Wimbledon, donne: Serena è ancora regina, sesto titolo a Wimbledon!

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Wimbledon, donne: Serena è ancora regina, sesto titolo a Wimbledon!

La numero uno del mondo piega in due set una ottima Garbine Muguruza, e porta a casa il 21esimo trofeo Slam della sua straordinaria carriera: al momento è la detentrice di tutti i quattro Major contemporaneamente. Muguruza spreca un vantaggio di 4-2 nel primo set e sfiora la rimonta da 1-5 nel secondo: sarà numero 9 del ranking da lunedì

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[1] S. Williams b. [20] G. Muguruza-Blanco 6-4 6-4 (da Londra, AGF)

Nella finale femminile di Wimbledon 2015 si fronteggiano due carriere agli antipodi. Una lunghissima e gloriosa, l’altra estremamente breve e ancora tutta da costruire: Serena gioca per chiudere il cerchio dei quattro Major detenuti contemporaneamente, il Serena Slam, e arrivare al ventunesimo titolo. Muguruza prova a sfatare la maledizione delle giocatrici nate negli anni ’90: tutte quelle che hanno raggiunto una finale Slam l’hanno persa, a parte Petra Kvitova.

La giornata è mite (23- 24 gradi) con un cielo prevalentemente sereno.Vento praticamente assente. Un sabato ideale per giocare a tennis. Arbitra Alison Lang-Hughes.

Serena vince il sorteggio e decide di servire. Parte con un game non da lei; alterna colpi vincenti ad errori evidenti, tra cui tre doppi falli che le complicano la situazione: subito palle break. Ne salva tre, ma alla quarta cede le battuta, con un gratuito di rovescio. L’impressione è che sia entrata in campo decisa a spingere al massimo ogni colpo; serve subito prime a 122 miglia orarie, cosa che normalmente si riserva di fare nelle fasi finali dei match complicati, ma la potenza appare perfino eccessiva. Anche Serena è umana e sente la tensione?
In compenso Muguruza con un paio di risposte aggressive sulle seconde di Williams mostra di non avere timori reverenziali. Tiene la battuta e consolida il break. Garbiñe riesce ad essere sufficientemente rapida in uscita dal servizio da entrare nel palleggio su tutte le riposte giocabili di Serena. Il 3-1 conferma la sua capacità, per il momento, di gestire la palla pesante dell’avversaria.

Nel sesto gioco un paio di gratuiti di dritto di Muguruza le causano le prime palle break, annullate grazie a due coraggiosissimi scambi affrontati a viso aperto e conclusi con due vincenti, sempre di dritto: 4-2.

Per Serena le cose sembrano più difficili del previsto e infatti cominciano i “C’mon!” sui punti vinti, anche quelli su errori dell’avversaria: 4-3. Evidentemente ha deciso di mettere in campo tutta la sua personalità, facendo qualche volta anche ricorso ai piccoli trucchi del mestiere (come rallentare i tempi di gioco non facendosi trovare pronta). Si procura due palle per il break, e nonostante un ace di Garbiñe sulla prima, lo ottiene sulla seconda: 4-4.
Mantenendo la battuta ora è Serena a condurre, e a mettere sotto pressione Muguruza. Che manca una palla del 5-5 e scricchiola con un doppio fallo che significa set point: Serena gestisce lo scambio da campionessa e lo conclude con un vincente: 6-4 in 44 minuti.

La sensazione è che per Serena il peggio sia passato, e l’eccesso di emotività dei game iniziali riassorbito: con i quattro game consecutivi (da 2-4 a 6-4) ha rimesso in carreggiata la situazione.

I palleggi non sono stati lunghi, ma estremamente profondi, e spesso anche molto violenti. E sotto questo aspetto Muguruza pare attrezzata a reggere il peso di palla dell’avversaria. Ma con il passare dei game la risposta di Serena è diventata sempre più complicata da gestire. E in più non solo Williams ha vinto il set, ma ha di nuovo il vantaggio di iniziare a servire per prima anche nel secondo.

Si inizia il secondo set con un game facile per parte (Muguruza tiene addirittura il suo a zero), ma è solo un momento in cui Serena tira il fiato. Comincia poi la fase di match in cui i colpi di inizio gioco scavano un solco determinante nell’andamento della partita: la numero uno del mondo ha aggiustato il tiro non solo al servizio, ma soprattutto in risposta. Ora a Garbiñe le proprie battute tornano indietro troppo rapidamente, e non riesce più a trovare l’assetto per impostare scambi in cui possa comandare il gioco.
Serena brekka due volte consecutivamente e sale 5-1. Dal 4-2 primo set Muguruza, il parziale è stato di nove game a uno.

Sembrerebbe tutto pronto per la premiazione, visto che sul 6-4, 5-1 Serena deve solo ottenere quattro punti alla battuta, e nell’ultima mezz’ora di gioco non sono mai stati un problema.
Ma Garbiñe ha un sussulto di orgoglio: si butta a rete sul primo quindici e fa sbagliare a Serena il passante. Un doppio fallo e un gratuito di Serena confezionano il break a sorpresa del 5-2. A tennis non è finita sino a che non è finita, e così la cerimonia deve essere rinviata. Ora Muguruza non ha più nulla da perdere e dimostra di avere un grande carattere: non ha nessuna intenzione di lasciare strada facilmente a Serena. Tiene il servizio del 5-3

Il nono game è anche il più bello ed emozionante della partita: con Serena al servizio, Muguruza sale 0-40, Serena reagisce, e con una serie di battute spaventose si procura un match point. Ma appena il servizio è minimamente giocabile, Garbiñe riesce ad entrare nel palleggio. Si procura una quarta palla break, mancata con una risposta fuori di un millimetro. Ne ottiene una quinta durante uno scambio rocambolesco in cui entrambe flirtano con le righe, mentre il pubblico si mette a chiamare out le palle buone.
E il break arriva davvero: 4-5. Ora è Muguruza nella condizione di dover solo tenere la battuta per rimettere in equilibrio il set; invece si trova subito sotto 0-30 con un doppio fallo e un nastro fortunato di Serena. La sua corsa si chiude con un dritto lungolinea troppo largo che sancisce il 6-4, 6-4 definitivo.

La partita si è giocata prevalentemente sulla diagonale dei dritti, una scelta soprattutto determinata da Serena, che ha privilegiato quella direzione sia sulle seconde di battuta che in risposta. Non so se sia stata l’opzione tattica ideale (in semifinale Radwanska nella fase di recupero del secondo set aveva scelto geometrie differenti), ma alla fine Williams ha vinto, per cui è difficile darle torto.
I dati statistici più interessanti sono forse due: quello della conversione delle palle break (Serena 5 su 8, Muguruza 3 su 10) con Williams più cinica e concreta e quello del calo di punti ottenuti da Muguruza sulla prima di servizio (61% primo set, 45% secondo) a conferma che Serena ha progressivamente registrato l’efficacia in risposta.

Muguruza non ha fatto da vittima sacrificale: ha perso, ma ha mostrato un carattere promettente per il futuro.
E Serena? Ventunesima vittoria in un Major (a ventidue c’è Steffi Graf); il Serena Slam è conquistato e per il Grande Slam mancano solo gli US Open. Alla ennesima finale, ormai per lei è diventato quasi impossibile trovare cose originali da dire durante la premiazione: in questa occasione per dimostrare che le partita è stata impegnativa e per rendere merito alla sua avversaria ha brevemente riassunto la parte finale del match.
Della cerimonia di Muguruza probabilmente più che le parole si ricorderanno le lacrime, comprensibilissime. Si spera che riesca ad assorbire la sconfitta e a ripartire da quanto di buono ha mostrato in tutto il torneo, e non ripeta l’involuzione che ha invece colpito la giovane finalista del 2014, Eugenie Bouchard.

Queste le prime dichiarazioni di Muguruza in conferenza stampa:
“Se a Serena regali qualcosa, anche solo un paio di punti, poi finisci per perdere. Ho lottato, forse avrei potuto rispondere meglio… ma non lo so”.
“La sensazione di unione e vicinanza con il pubblico che mi aveva appoggiato mi ha commosso. E più mi applaudivano più diventava difficile smettere di piangere”.
“Ho avuto occasioni nel primo set. Ma contro le grandi giocatrici è così: quando risalgono il punteggio e si portano avanti, poi giocano ancora meglio; a quel punto è facile vincano game in serie
“.
“Ad inizio torneo mi sono detta che l’erba era adatta al mio gioco, quest’anno dovevo mettermi con lo spirito giusto e saperne approfittare, non fare come in passato”.
“Quando riuscivo ad allungare il palleggio per me le cose andavano meglio, ma era difficile riuscire a farlo”.

E queste le prime dichiarazioni di Serena:

Al di là dei vari record volevo tanto vincere Wimbledon di nuovo, e ci sono riuscita. La settimana in più tra Parigi e Wimbledon mi ha aiutata, ho potuto tirare il fiato tra i due tornei, e poi riprendere gli allenamenti per l’erba”.
“Da questo Wimbledon ho imparato che il mio team funziona: il modo di prepararmi, di allenarmi, etc etc: è un lavoro di equipe e qui si è visto che il team ha lavorato bene”.
“Ho raggiunto il Serena Slam, ma non ancora il Grande Slam, quindi fino a che non l’ho ottenuto per me è difficile immaginare l’emozione che provoca”.
“Sono ufficialmente la vincitrice più anziana in uno Slam? “Cool!”, ma mi sento ancora giovane, però”.
“La finale maschile di domani sarà un grandissimo match, sono contenta di non dover giocare contro nessuno dei due finalisti”.

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