E alla fine lo ha capito anche lui: Dimitrov lascia il coach Roger Rasheed

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E alla fine lo ha capito anche lui: Dimitrov lascia il coach Roger Rasheed

Dopo l’ennesimo flop a Wimbledon, Grigor Dimitrov ha annunciato via Twitter la fine della collaborazione con Roger Rasheed. Praticamente tutti consigliavano la fine di questo rapporto al bulgaro, chiamato ora alla scelta più importante degli ultimi anni: scegliere l’allenatore giusto

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Dimitrov con Rasheed
 

Adriano Panatta, ultimo arrivato fra le schiere dei commentatori TV era stato chiaro: “Se vuole vincere qualcosa deve cambiare coach“. Così parlò l’Adriano nazionale durante il suo esordio su Eurosport all’Australian Open, dove il bulgaro perse al quarto turno da Andy Murray. A colui che fino a qualche tempo fa era noto come “baby Federer”, soprannome che ha cominciato a infastidirlo man mano che passavano gli anni, sono state rimproverate diverse cose nel corso degli anni. Dapprima, gli si imputava un fisico non all’altezza, specie dopo i crampi che puntualmente lo colpivano durante le partite che si allungavano nelle prove dello Slam, dove si gioca tre set su cinque e dove si deve vincere se vuoi diventare un campione. Poi, uno stile di gioco non adatto al suo talento.

E allora ecco prendere come coach Roger Rasheed, uno che ha lavorato con altri tennisti di livello in passato (Tsonga su tutti) e famoso per i suoi duri allenamenti – il fisico di Rasheed ne è testimonianza eloquente. Grigor mette su muscoli, senza mettere tanti chili però, e finalmente comincia a giocare con la continuità necessaria per salire in classifica. Mentre i media continuano a predirre per lui un grande futuro, quello del campione capace di sostituire Federer quando lo svizzero deciderà di ritirarsi, lui, in attesa che arrivino queste vittorie importanti, compie un altro passo per stare stabilmente in copertina: si fidanza con Maria Sharapova (e trasloca in California). La tennista siberiana è più grande di lui di qualche anno, e comunque ha già in cascina gli Slam che doveva vincere. Maria può, quindi, vivere il fidanzamento “importante” con maggior tranquillità.

Grigor intanto coglie la sua miglior annata in carriera, nel 2014, giocando benissimo nel mese di giugno, quando vince il torneo inglese del Queen’s e arriva poi in semifinale a Wimbledon, migliorando allora il suo miglior risultato di sempre negli Slam, quei quarti di finale conquistati all’Australian Open proprio nel 2014. Agli Us Open uscirà al quarto turno, preludio del deludente finale di stagione che lo vedrà in finale solo al torneo di Stoccolma, vinto l’anno prima. Fallisce anche la qualificazione alle ATP Finals, lui che è stato numero 8 proprio nell’agosto 2014.

Il 2015 è l’anno in cui tutti prospettano il grande salto. Lui stesso parla di queste aspettative in ogni intervista che rilascia. Arrivano però le sconfitte, copiose, e una specie di involuzione nel suo gioco. Il bulgaro gioca sempre dietro la linea di fondo campo e con una racchetta – uno dei prototipi scartati da Federer durante le sue prove per il cambio attrezzo – che non lo aiuta di certo nel suo tennis muscolare, lui dotato invece di buona mano. I risultati non arrivano quindi, le delusioni sì e sempre più numerose. La racchetta è stata cambiata e tutto è rimasto invariato. Cosa rimane da fare? Cambiare allenatore.

Ora però Grigor deve compiere la scelta giusta. Deve affidarsi a un coach capace di ricostruirlo dapprima dal punto di vista psicologico, perché servono soprattutto le vittorie per far tornare la fiducia nei propri mezzi, e poi, magari, cercare di cambiare qualcosa del proprio gioco, un’operazione difficile a questi livelli ma possibile per chi è in possesso del talento del bulgaro.

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