Wimbledon, uomini: Djokovic rimandato a domani. Le sorprese si chiamano Gasquet e Simon

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Wimbledon, uomini: Djokovic rimandato a domani. Le sorprese si chiamano Gasquet e Simon

Grosso rischio per Djokovic nel Super Monday di WImbledon: rimonta da 0-2, ma non ha ancora finito. Berdych e Kyrgios fuori. Nessun problema per Federer, pochi per Cilic, Wawrinka e Murray. Pospisil è l’outsider

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[1] N. Djokovic vs. [14] K. Anderson 6-7(6) 6-7(6) 6-1 6-4 sosp. (Ciro Battifarano)

Il numero 1 del mondo Novak Djokovic è opposto negli ottavi al numero 14 Kevin Anderson. I precedenti dicono 4-1 in favore del serbo, unica vittoria per il sudafricano nel primo incontro nel 2008 a Miami, dopo 4 vittorie Djokovic tra cui Wimbledon 2011. Anderson non ha mai raggiunto i quarti di finali in un torneo del Grande Slam e oggi entra in campo determinato a giocarsi le sue carte senza alcun timore, impostando da subito il gioco su scambi veloci. Il sudafricano, dall’alto dei suoi 203 cm, ha nel servizio un’arma potentissima (qui a Wimbledon nei primi tre turni ne ha messi a segno 79 ed è dietro soltanto a Karlovic ed Isner), varia il suo gioco e viene avanti con facilità, oggi non ha nulla da perdere. Nole dal canto suo sembra non scomporsi, fa il suo dovere al servizio e forse attende il calo dell’avversario che poche volte abbiamo visto giocare a questi livelli con continuità. Al di là di qualche palla break per entrambi nel secondo e nel terzo gioco, il primo cedimento di Anderson sembra arrivare nel settimo gioco quando va sotto 0-30 con due doppi falli, ma fa parte del suo gioco: le sue seconde differiscono poco e niente dalle prime e, proprio con un filotto di “seconde”, addrizza l’andamento del game. Si arriva al tie-break e il servizio, decisivo fino a questo momento, sembra abbandonare i due giocatori che nei primi cinque punti cedono, o conquistano, due minibreak per parte; non ne con-cederanno più, fino al doppio fallo di Djokovic che manda Anderson a servire per il set e che con un ace chiude il parziale.
Con un ace Anderson apre anche il secondo set: è in fiducia e anche negli scambi più lunghi riesce a trovare grande profondità, tiene Djokovic lontano dalla riga di fondo e nel quarto gioco conquista il primo break dell’incontro. Il serbo non ci sta e ristabilisce subito la parità, ma quanto deve faticare contro questo Anderson che nel dodicesimo gioco si procura due set point. Non trasforma ed è di nuovo tie-break. Questa volta Djokovic va subito avanti 4-0, finalmente gli torna il sorriso in volto, ma non durerà molto: il campo numero 1 è una bolgia in favore del sudafricano che, lanciato da un doppio fallo di Djokovic, dà il via alla rimonta e con l’ennesima volèe conquista anche il secondo parziale.
Il numero 1 del mondo è sotto due set a zero, soltanto 3 volte in 23 occasioni gli è riuscita la rimonta. Nel terzo set Anderson ha un passaggio a vuoto e cede subito il servizio, sembra stanco soprattutto mentalmente e forse per lui a questo punto è meglio tirare il fiato e guardare direttamente al quarto set nel quale entrambi i giocatori tengono a fatica il proprio primo turno di battuta. Djokovic a questo punto sembra più fresco, lavora ai fianchi l’avversario e nel terzo gioco piazza il break. Il sudafricano oltre al calo mentale sembra andare in riserva anche dal punto di vista fisico, tiene i suoi successivi turni di battuta ma non riesce più ad impensierire il servizio di Nole che tranquillamente pareggia il conto dei set. Sono ormai le nove di sera a Church Road e non ha senso iniziare il quinto set, rinviato a domani.

[2] R. Federer b. [20] R. Bautista Agut 6-2 6-2 6-3 (Raffaello Esposito)

Al via la seconda settimana, regno degli eletti nel tempio del gioco. Sul campo centrale, dopo Murray-Karlovic, scende Re Roger contro la tds 20 Roberto Bautista-Agut, al suo miglior Wimbledon in carriera. Federer, con nove, è il singolarista che vanta il maggior numero di finali nella storia del torneo, seguito solo da icone delle origini come Willie Renshaw (1881-1890) e Arthur Gore (1899-1910) con otto, i quali però godettero del non indifferente vantaggio del Challenge Round. Basterebbe questo dato per essere soddisfatti ma Roger non lo è e mantiene intatta la sete di vittoria, soprattutto nel suo giardino. Probabilmente il suo sguardo è già orientato verso quarti e in semi e l’unico rischio reale oggi è la deconcentrazione. In linea generale lo spagnolo, fra i più migliorati nel 2014, non possiede la velocità di palla necessaria per infastidire Federer e  impedirgli di girarsi sul dritto, con ovvie conseguenze. Due zero Roger i precedenti, l’ultimo nove mesi fa a Shanghai. Evidentemente lo svizzero perde il sorteggio perché Bautista serve per primo e inizialmente difende la battuta con onore. Nel frattempo il suo avversario ha già iniziato a deliziare il pubblico con una difesa felina della rete e una demi-volée smorzata ma l’equilibrio dura poco. Un  break rossocrociato al quinto game, con due errori marchiani dello spagnolo, e un secondo poco dopo strappato di forza  chiudono col punteggio di sei due un parziale che non è mai iniziato. Il punto del set è un pallonetto di rovescio giocato da sotto la rete con gran tocco. Roger mostra una super condizione atletica nel danzare intorno alla palla dello spagnolo per liberare il dritto e chiudere subito a rete accorciando lo scambio; è in giornata e ha fretta, una combinazione letale per il suo avversario. Brekka subito in apertura di secondo set con una risposta d’incontro di rovescio e scappa nel punteggio ma nel quinto game, con Roger alla battuta, Bautista cade malamente rincorrendo un incrociato stretto e si infortuna alla caviglia destra. Il medical time-out  risolve parzialmente il problema e lo spagnolo gioca menomato. Perde ancora il servizio perché Federer non molla una palla e il set si chiude ancora sei due. Se già in condizioni normali l’impresa di Bautista era ai limiti dell’impossibile ora è semplicemente impensabile ma lo spagnolo ha il senso dell’onore e non si ritira. Il terzo set e la partita terminano al nono gioco con il secondo break dopo cinque match points annullati. Nei quarti Roger è atteso da Gilles Simon che ha inaspettatamente dominato Tomas Berdych. Gli astri sembrano sorridere al Re.

[3] A. Murray b. [23] I. Karlovic 7-6(7) 6-4 5-7 6-4 (da Londra, Roberto Salerno)

Si danno troppi pochi meriti a Ivone Karlovic, forse troppo spesso condizionati dall’andatura ciondolante, la barba incolta, lo sguardo perennemente basso. L’uomo (non chiamatelo ragazzone per favore, ha 36 anni ormai) croato non è solo servizio, e un dritto che spesso vola via ma che si vede con grande piacere, ma ha anche una capacità di leggere la partita che non è usuale trovare nei cmpi da tennis. E infine, a rete non è proprio l’ultimo arrivato. Insomma uno come Ivo Karlovic negli ottavi di finale di Wimbledon non è un intruso e la durissima partita di oggi lo ha ulteriormente dimostrato. La sua sfortuna è stata trovare il favorito principale del torneo che sembra aver poca voglia di scherzare, anche se pure oggi ha dovuto lasciare un set per strada. Ma se contro Seppi era stato condizionato da un dolorino alla spalla, che ha lasciato qualche polemicuccia,  oggi è esclusivo merito di Karlovic che ha giocato uno strepitoso 12° game nel terzo set, appena aiutato dalla racchetta rotta tra la prima e la seconda palla da Murray sul 30 pari.  Lì un brivido ha percorso il centre court, che è addirittura diventato cattivo nel quarto set, quando ha cominciato ad applaudire anche i dritti in rete del croato. Pubblico che ha fatto davvero poco onore alla sua fama, come già capitato contro Serena, perché Karlovic è davvero un gentiluomo, capace di sorridere e alzare le braccia al cielo quando finalmente il falco non ha corretto una chiamata dei giudici di linea contro Murray.

Ma al di là di questo rimane da segnalare un Murray a tratti davvero incontenibile, con una capacità sovrannaturale di superare con dei pallonetti precisissimi l’altissimo Ivo. Insomma, partita dura, intensa, finita come deve finire. Ma grande onore a Ivo Karlovic, c’è del tennis dietro quella racchetta.

[21] R. Gasquet b. [26] N. Kyrgios 7-5 6-1 6-7(7) 7-6(6) (Milena Ferrante e, da Londra, Laura Guidobaldi)

Si era già visto nella partita con Dimitrov: il Gasquet formato erba 2015 può far suonare la marsigliese anche contro mine vaganti annunciate. Il cliente degli ottavi, Kyrgios, deve come minimo suscitare fobie freudiane nella testa del francese, che vi ha perso l’anno scorso su questi stessi campi al quinto dopo aver condotto con 2 set di vantaggio. Kyrgios, con allure da pirata dei Caraibi, sfonda subito le difese portandosi 1-0 sul servizio d’apertura di Gasquet con 4 vincenti con i fondamentali. Ma la sua sregolatezza congenita lo porta a concedere subito palle break e Gasquet lo aggancia sul 2-2. Tatticamente il francese sembra rinato: accorto e attento a contenere, approfitta dell’esuberanza dell’australiano, spesso fuori luogo, per avanzare e chiudere al volo. È così che mette a cuccia un Kyrgios che fa fuoco e fiamme ma sempre troppo incline a strafare. Con un’accelerazione lungolinea di rovescio, il piatto della casa, Gasquet conquista due set point per poi chiudere il primo set 7-5. Il facile 2-0 del secondo set arriva con ben due doppi falli dell’australiano, cartina al tornasole di una sconsideratezza che Kyrgios non riesce a gestire. Gasquet dilaga e chiude 6-1 dopo solo un’ora. Peccato che la tensione si sciolga e con questa se ne vada il tie-break del terzo nel quale il francese ha ben due match point per chiudere. Mentre si profila il possibile scenario dell’orrore (con il conseguente nervosismo che il francese tiene a bada cambiando grip della racchetta a ogni piè sospinto). Gasquet si sforza di rimanere agganciato all’avversario e approda a un nuovo tie-break nel quarto. Si tiene a galla con due vincenti di dritto su punti importantissimi mentre Kyrgios fa il bello e il cattivo tempo al servizio sprecando un set point con un doppio fallo. Il francese gestisce sornione senza strafare e Kyrgios regala il secondo doppio fallo sul match point. Gasquet sbuffa e ringrazia i suoi dei. Wimbledon, per ora, non è un paese per giovani.

Questa volta Richard Gasquet non ha fallito. Opposto all’istrionico Nick Kyrgios, il tennista di Béziers ha vendicato la sconfitta bruciante dell’anno scorso quando, sempre qui sull’erba di Church Road aveva sprecato 9 matchpoint prima di soccombere all’esplosività di Kyrgios. “Quando ha chiamato il falco sull’ultimo matchpoint speravo solo di non dover disputare il 5° set; perché 11 matchpoint falliti contando anche quelli dell’anno scorso sarebbero stati davvero troppi, una cosa alquanto incredibile! Rivedevo già lo scenario dell’anno scorso, quando aveva sfiorato la riga di un niente e poi siamo andati al quinto. Continuavo a pensare a quel match. Lui ha un servizio pazzesco e, se comincia a piazzare le sue cannonate poi è molto difficile poter rispondere in modo efficace”. Già, l’esplosione di Kyrgios.

Ma oggi, Kyrgios, invece di esplodere alla fine è piuttosto imploso, poiché tutta la sua dirompenza è sfociata in tantissimi gratuiti e tanto nervosismo. Richard invece, tranne che alla fine del terzo set in cui distrugge la racchetta dopo essersi lasciato sfuggire l’occasione di chiuder, riesce a rimanere lucido, continuando a produrre un tennis solido, soprattutto da fondocampo. Neanche lo show dell’australiano parviene a distoglierlo: “Non mi distraggo quando parla al pubblico o all’arbitro. È vero che lo fa sempre, ma non ci faccio caso. Ama dare spettacolo, come del resto qualche altro giocatore nel tour; ma è un ragazzo simpatico, non ho nessun problema con lui“. E i tifosi australiani, gli Aussie Fanatics, come sono? “Si comportano molto bene, è un tifo corretto, non mi danno affatto fastidio“.

Il prossimo avversario di Richard sarà il vincente del match che vede opposti Wawrinka e Goffin: “Se dovessi affrontare Stan, lui partirebbe favorito, da due anni sta avendo risultati incredibili. Anche se sull’erba forse non è così temibile come sulla terra. Goffin non è un top 10 e, di conseguenza  il match sarebbe certamente un po’ più aperto“.

[12] G. Simon – [6] T. Berdych 6-3 6-3 6-2 (Roberto Dell’Olivo)

Gilles Simon centra il suo secondo quarto di finale in uno Slam, dopo quello ottenuto nell’ormai lontano 2009 in Australia, dove perse dall’allora futuro campione Rafa Nadal. Il terzo francese a Wimbledon 2015 resta indigesto a Tomas Berdych, dopo aver battuto Chardy e Mahut oltre allo spagnolo Andujar, la corsa del ceco si ferma di fronte ad un Simon, oggi quasi perfetto. Una sorpresa? Considerati i precedenti anche no; il francese era avanti 6-4 negli scontri diretti. Lo è di più il modo perentorio con cui Simon si è rifatto dell’ultima caporetto di Rotterdam, quando a febbraio perse in semifinale 6-2 6-1. Sono bastati infatti solo tre set, peraltro giocati da manuale da Gilles, per sconfiggere un apatico Berdych, che imprime la sua potenza solo all’inizio, con cinque ace nei primi due turni di battuta. Poi è il francese a salire in cattedra, a far muovere il suo avversario, a giocare profondo e infilare i tentativi d’attacco di Berdych, con dei passanti lungolinea, grazie al suo preciso rovescio bimane. Due break nel primo set, con un doppio fallo del ceco a regalare la palla set al francese. Il solito Tomas delle giornate no. Un giocatore dalle grandi potenzialità, numero 4 Atp quest’anno, giusto prima del Roland Garros, ma spesso capace di mettere in palla qualunque avversario, senza di fatto un vero e proprio piano “B”. Nemmeno i sedici minuti di pausa tra il primo e secondo set,  per un malore di una spettatrice, permettono a Berdych di resettare la sua tattica contro il francese.

Troppi gli errori da fondo campo e la regolarità di Simon viene presto premiata. Con il numero tredici Atp,  avanti due set a zero e break nel terzo, a gestire con intelligenza il match, per il 6-2 finale. Dopo l’impresa al quinto contro l’amico Monfils, ecco Simon raggiungere a trent’anni i quarti di finale a Wimbledon e guadagnarsi  presumibilmente il palcoscenico del  Central court contro Roger Federer.

[4] S. Wawrinka b. [16] D. Goffin 7-6(3) 7-6(6) 6-4 (Michele Gasperini)

Complicato successo per la testa di serie No.4 del torneo, Stan Wawrinka, il quale conquista il pass, per la decima volta in carriera e quinta consecutiva, ha dovuto sudare due ore e mezzo e due tiebreak per avere ragione sulla tds No.13, il belga David Goffin, autore di una grande partita, rischiando più volte, nel secondo e terzo parziale, di allungare il match.

La partita parte subito forte, con grande ritmo ed intensità, con il belga, al secondo ottavo Slam in carriera, che dimostra subito di essere in ottima forma e fiducia, servendo ottimamente e rispondendo con continuità: nel terzo game, infatti, arriva una palla break, bravo lo svizzero, piuttosto cauto, ad annullarla con il servizio. Non ci saranno altre chanche di break, si arriva al tiebreak dove Wawrinka fa la differenza, trovando due grandi accelerazioni di rovescio e costringendo Goffin alla resa.
Nel secondo parziale continua con grande caparbietà il No.15 del mondo, spingendo con entrambi i fondamentali, però è Stan ad operare il primo break dell’incontro, nel terzo gioco, dopo due vincenti di diritto. Goffin non molla, e nel turno successivo controbreakka immediatamente l’avversario, ed è un avvenimento: primo break subito da Wawrinka addirittura dalla finale del Roland Garros contro Djokovic, totalizzandone un totale di 80 turni di servizio tenuti consecutivamente. Ancora una volta, come nel primo set, entrambi non concedono altro al servizio e si giunge al secondo gioco decisivo, molto più equilibrato del primo: lo conquista ancora una volta il No.4 del mondo, per 9 punti a 7, dopo che comunque è sempre stato avanti nel punteggio.
Goffin, nonostante il punteggio, rimane attaccato e breakka per primo nel terzo parziale nel quinto gioco, mai domo, issandosi poi sul 4-2. Da qui in poi, Stan salirà di livello e, a suon di vincenti, realizza una serie di quattro giochi consecutivi e porta a casa l’incontro.
In quarti, dopodomani, affronterà il francese Richard Gasquet.

[9] M. Cilic b. [W] D. Kudla 6-4 4-6 6-3 7-5 (Paolo Valente)

Marin Cilic deve avere un feeling particolare con gli Stati Uniti, non solo perché il Nuovo Mondo, agli US Open dell’anno scorso, gli ha regalato il suo primo e finora unico Slam, ma anche perché il croato non perde contro un giocatore statunitense dagli Australian Open del 2008 (vs Blake), vincendo gli ultimi 25 match contro giocatori a stelle e strisce. Il 26° della lista diventa la wild card Denis Kudla, ultimo rappresentante dei 7 giocatori americani nel main draw (e curiosamente anche quello con il ranking più basso, n°105). La partita, che vedeva di fronte due giocatori nati fuori dai paesi di appartenenza (in Bosnia Cilic, in Ucraina Kudla), si è risolta in 4 set, con Cilic che ha portato a casa la vittoria ma non certo indicazioni positive sul suo gioco, ancora lontano anni luce dal livello stellare di New York 2014. Kudla, arrivato a Wimbledon con una finale e una vittoria nei challenger su erba, è rimasto attaccato al match fino alla fine, e solo il servizio del croato ha fatto la differenza, come testimoniano i numeri: 21 ace e 4 doppi falli per Cilic, 11-14 per Kudla. Il n°9 del mondo ha sbagliato molto da fondo (38 vincenti e 40 gratuiti), subendo spesso l’iniziativa del 22enne americano, un po’ leggero nei colpi ma con un gran gioco di gambe, che gli permette di arrivare quasi sempre in perfetta coordinazione per l’impatto con la palla. Per Cilic il secondo quarto di finale consecutivo a Wimbledon, con la possibile rivincita del 2014 contro Novak Djokovic, per Kudla la consolazione di rientrare nei top100, con la possibilità futura di ritoccare il best ranking di n°90 che risale al luglio del 2013.

V. Pospisil b. [22] V. Troicki 4-6 6-7(4) 6-4 6-3 6-3 (Diego Serra)

Vince in cinque set Vasek Pospisil, canadese numero 56 del mondo, che giunge per la prima volta in carriera ai quarti di Wimbledon. Almeno in singolare perché nel doppio ha già vinto lo scorso anno il titolo sui campi inglesi. Vasek l’erba la conosce. Nonostante ciò era riuscito a perdere due set, i primi due, concedendo una sola palla break a Troicki, ma fatale nel primo set. Poi però il canadese è salito in cattedra. Nel primo set break di Troicki come detto nel terzo game, poi non si gioca nel servizio di entrambi e il set si chiude per 6 a 4.  Nel secondo set nel terzo game Pospisil ha ben tre palle break che però non sfrutta, di nuovo da lì in avanti servizi non giocabili e si arriva al tiebreak.  Tre minibreak a due per il serbo e la partita sembra segnata. Anche perché fino a qui Troicki ha sbagliato molto poco. Terzo set regolare, su servizio canadese Troicki non trova mai il varco giusto, anzi cede la battuta nel nono game alla prima palla break per Pospisil e il set si chiude per 6 a 4 per il canadese. Quarto set e subito break di Pospisil, che dimostra come il vento sia cambiato, ora è Troicki a remare da fondo. Nel nono e ultimo game break di nuovo del canadese, alla seconda palla break a disposizione, e set chiuso. Nel quinto set domina ancora il servizio ma è di nuovo Pospisil a chiudere con un break l’ottavo game, l’unico in cui c’è stata partita. Nel game successivo col proprio servizio chiude definitivamente al secondo match point. Giusto in tempo per raggiungere Jack Sock e difendere il titolo in doppio. E poi per lui i quarti di finale contro Murray o Karlovic.

Risultati:

[20] R. Gasquet b. [26] N. Kyrgios 7-5 6-1 6-7(7) 7-6(6)
[1] N. Djokovic vs [14] K. Anderson 6-7(6) 6-7(6) 6-1 6-4 sosp.
[9] M. Cilic b. [WC] D. Kudla 6-4 4-6 6-3 7-5
[4] S. Wawrinka b. [16] D. Goffin 7-6(3) 7-6(7) 6-4
V. Pospisil b. [22] V. Troicki 4-6 6-7(4) 6-4 6-3 6-3
[3] A. Murray b. [23] I. Karlovic 7-6(7) 6-4 5-7 6-4
[12] G. Simon b. [6] T. Berdych 6-3 6-3 6-2
[2] R. Federer b. [20] R. Bautista Agut 6-2 6-2 6-3

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