Wimbledon interviste, Wozniacki: “Con Camila non sai mai cosa aspettarti”

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Wimbledon interviste, Wozniacki: “Con Camila non sai mai cosa aspettarti”

Wimbledon secondo turno, C. Wozniacki b. D. Allertova 6-1, 7-6. L’intervista del dopo partita a Caroline Wozniacki.

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I bookmaker non ti danno tra le favorite per la vittoria. Ti aiuta non avere addosso questa pressione?
Non faccio caso a cosa dicono i bookmaker. Sono io che metto pressione su me stessa per far bene. A me piace giocare e ogni match che vinco per me è un bonus, vuol dire che ho un’altra occasione per farlo.

Il primo set è stato una passeggiata. Cosa è successo nel secondo? Ti sei innervosita o ha alzato il livello la tua avversaria?
Ero sopra 5-1 anche nel secondo, sentivo di controllare il match: poi ad un tratto lei ha iniziato a giocare meglio, a colpire le righe, e prima che me ne accorgessi stavamo 5-6 invece che nello spogliatoio. Alla fine comunque ho lottato e ho vinto: nel tennis bisogna fare l’ultimo punto, solo in quel momento si può dire di aver vinto.

La tua prossima avversaria è Camila Giorgi: con lei hai vinto una volta e perso due. Cosa ti ricordi di quei match e cosa ti aspetti da questa partita?
Con Camila non sai mai cosa aspettarti: colpisce ogni palla il più forte possibile e a volte entra, altre no. Dovrò rimanere concentrata, metterle pressione, non farle dettare troppo il gioco. Se può impostare lei, allora diventa pericolosa. Giocherà d’anticipo, rischierà ogni colpo.

Come giudichi la tua stagione finora? Ti senti tra le pretendenti al titolo?
Mi sento sempre tra le pretendenti, sono numero 5 al mondo. In questa stagione ho ottenuto delle belle vittorie e ho anche spesso avuto dei sorteggi difficili. In generale comunque sto giocando bene, l’importante è questo.

Nei tornei WTA usi molto il coaching. Credi che dovrebbe essere permesso anche negli Slam?
In quasi tutti gli altri sport è permesso: non mi viene in mente uno sport dove non lo è. Credo che aumenterebbe la qualità del gioco, quindi non vedo perché non dovrebbe essere permesso. ­È una questione di tradizione, ma credo che il pubblico voglia semplicemente lo standard di gioco più alto possibile.

Oggi magari ti sarebbe servito durante il secondo set.
Sì, ma comunque posso pensare anche con il mio cervello. Non è così fondamentale. So cosa devo fare in campo, il problema è l’esecuzione.

Sull’erba si ha meno tempo per pensare.
Può darsi, ma un giocatore deve pensare sempre: devi sempre sapere cosa aspettarti da un determinato colpo. Qui devi eseguire bene il primo paio di colpi e poi pensare al piazzamento.

Il tuo risultato migliore qui è stato il quarto turno. Quanto sei motivata a far meglio?
Molto. Del resto ho vinto Eastbourne, torneo in cui ho sempre fatto bene, ho vinto Wimbledon junior e sull’erba mi sento sempre a mio agio. Non ci sono ragioni per cui non possa andare oltre.

 

Traduzione di Gaia Dedola

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