Srdjan Djokovic: “Novak diventerà il GOAT"

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Srdjan Djokovic: “Novak diventerà il GOAT”

Srdjan Djokovic, il padre del n.1 del tennis mondiale Novak Djokovic, parla in un’intervista del nipotino Stefan, di Novak e dell’importanza della famiglia. E di un rimpianto nei confronti dei fratelli di Novak

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In un’intervista pubblicata dal sito serbo alo.rs, Srdan Djokovic parla per la prima volta del nuovo arrivato della famiglia Djokovic, il nipotino Stefan, per poi affrontare il tema dell’importanza della famiglia, a suo avviso fattore fondamentale per il successo del figlio. Ma proprio in quest’ambito rivela anche un suo rimpianto, quello di aver trascurato gli altri due figli, Marko e Djordje, per seguire la carriera del talentuoso primogenito.

Srdjan Djokovic, il padre del n.1 del tennis mondiale, per la prima volta con i media parla di come la nascita del nipote Stefan abbia portato gioia a tutta la famiglia e abbia dato loro nuova energia per andare avanti. La sua opinione è che il più giovane membro della famiglia Djokovic abbia ereditato dal padre il talento per lo “sport bianco” ma che non sarà facile per lui raggiungere i successi di Novak.

Il tennis è uno sport fantastico e suo padre è già una leggenda di questo sport, e sono sicuro che Novak prima della fine della carriera diventerà il miglior giocatore di tutti i tempi, che la gente lo creda o no è così. Vedremo col tempo se suo figlio seguirà la stessa strada, la predisposizione è notevole. In questo caso avrà un grande obiettivo davanti e non so se riuscirà a raggiungerlo. Sarà molto difficile” dice con orgoglio, ma realista, il nonno il cui volto si illumina quando parla del nipote.

È un bambino fantastico, veramente figlio di suo padre. È fenomenale sotto ogni punto di vista e penso che a Novak dia energia extra, calma e tutto ciò che porta un bambino nato in una famiglia appena formatasi. Siamo stati con lui a Parigi, saremo insieme a Londra e non vediamo l’ora, perché la famiglia è la cosa più importante, e con questo concetto che Novak è cresciuto. Senza la famiglia come fondamento del succcesso, lui non sarebbe quello che è oggi”- dice Srdjan e rivela come con la moglie Dijana sono riusciti a fare in modo che Novak affronti con dignità sia i successi che le sconfitte.

Ci siamo occupati dei nostri figli. Il più grande problema della nostra società è che le persone hanno dei bambini e non si occupano di loro, ma solo del loro lavoro, e i bambini sono abbandonati a se stessi. Danno loro dei soldi in modo che possano avere tutto quello che vogliono e così facendo fanno loro del male. Se si hanno dei bambini, bisognerebbe dedicarsi a loro e far capire loro come si fa crescere una famiglia nel modo migliore” ha detto il capofamiglia dei Djokovic, che sta cercando di non innervosirsi più quando guarda le partite del figlio.

Novak ha realizzato tutti i miei sogni già diversi anni fa anche se io sono un ottimista per natura, quello che fa ora è un bonus dopo gli incredibili successi che ha già raggiunto. Ho ripetuto più volte a me stesso che non devo più agitarmi, che è una cosa che fa parte del passato e non c’è più niente che io mi aspetto che faccia. Ma non è così. Un figlio è un figlio e il sangue è sangue, e quando gioca io sento ancora la stessa eccitazione di quando ha iniziato 15 anni fa” racconta il padre del famoso tennista, rivelando che anche quest’anno farà le vacanze in Montenegro.

La nostra barca è ormeggiata a Tivat (la cittadina turistica sulla costa del Montenegro, paese di origine della famiglia, dove è ormeggiato lo yacht di Djokovic, ndr). Il Montenegro è il più bel paese del mondo. Per me questo è un unico paese ed un unico popolo, si possono dividere quanto vogliono” dice schiettamente Djokovic, che poi accenna con modestia alle attività umanitarie della loro fondazione di beneficenza.

Ognuno deve fare le cose in cui crede, non lo facciamo perchè se ne scriva, ma perché pensiamo che sia giusto. Ringrazio Dio per averci dato l’opportunità di aiutare gli anziani, i malati, i giovani e tutti coloro che hanno bisogno di aiuto” dice Djokovic, che poi spiega perché è da molto tempo che non gioca più a tennis contro il figlio e perché non ci giocherà mai più.

L’ultima volta che ho giocato contro di lui aveva 11 anni. Fino ad allora vincevo 100 a zero, poi mi ha sconfitto lasciandomi a zero e da allora non l’ho più sfidato. È una soddisfazione che ci siano solo pochi giocatori al mondo che hanno un bilancio positivo nelle sfide con Novak, ma credo che nel giro del prossimo anno e mezzo lui ribalterà la situazione a suo vantaggio. Quanto a me, non riuscirà più a battermi, perché non giocheremo mai più una partita” dice con un sorriso Srdjan.

In conclusione Srdjan rivela quanto sia difficile per gli altri due figli, Marko e Djordje, esprimersi al meglio sul campo da tennis, quando da loro ci si aspetta che ripetano i successi del fratello.

Loro, in quanto fratelli di Novak, hanno sofferto molto a causa della sua carriera e del fatto che abbiamo dedicato il 99% dell’attenzione a lui. Purtroppo erano lì a guardare e non si sono mai lamentati, neanche adesso. È enorme la pressione su di loro a causa dei successi raggiunti da Novak. Purtroppo non hanno retto psicologicamente e non sono stati in grado di fare, questa è la mia profonda convinzione, quanto avrebbero potuto, visto le qualità che avevano. Il fatto che abbiano scelto il mondo di Novak è pesante per loro, perché essere il fratello tennista di Novak è estremamente difficile. Prima di tutto per Marko che è più vicino per età a Novak (Marko ha 23 anni, 4 in meno di Novak , best ranking n. 581 nel 2012, attualmente n. 1222, ndr), ma anche per “Djole” (il soprannome di Djordje, 19 anni, best ranking n. 1463 nel 2013, attualmente n. 1719, di cui si è parlato di recente per il fatto curioso che si è trovato ad affrontare in un torneo Challenger il nipote di Marjan Vajda, l’allenatore del fratello, ndr)”.

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