Knapp, la regina delle incompiute (Valesio), I ricordi dell'estate 1978 di Adriano Panatta "Ero al suo ultimo concerto. Scomparve sulle note di Grande, grande, grande" (Liuzzi)

Rassegna stampa

Knapp, la regina delle incompiute (Valesio), I ricordi dell’estate 1978 di Adriano Panatta “Ero al suo ultimo concerto. Scomparve sulle note di Grande, grande, grande” (Liuzzi)

Pubblicato

il

 

Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Knapp, la regina delle incompiute

 

Piero Valesio, tuttosport del 27.07.2015

 

La vita non è quasi mai giusta, si sa Almeno secondi i nostro canoni. Preferisce seguire strade sue a volte scegliendo di apparire profondamente scorretta; altre volte preparando colpi a sorpresa in un futuro che ci è forzatamente (e fortunatamente) ignoto. Ne sa qualcosa Karin Knapp forse la meno appariscente delle tenniste azzurre: ma certamente colei che meriterebbe ogni giorno un plauso per la passione con cui ha deciso in tempi passati di non abbandonare lo sport che era la sua grande passione quando ne avrebbe avuto ben donde visto i due interventi al cuore che ha dovuto sopportare. Comunque, visto che è sempre meglio mettere l’accento sul bicchiere mezzo pieno piuttosto che su quello mezzo vuoto, da ieri Karin (e non solo da ieri) è in credito con la sorte e manco di poco. La questione è semplice: dopo aver giocato e vinto due match a Bad Gastein nella giomata di venerdì, Karin si è ritrovata a giocarne due ieri. La pioggia aveva costretto gli organizzatori a riprograrnmare la semifinale contro la Errarci alle dieci di ieri mattina Incontro che Karin ha vinto dopo una durissima battaglia di due ore a mezzo: a riprova fra l’altro della sua buona vena contrapposta a quella invece non limpidissima di Sara. Un’oretta di pausa e poi, voilà, di nuovo in campo per la finale contro Sam Stosur. E qui la sorte si è divertita, beata lei, a fa sentire il suo peso. Perché se il match si fosse risolto con un netta vittoria dell’australiana ci sarebbe stato ben poco da dire. Comodo battere una che ha sputato l’anima per vincere una partita poco prima. Invece le cose sono andate diversamente. Karin vince il primo pure con un certo agio e va pure a servire per il match sul 5-3. Ed è a quel punto che la sorte decide di intervenire. Perso prima il servizio e poi il successivo tie-break la nostra pare sul punto di crollare. Va sotto 2-0 nel terzo, recupera, vince un game interminabile che le permette di restare agganciata all’avversaria (2-3) ma poi crolla definitivamente per la fatica. E’ tornato alla mente il match notturno del Foro contro la Kvitova: quando Karin si ritrovò 5-2 avanti ma non riuscì mai a chiudere. La regine delle incompiute deve avere la certezza che qualcosa di grande la aspetta. La sorte glielo deve.

 

I ricordi dell’estate 1978 di Adriano Panatta “Ero al suo ultimo concerto. Scomparve sulle note di Grande, grande, grande”

 

Emiliano Liuzzi, Il Fatto Quotidiano del 27.07.2015

 

Nessuno forte come lui. Ma finalmente potrebbe arrivare qualcuno: si chiama Adrianino ed è suo nipote era il 23 agosto, anno 1978, e non fu una estate memorabile: le Brigate Rosse avevano appena tenuto in scacco lo Stato con il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro; al Quirinale, dopo le dimissioni di Giovanni Leone, coinvolto secondo i giornali nello scandalo Lockeed, venne eletto Sandro Pertini; Paolo VI, il 6 agosto morì e il conclave fino al 26 non avrebbe eletto il nuovo Papa: poi fu Albino Luciani, alla quarta votazione, a prendere il nome di Giovanni Paolo I, ma anche quella storia non finì bene. Nell’Italia delle ombre, dei sospetti e del piombo nelle strade, la Versilia di quell’estate si prepara alle 15 serate-evento di Mina a Bussola-domani, seimila posti, costo del biglietto 15 mila lire, più o meno i 45 euro di oggi. Dopo sei anni di assenza dai concerti Mina torna Mina: ogni sera apre un comico. Inizia Walter Chiari, e in quellade123 agosto, undicesima delle quindici serate, tocca a Beppe Grillo. Mina va in scena con gli abiti firmati dalla sorella di Franca Rame, Stella, chela coprono di nero. Non porta il reggiseno, ma si tiene stretta gli errori, le sregolatezze, gli amori inutili. Quandoprende una nota se la stringe, quasi a mimare un amplesso. Nel camerino, prima di ogni concerto, fuma come una dannata, è nervosa. Quando esce poi c’è solo lei, con la voce che arriva dove vuole, ritorna, lascia senza fiato chi ascolta. Tra il pubblico ci sono Renato Zero, Gloria Guida, Delia Scala, Amanda Lear. E Adriano Pa-natta, reduce dalla finale degli Internazionali di Roma che due mesi prima aveva perso al quinto set contro Bjorn Borg. “Fu Sergio Bernardini”, racconta Panatta, “a invitarmi. Io vivevo già allora con mia moglie tra il mondo e la Versilia. E Bernardini, artefice di quelle serate, mi volle con lui. Andammo, credo cheingiroci siano ancoradelle fotografie, non ricordo con chi fossi, ma eravamo un gruppo di amici, quelli che le serate finivano alla Capannina. O a Bussoladomani, appunto”. Il concerto inizia, Mina, da scaletta arriva a Grande, grande, grande, ma non rientra per il bis. L’orchestra continua a suonare, come sul Titanic, ma Mina è già sulla Mercedes grigia con l’autista Sergio Palmieri, direzione Milano. Diranno i giornali problemi di salute. Da quel giorno in pubblico non la vide più nessuno. Ero ospite del patron Bernardini, ma non la conoscevo. Ci siamo incontrati 15 anni fa per caso sulla spiaggia. Nonostante lei avesse scritto di me, pensavo fosse uno scherzo Come la prendeste, voi, che aspettavate il bis? Non capivamo bene, ma non so perché, sembrava che un’ uscita d i scena da premiere dame fosse nell’aria. Immaginavamo senza crederci. Mina aveva la voce, i movimenti, l’energia. E quella cosa che si chiama talento, non per tutti. Mauro Coruzzi, che anni dopo sarebbe diventato Platinette, diceche la gente piangeva. Ricorda? No, non ricordo se piangessero. Sicuramente avevamo percepito quello che poi sarebbe stato l’epilogo, o comunque una lunga assenza di Mina. Lei la conosceva già allora? No, ero amico di Bernardini, l’organizzatore dell’evento. Ma Mina no, non la conoscevo e non ci saremmo mai incontrati permolto tempo. Anni dopo quella serata uscì un articolo su Tuttosport, carico di belle parole nei miei confronti. La firma era di Mina. Io pensai a uno scherzo o, meglio, allo pseudonimo di un giornalista. Accadeva che non avessero voglia di apparire. In realtà ero tentato dal *** chiamarla, ma non lo feci. Poi ci siamo incontrati per caso. Solo Panatta, scusi, può avere la fortuna di incontrare per caso l’inafferrabile Mina. In realtà accadde una cosa molto semplice, ma saranno stati 15 anni fa. In pieno inverno io sono sulla spiaggia col cane a fare una passeggiata. Una meraviglia l’arenile della Versilia d’inverno. Vedo una signorasu unasediadaregista che guarda il mare. Mi avvicino, è lei, Mina. E a quel punto le dico dell’articolo uscito molto tempo prima e della mia voglia di chiamarla. E lei mi dice: sì, ero io. Nessuno pseudonimo. È così, paradossalmente, che conosco Mina. Da uno a dieci, quanto ama Mina? Dieci e lode, undici, centomila. Conosco ogni singolo brano a memoria, non esagero se dicocheèunadellepiùgrandi cantanti del mondo. Torniamo al 1978: dicono le cronache di allora che lei in Versilia l’estate se la spassasse al la grande. II Panatta playboy… Se tai sport a un certo livello non sei compatibile col mestiere di playboy. Non lo sarei stato neanche se avessi fatto un’altra professione. Non è la mia indole. Ai rotocalchi però piaceva l’idea che lo fossi. Giusto. Ma dicevano anche che lei fosse un pigro, quindi compatibile col ruolo disciupafemmine. Una delle frasi ricorrenti: “Ah, se Panatta avesse avuto la costanza di Borg, sarebbe stato il tennista più forte del mondo”. \lnr:l brande sciocchezza. Ero già sposato dal 1975, ogni tanto i giornali avevano bisogno di gossip e prendevano una fotografia da sbattere in copertina: io con qualche donna. In realtà non mi muovevo senza mia moglie, la tagliavano dalle foto e mi affibbiavano una fidanzata. La pigrizia è un’altra leggenda metropolitana: mi allenavo, eccome. Sarebbe più corretto dire chealtri avevanobisogno di allenarsi più di me. Ma quando arrivavo ai tornei ero preparato come e più degli altri. Qui torna il talento, come Mina. Buona la prima anche per Adriano Panatta? Si, ma non senza sforzo o costanza e determinazione. Poi qualcuno doveva allenarsi molto di più perché magari non era all’altezza, ma questo non avrebbe mai inciso sui risultati. II suo 1978 non fu quello di Mina, ma neanche il suo anno migliore. No, due anni prima ho toccato ilpuntopiù alto della carriera, ero il quarto giocatore del mondo, avevo vinto Coppa Davis e Roland Garros. Poi tutti dimenticanoche noi giocammo quattro finali di Davis, e nessuna in casa. Un’altra, fossimo stati a Roma, probabilmente due. Lei i nonno, giusto? Due bambini, Adriano e Leonardo. Anche loro prone per la terra battuta? Mi piacerebbe. Adrianino ha 3 anni e mezzo, credo che il prossimo anno gli mettano in mano la prima racchetta. Poi vediamo come va. Non sarebbe male un altro Adriano Panatta. Vediamo se lo vuole lui, soprattutto. Ogni tanto torna un’altra delle frasi: il tennis è morto, e bla bla. Il tennis non morirà mai. Può vivere periodi di stanchezza, quello sì. Di questi tempi la rivalità tra Federer e Djokovic, che ormai pare una macchina da guerra invincibile, tiene tutti col fiato sospeso. Ma arriverà un altro che farà fuori il numero uno e torneranno grandi rivalità. A lei dei due chi piace? Credo che Federer giochi il miglior tennis di sempre. L’altro ha quei sei anni in meno che oggi fanno la differenza. II migliore contro II quale ha giocato? Borg è stato quello che ha massacrato il tennis e lasciato vittime sul campo, ma Federer è il tennis, è come si dovrebbe giocare. Oggi vede in giro italiani da esportazione? Poca cosa. Fognini ha i colpi giusti, poi manca nel resto. Non voglio dire la testa, non sarebbe neanche vero, ma non ha determinazione. Aspettiamo Adrianino? Può essere. Ma davvero le donne non cadevano ai suoi piedi? Perché questa non ci torna. Non l’ho detto. Dico che io non cadevo tra le loro braccia, è diverso. Forse potevo cadere addosso alla voce di Mina. Peccato, forse perché ci siamo conosciuti troppo tardi. Chissà.

 

 

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement