Us Open, Seppi parte bene battuto il talentino Paul (Martucci), Nishikori si è perso per strada (Azzolini), Il torneo parte male per gli azzurri: Bolelli ko con Goffin (Mancuso), A New York sorride solo Seppi Subito fuori Bolelli e Cecchinato (Giorni)

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Us Open, Seppi parte bene battuto il talentino Paul (Martucci), Nishikori si è perso per strada (Azzolini), Il torneo parte male per gli azzurri: Bolelli ko con Goffin (Mancuso), A New York sorride solo Seppi Subito fuori Bolelli e Cecchinato (Giorni)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Us Open, Seppi parte bene battuto il talentino Paul

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 1.09.2015

 

Un giorno, magari presto, sarà «Generazione Cecchinato», sulla scia di Marco, il 23enne siciliano dal rovescio a una mano e dal servizio a 207 all’ora trapiantato dalla terra rossa al professionismo d’èlite e quindi ai campi duri, dalla triade Piatti-Sartori-Brandi a Bordighera. Intanto, l’Italia si aggrappa al solito Andreas Seppi, simbolo della medesima ditta di allenatori nostrani. Cioè al giocatore-sicurezza/conti-nuità che recupera due break nel primo set, si rimangia un break, commette doppio fallo sul match point, sia sul 5-4 sia sul 6-5, ma alla fine doma Tommy Paul, 18enne di casa, emerso dalle qualificazioni qui agli Us Open pro, dopo il successo al Roland Garros juniores. Da 25 del mondo e del torneo non può cedere il passo al 437 e, fedele alla consegna, come tante altre volte, non lo fa. Proponendosi alla sfida di secondo turno con Gabashvili, preludio di Russia-Italia di Davis del 18-20 settembre. A 31 anni, Andreas è all’acme e compensa le giornate così così con l’esperienza: «Non mi sono piaciuto tantissimo, solo a sprazzi, soprattutto sul dritto non mi sentivo a mio agio, non controllavo bene la palla quando spingevo, mi sembrava volasse via. Pensavo anche fosse un problema di tensione di racchetta, magari per quest’umidità che proprio non amo qui a New York. Ho anche servito abbastanza male, ho avuto le mie difficoltà». Perciò la soddisfazione è doppia: «Quest’anno la mia sicurezza in questi match e contro avversari anche intorno al numero 50 è superiore degli ultimi 2-3 anni. Sono solido, anche se non gioco benissimo, ho la sensazione che posso vincere. E questo in campo è importante perché riesco a trovare il ritmo e quindi il tennis per portare a casa il match». Il caposquadra ha più responsabilità: «Ma è anche bello, lì a Bordighera, uno come Cecchinato, per esempio, mi è sempre piaciuto perché non ha tanta paura di affrontare le situazioni,. Anche qui, doveva migliorare ancora troppe cose sul duro per vincere certe partite, ma ci ha provato». L’esempio deve anche sdrammatizzare: «Aver battuto Federer a Melbourne non significa che quando gli vedo vincere Cincinnati penso che anch’io potrei farcela. Lì non vinco nemmeno se si ritirano in cinque o sei, in quei tornei, mentalmente, faccio sempre tanta fatica». L’importante è guardare avanti: «Sto bene, qui sul cemento subisco meno il punto interrogativo dell’anca, che sulla terra mi fa soffrire». IMMATURO Sia Cecchinato sia Bolelli non sono pronti al test New York. Marco, 106 Atp, deve scalare più montagne, non solo Mardy Fish, lo statunitense di qualità, ex 7 del mondo nel 2011, specialista di questi campi, bloccato più volte da problemi al cuore e all’ultima passerella da queste parti, come wild card (da 581 Atp): «Era il mio primo Slam, e sulla lunga distanza di tre set su cinque». Strappa il 7-6 iniziale in rimonta, recupera un altro break, ma sul 2-2, 15-30 servizio America, sbaglia un rovescio che vale oro, e ancora regala lui sul 3-5 — «il solito rovescio, partite così gli servono per capire che lo attaccheranno sempre lì», sottolinea mastro Max Sartori – per poi inabissarsi, sotto un ingiusto 6-3 6-1 6-3, dopo quasi tre ore. «Non mi sono fatto male alla schiena. All’inizio del terzo set ho accusato un risentimento muscolare, una contrattura, per la tensione, dopo quel primo set così duro. Ma che grande esperienza, ho visto che tutto il match è girato su quei due-tre punti, e quanti miglioramenti faccio su questa superficie, anche se il mio campo resta la terra battuta. Lì dove si esalta il mio punto di riferimento, come giocatore, Fabio Fognini. Il calo fisico ci sta dopo un set e mezzo così. Spero che la mia carriera cominci proprio da questo torneo: la strada che ho intrapreso da tre anni a Bordighera è quella giusta». IMPREPARATO Simone Bolelli potrebbe chiedere di più della sconfitta così netta, in soli tre set e in appena un’ora e mezza, contro il pur valido David Goffin (15 del mondo). Però il bolognese, 62 Atp, ha la giustificazione…..

 

Nishikori si è perso per strada

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 1.09.2015

 

I tennisti sono convinti che gli Us Open ti chiedano un pezzo di anima. E “voodoo tennis” a pensarci bene. O qualcosa di simile…Se li rifiuti, o non li rapisci, se non li condividi almeno in un qualche piccolo aspetto, e osteggi, se addirittura arrivi a chiederti se sia tennis, questo spaccarsi la schiena su campi bollenti, mentre il pubblico se ne va in gran caciara sul più bello, e l’aria acre di cibo su certi campi si taglia a fette, non vinci, finisci ai margini. Un homeless tennista, seppure ricco. Benoit Paire ha brufoli da fast food, sul faccione avvitato su un fisico maestoso, un metro e novantasei tutto d’ossa. Lui gli Us Open li ama: l’esatto contrario di Kei Nishikori, che fu mandato in Florida da bambino, e dunque l’America la conosce bene. Ma Kei è rimasto giapponese, seppure il suo tennis abbia pochissimo in comune con lo storico immolarsi dei kamikaze. Se ne sta sul fondo, a pesce palla, velenoso se cerchi di azzannarlo e zeppo di spine, ma trattenuto nelle sue espressioni stilistiche. Mai a rete, mai un drop shot. Epperò, gran lettore di Manga, che data l’età (25) neanche gli fanno troppo onore. Passa il tempo scorrendo velocissimo sul suo iPad i fumetti preferiti, sbocconcella sushi e gioca a tennis. Ha costruito un’estate sul cemento da numero quattro del mondo, mettendo a soqquadro le voglie di ripresa di Nadal, ma qui si è perso, cancellando di colpo un anno di crescita. Finalista un anno fa, battuto da Cilic. Subito fuori quest’anno, ingurgitato dal food tennis di un francese che è più americano di lui, giapponese redento. Cinque set, ma è stato il quarto a scavare il solco sotto i piedini di Kei. Paire ha annesso il tie break respingendo due match point e strappando a Nishikori le poche certezze accumulate in un match di seconda fila. E nel quinto il francese ha passeggiato. «Vittoria importante, anzi, la più importante. Ci voleva Per non smettere di credere in se stesso, se non altro». Noi, come spesso capita, ci aggrappiamo alle solide spalle di Andreas Seppi. Alla fine, fa gioco a tutti che il biondo altoatesino non si lasci mai indurre in tentazione, e reciti la sua parte senza scalare le ottave di pentagrammi che non possiede. Ha la bella utilità di non farci sentire subito fuori gioco, in un torneo che gli italiani, evidentemente, sono troppo italiani per apprezzarlo fino in fondo. Anche Andreas poco lo ama, e lo ha sempre detto. Non gli piace il vociare intorno, il menefreghismo degli spettatori, gli aerei del Fiorello La Guardia che svolazzano sulle teste. Ma fa il suo, e se gli capita un ragazzino di buone speranze come Tommy Paul, 18 anni, vincitore del Roland Garos juniores, i dodici anni di esperienza nel circuito gli suggeriscono di sbatterlo ben bene. Se lo ricorderà quando si ritroveranno di fronte. E sfa, ma 1a Condotta di Tommy, deve insegnarci qualcosa, a noi che stiamo perdendo quel Gianluigi Quinzi vincitore due anni fa a Wimbledon juniores. A Tommy hanno insegnato a tirare tutto, persino esageratamente. E lui esegue, sempre in quinta, incapace di scalare una marcia che è una. E la base del tennis di oggi, sulla quale, se c’è, si innesta il talento. Prima imparare a sfondare, poi lavorarci intorno. E Tommy, prima di cadere, ha condotto nel primo set (4-1) e nel terzo (5-4)…..

 

Il torneo parte male per gli azzurri: Bolelli ko con Goffin

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 1.09.2015

 

Come ogni anno la rivista Forbes ha pubblicato la lista delle atlete più pagate al mondo, una classifica che tiene conto sia dei guadagni ufficiali che degli introiti derivanti da pubblicità e sponsor. Per l’undicesima volta di fila al comando c’è Maria Sharapova con quasi 30 milioni di dollari (di cui 23 dagli sponsor) contro 24 di Serena Williams (13 dagli sponsor) nonostante la superiorità schiacciante della n.1 del tennis femminile, che ha vinto le ultime 17 sfide contro la rivale. Tanto che Serena (ha esordito la scorsa notte agli US Open) ha lanciato una frecciata neanche tanto velata: «Se preferiscono una ragazza bianca e bionda è una loro decisione, io ho diversi sponsor contenti di lavorare con me. Ma resto ottimista sul fatto che una nera possa salire al comando della classifica di Forbes». LA PIU’ AMATA In tanti si domandano come mai la Sharapova sia la sportiva più pagata. E’ un dato curioso perché è una campionessa, ma non la più forte tennista in circolazione: è stata n.1 per sole 21 settimane, condizionata spesso da infortuni. L’ultimo della serie, uno stiramento alla gamba destra, l’ha costretta a saltare l’intera estate sul cemento nordamericano, US Open compresi (era già successo nel 2013), Però è la più ricercata e desiderata dagli sponsor. Nel 2014 Nike, Porsche, Evian, Tag Heuer e altre aziende l’hanno ricoperta d’oro. Il fenomeno Sharapova va ben oltre le sue vittorie e la sua avvenenza. Gli amori e i flirt, veri o presunti (di recente si è chiusa la storia con il collega Dimitrov) sono scontati quando si parla di una donna così bella. In cambio di tutti quei soldi le aziende e gli sponsor hanno il bel viso di Masha nelle loro campagne promozionali e possono apparire nei profili social della russa: 1,6 milioni di follower su Twitter, 15 milioni di fan su Facebook e una app personale che ha già raccolto migliaia di download. Numeri impressionanti. L’ACCADEMIA La svolta nella vita e nella carriera della 28enne russa c’è stata nel 2008; un serio infortunio alla spalla l’ha costretta a interrompere quello che faceva dall’età di 7 anni, quando con il papà Yuri, senza parlare inglese e con appena qualche centinaio di dollari in tasca, si trasferì in Florida per frequentare l’Accademia di Nick Bollettieri a Bradenton. In quei lunghi mesi di stop ha riflettuto sul dopo tennis, sul suo futuro, e ha iniziato a ragionare da imprenditrice di se stessa consigliata da Max Eisenbud, illuminato manager ma soprattutto suo grande amico, che la notò quando aveva appena 12 anni e lui lavorava per l’IMG. Maria ha deciso di creare un suo brand e nel 2013 sono nate le caramelle Sugarpova: in poco più di due anni sono stati venduti 3 milioni e mezzo di confezioni in 30 paesi. Ma è solo l’inizio: al marchio Sugarpova sono già legati cioccolatini, prodotti di bigiotteria e t-shirt in attesa di sbaragliare il mercato dei profumi e della moda. Il mondo del business è il suo futuro, anche se non è stata fissata una data per il ritiro. L’ultima grande sfida sarà battere Serena non solo negli affari ma in campo: non le riesce dal 2004. SUBITO SORPRESE Intanto sono arrivate le prime sorprese. Benoit Paire ha eliminato Kei Nishikori, finalista nel 2014: 6-4 3-6 4-6 7-6 (6) 6-4 per il francese. Subito fuori Ana Ivanovic, battuta dalla slovacca Cibulkova per 6-3 3-6 6-3. Per gli azzurri bene Andreas Seppi (6-4 6-0 7-5 a Tommy Paul). Eliminati Simone Bolelli, che si è arreso per 6-4 6-1 6-2 al belga Goffin, e Marco Cecchinato, sconfitto da Mardy Fish: 6-7 (5) 6-3 6-1 6-3 per il 33enne statunitense, ex top ten, che gioca l’ultimo torneo prima dell’addio.

 

A New York sorride solo Seppi Subito fuori Bolelli e Cecchinato

 

Alberto Giorni, il Giorno del 1.09.2015

 

Sotto il cielo grigio di New York, è di una vittoria e due sconfitte il primo bilancio azzurro agli US Open. L’unico a qualificarsi per il secondo turno è Andreas Seppi, autore di un match solido: opposto al diciottenne americano Tommy Paul, vincitore del Roland Garros a livello juniores, l’altoatesino si è imposto 6-4, 6-0, 7-5. Simone Bolelli aveva un avversario difficile, il talento David Goffin (n.15 Atp) e non è mai riuscito a metterlo in difficoltà: 6-4, 6-1, 6-2. Troppi errori per il bolognese, a cui resta il doppio insieme a Fabio Fognini. Non ha sfigurato Marco Cecchinato, n.106 del ranking, all’esordio assoluto in uno Slam. Il siciliano classe 1992 ha vinto il primo set al tie-break con il 33enne Mardy Fish, ex top ten all’ultimo torneo prima di appendere la racchetta al chiodo. Poi lo statunitense ha fatto valere la maggiore esperienza, vincendo in quattro set: 6-7, 6-3, 6-1, 6-3. La grande sorpresa della giornata è l’eliminazione del n.4 Nishikori (finalista l’anno scorso) per mano del francese Paire, 6-4 al quinto. Intanto il tabellone femminile ha perso due stelle: Ana Ivanovic e Maria Sharapova. La Ivanovic, n.7, è stata battuta 6-3, 3-6, 6-3 dalla slovacca Cibulkova, mentre la Sharapova (vincitrice qui nel 2006) ha dato forfait poco prima dell’esordio a causa di un problema alla gamba.

 

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