Williams una saga senza fine (Marcotti), L'eroico Murray e l'Italia dei trentenni che è già a casa (Clerici), Via Gala Leon, la Davis spagnola a Conchita: tanto sessismo per nulla (Piccardi), A Wimbledon una sfida un po’ particolare L’occhio di falco? Federer ci vede meglio (Lombardo), Wimbledon, qualche volta la classe operaria è in Paradiso (Scanzi)

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Williams una saga senza fine (Marcotti), L’eroico Murray e l’Italia dei trentenni che è già a casa (Clerici), Via Gala Leon, la Davis spagnola a Conchita: tanto sessismo per nulla (Piccardi), A Wimbledon una sfida un po’ particolare L’occhio di falco? Federer ci vede meglio (Lombardo), Wimbledon, qualche volta la classe operaria è in Paradiso (Scanzi)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Williams una saga senza fine

 

Gabriele Marcotti, Il corriere dello sport del 6.07.2015

 

Ogni volta che si affrontano è un evento. Quando succede sui prati di Church Road, diventa una storia che si aggiorna. Nessuno come loro. Due sorelle che dominano il tennis da oltre due lustri. Senza soluzione di continuità. Diciassette anni dopo la loro prima partita, sei anni dall’ultimo incontro sull’erba dell’All England Club. Oggi è ancora una sfida in famiglia Williams, uno degli ottavi di finale dei Championships. Serena contro Venus: una rivalità infinita che non ha però saputo scalfire il rapporto granitico che pisce le due sisters più titolate del tennis moderno. Sul Centrale va in scena la 26a edizione (Serena conduce 1411), la 13′ in un torneo dello Slam (Serena avanti 7-5), la 6′ volta a Wimbledon (Serena comanda 3-2). A Roma, nei quarti di finale del 1998, risale la prima sfida, vinta dalla più grande Venus in due set Ora è Serena a comandare, non solo nel ranking (n. 1 contro n. 16) ma anche per tornei vinti (67 a 46), e titoli Slam (20 contro 7). Uguale il numero di vittorie ai Championships, ……Quando scendiamo in campo, vogliamo sempre vincere, dare il meglio di noi stesse, senza però dimentiare che siamo sorelle. Un legame che va al di là di qualsiasi partita. Nulla è più importante di Venus», spiega Serena. Nessuno come le fantastiche sorelle cresciute sui campi di Compton, in California. A dispetto dell’anagrafe, dei 35 anni di Venus, perennemente alle prese con problemi fisici, ma anche degli imminenti 34 anni di Serena, reduce da 34 match vinti consecutivamente in tornei dello Slam. A Parigi, trionfando al Roland Garros, ha completato il “Serena Slam’ il quarto Slam di fila. Ma il sogno, il vero obiettivo, resta il Grand Slam: Melbourne, Parigi. Londra e New York in un anno. Un’obiettivo che ha rischiato di veder svanire contro Heather Watson, nel terzo turno. Quando si è trovata per due volte a due punti dalla sconfitta. «Io però di questo non parlo – si schernisce Serena – Non ci penso e non è nei miei pensieri. Il mio pensiero è solo su questo torneo, partita dopo partita. Al match contro Venus che sarà terribilmente difficile». A pensarci, è la sorella , la sua prima tifosa. Mentre Serena rischiava di uscire di scena anticipatamente….., giura Venus, la più “esperta” tra le giocatrici rimaste in tabellone con le sue 35 primavere. «Non sono d’accordo, io tiferei senza dubbio per Venus». Perché? «Ha dovuto affrontare così tanti problemi – la pronta risposta di Serena – La sua è una storia fantastica che mi ha insegnato tantissimo. E una persona incredibile, semplicemente magnifica. E stata d’esempio per me come per moltissime persone».

 

L’eroico Murray e l’Italia dei trentenni che è già a casa

 

Gianni Clerici, la Repubblica del 6.07.2015

 

Non c’è tennis, anche per rispettare un’antica tradizione, e lasciar lavorare in pace il parroco di St Mary Church, in cima alla strada che conduce allo All England Tennis and Croquet Club. Oltre alla più che doverosa osservanza religiosa, gli abitanti del Borgo di Wimbledon hanno votato anni or sono contro l’attività tennistica festiva, inarrestabile negli altri tre Slam di Melbourne, Parigi e New York, e hanno cosi avuto modo di vivere una domenica normale. Io stesso ho bagnato i fiori del giardinetto che mi affitta da anni la SignoraJanet, e non mi sono trattenuto dall’acquistare varie testate di Sunday Papers, e leggere quanto hanno scritto i miei presunti ( infatti non oso paragonarmi a loro) colleghi. Inizierò dal Telegraph, che sotto il titolo Terapia del Massaggio sottotitola l’intervallo medico aiuta Murray a sopravvivere ai rischi di un terzo turno”. Quanto segue è un estratto di un appassionante testo. “Se qualcuno, come Seppi, chiede un intervento medico per una gamba – ha detto Murray al cronista Simon Briggs – ti aspetti che attenda una difficoltà di muoversi. Ma se nel game successivo riesce a strapparti il servizio, rimango incredulo. Questa è una parte del gioco che avrei dovuto risolvere psicologicamente in modo più efficace”. L’autore di simili invidiabili confidenze del campione, fa rilevare come Murray fosse già stato coinvolto in una controversia riguardo ad altri misteriosi sintomi che avevano spinto Djokovic ad arrestarsi, nell’ultimo Australian Open. Ma non ne trae le conseguenze. Direi allora che il povero Murray è più che un onest’uomo, che si lascia abbindolare da dubbi malori di avversari pronti ad approfittarsene. Il Daily Mail dedica tre pagine alla gloriosa partita dell’Orgoglio Nazionale, mostrando le foto della severa Mamma Judy, e della fresca sposa Kim con le mani nei capelli, nell’istante in cui anche il Campione è stato costretto, come quel furbastro di Seppi, a chiedere un intervento medico ad una spalla Ma ecco un indimenticabile commento del presunto collega, Holiver Holt: ‘Murray soffri un improvviso collasso, dopo che il suo sogno era iniziato’. E vi faccio grazia di quanto segue. Devo maggior fortuna al passaggio di due appassionati italiani davanti al mio giardinetto, e al loro inatteso saluto. “Avevamo trovato due biglietti, nella speranza di vedere uno dei nostri, magari la Errani o Fognini. Ma ho paura che dovremo accontentarci di un doppio femminile rap-prezzato. Ma si è accorto, Clerici, dell’età dei nostri eroi? Si è accorto che sono tutti sulla trentina, tra maschi e femmine?”. Sono ritornato in casa a verificare: i sei maschi presenti al torneo hanno una media di 32,2 anni, mentre le sei femmine di 30. Mi è allora venuto in mente un progetto di lavoro di Riccardo Piatti, quando ancora lavorava per la Federazione, e del Dr. Francesco Parra. Un progetto che fu disatteso, destinando i capitali ad un pur ammirevole canale televisivo gratuito, Supertennis, che ha certamente fatto pubblicità al nostro sport, ben più che le tv a pagamento. E mi son domandato: è stato un bene destinare simili fondi alla pubblicità, o sarebbe stato meglio investirli nel movimento giovanile? Mi pare giusto che prenda qualche informazione al riguardo, non meno frustrato dei due turisti che non vedranno più un italiano nei singolari della seconda settimana. Andy Murray, 28 anni

 

Via Gala Leon, la Davis spagnola a Conchita: tanto sessismo per nulla

 

Gaia Piccardi, Il corriere della Sera del 6.07.2015

 

Rimpiazzare una donna con una donna none esattamente un caso-scuola di sessismo né discriminazione. E per una volta — nonostante zio Toni Nadal sia affezionato al suo machismo quanto ai 14 Slam del nipotino Rafa e alla genia di tennisti iberici piaccia assai coltivare la fama di uomini che non devono chiedere mai —, dobbiamo difendere gli spagnoli dall’accusa di aver penalizzati, in quanto donna, il capitano di Coppa Davis. Sabato scorso Gala Leon Garcia, 41 anni, ex n.27 del ranking, è stata sollevata di peso dalla panchina (su cui non ha fatto in tempo a sedersi) dal neo-presidente della Federtennis, Fernando Femandez-Ladreda Aguirre. La sua nomina da parte dell’ex presidente Escanuela, nel settembre dell’anno scorso, aveva sollevato un vespaio di polemiche e Gala, che rimpiazzava Carlos Moya come leader di una squadra retrocessa nella serie B della Davis, gli era troppo legata per sperare di mantenere il posto. 44 tennisti, tra cui Nadal fomentato da zio Toni («Come farà quella a entrare in spogliatoio?»), avevano firmato una lettera di protesta nella quale, oltre ad attaccare la nuova c.t., accusavano N caso Via Gala Leon, la Davis spagnola a Conchita: tanto sessismo per nulla Escanuela di aver creato ad arte un caso di genere molto mediatico per distogliere l’attenzione da una presidenza debole e da certi buchi di bilancio misteriosi e sospetti. Butto Gala in pasto all’opinione pubblica, insomma, per tirare a campare un altro po’. Il bluff è durato poco. Escanuela è stato destituito e, con lui, la capitana (che purtroppo per lei è stata al gioco: «Non credo di dovermi scusare perché sono una donna» ha ripetuto per dieci mesi a ogni microfono»), usata come capro espiatorio. Non si nomina un c.t. di Davis, uomo o donna, senza aver consultato i giocatori. Non si manda allo sbaraglio una donna per mancanza di budget adeguato. Non si spaccia per discriminazione quella che è, di base, inadeguatezza al ruolo. Di Escanuela, innanzitutto. In vista della delicata sfida del 17-19 luglio contro la Russia (disponibili gli spagnoli di serie C: Gimeno, Menendez, Cervantes, Marrero), il colpo di genio è stato allertare Conchita Martinez, ex n.2. Tanto rumore, e sessismo, per nulla.

 

A Wimbledon una sfida un po’ particolare L’occhio di falco? Federer ci vede meglio

 

Marco Lombardo, il Giornale del 6.07.2015

 

Se cercate su internet, troverete un forum tennistico dedicato: “perché Roger Federer non è mai contento dell’Occhio di Falco?” Praticamente un caso, anche perché in effetti Roger Federer non è mai contento dell’Occhio di Falco, ovvero quel sistema tecnologico che da un po’di tempo sui campi migliori del mondo sostituisce l’arbitro in alcune chiamate. Il regolamento è questo: i giocatori hanno 3 «challenge» per set, ovvero possono sfidare la decisione del giudice di linea sul fatto che la palla sia effettivamente dentro o fuori. Se vince il giudice si consuma il «challenge», se vince il giocatore tutto resta come prima. Una scommessa, che statistiche alla mano Federer perde spesso. Insomma: il più grande giocatore dell’era moderna contro la più grande invenzione del tennis d’oggi. Una vera sfida,cominciata a Wimbledon2007 durante la finale contro Nadal, quando Roger contestò una chiamata del computer a suo sfavore:«Come puo dire che questa palla è dentro? Spegnetelo, è chiaro che non funziona». Non lo spensero, vinse lo stesso. Ma da allora è guerra. Otto anni dopo, la storia si ripete: lo svizzero supera al terzo turno il bombardiere Groth e poi alla fine storce il naso in sala stampa, con un’aria corrucciata che non va di pari passo con la sua forma smagliante: «Dite che sono contro l’Occhio di Falco? Questo è divertente perché non è vero, però non sono completamente a favore». In realtà la questione pare tutta svizzera: «Quello che dico è che non sono sicuro che sia preciso al 100%: diciamo che lo è al 99, ma io vedo ancora chiamate che proprio non capisco. E poi: quando arriva la sera lo spengono perché la luce non garantisce il risultato. E allora io dico che dovrebbero interrompere anche i match». A questo punto se chiedete a quelli del forum, vi diranno che Roger è un po’ strano: odia l’Hawk Eye ma è uno di quelli che lo chiama più spesso. Però dice che ama le tradizioni, anche se poi ce l’ha con gli organizzatori che quest’anno hanno ristretto ancor di più la regole del predominantly white. Niente colori su magliette o suole delle scarpe. Quindi, forse, niente soldoni dagli sponsor. E allora, più che avercela con l’Occhio di falco, Roger forse ha solo l’occhio lungo. Su come farsi rispettare a Wimbledon.

 

Wimbledon, qualche volta la classe operaria è in Paradiso

 

Andrea Scanzi, il fatto quotidiano del 6.07.2015

 

Nella prima settimana, il torneo londinese offre situazioni impensabili, straordinarie, e dà scampoli di gloria per chi, di gloria, ne avrà sempre troppo poca Wimbledon, qualche volta la classe operaia è in Paradiso. Un brutto giorno, fatalmente, il tennis è diventato clandestino. In tivù, quantomeno. La Rete e canali tematici come Supertennis hanno decisamente migliorato le cose, anche se tre Slam su quattro sono di proprietà di Eurosport, che li trasmette quando ha voglia e solo se in contemporanea non c’è qualcosa reputato più importante (ciclismo, atletica, motociclismo, curling, tutto). Wimbledon è l’unico Slam rimasto a Sky. E Sky, forse per sfogarsi, fornisce un servizio strepitoso: fino a sei campi in contemporanea. E un’orgia tennistica che provoca un godimento raro, e a dispetto di quel che si creda la prima settimana (appena conclusa) è spesso più divertente della seconda. Permette di vedere i pesci piccoli o presunti tali: gli eterni Davide in perenne e spesso vana attesa di sconfiggere i Golia. Quest’anno la pioggia ha sinora dato tregua e, da oggi, il torneo ripartirà dagli ottavi di finale. LA PRIMA SETTIMANA è spesso da preferirsi alla seconda perché offre la possibilità di osservare tennisti ingiustamente misconosciuti. La gioia che procura l’underdog che sconfigge il campionissimo è impagabile, sempre ammesso che non si appartenga alla permalosissima stirpe degli ultrà di Djokovic, Federer, Murray o Nadal. Quest’ultimo, giovedì, è stato sconfitto da Dustin Brown. Molti lo hanno scoperto solo quattro giorni fa, ma gli appassionati sapevano già quasi tutto di questo giamaicano con passaporto tedesco – e già questo basterebbe – meravigliosamente folle e sgraziato. Ha l’aspetto di Bob Marley e la tattica di un pazzo. Va sempre a rete, quando ormai (purtroppo) non lo fa più nessuno. Abusa inutilmente di palle corte, meglio ancora quando non servono a nulla (se non a fargli perdere il punto). Nadal non è più imbattibile, ma nessuno avrebbe scommesso su Dustin. E invece non si ricorda un tennista in grado di cortocircuitare così platealmente, e sadicamente, il maiorchino. Wimbledon è anche e soprattutto questo: la favola. Lo scampolo di gloria per chi, di gloria, ne avrà sempre troppo poca. I l vincitore finale non uscirà dalla triade Djokovic-Federer-Murray, e se accadesse sarebbe piacevolmente clamoroso. Sky continuerà a seguire le dinamiche di un torneo che non sarà mai, e per fortuna, come tutti gli altri. Si avrà modo, nei prossimi giorni, di ammirare il genio tamarro e sbruffone del mirabile greco-australiano Kyrgios, le geometrie di Goffro, i rovesci incantati di Gasquet e Wawrinka. Il fascino proletario della prima settimana, quella del set vinto da Luca Vanni e quella della wildcard Denis Kudla agli ottavi, resterà però intatta: la classe operaia in Paradiso non ci va, ma a Wimbledon qualche volta sì

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