Ad Amburgo Fognini cede e si arrabbia con Nadal «Non rompere le scatole» (Martucci), Fognini, scintille e sconfitta con Nadal (Semeraro), E Fognini le canta pure a Rafa (Azzolini), Nadal ad Amburgo sopravvive a Fognini (Clerici), Fognini, sconfitta e scintille con Nadal (Giorni), Parola a Flavia:”Amo New York” (Mancuso)

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Ad Amburgo Fognini cede e si arrabbia con Nadal «Non rompere le scatole» (Martucci), Fognini, scintille e sconfitta con Nadal (Semeraro), E Fognini le canta pure a Rafa (Azzolini), Nadal ad Amburgo sopravvive a Fognini (Clerici), Fognini, sconfitta e scintille con Nadal (Giorni), Parola a Flavia:”Amo New York” (Mancuso)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Ad Amburgo Fognini cede e si arrabbia con Nadal «Non rompere le scatole»

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 2.08.2015

 

Maledetti nervi, maledetti attimi fuggenti, maledetti errori nei momenti importanti. I tifosi di Nadal esultano: al rientro dopo sette anni, Rafa firma Amburgo e il titolo Atp numero 67, il terzo stagionale (dopo Stoccarda e Baires), ritrovando il sorriso dopo le batoste nei grandi tornei 2015 e la retrocessione al numero 10 del mondo. Di più: ha vinto di testa, di forza, di volontà. Alla sua maniera, cioé, dimostrando di volersi ribellare alla decadenza fisica e di risultati in generale, e di invincibilità sulla terra rossa in particolare. Il 7-5 7-5 in 2 ore e 33 minuti coi quali doma in finale Fabio Fognini è anche la rivincita dopo le ultime due sconfitte consecutive, nelle semifinali di Rio e negli ottavi di Barcellona, con l’italiano, sceso ad un improprio numero 32 in classifica. Ma il più forte di sempre sulla superficie, il campione di nove Roland Garros dal 2015 al 2014, deve ringraziare soprattutto i cali di concentrazione dell’italiano proprio sul finire dei due set. E quindi i 60 errori del talento di Arma di Taggia, che sigla 39 vincenti, ma sconta la bassa percentuale di prime di servizio in campo (63% contro 1’80% spagnolo). MAGIE E REGOLARITA’ La partita la fa Fognini, che gioca profondo fin dal primo game di 12 minuti e accende subito la battaglia col suo gioco spumeggiante, fatto di continui cambi di ritmo e di effetti. Antidoti della regolarità del mancino di Maiorca. Come un tempo, fatte le debite proporzioni, Adriano Panatta con Bjorn Borg. Così il primo set si decide sul 5-5: Rafa salva la palla-break con una melliflua smorzata di rovescio, Fabio salva tre set point, ma al quarto capitola — ahilui — davanti alle risposte del maiorchino. Quando però sembra vinto, sul l-l’1-3, salvando tre palle dell’1-4 con dritti e rovesci da campione, rovescia la situazione, rimonta fino all’imprevedibile break del 4-3, e addirittura del ….. OCCASIONI Fabio ha ragione, ha una reazione umanissima. Ma sbaglia, perché si distrae. Sale fino al 5-4 40-15 e, invece di concretizzare uno dei due set point, accusa quattro punti di fila — due mirabilie dell’avversario e due errori suoi —, subendo il sanguinoso 5-5. Ha ancora tre palle-break, ma non è più lucido con la sua arma paralizzante, il rovescio dalle mille opzioni e dal magico timing. E, sul 5-6 40-15, perde anche il dritto, e quindi, «una grande finale», come sentenzia Nadal dopo la scivolata sul campo, in ginocchio e con le braccia al cielo, clamorosa come i crampi alla premiazione. «E’ stata molto dura, tanti alti e bassi, spero che la gente si sia divertita. Ho avuto una buona attitudine, ho passato momenti difficili, ma li ho superati e ho lottato con la mentalità giusta. E’ una vittoria molto importante»

 

Fognini, scintille e sconfitta con Nadal

 

Stefano Semeraro, il Corriere dello Sport del 2.08.2015

 

Dopo il due non c’è il tre: a Fabio Fognini non è bastato giocare una gran finale sulla terra di Amburgo per battere la terza volta Rafael Nadal in stagione (sarebbe stato record). Lo spagnolo, che da oggi risale al n. 9 Atp, dopo 2 ore e 34 minuti di lotta e due set tiratissimi e spettacolari (7-5 7-5) si è messo in bacheca la 28 coppa al Rothembaum…, il 67esimo titolo in carriera e il 3 dell’anno dopo quelli di Buenos Aires e Stoccarda. Un Nadal in crescita, con sprazzi vecchia maniera, anche se la partita nel bene e nel male l’ha fatta l’azzurro, come spiegano i 39 vincenti (a 18), i 60 errori gratuiti (a 27) e le tante occasioni sciupate. E stata battaglia fin dall’inizio, con 4 break consecutivi e un primo gioco da 12: Sul 5-5 Fabio ha avuto una chance per andare a servire per il set, poi ceduto il servizio. Montagne russe nel 2 set, con Fognini sotto 3-1 ma capace di rimontare e servire per il set sul 5-4 arrivando anche a 2 set-point, annullati alla grande da Nadal che si è portato poi sul 5-5. Al cambio di campo è scattato anche un breve ma sonoro alterco fra i due, con Fognini che si lamentava di qualcuno che gli “rompeva le palle” dall’angolo dello spagnolo e Rafa che ha replicato. L’episodio ha probabilmente deconcentrato Fabio – fino ad allora impeccabile – che ha finito per cedere i due game successivi in cui era stato in vantaggio 40-15. Alla fine pace fatta e stretta di mano. Resta l’amarezza, ma Fognini è sulla strada giusta.

 

E Fognini le canta pure a Rafa

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 2.08.2015

 

Alla fin fine, è proprio quell’ondivaga precarietà del Fognini che più incanta Quel uel suo essere in bilico su se stesso, operazione difficilissima, se vi va di provarla, da autentici equilibristi della psiche umana Sono io o non sono io? Esplodo o non esplodo? Domande consuete, per chi lo abbia seguito in questi anni, alle quali da ieri se ne a ‘unge una terza che potrebbe – ahilui – assumere il tono di un tormentone e lasciare qualche ulteriore livido sul suo ego già stropicciato da un’altra finale perduta (la settima, su dieci) «ma ben giocata», quanto di peggio insomma, per un tipo incarzereccio come il nostro. Il fatto è che a lanciarla sul palcoscenico del tennis, oltre che sui rispettivi musi, sono stati Rafa Nadal e Fabio Fognini, congiuntamente, e in questi casi – noblesse oblige – è ovvio supporre chef invettiva “rafaeliana; delle due la più “illustre; abbia già fatto il giro del mondo, bella impacchettata in qualche decina di megabyte e a vostra disposizione su YouTube. E dunque, rompo o non rompo le palle? Questa la domanda chiave della finale. Resterà la solita fotografia dell’azzurro ed è un peccato, visto come ha giocato le di Amburgo. Nadal non si tira indietro, potete immaginarlo. Magari nello sferzare il dritto, che di questi tempi gli va corto di almeno quattro metri, no di certo nel puntare al cuore dell’avversario (un amico, persino) e dirgli in faccia ciò che pensa. «Smettila di rompere le palle», si è sentito tuonare dall’angolo del campione, dopo che Fognini gli aveva detto lo stesso, becerando il suo disappunto per i continui “aiutini” che giungono a Rafa dal suo box, e lo esortano a fare quello e a fare quell’altro, instancabile filo diretto fra nipote tennista e zio coach, che di questi tempi (comunque critici) s’è fatto più rumoroso e continuo del solita E sia .. Mettiamo pure che il Fogna abbia ragione a urlare: «Hai rotto i huevos, fai sempre le stesse cose…», anzi, diamo per scontato che ce l’abbia, al cento per cento. Ma cosa credete che rimarrà di questo ennesimo siparietto? Esatto, la solita immagine del Fabio ululante. Un peccato, date retta. Perché anche la finale è stata in bilico, non solo lo stato d’animo del nostro. Appassionante, più che bella, seppure si sentano in giro lodi sperticate sul livello tennistico messo in campo. ln realtà, una finale che Rafa ha giocato a non perdere e che Fognini non è riuscito a vincere, seppure abbia tentato (talvolta riuscendovi, e sono stati quelli i momenti migliori) di scantonare dal Iran tran nadaliano, con un tennis di angoli e di spari improvvisi che gli ha permesso di condurre il gioco, e purtroppo anche di dissiparlo. Non a caso il conto finale assegna all’italiano una trentina di vincenti, mentre Nadal si è accontentato di giocarne la metà, sostenuto pero dall’incessante proiezione verso l’errore di Fabio, capace alla fine di una sessantina di “gratuiti” Belli i quattro game d’avvio, per quanto folli Quattro break, ma giocati dal Fognini racchetta in resta, ben piantato sui piedi a 50 centimetri dalla riga di fondo e pronto ad anticipare l’anticipabile. Meno belli ma laboriosi (e mai banali) i game successivi, con il Nadal a tentare d’imporre la sua velocità di crociera, ché di sortite improvvise, di questi tempi, non è proprio il caso di parlarne. Dicono che abbia problemi fisici.. Ma quali? Corre come una spia È che non tira i colpi, non è più devastante con il dritto, e il servizio si accontenta di metterlo in gioco. tin solo ace in 154’ di partita.. Magari, vincendo, le angosce finiranno per passare. Terzo successo, quest’anno, e 9 posto recuperato. Oppure, dovrà chiedere una mano agli avversari. Ieri Fognini gliel’ha data alla grande. Sul 5-4 del 2 set, subito dopo la lite, ha avuto due palle per approdare alla terza partita, ma se l’è fatte risucchiare imbambolandosi…

 

Nadal ad Amburgo sopravvive a Fognini

 

Gianni Clerici, la repubblica del 2.08.2015

 

Il Nadal vincitore ad Amburgo nel 2008 è un lontano parente di quello, ammirevole per la volontà di rimanere tennista, che è riuscito a sconfiggere un Fognini diseguale, squilibrato tra ottime reali7a7ioni e punti decisivi, nei quali gli sarebbe stata utile una maggior lucidità, dispersa in uno spiacevole litigio con il suo avversario durante un cambio campo. Nadal, che cercava il conforto di un torneo 500, e cioè di serie B, prima di affrontare le autostrade in cemento americano, sembra davvero la controfigura di chi, negli ultimi dieci anni, fu l’alternativa a Federer. Eguali sono rimasti i tic, le carezze naso sinistro-naso destro-fronte-orecchio destro, l’aggancio ai pantaloncini. Eguali altri automatismi, ma il personale copyright del diritto dal centrosinistra è affievolito, mentre gli rimane utile, e certo più profondo, il rovescio, che non era stato altro che un colpo di regolarità, in attesa del vincente. Posso soltanto augurargli di sbagliarmi, di fronte alle immagini tv che ho seguito spesso scorato dalla sua mediocrità, e dall’incapacità di Fognini di valersene, per la terza volta quest’anno, dopo le due vittorie di Rio e Barcellona. Sarei insieme sorpreso e lieto se l’ex-campione riuscisse a ripetersi, nelle prossime gare americane. Ma temo davvero che Rafa sia il primo ad essere uscito definitivamente dai proverbiali Fab Four. L’ira di Fognini con Nadal: è volata anche qualche parolaccia.

 

Fognini, sconfitta e scintille con Nadal

 

Alberto Giorni, il Giorno del 2.08.2015

 

Amburgo sarà pure in crisi e protagonista della peggior stagione in carriera, ma Rafael Nadal sulla terra rossa resta sempre tremendamente difficile da battere. Se n’è accorto Fabio Fognini, che quest’anno è riuscito a fargli lo sgambetto due volte, ma non la terza: lo spagnolo si è preso la rivincita delle sconfitte a Rio de Janeiro e Barcellona imponendosi nella finale dell’Atp 500 di Amburgo 7-5, 7-5 dopo 2h34′ di forti emozioni. Pero Fognini è uscito a testa alta, giocando un match gagliardo e mostrando di essere sulla strada giusta; il rammarico è per le troppe occasioni mancate che avrebbero potuto indirizzare l’incontro dalla sua parte. E’ stato l’azzurro a fare la partita, come testimoniano i 39 colpi vincenti a 18; peccato per gli eccessivi errori (60 contro 27) che alla lunga lo hanno condannato. Che sia stata una finale accesa, lo dimostra il clamoroso diverbio avvenuto sul 5-4 per Fognini nel secondo set. Al cambio di campo, il ligure si è avvicinato alla sedia dell’avversario lamentandosi platealmente per i rumori (e probabilmente le indicazioni tecniche) provenienti dal suo angolo, dove era seduto lo zio-coach Toni. «Non rompermi le p…», ha sbottato Fabio in un perfetto spagnolo: l’espressione incredula di Nadal era tutta un programma. Riavvolgendo il nastro, la battaglia è iniziata subito, con i primi due game durati in tutto ben 18 minuti, fatti di scambi estenuanti che si sono ripetuti per tutto il match. Fognini non ha sfruttato una preziosa palla break sul 5-5 e sul 5-6 ha salvato tre setpoint con altrettante magie, prima di arrendersi al quarto. Nel secondo parziale, Fabio è andato sotto 1-3; in pochi avrebbero scommesso su una rimonta, invece lui ha tirato fuori tutto l’orgoglio servendo per il set sul 5-4, dopo il litigio già raccontato. Ha avuto due set point, ma qui è stato bravo Nadal ad annullarli grazie a coraggiosi vincenti di rovescio. Sul 5-6, qualche errore di troppo ha scritto la parola fine e la vigorosa esultanza di Rafa, trionfatore ad Amburgo dopo 7 anni, è il simbolo di quanto tenesse al terzo titolo stagionale, il primo sulla terra europea. Lo spagnolo, che ha sofferto un crampo alla gamba durante la premiazione, in classifica salirà al n.9. Fognini rinvia l’appuntamento con il quarto trofeo in carriera e guadagnerà cinque posizioni salendo al n.27: «E’ stata una grande finale. Nadal è il migliore del mondo sul rosso, ho giocato bene ma non posso essere contento del risultato. Vado avanti per la mia strada». Provaci ancora, Fabio.

 

Pennetta alla conquista dell’America «I love NY»

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 2.08.2015

 

Quando gioca così e non insegue fantasmi Fognini è tra i più forti del mondo. Lo sa bene Flavia Pennetta, che ha seguito in tv la finale di Amburgo, persa con doppio 7-5 dal suo Fabio contro Nadal. Il fidanzato (e promesso sposo) ha avuto un’accesa discussione con Rafa: si è lamentato con l’arbitro perché zio Toni parlava troppo dando indicazioni al nipote (non è la prima volta che il maiorchino viene accusato di coaching). Fabio aveva ceduto il primo parziale 7-5 ed era avanti 5-4 nel secondo: ha sprecato due set point con il servizio a disposizione. Scampato il pericolo Rafa ha infilato altri due game e chiuso ancora 7-5 conquistando il 67esimo titolo, il 47esimo sulla terra. Flavia spiega: «Con Fabio gli addetti ai lavori sono troppo severi». Come procede la preparazione? «Dopo Wimbledon mi sono solo allenata per la lunga trasferta negli Stati Uniti, dove ho sempre fatto bene sul cemento. Partirò il 6 agosto e giocherò a Toronto. Poi Cincinnati, New Haven e gli US Open». Lo Slam americano è il suo torneo: 4 volte nei quarti e una semifinale. «Adoro New York. Gli US Open mi hanno spesso portato fortuna, speriamo che sia così pure quest’anno». Metà della stagione è in archivio. Bilancio? «I primi 6, 7 mesi sono stati altalenanti. Quarti a Dubai, a Indian Wells dove nel 2014 avevo vinto, ottavi a Miami e Parigi. Mi brucia l’eliminazione al primo turno a Roma contro la Svitolina, una delle emergenti del circuito». A proposito di giovani: su chi punterebbe? «La Muguruza, finalista a Wimbledon, e la Bencic hanno un futuro assicurato. Lo stesso vale per la Giorgi, che se è in giornata può battere chiunque. Camila può entrare tra le top ten». Tuttavia a dominare è sempre Serena Williams, che va per i 34. Mai nella storia del tennis femminile la n.1 ha avuto più del doppio dei punti della seconda. «È una vincente, una numero 1 in tutti i sensi. E’ troppo più forte fisicamente. Quando va in tensione ti può regalare qualcosa, il punto è che ce la devi portare e non è semplice». L’americana, vincendo gli US Open, centrerebbe il Grande Slam. «New York è casa sua e ha trionfato nelle ultime tre edizioni. L’avversaria più pericolosa potrebbe essere proprio la tensione. L’ultima a vincere tutti e 4 i major nella stessa stagione è stata Steffi Graf nel 1988. La pressione sarà enorme». Lei è quasi coetanea di Serena. Ha deciso fin quando giocherà? «Vado avanti giorno per giorno. Ho 33 anni, sto bene, ma ci sarà un momento in cui dovrò fermarmi, non so quando. Da piccola sognavo di fare la ballerina di danza classica, ma ora non mi vedo lontana dal tennis che è la mia vita. Mi piacerebbe dare un contributo con la mia esperienza».

 

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