"Make noise, please!" Il tifo da stadio approda nel tennis

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“Make noise, please!” Il tifo da stadio approda nel tennis

Nella Big 12 americana, il tifo da stadio, purché nei limiti della correttezza, è permesso anche durante gli scambi. Potrà mai essere approvato anche nel circuito pro?

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“Gli spettatori possono comportarsi seguendo gli stessi principi validi per gli altri sport (non sono ammesse volgarità, bestemmie o commenti ingiuriosi)”. Si tratta della regola Roditi, che prende il nome da David Roditi, coach del college americano Texas Christian: lo scorso anno infatti, David ha messo pressione alle istituzioni collegiali per poter istituire la libertà assoluta del tifo, come nelle altre discipline preferite dagli statunitensi, basket e football. Ha riscosso un’approvazione tale da creare la prima squadra di cheerleaders del tennis, le Purple Rain.

La nuova disposizione è uno strumento pensato per attirare più spettatori agli incontri, cercando di rivitalizzare l’ormai sbandato movimento tennistico a stelle e strisce: sono addirittura 600 le realtà scolastiche che negli ultimi trent’anni hanno deciso di abbandonare le borse di studio per il tennis (Kansas e Maryland, da sempre istituti della Division I, rientrano nel novero). Per dare quindi una scossa all’appeal della racchetta, si è già pensato di eliminare il cosiddetto ad-score (i vantaggi dalla parità in avanti in ogni game), oltre a fornire le strutture di gioco di stand con premi, cibo gratis e altre situazioni utili a invogliare i giovani studenti a riempire gli spalti.

La Roditi Rule vige nella Big 12 Conference (la lega che raggruppa le scuole del Midwest), ma non ha ancora avuto l’approvazione per poter essere applicata nel torneo NCAA, così come la regola riguardante i vantaggi: Baylor University, tra gli atenei principi in Texas, e una delle culle del nuovo tifo da stadio nel tennis, ha avuto un’affluenza record di 1500 spettatori per l’incontro contro la prima testa di serie Oklahoma nella Big 12: ma probabilmente si vedrà questa cifra dimezzata dall’impossibilità di gridare e incitare a voce alta i giocatori, una volta che a Maggio ospiterà la competizione maggiore.

Svariati studenti della stessa Baylor hanno ammesso di non avere idea delle regole di gioco del tennis, ma di aver presenziato al match con l’unico scopo di supportare i propri colori; inutile dirlo, la Roditi Rule ha sollevato un discreto polverone per i veri appassionati e gli addetti ai lavori. Il coach di Oklahoma (che alla fine ha avuto la meglio per 4-3 su Baylor) è John Roddick, fratello maggior del più famoso Andy, e sebbene si sia detto colpito dall’entusiasmo dei padroni di casa, ha segnalato come ci sia bisogno di qualche smussata agli angoli della regola, dato che questa prevede addirittura la possibilità di far rumore durante lo scambio (Roddick si è lamentato perché il pubblico continuava a gridare “out!” con la palla ancora in gioco). “E’ come se un tifoso seduto in seconda fila soffiasse in un fischietto nel bel mezzo di un ‘azione di basket. Non è rispettoso nei confronti del gioco”, aggiungono alcune giovani tifose di Baylor, che prendono le distanze dai compagni di college, pur continuando a urlare tra un punto e l’altro.

Quella del silenzio durante il gioco è una regola per nulla prevista dal codice approvato dalla ITF: è un’usanza radicata già negli albori di questo sport, per permettere la massima concentrazione ai giocatori impegnati nelle loro fatiche. Gli stessi atleti sono stati additati come i primi a infrangere questo principio implicito con il loro grunting, tanto da essere criticati apertamente: tra gli uomini il premio va senz’altro a Carlos Berlocq, mentre regina incontrastata del circuito femminile è ovviamente Maria Sharapova (c’è chi addirittura propose una sanzione pecuniaria per ogni gridolino!).

I coloriti tifosi australiani (non a caso soprannominati Fanatics), che seguono sopratutto Hewitt durante lo Slam di casa, sono ritenuti la grande eccezione nel panorama dei supporters tennistici. La Roditi Rule, qualora dovesse giungere anche ai circuiti maggiori, si candida ad essere una delle innovazioni più drastiche della storia di questo sport: ipoteticamente potrebbe essere paragonata al tie-break inventato da Jimmy Van Alen nel 1965, o per restare nel ventunesimo secolo, all’Hawk-Eye che quasi faceva perdere il senno a Federer nei primi tempi e tanto è stato discusso recentemente in Coppa Davis.

Nell’attesa di capire se il tifo libero approderà anche sui pacati sediolini degli stadi Slam, godiamocelo ogni volta che viene pronunciato: “Silence please!”

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