US Open, (s)punti tecnici: Grigor Dimitrov, specchio specchio delle mie brame

(S)punti Tecnici

US Open, (s)punti tecnici: Grigor Dimitrov, specchio specchio delle mie brame

Grigor Dimitrov è un giocatore a dir poco splendido, e lo sa bene. Forse troppo bene

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C’è un grande giocatore a questo US Open: splendido tecnicamente, preparatissimo fisicamente, potente e al contempo elastico e leggero negli spostamenti, che non ha nulla da invidiare a nessuno come capacità di accelerazione della palla, ed è nel pieno della maturità atletica e agonistica. Ma c’è un problema: ha già preso l’aereo per tornare a casa.

Cosa stia succedendo a Grigor Dimitrov, qui eliminato al primo turno da Mikhail Kukushkin, se lo stanno chiedemdo un po’ tutti, in particolare durante quest’ultima stagione. Dopo anni passati ad aspettare che arrivassero i veri risultati di prestigio, con continuità e non sotto forma di exploit isolati, gli appassionati – e i tecnici – che giustamente affascinati dal tennis brillante, propositivo e impostato in modo classico di Grigor non vedevano l’ora di assistere a una sua affermazione definitiva ad altissimo livello (per capirci, uno che gioca in quel modo è un delitto che non stia in top-5 fisso), cominciano a preoccuparsi davvero.

Preoccuparsi perchè, nel panorama sempre più standardizzato del gioco di questa epoca, un ragazzo ancora giovane (24 anni) che interpreta un autentico tennis a tutto campo (rovescio a una mano a parte, qui parliamo di capacità di anticipo, di istinto per la verticalizzazione, di abitudine all’attacco e alla chiusura al volo) è un’autentica rarità. Ma tutte queste belle qualità sono destinate a rimanere fini a sè stesse se non supportate, alla base, da quelli che dovrebbero esserne i fondamenti agonistici e attitudinali: la concretezza e la consistenza.

Grigor è bello da vedere, e non parlo del fatto che nelle immagini del suo allenamento dell’altro ieri sia senza maglietta (mi si conceda una strizzatina d’occhio alla componente femminile dell’utenza di Ubitennis). Non lo avevo ancora visto da vicino, e durante l’intera mezz’ora passata al campo 11 per la sua training session, non sono riuscito a smettere di pensare a come fosse inspiegabile che un magnifico colpitore del genere non avesse già piantato le tende con regolarità ai piani altissimi del ranking.

I “drills” erano improntati al gioco sulla diagonale sinistra, con alternanza di rotazioni: una fantastica sequenza di rovesci a una mano coperti e anticipati, poi una raffica di rasoiate con lo slice tanto ben eseguite da far somigliare le traiettorie a dei raggi laser tesi e bassissimi, poi di nuovo i topponi a tutto braccio, e ogni tanto partiva la botta lungoriga. Lo ripeto, una bellezza.

Rasoiate come raggi laser

Rasoiate come raggi laser

E mi sono chiesto proprio questo: forse troppa, di questa “bellezza cinetica” come da definizione di David Foster Wallace? Dimitrov sembra un ragazzo intelligente, sicuramente molto consapevole dei propri mezzi, ma l’impressione che indulga un po’ troppo a specchiarsi in sé stesso è forte davvero. Sbracciate amplissime (guardate sia nella sequenza di rovesci coperti in testa al pezzo, sia in quella degli slice qui sopra, quanto “apre” il finale Grigor: sembra un misto tra un airone pronto al decollo e un ballerino di danza classica), perfette anche tecnicamente, ma davvero “esagerate”: il concetto di “compattezza del gesto” non esiste, e non c’è nulla di errato – figurarsi! – ma il tennis non è una gara di estetica. E il lato sinistro di Grigor è indiscutibilmente il suo “comparto” tecnico non meno buono, diciamo non assolutamente eccellente in termini di rendimento come il resto (servizio e dritto). Bisognerebbe badare al sodo, da quella parte del campo.

È sacrosanto che il bulgaro si sia definitivamente emancipato dall’etichetta di “Baby Fed”, ma per passare definitivamente da piccolo Federer a grande Dimitrov, Grigor dovrà trovare assolutamente un’attitudine prima mentale, e poi magari pian piano anche tecnico/tattica, maggiormente improntata all’utilitarismo in senso agonistico. Va insomma riequilibrato il rapporto tra “fumo e arrosto”: meno fronzoli, e più match portati a casa. L’ultimo che è riuscito a trovare l’equilibrio perfetto tra l’armonia tecnica e la lucidità nel perseguire l’unico obiettivo che alla fine nello sport conta, la vittoria, si è portato a casa – per ora- diciassette Slam. Grigor, so che non ne puoi più di sentirti paragonare a lui, ma la strada è quella: ne varrebbe la pena.

Gli (s)punti tecnici precedenti:

La reattività frenetica di Camila Giorgi

Il servizio estremo di Ivo Karlovic

Le difficoltà e le fucilate di Kei Nishikori

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