Inchiesta dell'Atp. Ora Kyrgios rischia d'essere squalificato (La Gazzetta dello Sport). Lo sport, l'amicizia e il tradimento quando si gioca in camera da letto (Ciriello). Tutti i numeri dell'insopportabile Jimbo. Amato dal pubblico solo a fine carriera (Cervellati)

Rassegna stampa

Inchiesta dell’Atp. Ora Kyrgios rischia d’essere squalificato (La Gazzetta dello Sport). Lo sport, l’amicizia e il tradimento quando si gioca in camera da letto (Ciriello). Tutti i numeri dell’insopportabile Jimbo. Amato dal pubblico solo a fine carriera (Cervellati)

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Inchiesta dell’Atp. Ora Kyrgios rischia d’essere squalificato (La Gazzetta dello Sport)
C’è chi gli tende la mano, come Wally Masur, capitano dell’Australia di Davis («le sue esternazioni fanno parte di un processo di crescita, deve imparare, ha più bisogno di essere supportato che punito»), chi invece, come la grande ex aussie Judy Dalton, è un po’ meno generosa nei confronti di Nick Kyrgios: «Dovrebbe essere escluso dalla Davis, un professionista non si può comportare così». La vicenda del 20enne di Canberra, che durante uno cambio di campo nella sfida vinta con Wawrinka a Montreal, ha sussurrato allo svizzero che la sua fidanzata, la croata Donna Vekic, lo avrebbe tradito col compagno di doppio misto Kokkinakis, è ben lontana dall’essere conclusa. L’Atp, oltre ad aver aggiunto 2500 dollari ai 10.000 di multa già comminatigli giovedì, ha aperto un’inchiesta per verificare se il suo comportamento possa essere considerato una violazione del «Player Major Offence Provisions» (ovvero il codice etico), in qual caso Kyrgios potrebbe essere soggetto ad ulteriori sanzioni, compresa la sospensione. […]
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Lo sport, l’amicizia e il tradimento quando si gioca in camera da letto (Marco Ciriello, Il Mattino)
Fossimo nel “Decameron” e ci fosse una nuova settimana di racconti, oggi sarebbe la giornata dei triangoli amorosi nello sport. Una novella per aspettare non che passi la peste nera ma il Ferragosto sui social. In una giornata di gran vena dopo una notte di bagordi, in una estate che ormai è sempre più a vocazione individualistica, a totale mancanza di complicità. Sì, perché un tempo le disillusioni amorose o le concessioni sessuali – dipende da che lato del campo guardate – rimanevano a farsi maltrattare nelle armoniose curve dei letti e al massimo sbattevano contro gli spigoli delle camere dove c’erano quei letti; anche perché avvenivano fuori dallo sport, al massimo si contaminavano con cinema e spettacolo, coinvolgevano il luogo di allenamento, insomma non sporcavano il campo (d’azione). Poi arrivò la parità e in certi casi la vasta superiorità femminile, e tutto si mischiò, inchinandosi, piegandosi all’innata supremazia del sesso comodo all’interno dello stesso sport. A dire il vero, va anche aggiunta una precisazione politicamentescorretta: un tempo le atlete non erano così soprannaturalmente belle e il problema non si poneva. Quindi invasione della bellezza più contiguità, ecco che qualunque catenaccio – d’amicizia o matrimoniale – crolla. In pratica siamo di fronte a una rivoluzione che nessuna singola unità di consorzio o se volete per brevità coppia, può scansare e che comunque modifica i comportamenti nello sporte nella vita, con delle eccezioni rare. Partiamo dalla prima delle storie che compongono la nostra novella postmodema, in più parti e con intervalli pubblicitari – of course -. C’è una prevalenza degli uomini sulle regole e le zone, e una tendenza all’improvvisazione che bordeggia i comportamenti individuali – claro que si – peggiori (avverto per i moralisti e per chi è fermo alla Dama Bianca). Siamo ai Masters di Montreal, nel post scambio sotto rete il tennista Nick Kyrgios – un Tarzan con la racchetta – che sta affrontando Stan Wawrinka – quello che piace alle mamme – in un impeto mourinhano gli dice: «Kokkinakis è andato a letto con la tua fidanzata, mi dispiace dovertelo dire» (la fidanzata è Donna Vekic altra tennista). Si, per i nomi sembra di essere in un romanzo di Jefiìey Eugenides e anche per la trama ma la notizia è un’altra: siamo nel tennis postmoderno che porta in campo le relazioni, e che si muove su più piani, prima ancora della sorella di Zinedine Zidane che fece il suo esordio in una finale mondiale su scelta di Marco Materazzi. È una scelta strategica forte che svela un mondo e che dice: lo sport è un valore fino a un certo punto, limitatevi ai gesti, che vedete nel tempo di gioco, il resto è contemporaneità come e più di un bar. La seconda storia ci fa saltare dai campi di tennis alle piscine: dove qualche anno fa avevamo avuto il doppio triangolo sulla stessa ipotenusa: Federica Pellegrini che con smisurato piacere vinceva e macinava sottrazioni e rilanci amorosi incrementando il caos nel mondi disciplinato del nuoto, in un album togli a Laure Manaudou – che voleva strapparle gli occhi e le braccia -, prendi Luca Marin, posa Luca Marin, rilancia Filippo Magnini, aspettando il resto con la richiesta agli attori di collocarsi di buon grado nel disegno generale di Federica. Il povero Heidegger con il suo “Essere e tempo” viene scavalcato dagli eventi e dalle numerose medaglie che la Pellegrini ha vinto mentre componeva il puzzle del core (viene da una poesia di Yeats e sta per cuore del cuore, il cuore profondo, anche perché si tratta di apnea e poi dobbiamo o no rendere omaggio a Boccaccio?). Le ultime storie della nostra novella, son tre e farebbero impazzire uno come Sergio Leone, proprio gli si stapperebbero le arterie come fuochi a Piedigrotta, perché tutte hanno a che fare col doppio tradimento: amicizia-amore. Dalle piscine passiamo ai campi di calcio dall’Inghilterra all’Italia sorvolando la Spagna. I calciatori diventano i simboli di una epoca calcistica che un vecchio cow-boy come Maradona non riesce a comprendere, e infatti quando spiega la sua legge Michele Serra gli oppone il moralismo, invece basterebbe sapere che Clint Eastwood o Cormac McCarthy direbbero uguale. […]. E così mentre i fari degli stadi si spengono, le tribune si svuotano, lo spettacolo continua sui social e negli spot, nessuna allegoria felliniana, nessuno balla, anzi segue violenza fisica e verbale, quasi che l’allenamento servisse a vibrare più forte il colpo e non ad educare alla disciplina. Dite che è la fine di una epoca o solo quella della nostra novella?

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Tutti i numeri dell’insopportabile Jimbo. Amato dal pubblico solo a fine carriera (Franco Cervellati, Quotidiano Nazionale)

Facciamo un quiz: qual è il tennista che ha vinto più tornei nell’era Open, cioè dal 1968 in poi? Do un aiutino: il numero è 109. Un altro aiutino: è statunitense dell’Illinois, lo chiamavano Jimbo, in campo era terribilmente antipatico e aveva uno stile molto personale, suggellato dal rovescio a due mani che allora, primi anni Settanta, nessun altro poteva solo immaginarsi di usare per diventare il numero uno. Avete indovinato, è Jimmy Connors. […] Servizio così così, dritto raramente efficace, sopperiva alle carenze con un rovescio bimanepiatto che, giocato d’anticipo, era semplicemente fulminante ma, soprattutto, con un carattere e un’aggressività mai prima di allora visti su un campo da tennis. Col suo avvento, l’eleganza e il fair play se ne andarono a quel paese: litigi, volgarità, perfino quegli inediti e fastidiosi ‘grunt’ a ogni colpo, non lo rendevano un campione amato. Solo a fine carriera, quasi quarantenne, la gente cominciò a tifare per lui dopo avere assistito nel frattempo agli show dei vari Mc Enroe e Lendl. Vinse otto Slam e sette volte arrivò in finale. Nel 1974 gli fu impedito di puntare al Grande Slam: vinse in Australia, e, prima di trionfare a Wimbledon (assieme all’allora fidanzata Chris Evert) e a New York, ci si misero di mezzo gli inflessibili organizzatori del Roland Garros che lo bandirono dal torneo perché iscritto contemporaneamente a un’organizzazione chiamata WTT. Ottenne poi un risarcimento d’oro, ma il diritto, almeno, di provarci sull’odiata terra battuta, quello non glielo ridiede nessuno.

 

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