Chris Kermode, l'innovatore: "Nel 2016 una lega Under 21"

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Chris Kermode, l’innovatore: “Nel 2016 una lega Under 21”

Il CEO dell’ATP, al suo secondo anno di mandato, discute degli orizzonti che l’organizzazione dovrebbe raggiungere: “Non è come nel calcio, la passione per un giocatore non si può tramandare tra le generazioni. Va messo in luce il lato personale degli atleti, perché è quello su cui si basa il pubblico”. Un occhio anche ai più giovani: “Un torneo a loro dedicato per aiutarli a emergere”

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Andy Murray non è il solo maschio alfa del tennis britannico; certo ha vinto Wimbledon, ma al suo fianco si può schierare Chris Kermode, cinquant’anni, ex direttore del torneo del Queen’s e da un anno CEO dell’ATP.
Ormai a metà del suo mandato triennale, Kermode si sta facendo una reputazione di innovatore: il suo ultimo progetto consisterebbe nel lanciare un torneo Under 21 a Novembre 2016, una settimana prima delle Finals alla O2 Arena di Londra. Si sarebbero già individuati la location e gli sponsor, e Kermode promette cifre attraenti per assicurarsi i nomi più importanti del parterre di giovani che stanno pian piano affacciandosi al tennis che conta (Kyrgios, Kokkinakis, Coric). Questo nuovo appuntamento si propone quindi con un duplice scopo: accelerare l’esposizione mediatica delle nuove leve, in un periodo in cui mai come prima fanno fatica ad affermarsi, e sopratutto garantire un terreno di sperimentazione, considerando che non ci sarebbero punti validi per il ranking in palio. “Potremmo utilizzare la lega Under 21 per apportare migliorie alla durata degli incontri, al riscaldamento dei giocatori, al Codice di Comportamento, e così via”, ha detto Kermode al Telegraph in settimana. “Chi è nell’ambiente di solito è sempre contrario al cambiamento, ma abbiamo la responsabilità di prenderci cura del nostro prodotto. Magari proveremo e capiremo che in realtà va benissimo la situazione come già è, ma non possiamo rischiare di lasciar scivolare il nostro sport e farlo diventare obsoleto”.

Il filo conduttore della carriera di Kermode è sempre stato proprio questo atteggiamento di prontezza, di reazione per sfidare la normalità. C’è riuscito splendidamente alle World Tour Finals, stabilendo il formato con una doppia sessione ogni giorno, che ha generato un incremento dei guadagni del 30% circa. I top players tendono ad essere restii riguardo le idee innovative (“Tu che ne sai, hai mai vinto Wimbledon?”) e lo stesso vale per i proprietari dei tornei, che sono spesso miliardari con occhi solo per il business. Per questo motivo Kermode ha introdotto, lo scorso Novembre, un paio di commissioni a cui chiedere consiglio: una formata da leggende del tennis come John McEnroe e Boris Becker, l’altra composta da grandi nomi del mondo commerciale, come Tommy Hilfiger e Matthew Freud. La speranza di Kermode è servirsi di una conoscenza a trecentosessanta gradi per poter garantire una copertura totale di uno sport che troppo spesso si frammenta in una miriade di interessi. “Sono rimasto sorpreso dalla passione con cui queste persone hanno deciso di aiutarmi. Sanno che il mondo del tennis è il migliore possibile, ma sono anche consapevoli che è in arrivo una nuova era e bisogna preparare il tennis stesso e le prossime generazioni al suo arrivo”.

“Quando si fa il tifo per una squadra di calcio, c’è quasi qualcosa di tribale, spesso la fede nei colori di una squadra deriva dal padre, dal nonno e così via. Il nostro sport invece si basa sulla personalità dei singoli. Guardando X Factor, se si ascoltassero soltanto le voci tutto sommato non se ne verrebbe attratti più di tanto; fanno invece un ottimo lavoro nel vendere le storie personali di ognuno dei concorrenti, in modo da far affezionare il pubblico al personaggio. Lo stesso può dirsi della sfida Mayweather-Pacquiao di quest’anno: la boxe è in crisi da anni nel nostro paese, eppure ho visto tantissime persone, mio figlio compreso, rimanere incollate allo schermo per assistere all’incontro, perché coinvolte dal contrasto tra il playboy milionario e l’uomo tutto casa e chiesa. Si tratta di sapere anche mettere in mostra gli aspetti personali degli atleti”

“Inoltre, moltissime persone, a meno che non si tratti esperti, non si rendono conto del livello eccezionale che esprimono i tennisti, di che atleti straordinari siano. Dalla TV forse non traspare il loro dinamismo e la loro esplosività: se si potesse vederli durante le loro sessioni invernali di allenamento, capire quanto siano forti e dediti alla loro attività, non ci sarebbe bisogno di essere appassionati di tennis, basterebbe essere appassionati di sport per comprendere quanto siano persone e atleti eccezionali. Noi dell’ATP abbiamo il compito di far risaltare questi aspetti”

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