Wimbledon, donne: Sharapova in semifinale contro Serena. Muguruza aspetta Radwanska

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Wimbledon, donne: Sharapova in semifinale contro Serena. Muguruza aspetta Radwanska

La siberiana batte in tre set Coco Vandeweghe e vola in semifinale per la quinta volta a Wimbledon. Nella parte bassa la emula anche Garbine Muguruza che ha la meglio sulla Bacsinszky. La spagnola incontrerà Aga Radwanska, che ha battuto Madison Keys in tre set. Serena Williams supera dopo 3 set di altissimo livello Vika Azarenka

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[1] Serena Williams b. [23] Victoria Azarenka 3-6 6-2 6-3 (da Londra, Laura Guidobaldi)

Nel loro 30° scontro e dopo le 16 vittorie precedenti, è ancora Serena Williams a prevalere su Victoria Azarenka. La n. 1 del mondo ha la meglio sulla bielorussa con lo score di 3-6 6-2 6-3 e approda così alla semifinale dei Championships dove la aspetta Maria Sharapova.

Serena è lanciata più che mai verso la conquista di Church Road e, perché no, verso l’impresa leggendaria del Grande Slam.  Sul suo cammino oggi c’era l’ostacolo Victoria Azarenka. Ieri Vika era apparsa alquanto tesa in conferenza stampa e, alla domanda sul match di oggi contro la n. 1 del mondo, ha risposto con un secco: “Se spero cosa? Darò il massimo con Serena, sono qui per migliorarmi ogni giorno e vincere, non per sperare“. L’ultima volta che le due hanno incrociato le racchette è stato circa un mese fa sul rosso di Porte d’Auteuil e, anche in quell’occasione la vittoria era andata alla  statunitense dopo una lotta al terzo set. L’ultimo successo di Vika contro la Williams risale alla finale di Cincinnati del 2013.

Detto, fatto. Vika intende dimostrare subito all’avversaria che oggi è lei quella da battere. Estremamente aggressiva, la due volte campionessa degli Australian Open (2012 e 2013) si posiziona con i piedi dentro il campo, martellando in modo forsennato e con massimo anticipo. In questo modo è quasi sempre lei a primeggiare nel bum bum da fondo, sorprendendo spesso Serena che incappa poi nell’errore. Vika sale così 4-1, dopo aver strappato il servizio alla Williams sull’1-0. Dritto, rovescio, servizio, oggi la bielorussa sembra una schiacciasassi; imperturbabile e quasi “arrabbiata” nell’espressione, si allontana ulteriormente da Serena sul 5-2. I servizi sono angolati e pesanti; i colpi d’anticipo visitano tutta le geometrie del campo, spiazzando spesso la statunitense, alquanto stordita da un avvio così devastante dell’avversaria. Arriva così il primo setpoint per Victoria che viene però annullato da una fucilata di Serena; ce n’è un secondo, anch’esso vanificato da un gratuito della bielorussa. Alla fine, la n. 1 del mondo resta ancora nel set, con Vika che, per la prima volta, sembra essersi distratta. Gli spettatori sono divertiti dal verso acuto della Azarenka che, però, non si lascia intimidire e continua imperterrita a urlare e a martellare, fino a procurarsi il 3° setpoint. Ed è quello buono perché con l’ennesimo dritto vincente e fulmineo, Victoria agguanta la prima frazione per 6-3 in 36 minuti di gioco.

Il ritmo diventa sempre più infernale. Le due tenniste ingaggiano una battaglia all’ultimo respiro facendo partire dalle loro corde fendenti supersonici, tesissimi, in un braccio di ferro da un angolo all’altro, tanto che il campo sembra perfino troppo stretto per loro… Oltre a guerreggiare con le fucilate, cominciano a rivaleggiare anche con il grunting: strida acute per Vika e ruggiti rabbiosi per Serena, tant’è che il pubblico comincia a rumoreggiare divertito ad ogni colpo e ad ogni gemito. Alla fine, Victoria salva ben 3 palle break e aggancia l’avversaria sul 2-2. Serena non ci sta a subìre il minimo punto e, nonstante il rischio di una palla break, si salva e sale 3-2, soprattutto grazie alla battuta, la cui prima viene servita a 120 miglia orarie e la seconda a 107!

Serena sembra furibonda e i suo colpi aumentano sempre più in potenza. Ma Vika non ne vuole sapere di soccombere e, sull’erba dell’All England Club, riappare tutta la tempra dell’ex n. 1 del mondo. Tuttavia, l’andamento del match cambia inesorabilmente direzione. Victoria ora è fallosa, incalzata a più non posso da Serena che le strappa per la prima volta nel match il servizio e allunga il passo sul 4-2. Nonostante la strenua resistenza della bielorussa, questa volta è la statunitense a salire in cattedra. Gli errori di Vika diventano più frequenti e, alla fine, il secondo set è a stelle e strisce con un 6-2 tutto per la Williams.

Vika incappa in un calo di intensità e di precisione e perde il controllo dello scambio. Ne approfitta subito Serena che sale rapidamente in vantaggio 3-0 e che diventa sempre più dirompente al servizio.

L’Azarenka non è più la giocatrice devastante del primo set. Tanti, troppi gratuiti per lei che, cercando di sfondare il “muro” americano, va spesso fuori giri. Victoria lotta, stringe i pugni e approda al 2-4. Con continui autoincoraggiamenti, avanza ancora sul 3-5, avendo perfino a disposizione una palla break (cosa non facile, considerata la potenza del servizio dell’avversaria). Ma non c’è più nulla da fare. La n. 1 del mondo dimostra per l’ennesima volta a che punto sia superiore, per ora, alle sue avversarie. La battuta è senza dubbio il principale elemento a fare la differenza: Serena mette a segno 17 ace a fronte dei 7 dell’Azarenka e conquista l’80% dei punti con la prima di servizio. Con lo score di 3-6 6-2 6-3 sarà lei a disputare la semifinale contro Maria Sharapova.

Sicura di sé e grintosa anche fuori dal campo, Victoria non ci sta a parlare del grunting in conferenza stampa: “Sono così stanca di queste domande. L’altro giorno mi stavo allenando accanto a Nadal e urlava più di me ma nessuno lo nota. Perché? Non lo so. Perché le donne in campo cercano di dare il meglio e lavorano duramente e quindi fanno rumore. È un problema nel tennis? Succede in ogni sport. Quindi è tempo di guardare a cosa fanno le giocatrici in campo, per esempio agli ace di Serena“. Il pubblico divertito dal grunting, è un problema per Vika? “Penso abbiano bevuto troppi Pimm’s o altro. Quando lo speaker suggerisce al pubblico di idratarsi, intende con l’acqua e non con l’acool. Se ridevano, vuol dire che stavamo facendo un bello spettacolo. Non mi importa. Lavoro duramente e gioco per dare il meglio, ed è anche quello che fa Serena“.

 

[13] A. Radwanska b. [21] M. Keys 7-6(3) 3-6 6-3 (da Londra, AGF)

Radwanska contro Keys non è un confronto inedito a livello Slam, e nemmeno sull’erba. Nei loro tre precedenti (tutti vinti da Agnieszka) c’è anche un terzo turno a Wimbledon 2013. Quello fu uno dei primi match che rivelò le potenzialità della allora teenager Keys, visto che Radwanska venne costretta ad una dura lotta conclusa solo al terzo set.

La giornata è più fredda delle precedenti: coperta e anche un po’ ventosa, anche se la brezza è calata rispetto alla tarda mattinata. Subito break all’avvio: Radwanska non riesce a contenere l’aggressività in risposta di Keys, in particolare sulle seconde di servizio e perde la battuta a 30. Ma anche nei game successivi è tutto in mano a Madison: è lei che fa e disfa, alternando vincenti ad errori gratuiti. Aga invece non riesce ancora a trovare la chiave per costruire il suo gioco: tutto è molto rapido, gli scambi si concludono sempre con pochissimi colpi. E anche il controbreak dipende da Keys: troppi gratuiti producono l’1-1. Madison cerca la chiusura quasi istantanea, Aga al contrario punta ad allungare lo scambio. Costretta quasi sempre a difendere, Aga lo fa con molta sagacia; spesso riesce a tenere le traiettorie molto raso rete, obbligando ogni volta Keys a prendere molti rischi se vuole continuare a spingere: lo deve fare scendendo molto con le gambe e aggiungendo un po’ più di top spin ai suoi normali colpi  E così, per ragioni diverse e con velocità diverse, spesso la palla viaggia da entrambe le parti a pochissimi centimetri dal nastro.

Il set è punteggiato di occasioni per il break, tutte annullate; in sostanza dopo i due break iniziali si arriva senza particolari scossoni al 6-5 Radwanska. Qui Keys (al servizio) rischia davvero grosso, concedendo set point, e annullandone due in particolare con un paio di vincenti rischiosissimi: un dritto inside out e una palla corta che scavalca di un soffio la rete: 6-6 e tiebreak. Ma la conclusione del set a favore di Aga è solo rimandata; Keys perde troppo spesso la misura dei colpi: 7-3 per la gioia dei cinque giornalisti polacchi seduti nella fila davanti alla mia, che applaudono ed esultano sui punti migliori della loro giocatrice.
Inequivocabili le statistiche: Radwanska 4 vincenti (con un ace) e un solo errore gratuito, Keys 20 vincenti (4 ace) e 21 gratuiti.

La partita tatticamente si è stabilizzata, e nel secondo set si procede in modo spedito per i primi sette game. Il break a favore di Keys arriva nell’ottavo, quando Aga scende con le percentuali della prima di servizio: Madison spinge in risposta sulla seconda troppo tenera di Radwanska e si procura tre palle break; converte la seconda grazie ad un nastro fortunato: disppunto del giornalista polacco davanti a me sotto forma di bottigliata (vuota e di plastica, sia chiaro) contro il banchetto: 5-3 per Keys, che tiene nel nono game e chiude il set con un ace: 6-3 in suo favore.
L’impressione è che Keys stia registrando i colpi, e questa non appare una buona notizia per Radwanska, che ha bisogno che i gratuiti di Madison equilibrino i vincenti. E dopo i 21 errori nel primo set il numero è calato: sono stati solo 7 nel secondo (a fronte di 15 vincenti).

In avvio di terzo set Keys cede pochissimi punti in battuta, mentre Radwanska deve sudarsi i propri turni di servizio, anche se non concede palle break. Aga tiene il settimo game con molta fatica, e ormai la bottiglia del giornalista davanti a me è diventata buona come martello per ritmare l’esultanza a fine game.
Nell’ottavo game Keys infila due pasticci determinanti: prima valuta fuori un mezzo lob di Agnieszka che ricade mezzo metro dentro, poi commette un doppio fallo. Sullo 0-30 Aga si inventa uno scambio favoloso, di gran lunga il più bello del match, in cui succede di tutto e che conclude con una smorzata vincente: 0-40. Con un corpo a corpo a rete Keys salva la prima palla break; ora il giornalista polacco davanti a me si dà direttamente la bottiglia in testa; ma avrà modo di esultare subito dopo per il gratuito di dritto che Madison spara a metà rete: 5-3, e Radwanska serve per il match. Ormai Agnieszka ha in mano l’inerzia della partita e mette in campo tutta la sua sapienza difensiva per portare a casa a 30 il game e di conseguenza anche il match 7-6, 3-6, 6-3.

Alla fine probabilmente l’esperienza ha avuto un ruolo determinante, visto che Keys ha commesso due ingenuità nel game che le è costato il break e di conseguenza l’incontro. Mentre dopo mesi di delusioni e amarezze, relegata addirittura fuori dalla top ten, Radwanska si riprende il centro del palcoscenico conquistando la semifinale dei Championships.

[20] G. Muguruza b. [15] T. Bacsinszky 7-5 6-3 (Cesare Novazzi)

Nella parte bassa del tabellone si contendono l’accesso alla semifinale la spagnola Muguruza, tds numero 20 e l’ultima svizzera in gara, la tds numero 15, Bacsinszky. La tennista elvetica potrebbe centrare la seconda semifinale slam consecutiva dai tempi di Martina Hingis. La partita però si rivela subito molto dura per la rossocrociata: Muguruza sfrutta appieno la sua potenza da fondo e, dopo aver salvato due palle break al quinto gioco grazie a servizio e diritto, inizia a concedere ben poco alla battuta. Bacsinszky cerca di manovrare da fondo però non trova il diritto vincente e consegna il primo parziale alla spagnola.
Nel secondo set la svizzera prova ad attaccare con maggiore concretezza e si porta avanti di un break, ma la sua avversaria trova al gioco seguente un ottimo timing sulla palla e anticipa bene i colpi specialmente con il rovescio ad incrociare, recuperando lo svantaggio. Il break decisivo si consuma all’ottavo gioco. La svizzera perde incisività al servizio e la spagnola al gioco seguente accede alla sua prima semifinale slam con un ottimo attacco con il rovescio lungolinea. Muguruza incontrerà la vincente tra Keys e Radwanska, una partita alla sua portata grazie al livello di tennis espresso.

[4] M. Sharapova b. C. Vandeweghe 6-3 6-7(3) (Antonio Garofalo e, da Londra, Roberto Salerno)

Dopo un campione NBA degli anni cinquanta (nonno Ernie), un altro ottimo giocatore di basket (zio Kiki) e un’olimpica nel nuoto (mamma Tauna a Montreal 1976) la famiglia Vandeweghe deve rimandare l’appuntamento per scrivere nei propri diari sportivi anche la presenza di una semifinalista ai Championships. Ha lottato Coco, è riuscita a riprendere una Maria che per un’ora e tre quarti è stata troppo forte e concentrata e che improvvisamente è stata assalita dai fantasmi. Sostenuta dal pubblico, forse infastidito dai grugniti della Sharapova, oggi davvero insopportabili, la Vandeweghe è riuscita a rientrare in partita proprio quando sembrava finita, ma ne parleremo tra un attimo. Maria Sharapova che centra la quinta semifinale in carriera a Wimbledon sognando – in attesa del match clou di giornata tra Serena e Azarenka – di ripetere l’exploit che la rivelò al mondo nel 2004.

I primi game della partita sembravano preludere ad un match assai combattuto: Maria impiegava sette minuti per aggiudicarsi il primo gioco annullando ben quattro palle break mentre l’americana partiva molto aggressiva e determinata. Purtroppo per la diretta interessata ed anche per la partita, il servizio di Coco oggi giocava a nascondino ( percentuali….) e quando la russa si issava sul 3-1, nonostante l’immediato controbreak dell’americana numero 47 del mondo, il primo set imboccava rapidamente la via della Siberia. In avvio di secondo set la Vandeweghe provava a trovare angoli più acuti con il rovescio bimane ma la Sharapova, ottenuto il break a zero nel terzo gioco, nonostante la sua avversaria provasse più volte con ampi gesti ad invocare il sostegno del pubblico, sembrava avviarsi ad una rapida conclusione. Ed invece, giunta due volte a due punti dal match sul 5-3 servizio Vandeweghe, la russa si impappinava sul più bello facendosi breckare al momento di servire per il match sotto la spinta di una coraggiosissima americana. Falliva anche due palle break per andare 6-5 e si trovava costretta a fronteggiare due set point per la sua avversaria: il primo Coco lo buttava via, sul secondo era brava Maria col servizio. Nel tiebreak però la russa manifestava un’insolita paura, cominiciava a tirare indietro il braccio e l’americana si impossessava del campo e del set.

Ma il terzo set vedeva il ritorno della siberiana, in grado di portarsi rapidamente sul 3-0. Il tempo di un ulteriore passaggio a vuoto, che la portava a cedere ancora il servizio all’avversaria pericolosamente portatasi fino al 3-2 con il publbico ancora impazzito per poi infilare un altro filotto di tre game di fila. Era un dritto di Coco, aiutato dal nastro, che finiv ain corridoio e consegnava a Maria la semifinale. Per l’americana, mai issatasi sino ai quarti di un major sino ad ora, comunque un ottimo torneo, anche se dovrà attendere il 2016 per rimpinguare la sua collezione di asciugamani verdi e viola per ora ferma (pare per sua stessa ammissione) a tredici.

 

Risultati:

[20] G. Muguruza b. [15] T. Bacsinszky 7-5 6-3
[4] M. Sharapova b. C. Vandeweghe 6-3 6-7(3)
[13] A. Radwanska b. [21] M. Keys 7-6(3) 3-6 6-3
[1] Serena Williams b. [23] Victoria Azarenka 3-6 6-2 6-3

 

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