Kyrgios, Kokkinakis e l'era dei bad boys (Martucci), II personaggio; Serena Williams a 33 anni, dopo 21 majors già conquistati, può consacrarsi a New York (Clerici), II Grand Slam vuole Serena (Azzolini), Guerre Stellari a New York Serena e Roger inseguono il sogno (Semeraro)

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Kyrgios, Kokkinakis e l’era dei bad boys (Martucci), II personaggio; Serena Williams a 33 anni, dopo 21 majors già conquistati, può consacrarsi a New York (Clerici), II Grand Slam vuole Serena (Azzolini), Guerre Stellari a New York Serena e Roger inseguono il sogno (Semeraro)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Kyrgios, Kokkinakis e l’era dei bad boys

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 31.08.2015

 

Si fa presto a dire «teenagers», adolescenti. Un anno dopo, si presentano in dieci al via degli Us Open, il doppio del 2014, con Alexander Zverev, Andrey Rublev, Yoshihito Nishioka, Elias Ymer e Tommy Paul che superano le qualificazioni e raggiungono nel tabellone principale dell’ultimo Slam stagionale Borna Coric, Thanasi Kokkinakis, Hyeon Chung, Frances Tiafoe e Jared Donaldson. Non succedeva dal 1990, inverte la tendenza del super-fisico che stoppa l’avanzare dei giovani acerbi, anche se — ahinoi — ancora non cambia i canoni di un tennis sempre più monotematico (gran botte di servizio e dritto da fondo), e sempre meno ragionato e istintivo. In cima al gruppo, gli yankees ci mettono volentieri la speranza bianca, Paul, numero 430 del mondo, che si è alzato dal lettino dello psicologo, Larry Lauer, per salvare uno sport in crisi di passione (leggi pubblico, media, pubblicità), e debutta oggi contro il nostro Andreas Seppi. Ma è più significativo che tutti i sette «babies» nei primi 150 Atp siano in griglia a Flushing Meadows e che il mondo sia variamente rappresentato. Perché il 17enne Rublev (n. 198) è russo, il coetaneo Tiafone (275) è francese, il 19enne Ymer (143) è svedese, il 18enne Zverev (81) è tedesco, il 19enne Nishioka (127) è giapponese, e i più noti Coric (18 anni, n. 35), Kokkinakis (19, n. 70), Chung (19, n. 71) e Donaldson (18, n. 146) dicono Croazia, Australia, Sud Corea e Stati Uniti. PAZIENZA Per ora, in attesa dell’esplosione dei fenomeni annunciati, Zverev e Coric, brillano i canguri d’Australia, il 20enne Nick Kyrgios e il gemello di doppio di Wimbledon juniores 2013 e qui agli Us Open pro, «Kok». Che, con l’eco del web, rilanciano la triade dei cattivi ragazzi John McEnroe, Jimmy Connors e Ilie Nastase di trent’anni fa. Peccato non sia proprio così. Non può essere così, se, dopo aver provocato Wawrinka a un cambio campo a Montreal («Kok si è scopato la tua ragazza, mi dispiace dirtelo, amico»), l’aitante «Kygs», che pensa soprattutto al basket, ha recitato il mea culpa: «Mi meritavo la multa di 25mila dollari e i 28 giorni di sospensione (con la condizionale, ndr). A 20 anni, nessuno è perfetto, non pensavo di essere ascoltato, ho imparato la lezione, sto maturando ogni giorno». E l’avversario di New York, Andy Murray, col quale condivide la passione per la boxe, lo incensa: «E’ un tennista imprevedibile, di incredibile talento e grande potenziale, che si esalta negli Slam. E’ giovane, ha fatto un errore, a quell’età succede, è stato sfortunato perché l’hanno visto milioni di persone. Si matura in tempi diversi, con lui ci vuole un po’ di pazienza, non è facile crescere sotto i riflettori. Ma non è affatto un cattivo ragazzo». CATEGORIE «Gentleman Pat», Rafter, da capitano di Davis, dichiara: «Kokkinakis è il nostro ragazzo simbolo». E quello, coi capelli arruffati alla moda e i tanti orecchini, quell’espressione un po’ così da bello e impossibile, alla vigilia dell’esordio a New York contro Gasquet, mette bene le mani avanti: «Che ho fatto per essere etichettato come cattivo ragazzo? Ognuno scrive quel che vuole, e ognuno è libero di farsi le sue opinioni, ma non mi piacciono le categorie, io cerco solo di giocare a tennis e di evitarmi tutte le stronzate. Nick ha fatto una cosa strana, non avrebbe dovuto, gli ho parlato, si è scusato, è tutto a posto, per me è già passato, andiamo avanti». E Donna Vekic, la 19enne dello scandalo, per una storiella di anni fa, difende Kyrgios: «Non avrebbero dovuto sospenderlo, è ridicolo». Purtroppo, a Cincinnati, Ryan Harrison ha pensato bene di accendere un altro zolfanello sfottendo Kokkinakis («Stai calmo, con i tuoi tuoi 37 tatuaggi e 23 orecchini»)….

 

II personaggio; Serena Williams a 33 anni, dopo 21 majors già conquistati, può consacrarsi a New York

 

Gianni Clerici, la repubblica del 31.08.2015

 

 

Aoh Dottò, che ce vuo fà, ‘na bbioggrafia? mi ha detto l’ incaricato dell’archivio, dopo avermi spedito l’equivalente di trecentoquarantuno pagine dedicate in articoli a Serena Williams. Preleverò una minisintesi, perché ciò che ci chiedono, aficionados di tennis e addirittura lettori, altro non è che una risposta a: ..Riuscirà Serena a realizzare, con la vittoria nel prossimo US Open, un Grande Slam?… 1) Si intende per Grand Slam, con riferimento al bridge, la vittoria nei quattro grandi tornei tuttora organizzati dalle maggiori Federazioni mondiali, Australian. Roland Garros, Wimbledon, US Open. Simile quadrinomio esiste dal 1933, inventato dal giorno in cui non riuscì a realizzarlo l’australiano Jack Crawford…Ci riuscì infine Steffi Graf, nel 1988. Tra le altre grandi, Martina Navratilova ci andò vicina due volte , riuscendo a vincere una sorta di Slam biennale (tre titoli in un anno più uno nel successivo) che sollevò entusiasmi e crisi che nel 1984, prima che un voto giornalisti, a Parigi, organizzato dallo Scriba, giungesse a negarti la validità….

Ne sono stato testimone assieme a Bud Collins, lo Scriba americano, quando rifiutò di sborsare i mille dollari richiesti da quel visionario afflitto da apparente follia. Serena ha iniziato il professionismo nel 1995 a Quebec City, vincendo in tutto due games contro la poco nota Ann Miller nelle qualificazioni. Nel ’96 papà la rimandò all’asilo, ma l’anno dopo eccola raggiungere il fatidico n. 99, battendo tra l’altro in un solo torneo, a Chicago, la Pierce e la Seles ( n. 7 e 4 mondiali) partendo dal n. 304. Inizia di li una vicenda che sarebbe interessante sviluppare, chiamata Williams versus Williams, o meglio Venus contro Serena. In simile vicenda ho creduto spesso, insieme a più autorevoli colleghi, di intuire la presenza del padre padrone Richards, che secondo noi giungeva addirittura a tracciare i copioni del sorellicidio, regista sin troppo presente, nel suo ego-bicentrismo. Papà si sarebbe comunque allontanato dal suo presunto ruolo, dopo una vicenda famigliare nella quale la moglie gli cadeva su un gomito fratturandosi tre costole, e che lo sceriffo locale attribuiva, chissà perché, *** ad una famigliare che si era rifiutata di testimoniare. Quasi contemporaneamente, nel 2010, insieme a lui vedevamo apparire una bella moretta, di un anno più anziana di Venus, tale Lakeisha Graham, presto allattante un morettino, in fondo fratellastro delle tenniste, che già ne avevano avute tre, una della quali, Yetunde, uccisa da un gangster di Compton, luogo di nascita non proprio ideale. Dicevo dei match tra le sorelle, e avrei chiesto al mio amico e specialista Fulvio Scaparro, se mai esistesse un complesso dal nome greco, che, come altri ben noti, potesse meglio definire i rapporti tra Serena e Venus. .La sorella più anziana nutre sentimenti materni., mi sarebbe stato risposto, e sarei stato quindi respinto nei miei umili territori del diritto e del rovescio. Per quanto di segreto accade dentro a noi, dovrei forse rivolgermi alle annate nei precedenti negativi di Serena, e soprattutto al primo turno di Parigi 2012, quando la vidi battuta da una tipa qualunque, Virginie Razzano figlia di un pugile italiano emigrato, in tre set, dopo esser stata vanamente, e due volte, a due punti dal match nel secondo set. A questa partita, terminata in lacrime e sfasci di racchette, avrebbe assistito un coach francese, di origine greca, Patrick Mouratoglou, che iniziava a prendersi cura di Serena, con risultati negativi soltanto per la propria moglie, presto divorziata. Da quel giorno la Serena vincente ha ripreso a far evaporare la sua controfigura negativa, potenziando soprattutto un colpo già temibile, una battuta mai vista nel tennis femminile. Ma, a questo punto, dovrei provare a rispondere al quesito che mi è stato posto dai miei gestori, e da più di un lettore. Riuscirà Serena a far suo lo US Open, e quindi Grande Slam? Mi rivolgo a mia volta agli oroscopi.

 

 

II Grand Slam vuole Serena

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 31.08.2015

 

II Club delle Prime Donne si prepara ad accogliere la quarta iscrizione, e avendo aperto i battenti nel 1953, quando il Grand Slam era ancora in bianco e nero, capirete che definirlo esclusivo è quasi un eufemismo. A disporle l’una di fianco all’altra, come su un album delle figurine, le tre adepte storiche sembrano avere assai poco in comune, se poi vi aggiungete la quarta, l’unica che in questi ultimi 26 anni abbia saputo redigere senza errori la domanda di ammissione, finireste per rendere vano ogni raffronto. Eppure, a suo modo, il Club ha influito sul tennis femminile molto più di quanto non appaia dal convulso via vai dei tornei annuali. Offre, insieme, un’aspirazione comune, quella di far parte, un giorno, dell’Olimpo delle divinità tennistiche, e indica una strada per issarsi fin lassù. Le divine Né Maureen Connolly che fu la prima vincitrice del Grand Slam, nel 1953, né Margaret Smith (Court da sposata)…… e Steffi Graf, giunte alla meta nel 1970 e nel 1988, si limitarono alla conquista dei quattro major nell’anno solare. La stessa Serena Williams ha fatto le cose in grande: se porterà l’impresa a compimento, gli Slam consecutivi saranno cinque, e 22 nel totale, gli stessi di Steffi (Margaret ne ha 24, ma ai suoi tempi, inutile nasconderlo, certi tabelloni dell’Open d’Australia facevano sorridere). Dagli Us Open di un anno fa, vinti senza lasciare un set, all’ultimo Premier di Cincinnati (rivinto, anche quello) le sconfitte della Sister sono state tre, e almeno due di esse (nel round robin delle Finals e a Toronto) sono sembrate simili a donazioni. Tempi diversi Maureen e Margaret, ai loro tempi, incastonarono il Grand Slam in un diadema di sei major vinti di seguito. Steffi vi aggiunse l’oro olimpico di Seul, il primo e unico Golden Slam in singolare. Erano donne dominanti, sia pure in modi diversi fra loro. Vi riuscivano dall’alto di una fisicità che le avversarie erano lungi persino dal comprendere. Ed è questo l’emblema del Club, e insieme il messaggio che ha inviato al circuito delle donne. Un dato di fatto al quale è consentito aggiungere esempi, ma non su tutti quello di Martina Navratilova che al Grand Slam non giunse per puro caso, e infatti vinse due volte il Non Calendar-Year Grand Slam (singolo e doppio), che fuori dalle formule astruse significa che trionfò in quattro Slam di seguito ma in due anni distinti. Lei ne vinse sei consecutivi fra il 1983eil 1984, ma in quegli anni gli Australian Open si giocavano a dicembre, e il conto finale fu di tre vittorie per anno. Le campionesse Maureen Connolly aveva gambe corte, ma svelte, ben muscolate. E riserve di energia insospettabili. Margaret appariva giunonica rispetto alle concorrenti. Non superava il metro e settantacinque, in effetti, ma negli anni Sessanta era come mandare in campo una pivot a schiacciare in testa alle avversarie. Fraulein Forehand Graf, Miss Dritto, insegnò il tennis di prima intenzione: pochi scambi, due colpi devastanti (servizio e dritto, ovviamente) e gambe capaci di portarla ovunque. L’evoluzione del tennis femminile passa dai loro muscoli, e l’indicazione per le altre è giunta in termini espliciti. Si vince con il fisico, con la preparazione atletica, con la corsa. I quella la base su cui innestare il talento, se c’è. Serena ha portato il concetto al suo moderno compimento. Serve a duecento orari. Gioca su due colpi, quando non gliene basta uno. E vince da sedici anni. Sette partite ancora Un po’ di fifa da tenere a bada. Ai raggi X il sorteggio di Serena agli Us Open indica, secondo logica e classifica, queste tappe: Diatchenko, Lucic-Baroni, Stephens (attenzione, ha già battuto Serena in Australia), Radwanska in ottavi, Bencic o Karolina Pliskova nei quarti, Sharapova o Ivanovic in semi, Halep in finale. Le tre sconfitte di Serena, negli ultimi dodici mesi sono giunte da Halep, Kvitova e Bencic e due di queste pub incontrarle sulla strada del Grand Slam. Non sarà impresa facile. Ma lo spirito è quello giusto. «Se non va, l’anno prossimo ci riprovo». lia 34 anni, meglio se lo fa subito il benedetto Grand Slam. Anche le tenniste giunte da mondi alieni, prima o poi. invecchiano.

 

Guerre Stellari a New York Serena e Roger inseguono il sogno

 

Stefano Semeraro, la Stampa del 31.08.2015

 

La pantera Ha vinto quattro Slam di fila e fermarsi qui sarebbe imperdonabile: «Non ci penso» Il maestro Ha trionfato a Cincinnati ma qui la concorrenza è agguerrita «Credo di avere buone chance» Harrison Ford sta per tornare in tutti i cinema con una nuova puntata di Guerre Stellari. Serena Williams e Roger Federer, i Predatori dello Slam perduto, dal tennis invece non se ne sono mai andati e da oggi promettono di accendere l’ennesimo show da tutto esaurito a Flushing Meadows, la Broadway della racchetta. Hanno la stessa età – 34 anni, anche se Serena li compirà a fine settembre mentre Roger ha già soffiato sulle candeline ad agosto – un conto in banca non troppo diverso e una bacheca che lascerebbe senza fiato anche Darth Vader: 21 major per la Pantera (di cui 6 vinti agli Us Open), 17 per il Genio (5 negli States). Dentro l’astronave di cemento di Flushing Meadows puntano, tutti e due, a imprese da fantascienza. Serena quest’anno si è già divorata Australian Open, Roland Garros e Wimbledon e nel torneo dove alzò la sua prima grande coppa (era il 1999) vuole il settimo centro, che significherebbe Grande Slam: il sogno proibito, il graal di tutti i tennisti. Solo due uomini, Don Budge nel 1938 e Rod Laver nel 1962 e nel ’69, sono riusciti a chiudere il poker nello stesso anno solare, fra le donne la smazzata è riuscita a tre divine, Maureen Connolly (1953), Margaret Court (1970) e Steffi Graf, che nel 1988 si allargò aggiungendo anche l’oro olimpico, tanto che il suo è l’unico Golden Slam della storia. Ventisette anni dopo, Serena è lì, a una zampata dalla leggenda. Ha già vinto quattro Slam di fila (ma non nello stesso anno solare), come le era riuscito già a cavallo di 2002 e 2003, fermarsi qui sarebbe imperdonabile. Serena: «Non ci penso» «Per ora non ci penso», mente la spudorata, temendo l’ansia da prestazione peggio della Morte Nera. «Magari nella seconda settimana potrei sentire più emozione: ma io ho sempre preferito la pressione di dover vincere allo stress di essere una perdente. Non tutti sanno reggere a tensioni di questo tipo, io invece sono pronta, prontissima a giocare questo torneo». Dopo il trionfo a Wimbledon la Williams si è esibita in posizioni da acrobata sexy per un magazine americano e (pare) avviato un flirt con il rapper americano Drake; in Canada due settimane fa ha incassato anche la terza sconfitta dell’anno (contro la svizzerina Bencic) ma è chiaro che, in mancanza di una autentica rivale designata, divorarsi o no Flushing dipende solo da lei, dal suo stato di forma mentale e fisico: «solo i dubbi o un infortunio possono fermarmi». Fenomeni di longevità Un discorso che fra il 2004 e il 2008 a New York valeva anche per Roger Federer, l’altro fenomeno di longevità (prima stagione da pro 1998) che fan di tutta la galassia vorrebbero tanto immaginare nei panni di Ian Solo. Lo sfolgorante successo contro Novak Djokovic a Cincinnati, dove ha mostrato numeri da jedi anche contro Murray, risorpassandolo al n.2 del ranking, ha rilanciato le sue chance. Per ripetersi a Flushing servirebbe però un deciso balzo nell’iperspazio, visto che agli Us Open, dove si gioca al meglio dei cinque set, Roger non gode dal 2008 e l’ultimo urrah nello Slam resta quello del 2012 a Wimbledon. Le sue rughe sono meno evidenti di quelle di Harrison Ford, ma la concorrenza da affrontare è più agguerrita rispetto a Serena – a partire da Djokovic e Murray per arrivare a Cilic, Nishikori, Wawrinka, Nadal, Kyrgios. «È in forma. È veloce. Attacca molto più di un tempo e non dà ritmo», ha ammesso Djokovic. Lui ha alzato lo scudo laser: «Sono tanti anni che non arrivo in finale qui (dal 2009, ndr). Credo di avere una buona chance, per ora bado a passare il primo turno». Coach Edberg, impassibile come mastro Joda, ha sussurrato le ultime raccomandazioni («a rete andare, tu devi»). Resta solo da sperare nella Forza. Us Open sono trasmessi tutti i giorni dalle 17 in diretta Si parte con Djokovic, Nadal, Serena e sei italiani. Gli su Eurosport/Eurosport 2 (canali 210 e 211 di Sky e 372 e 373 di Mediaset Premium)….. In classifica Roger Federer è stato numero 1 dell’Atp per un record di 302 settimane non consecutive 2° Us Open Vinti da Roger Federer fra 2004 e 2008: in carriera vanta 87 titoli, di cui 5 quest’anno 5 Serena Williams, 33 anni, americana, n. 1 del mondo, ha guadagnato in premi 73,2 milioni di dollari (65,5 in euro) AFP Paperone Roger Federer, 34 anni, in carriera ha vinto 93,1 milioni di dollari di premi (83,2 in euro) Maureen Connolly 1953 L’americana Maureen Connolly è stata la prima a chiudere il Grande Slam femminile, nel 1953 Si ritirò poi a 19 anni dopo una caduta da cavallo Steffi Graf 1988 La tedesca è stata l’ultima a centrare l’impresa: per lei quell’anno arrivò anche la medaglia d’oro olimpica a Seul Margaret Court 1970 L’australiana Margaret Court ha conquistato il secondo Grande Slam rosa nel 1970 Ci era già riuscita in doppio misto, nel ’63 Nella storia

 

 

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