Rafa, la mia storia: i tormenti di un campione

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Rafa, la mia storia: i tormenti di un campione

Un viaggio nelle paure, nella fragilità e nei dolori fisici e mentali di Rafael Nadal, il tutto usando come sfondo la finale di Wimbledon del 2008: è questo “Rafa la mia storia”, la biografia del campione maiorchino scritta quando ancora 25enne

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Nadal R. e Carlin J., Rafa la mia storia, Sperling & Kupfer, 2011

Diciamolo, una biografia a 25 anni è un tantino prematura. Se poi come copertina si sceglie un’istantanea superpalestrata del campione ecco che l’intera operazione diventa quantomeno sospetta. Eppure la biografia di Nadal non è il racconto banale e scontato, infarcito d’immancabili backstages, della carriera scintillante di un giovane campione. La storia, scritta dal tennista con l’aiuto del famoso giornalista John Carlin, usa come espediente il racconto dettagliato della finale di Wimbledon del 2008 vinta contro re Roger per andare a scavare nelle paure, nella fragilità e nei dolori fisici e mentali di Rafael Nadal e ripercorrere i passaggi che da Manacor l’hanno portato sul centrale più importante del tennis. Lo stile di narrazione è semplice e diretto, quasi un flusso di coscienza. Il lettore si rende conto fin dalla seconda pagina di trovarsi proiettato nel dramma insito in una partita di tennis quando Nadal confessa ciò che fece dopo aver perso al quinto set la finale di Wimbledon nel 2007: “E dopo quella disfatta piansi. Piansi incessantemente per un’ora e mezza nello spogliatoio. Lacrime di delusione e recriminazione”.

Ciò che colpisce infatti di questo libro è che viene descritto in maniera perfetta il dramma interiore e solitario che vivono i due avversarsi che si affrontano sul campo mentre gli spettatori, pur coinvolti dal gioco, si godono la vicenda come fosse uno spettacolo. Nadal per tutte le oltre duecento pagine della sua biografia non dimentica mai di sottolineare quanto ogni incontro sia per lui una questione di vita o di morte rimarcando l’importanza della sua famiglia nel non lasciarlo completamente solo davanti a questo tormento.

Tra un capitolo e l’altro Carlin interrompe la narrazione in prima persona del campione proprio per riportare piccole interviste ai membri della famiglia e del team, partendo dal famigerato zio Toni per arrivare al preparatore atletico e alla sorella di Rafa. Ognuno di loro tratta in modo marginale la questione tecnica riguardante il gioco espresso da Nadal per concentrarsi sul lato psicologico di questo ragazzo che nella vita di tutti i giorni teme il temporale, il buio, i cani per poi trasformarsi sul campo da gioco in un guerriero invincibile. Emblematica in questo senso una frase della madre che dice: “È mio figlio e mi sorprende vedere quanto debba essere forte…”.

Rafa la mia storia non è certo una biografia che rivoluziona la storia dell’editoria sportiva come è stato scritto del romanzo Open di Andre Agassi, ma ha dalla sua il fatto che non è solamente un susseguirsi di eventi, partite e scambi bensì è un viaggio a tutto tondo nella mente di un campione che, pur avendo una vita regolare, senza eccessi da star, ha un animo tormentato e a dispetto dell’immagine che trasmette quando impugna una racchetta si mette a nudo davanti al lettore trasformando il racconto in una sorta di seduta psicologica.

Quando vi ritroverete ad assistere a un incontro di Nadal, dopo aver letto la sua biografia, vi accorgerete che mentre lo ammirerete prepararsi al servizio non sentirete più solamente il rumore della pallina che rimbalza sulla superficie del campo, ma vi sembrerà di sentire l’eco dei fantasmi che si agitano nella sua mente.

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Chiara Gheza

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