gli spalti, come fosse chiara la direzione della partita verso le 4 ore. Sono sincera: non me lo aspettavo e anche l’applauso a fine match è stato molto emozionante”. Ora Francesca è attesa dal confronto con la romena Andreea Mitu, 23 anni, n.100 del mondo, che ha eliminato a sorpresa la ceca Pliskova, n.12 del seeding. Tra le due non ci sono precedenti.

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Nadal passeggia con Almagro, Serena a mezzo servizio (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport).

Con l’umidità, la palla Roland Garros proprio non cammina e gli eroi della racchetta fanno una gran fatica, Murray compreso, che lascia un set a Sousa sulla strada del big match contro Kyrgios. Il derby degli altri baby australiani è di Thanasi Kokkinakis, che si fa male all’anca, ma trova la forza per un’ulteriore rimonta da 2-5 al quinto, salvando tre match point, e quindi doma il più noto Bernard Tomic per 8-6 dopo 3 ore e 30′. Baby Coric fa ancora meglio, domando il veterano Robredo, specialista in maratone, dopo 3 ore 47 minuti. Non è una gran sorpresa l’uscita di Caroline Wozniacki, che non brilla sul rosso e la deliziosa Julia Goerges usa bene il top spin. Serena non è in gran forma, va a mezzo servizio per la bua al gomito (“Non lo uso tanto come arma decisiva”), ma certo stupisce il 7-5 che concede alla n. 105, Anna Lena Friedsam: “Sono più frustrata che sollevata, ma so di poter giocare un bel tennis e so quello che mi ha sempre detto mia sorella Venus: “Una vittoria è una vittoria, finché sopravvivi puoi migliorare”. Eppoi, non ho più niente da perdere. Sono convinta di poter arrivare a 20 Slam, se non qui, nei prossimi tre-quattro Major. E comunque non sarei depressa se mi fermassi a 19”. Il test Azarenka sarà importante. Nadal è euforico dopo il 3-0 ad Almagro: “Sono molto contento, sono migliorato nel gioco di gambe, ho giocato un bel match contro un avversario che non ha giocato male in tanti games lunghi e duri, il punteggio è più facile di quanto abbia detto il match”. Il prossimo avversario, il 120 del mondo, Kuznetsov, non l’impressiona più di tanto. Qualche preoccupazione in più ce l’ha il numero 1, Djokovic, per l’ostacolo Kokkinakis (“Con Kyrgios e Coric ha già dimostrato di avere qualità e potenziale per essere uno dei futuri top players, anche se la strada è lunga”).

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