Serena, urlo di spavento: Bertens fa tremare lo Slam (Martucci). L’invenzione di Federer, una risposta a sorpresa (Bertolucci). Allarme a New York: "Record di infortuni nel tennis di oggi" (Clerici). La giornata di Mardy Fish, grande tennista e gentiluomo (Giua)

Rassegna stampa

Serena, urlo di spavento: Bertens fa tremare lo Slam (Martucci). L’invenzione di Federer, una risposta a sorpresa (Bertolucci). Allarme a New York: “Record di infortuni nel tennis di oggi” (Clerici). La giornata di Mardy Fish, grande tennista e gentiluomo (Giua)

Pubblicato

il

 

Serena, urlo di spavento: Bertens fa tremare lo Slam (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

Bel gioco. Il caldo-umido di Flushing Meadows —31 gradi conditi dal 53% di umidità — cuoce teste e piedi degli eroi della racchetta, ma esalta il talento tennistico di Fabio Fognini e David Goffin. Fabio sembra un altro, 48 ore dopo il confronto schizofrenico contro il picchiatore Steve Johnson, con troppi alti e bassi, e troppe paure. Parte ancora male ma, dall’1-3, gioca alla grande, gestendo in modo esemplare il match contro il coriaceo veterano Pablo Cuevas proponendosi al terzo turno. Così è «Fogna», o se preferite Carlito Perez, da Pordenone Terme, com’ha chiamato il suo alter ego alla continua ricerca di equilibrio e nervi saldi. Capace di saltare per aria all’improvviso, per motivi imponderabili, e poi di tranquillizzare la fidanzata e collega, Flavia Pennetta, dopo appena un set, e di chiudere ogni spazio all’uruguagio, vendicando lo sgarbo di 12 mesi fa ad Umago. Capace di tenere i lunghi e velenosi scambi da fondo e poi di accelerare, perentorio, sia di dritto che di rovescio con quel timing tutto suo, da campione, sia pur a singhiozzo. Proprio come Goffin, che ha una migliore prima di servizio (22 ace), ma più timidezze di Fabio. Lo dicono i biografi belgi, la sobrietà che lo fa amico di Roger Federer (il Magnifico l’ha invitato l’ultimo inverno ad allenarsi insieme a Dubai), la capacità di accendersi come un diesel solo con l’andare dei mesi, lo scarso carisma che cozza con velocità di piedi e di braccio, gran risposte e lettura del match. Armi che, dopo 5 set, 3 ore e 22 minuti, gli fanno rimontare l’ex stella juniores, Ricards Berankis.

GESTIONE «Fabio ha confermato che anche sul cemento gioca bene, è in forma da Amburgo, ha recuperato la miglior condizione, e ha giocato un match senza crearsi problemi», commenta il capitano di tutte le nazionali azzurre, Corrado Barazzutti, costretto a saltellare da un campo all’altro per seguire gli italiani e accompagnarli verso lo spareggio di Davis del 18-20 settembre in Russia. Mentre Fognini, che arriva così lontano agli Us Open per la seconda volta, dopo il colpo del 2012, vive il solito match in tandem con il clan in tribuna (coach José Perlas e fisio Max Tosello), puntandosi più volte l’indice alla testa ad indicare la capacità di imbavagliare il rovescio di Cuevas, comunque specialista della terra rossa. Poi rimanda i discorsi su Nadal, sul «valla» che gli ha rifilato ad Amburgo dopo il solito coaching di zio Toni dalla tribuna e che gli è costato il secondo set e probabilmente il match dopo aver battuto due volte quest’anno il più forte di sempre sulla terra. «Sul cemento, Fabio dà anche più fastidio a Rafa che sul rosso, perché l’altro non ha un gran servizio e, anche se alza il livello del gioco, subisce Fabio», chiosa «Barazza». Mentre lo spagnolo è costretto a lungo in campo contro il furetto argentino Schwartzman.

PAURA Quanta paura ha Serena Williams, strafavorita per chiudere il Grande Slam 27 anni dopo Steffi Graf, lo scopriamo contro Kiki Bertens, numero 110 del mondo promossa dalle qualificazioni. La regina parte malissimo. Lenta e fallosa, recupera il break solo quando la belga serve per il set sul 5-4, e solo per gli sciagurati errori della biondona 23enne. Ma deve ancora soffrire, troppo, sul 5-5 40-15 nel drammatico game che strappa a dispetto di tre doppi falli, e quindi ancora nel tie-break che recupera da 0-4 grazie ai regali dell’acerba avversaria, coi quali compensare i suoi 26 errori gratuiti, accompagnti da mille piagnistei. Poi la fortuna le dà una mano (…)

—————————————————

L’invenzione di Federer, una risposta a sorpresa (Paolo Bertolucci, Gazzetta dello Sport)

Non è la prima volta che un giocatore di tennis inventa un nuovo colpo, ma la risposta al servizio messa in mostra ultimamente da quel genio assoluto che risponde al nome di Roger Federer ha qualcosa di magico e inimitabile. Da sempre, sul finire degli allenamenti, gli atleti si divertono a provare soluzioni ardite che mai vedranno la luce in partita. Il lob liftato di Santana o la veronica di Panatta sono invece esecuzioni che sono entrate nel repertorio tennistico. Roger, assecondando il suo istinto, ha estratto dal cilindro il colpo «surprise» creato per sorprendere, irretire e al tempo stesso destabilizzare gli avversari. Lo svizzero, in attesa di rispondere, si posiziona con i piedi ben dentro la riga di fondo campo e, quando il battitore, alza lo sguardo per seguire la traiettoria del proprio lancio, effettua un balzo felino in avanti e blocca l’azione al momento dell’impatto con la palla. Assumendo questa posizione avanzata smussa gli angoli e chiude lo specchio alle direttrici. Trovandosi nei pressi della riga di servizio, e dovendo intercettare di contro balzo la palla, Roger elimina completamente l’apertura, ricerca solo la direzione e possibilmente la profondità come nel caso di una volée bassa (…)

————————————————–

Allarme a New York: “Record di infortuni nel tennis di oggi” (Gianni Clerici, La Repubblica)

E’ sorprendente vedere quanti giocatori hanno dovuto ritirarsi» ha commentato Stan Wawrinka quando un segugio gli ha messo sotto il naso l’elenco dei tennisti e delle tenniste costretti al ritiro nel primo turno di New York: dodici. Preso coscienza che il giornalismo è oramai di massima costituito da luoghi comuni di incompetenti, si può capire la sorpresa di Wawrinka, che se fosse un medico andrebbe privato del titolo. H ritiro di tanta gente, qualcosa che non accadeva dal 1969, con nove ritiri ( guarda caso l’anno del Grand Slam di Laver che un giorno, sbarcando a Milano, mi disse «Ho un po’ di male al gomito, me lo curo col ghiaccio tritato» ), viene collegato dai segugi delle agenzie ai 90 Celsius, e cioè 32 gradi Farenheit, con i quali, all’Australian Open, in seguito ad una fondatissima protesta di Boris Becker, gli organizzatori presero a chiudere il tetto per evitare collassi.

Nel benedetto stadio di Melbourne, i campi coperti sono tre, mentre a New York ne stanno finalmente costruendo uno. Per approfondire un tantino la vicenda dei ritiri ho telefonato al chiropratico Dottor Alfio Caronti, diplomato in USA, perché in Italia la facoltà continua a non esistere, chissà perché. Alfio assistette 30 anni fa Furlan e Caratti a raggiungere i quarti di Parigi (’95) e di Melbourne (’91), e si occupa adesso di Camila Giorgi, per il cui braccino ha inventato un manico speciale. «E’ in corso – mi ha detto – una vicenda che potrebbe chiamarsi ‘esasperazione della potenza del motore uomo’. Le quattro-sei ore di allenamenti giornalieri andrebbero diversamente assistite, e non follemente perseguite». A questa sua opinione io, senza essere medico, mi permetterei di aggiungere che questo sport, che era soprattutto verde come l’erba (3 Slam su 4) o rosso mattone agli inizi del professionismo (1968) si svolge per più del 50% su fondi duri ( Hard Court), e vorrei mi si dicesse quale altro sport, fatto di corse ripetute, si svolge sul cemento.

Ci sono anche da considerare l’età di qualche infortunato, che è sui trent’anni o più per il cipriota Baghdatis (finale 2006 Aus Open) Stepanek, Monfils, Andujar e l’attitudine ai malesseri (…)

—————————————————

La giornata di Mardy Fish, grande tennista e gentiluomo (Claudio Giua, repubblica.it)

Infaticabile, dagli spalti del Louis Armstrong Stadium uno spettatore urla “I love you Mardy”. Conto le volte: otto in un game. Mardy, nome inconsueto che l’anno scorso è stato dato a 409 neonati americani, molti dei quali – si presume – figli di patiti del tennis. Se digiti “Mardy” su Google, le risposte sono univoche: stai cercando notizie su Mardy Fish, uno dei più amati giocatori del circuito, simpatico, disponibile, corretto oltre che di straordinario talento. Uno che ha tanto da raccontare: di quando a 22 anni vinse il suo primo torneo ATP a Stoccolma e diventò un Top Twenty; del perché a 23 perse la finale olimpica ad Atene contro Nicolas Massù; di come a 24 per colpa di un infortunio al polso sinistro precipitò a quota 225 del ranking ATP e a 27 risalì a ridosso dei migliori venti dopo la finale a Indian Wells; della volta che, a 28 anni ancora da compiere, approdò alla seconda finale di un Masters 1000 (Cincinnati, feudo americano di Federer) per ripetersi l’anno dopo a Montreal; di quanta fatica gli costò, a 30 anni, issarsi al settimo posto della classifica mondiale; di quando a 31 s’accorse a Miami dei gravi problemi cardiaci e poi subì i primi incontrollabili attacchi di panico (lo racconta su www. theplayerstribune. commardy-fish-us-open/ ); di come riuscì convivere con le proprie angosce tra i 32 e i 33 anni, costretto per un anno e mezzo a restare alla finestra del tennis che conta. Uno che non molla mai e che – dopo il rientro la primavera scorsa a Indian Wells – ha voluto a tutti i costi chiudere la carriera a Flushing Meadows come Andre Agassi e Andy Roddick.

Dall’altra parte del campo c’è uno spagnolo bello e per bene come George Clooney ai tempi di “ER-Medici In Prima Linea”: Feliciano Lopez, anch’egli alla vigilia del trentaquattresimo compleanno, tipo tostissimo che sarebbe l’idolo di Spagna non fossero arrivati Nadal, Ferrer e Verdasco a fargli ombra.

Sono loro, Mardy e Feliciano, i protagonisti di una partita da non dimenticare. Il ragazzone di Edina, Minnesota, aveva annunciato con largo anticipo che dopo questi UsOpen non avrebbe più calcato i palcoscenici ATP. Match tirato e agonisticamente coinvolgente. Fish mostra sprazzi di una classe con pochi paragoni, vince il primo set di slancio, si riposa nel secondo, torna a maramaldeggiare nel terzo, ha la grande occasione di chiudere al nono gioco del quarto set quando va a servire sul 4-5 a favore e invece perde tre game consecutivi. Il quinto set è, dal 3 pari in poi, un calvario di crampi alle gambe, con Lopez quasi timoroso di infierire (2-6 6-3 1-6 7-5 6-3) sul collega che ha affrontato per la prima volta tredici anni fa a Tokio (fino a ieri, 5 a 3 lo score a favore di Mardy). Vero caballero, lo spagnolo non esulta per la vittoria e lento raggiunge il collega che si gode senza sorridere la standing ovation.

Dopo tante emozioni suscitate ed evocate dall’addio di Mardy Fish il resto della giornata potrebbe scorrere via sotto tono. Invece, più tardi, per noi convinti tifosi azzurri arrivano soddisfazioni non scontate. Fabio Fognini non si fa intimidire da Pablo Cuevas, pedalatore argentino naturalizzato uruguaiano, che tiene sempre a distanza di sicurezza, come certifica il 6-3 6-4 6-4. A semplificare la vita al ligure, la scarsa vena di Cuevas al servizio, con il picco negativo di tre doppi falli consecutivi nel primo set. Grande difesa del ligure, che ha molta misura, palleggia con accortezza e non esibisce fogninate. Ha qualche difficoltà a chiudere il match quando, sul 5-4 al terzo set, serve e si trova sotto per 0-40. Ma recupera grazie a due coraggiose discese a rete e a uno smash. Il suo primo match point viene disinnescato da Cuevas, il secondo dalla rete beffarda che ferma la più facile delle smorzate. A trasformare la terza occasione è direttamente l’uruguaiano che mette fuori. Domani Fabio sarà protagonista con Rafael Nadal di un terzo turno durante il quale potrà usare quanto imparato nella recente finale persa ad Amburgo.

Andreas Seppi fatica un set di troppo per aver ragione di Teymuraz Gabashvili, russo di origini georgiane, 30 anni, ATP 53. Il risultato (3-6 6-3 7-6 6-1) dice poco delle difficoltà incontrate dal sudtirolese, falloso tanto quanto l’avversario e aiutato, nei momenti decisivi, solo dalla maggiore propensione a piazzare vincenti. A parte il quarto set, Andreas m’è sembrato spesso dubbioso sulle proprie attuali possibilità, che non sono affatto poche. Poiché domani gli tocca il numero uno al mondo Novak Djokovic, farà bene ad ascoltare i consigli del suo coach, Massimo Sartori, e anche quelli di Corrado Barazzutti, ovviamente attentissimo durante il match visto che Gabashvili potrebbe essere titolare nella Russia che dal 18 settembre affronterà l’Italia nello spareggio del Worldwide Group di Davis a Irkutsk, sulle rive del Bajkal (…)

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement