Reilly Opelka sulle orme di John Isner: un nuovo gigante per il tennis americano

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Reilly Opelka sulle orme di John Isner: un nuovo gigante per il tennis americano

L’americano classe 1997 Reilly Opelka ha scritto il suo nome nell’albo d’oro del trofeo Junior di Wimbledon vicino a quelli di leggende come Stefan Edberg, Bjorn Borg e Roger Federer. L’America del tennis, dopo John Isner, ha trovato un nuovo gigante della racchetta

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Quando un giovane tennista sale alla ribalta della cronaca grazie ai suoi primi trionfi di rilievo è normale che si facciano paragoni con giocatori in attività o già ritirati. Quello è il nuovo Borg. Quell’altro il nuovo Sampras. Quell’altro ancora il nuovo Federer.Il compito per gli amanti delle analogie è fin troppo facile con Reilly Opelka, 17enne statunitense che ha conquistato il torneo di Wimbledon Junior, imponendosi in finale sullo svedese Mikael Ymer in due set (7-6 6-4): ecco il nuovo John Isner. Motivo? Più di due metri di altezza, servizio portentoso, movenze ciondolanti e dinoccolate.

Ma c’è subito una prima differenza: un titolo così importante a livello giovanile “Long John” non lo ha mai portato a casa. Partito fuori dalle teste di serie Opelka è riuscito a sbaragliare la concorrenza e ad issare la bandiera a stelle e strisce sull’erba dell’All England Club per il secondo anno consecutivo dopo il trionfo di Noah Rubin nella scorsa edizione. Come da copione considerata la sua mole, il ragazzone del Michigan ha fatto fatica ad ingranare all’inizio della competizione, riuscendo ad imporsi al primo turno sul sedicenne australiano Alex De Minaur solamente per 13-11 al terzo set. Già al match successivo però c’è stato il cambio di passo nella vittoria sul terzo favorito del tabellone, l’interessante mancino francese Corentin Denolly, finalista recentemente al trofeo Bonfiglio. Poi due turni comodi contro il giapponese Watanuki e il connazionale Blumberg. In semifinale ad attenderlo c’era però un derby ben più complicato con il coetaneo Taylor Fritz, prima testa di serie e a caccia di rivincite dopo la finale persa a Parigi. 31 vincenti e 18 aces: eliminato anche il californiano.

In finale il nuovo gigante del tennis americano si è trovato di fronte lo svedese di origini etiopi Mikael Ymer, classe 1998, fratello minore (e dicono pure più promettente) di Elias e prodotto dell’accademia “Good to Great” di Magnus Norman. Uno scontro tra Davide e Golia visto che lo scandinavo rendeva oltre trenta centimetri al suo avversario. Un contrasto di stili tra un bombardiere del nuovo millennio, intento a dominare il gioco con servizio e dritto, e un giocatore da fondocampo, costretto a limitare gli errori e a cercare di allungare lo scambio. Ha prevalso Opelka in maniera “isneriana”: primo set al tiebreak, secondo set deciso da un break sul 4 pari, nessuna opportunità concessa a Ymer in risposta. “Ho servito molto bene” ha dichiarato lo statunitense classe 1997 dopo aver alzato il titolo, “ogni volta che ho sentito di essere sotto pressione come sul 30 pari o sul 15-30 ho messo a segno un ace o un servizio vincente”. Deve averlo notato anche il povero Ymer…

Opelka si inserisce nella task-force di talenti under-18 incaricati di risollevare le sorti del tennis USA, precipitato in un periodo di profonda crisi dal ritiro di Andy Roddick. Infatti per cercare di portare a termine questa complicata missione insieme a lui ci sono il già citato Taylor Fritz e Tommy Paul, fresco vincitore del Roland Garros, oltre ai tre classe ’98 Stefan Kozlov, Frances Tiafoe e Michael Mmoh. La presenza di più atleti dello stesso livello e della stessa età in un paese con una tradizione sportiva così ricca di successi rappresenta una situazione ideale poiché stimola la competizione reciproca e, allo stesso tempo, divide le attenzioni dei media e degli addetti ai lavori. “Tommy Paul ha vinto il Roland Garros un paio di mesi fa. Vederlo sollevare il trofeo è stata una gran cosa per il tennis americano” ha sottolineato Opelka, “ma ci ha fatto venire voglia di fare la stessa cosa. Tutti eravamo alla pari prima dell’Open di Francia, prima che Tommy vincesse. Conosco lui e Taylor – ci sono alcuni di noi in grado di riuscire a fare queste cose. Ma avere chi ci riesce per primo è importante perché poi tutti gli altri vogliono imitarlo. Ci si spinge a vicenda a fare del proprio meglio. È ciò che è successo anche in passato”.

Il gigante del mid-west tuttavia tra questi teen-ager era quello che aveva suscitato meno curiosità fino al trionfo ai Championships. Dopo qualche affermazione di prestigio a livello Junior nel 2014, (per esempio al torneo Eddie Herr in finale su Mmoh) Opelka ha deciso di intraprendere l’avventura da professionista, firmando in Aprile un contratto con la “Lagardere”, guarda caso l’agenzia che tutela anche gli interessi di Isner e Querrey. Una scelta in linea con gli standard del tennis internazionale ma che al momento sta pagando poco in termini di risultati: 2-4 il bilancio in questa stagione nei Futures a fronte del 13-2 nei 3 tornei junior disputati quest’anno (Roland Garros, Roehampton e Wimbledon appunto). Insomma la decisione sembra un po’ affrettata e magari l’opzione college, preferita da Tommy Paul, non era così fuori luogo.

D’altra parte però possedere nel proprio arsenale una prima di servizio che tocca i 215 km/h può aiutare e non poco anche tra i grandi. Non è sufficiente per scalare il ranking ma sicuramente permette di uscire indenne dalle situazioni più intricate e di portare a casa tante partite. In fondo c’è chi ci ha costruito una carriera sulla battuta. John Isner, tanto per fare un nome.

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