US Open, buongustai fra i campi

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US Open, buongustai fra i campi

Per gli appassionati di cucina, lo US Open è ormai diventato un appuntamento di notevole interesse. Da provare i piatti di chef Richard Sandoval, ex pro e tifoso di Rafa Nadal

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(da New York, Antonio Volpe Pasini)

Sono finiti per sempre i tempi degli hamburger gocciolanti di grasso e degli hot dog ricoperti di ketch-up mandati giù con litri di birra sotto il sole cocente delle gradinate o a bordocampo seguendo con gli occhi – e la testa – una pallina gialla. Almeno a giudicare dall’organizzazione di questi Us Open 2015. A Flushing Meadows quest’anno non si va solo per gustarsi un po’ di gran tennis, ma anche per un’avventura culinaria di tutto rispetto. Tra i campi infatti è stato creato il “Food Village”, una cittadella gastronomica da far venire l’acquolina in bocca anche ai buongustai più esigenti, con decine di ristoranti, wine bar, birrerie, e chi più ne ha più ne metta.
Il tutto in rappresentanza delle cucine di ogni angolo del globo. A cominciare da quella messicana rappresentata da Richard Sandoval, un ex tennista professinista che dalla racchetta è passato a spatola e padelle e ora ha 40 ristoranti sparsi in tutto il mondo (dagli Usa al Giappone, passando per Dubai Hong Kong, Belgrado e, ovviamente, Messico).
Il suo idolo è Rafa Nadal: “Mi piacerebbe vederlo vincere e poi invitarlo ad assaggiare la mia cucina”.
Per Sandoval è il secondo Us Open dietro i fornelli: “Il primo anno è stato da pazzi, stavolta andrà meglio perchè sappiamo già quello che ci aspetta. Il pubblico di questi tornei è molto sofisticato, gira il mondo e conosce il cibo. Non sono più i tempi in cui l’incontro tra cibo e tennis era simbolo di miseria come nel film “L’Appartamento” in cui Jack Lemmon usa la racchetta per scolare la pasta”.
Per il resto pancia mia fatti capanna tra un sandwich fatto con fette di vero filet mignon adagiate su “panini” di tofu e coperte di cipolle caramellate, o una specialità thailandese o vietnamita, oppure una bella bistecca da mezzo chilo. E per mandarle giù non solo birra, ma anche e soprattutto i migliori vini provenienti da ogni parte del globo, magari iniziando (e concludendo) il tutto con fantasiosi cocktail.
A questo punto seguire la pallina gialla diventa un’impresa, così come cercare di rifar bilanciare il conto in banca.

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