Tiriac: "Federer smetti appena puoi. Non so chi è Fognini, Djokovic è un re senza carisma"

Interviste

Tiriac: “Federer smetti appena puoi. Non so chi è Fognini, Djokovic è un re senza carisma”

In un intervista a tutto campo del Corriere della Sera, Ion Tiriac ne ha per tutti: da Novak Djokovic, Serena Williams passando per Roger Federer. E non manca la consueta stoccata al torneo di Roma in competizione con il “suo torneo di Madrid

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Crediamo possa interessare al lettore di Ubitennis quest’interessante intervista fatta a Ion Tiriac dall’inviata del Corriere della Sera Gaia Piccardi, perché come sempre dice cose molto interessanti, particolari, originali, l’ex campione rumeno, divenuto uno dei businessman più ricchi del mondo dacché invento’ anche per il tennis la professione del manager – che esisteva soltanto nella boxe – prima con Ilie Nastase e poi con Guillermo Vilas, ma occupandosi per breve tempo anche di Adriano Panatta e Henri Leconte, prima di “scoprire” due “galline dalle uova d’oro” quali Boris Becker e Goran Ivanisevic, e prima di diventare organizzatore di eventi tennistici quali, fra i tanti, Stoccarda e Madrid.

Nel frattempo Tiriac, divenuto concessionario Mercedes per diversi Paesi dell’Est europeo, aveva creato anche un suo istituto bancario, la Ion Tiriac Bank, poi venduta (a peso d’oro…) all’Unicredit. In questa intervista parla di Djokovic, Nadal, Federer, Murray e Mauresmo, Roland Garros e Roma

Mister Tiriac, cosa ci ha detto il Roland Garros sullo stato di salute del tennis?

«Che l’arma di Djokovic è essere nato in un Paese povero ed essere cresciuto lottando. In Serbia Novak ha imparato il valore della vita. Però non ha lontanamente il carisma di Nastase o McEnroe e Stan Wawrinka, eccezionale in finale, ne ha approfittato».

La regina, wonderwoman Serena Williams, è il suo prototipo di campionessa?

«Grande atleta, ragazza simpatica, come sua sorella Venus. Serena è sensazionale. Ma non mi faccia parlare del modo in cui gioca a tennis, per favore…». Accordato.

ll migliore di sempre?

«Che domanda… Roger Federer!».

Che ora però, prigioniero com’è della sua immensa grandezza, ha il problema di ritirarsi con stile: quando? Dove? Come?

«Federer ha soldi per mantenere cinque generazioni: non continua a giocare per denaro. Purtroppo per lui non è più veloce come un tempo ma sul campo, certi giorni, è ancora un sogno. Tra i tornei del Grande Slam può vincere ancora un titolo di Wimbledon, secondo me. Spero vada avanti 2-3 anni. Poi basta. Quando lo incontro, lo supplico: Roger, ti prego, smetti appena capisci di non essere più competitivo».

E quando succederà?

Io la vedo così: quando perderà quattro volte di fila al primo turno. Se sei il 5 per cento più lento, perdi il 50 per cento di valore tennistico. Mi spiego: arrivare con 5 centimetri o 5 metri di ritardo sulla palla, è lo stesso. II problema di Federer è che è troppo buono. Ma come lui, nella storia dello sport, ce ne sono davvero pochi: Ali, Killy,’Coe, Platini…».

Rafa Nadal, secondo lei, è finito?

«Qui a Parigi non ho capito se stava male o non era in forma. Ha un carisma non indifferente: grazie a quello ha dato molto allo sport».

Se lei fosse il manager di Fognini, che cosa gli consiglierebbe?

«Chi?».

Fabio Fognini.

«Non lo conosco».

Murray e la Mauresmo?

«Mi sembra che questa donna stia facendo qualcosa di buono: Andy gioca meglio e resta concentrato di più, anche se ha ancora la mente che vaga troppo».

Ma lei si sarebbe mai fatto allenare da una donna, Ion?

«Io non avevo coach. Il mio allenatore ero io».

Gli Internazionali d’Italia possono crescere?
«Negli Anni 50-6o, Roma e Parigi si equivalevano. Poi il Roland Garros, grazie a Philippe Chattier, ha preso il largo. Oggi il torneo vale almeno 2 miliardi e porta nelle casse di Parigi 500 milioni all’anno. Questo io lo chiamo un affare. Roma? Se si ostinano a restare al Foro Italico, gli Internazionali sono morti. Lo spazio è finito: è come organizzare un torneo a numero chiuso. Se vogliono crescere devono andare all’Eur o a Fiumicino. Coni e Fit hanno le casse piene di soldi: che li spendano».

Tiriac come rivoluzionerebbe il tennis?

«Palle più grandi del 30 per cento, gioco più lento e godibile. Ma il tennis ha troppi governi: ITF, Atp, Wta, Grand Slam Comitee… Impossibile mettere d’accordo tutte queste teste».

L’invenzione della terra blu a Madrid è stata un fiasco.

«Bugia! I giocatori l’hanno criticata perché erano disinformati. Chieda alle tv se preferiscono la terra blu o rossa… L’Open Usa è blu, l’Australian Open è blu, le piste di atletica sono blu… Perché? Perché si vede meglio la palla! I giocatori vanno e vengono, ma il tennis rimane».

Grande massima, Ion.

«Ne ho altre per lei, signorina. De Coubertin è morto. I Giochi di Olimpia non abitano più qui. È business, con buona pace dello sport. Amen».

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