Wimbledon interviste, Sharapova: “Le condizioni nei vari campi dovrebbero essere le stesse"

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Wimbledon interviste, Sharapova: “Le condizioni nei vari campi dovrebbero essere le stesse”

Wimbledon, terzo turno: M. Sharapova b. I. Begu 6-4 6-3. L’intervista del dopo partita a Maria Sharapova

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Sta andando tutto secondo i piani?
Considerando che non ho giocato un torneo prima, sento di aver gestito abbastanza bene il fatto di aver giocato ogni match con avversarie diverse su campi diversi. Oggi è stato un altro match contro una forte sia al servizio che in risposta. Sull’erba può essere una cosa abbastanza pericolosa. Sono abbastanza felice di essere riuscita a vincere in due set solidi.

Ha importanza il campo in cui giochi?
Non proprio. Penso che il fatto di essere riuscita a giocare su ogni campo sia positivo per me. Quindi non importa dove giocherò lunedì, saprò un po’ di più cosa aspettarmi. A questo punto i giocatori parlano di considerare un match per volta.

Quanto è facile o difficile farlo nella realtà?
Penso che sia un po’ più facile che sorpassare te stessa e pensare agli eventuali match successivi, perché poi ti aspetti di essere in quella posizione. Certamente, ti aspetti di alzare il livello in ogni match, ma devi essere realistica contro ogni avversaria e non puoi sottovalutare il livello di nessuno. Penso che sia un modo più intelligente di procedere in un torneo.

Ti è mai capitato di aver guardato oltre?
Sono sicura di sì. Ho fatto la mia buona dose di errori nella mia mente e in altri modi, certamente.

Dal 2003 è cambiata sensibilmente l’erba?
Si possono vedere molti scambi più lunghi rispetto a quel periodo. Soprattutto sul campo 2, sentivo una grande differenza rispetto al primo giorno sul centrale. Penso che le condizioni dovrebbero essere le stesse, ma forse per il caldo la palla era un po’ più pesante. Certamente ho fatto scambi molto più lunghi rispetto al primo incontro.

In quali modi pensi che l’esperienza di aver vinto qui alimenti quel desiderio e passione di ripetersi?
Non ci sono dubbi su questo. È certamente un qualcosa a cui penso ogni volta che entro nell’impianto. I ricordi di essere stata una campionessa, l’esperienza di aver attraversato quelle due settimane non aspettandomi di essere la campionessa a quel punto della mia carriera, reggere il piatto, porto sempre con me questi ricordi ogni volta che entro in campo qui.

Quando sei uscita dal campo, hai detto che credi assolutamente di poter vincere questi Championships. È perché lo hai già fatto prima o per il modo in cui stai giocando e ti stai sentendo ora?
Ogni volta che inizio un torneo devo essere pronta mentalmente e fisicamente per essere la campionessa dell’evento. Se non credessi in me, sarebbe piuttosto difficile attraversare le due settimane, scendere in campo e giocare senza interesse. Non sono mai stata questo tipo di giocatrice.

Come si paragona l’appagamento alla competizione quando non te lo aspettavi?
Penso che ovviamente le sensazioni cambiano in un certo senso. Ma le emozioni sono molto diverse. Quando hai avuto successo per un lungo periodo di tempo e hai vinto i tornei del Grande Slam, ti aspetti di essere in quella posizione. Quando non è così, è un po’ più deludente. Penso che il fatto di avere superato quell’infortunio nel 2008 mi abbia dato una prospettiva positiva, in cui ho realizzato quanto sono felice quando vinco dei match e anche che non è così brutto perderne alcuni. Penso che mi abbia veramente aiutato nei cinque anni successivi all’infortunio.


Traduzione di Chiara Nardi

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