Quando si dice sotto le luci della ribalta. Roger Federer ha liquidato con autorità la pratica Darcis in quello che si è soliti definire un allenamento agonistico. Per la gioia dei presenti un’ottantina di minuti infarciti dalle ormai consuete delizie balistiche, con poco sudore e qualche interessante esperimento tattico. Intercettato a bordo campo per la breve intervista di rito che spetta al vincitore, ad attendere lo svizzero una piacevole sorpresa: quello appena disputato infatti è il trentesimo incontro nella sessione serale dell’Open degli Stati Uniti. Superato in questa speciale classifica Andre Agassi – fermo a quota 29 partite – e raggiunta in cima alla graduatoria Serena Williams. Stratosferico, manco a dirlo, il bilancio consuntivo che recita un eloquente 29-1 con il solo Tomas Berdych capace di imporsi in notturna nell’edizione del 2012. “Non lo sapevo” ha candidamente ammesso un soddisfatto Federer, troppo abituato a riscrivere la storia di questo sport per scomporsi più di tanto dinanzi all’ennesimo record.

Matteo Parini