Super Fognini, che rimonta con Nadal. La fidanzata Pennetta lo raggiunge agli ottavi, Errani fuori con la Stosur (Martucci). Fognini fa l'americano e trita Nadal (Azzolini). Vamos Fognini, la maledizione di Nadal (Semeraro)

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Super Fognini, che rimonta con Nadal. La fidanzata Pennetta lo raggiunge agli ottavi, Errani fuori con la Stosur (Martucci). Fognini fa l’americano e trita Nadal (Azzolini). Vamos Fognini, la maledizione di Nadal (Semeraro)

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Super Fognini, che rimonta con Nadal (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport)

Il diavolo veste Fognini. Rosso, veloce e vincente come una Ferrari. Il diavolo spara 70 vincenti (!), fa e disfa (57 errori gratuiti), sempre col piede pigiato sull’acceleratore: «Contro Rafa devi giocare così, devi rischiare e accertare di sbagliare tanto, altrimenti cominci a correre e finisci solo a fine settimana». Imprevedibile, imparabile, ingiocabile, di dritto come di rovescio, Fabio firma la vittoria più importante di un italiano in uno Slam inchiodando sulla diagonale debole il più grande di sempre sulla terra rossa. Cioè l’ex numero 1 del mondo, campione due volte anche sul cemento degli Us Open, che spinge meno di dritto ed è un leone un po’ spelacchiato, ma a tratti, è ancora Rafa ed è comunque l’8 del mondo. E Fabio gli spara lungolinea autentici proiettili traccianti, una, due, trentaquattro volte (!), alternandoli con rovesci dal personalissimo timing, rasoiate che pennellano le righe (15 volte), buttandosi a rete (54 volte), con successo (72%): «Contro uno dei migliori passatori del mondo…». TESTA Così, aspettando gli ottavi di oggi contro l’altro mancino di Spagna, Feliciano Lopez, il diavolo batte l’angelo, il mito incerottato, benedetto dall’Arthur Ashe, nell’ennesima «night session» da ricordare. Ma, per farcela, ha bisogno di più imprese insieme. Deve superare se stesso, quell’altro io, che si distrae, si arrabbia e rovina tutto, quello che lui ha rinominato Carlito Perez da Pordenone Terme. «Ho sentito da subito la palla molto bene». E ci riesce, sbatacchiando la racchetta appena una volta in una disfida di 3 ore e 46 minuti coi nervi a fior di pelle, finita all’1.26 «local time», le 7.26 del sabato mattina italiano. Cancellando il «vaffa» che ««l’altro Fognini» ha rifilato in mondovisione a Nadal nella finale di Amburgo per il coa-ching dello zio allenatore. Solo così può superare la forza mentale di Rafa, l’asso dall’attitudine esemplare, quello che non molla fino all’ultima palla, a prescindere da tennis, gambe e braccia, «forse il più bravo di tutti in difesa». E supera anche la folla che, sul 3-3 del quinto set, intona ««Let’s go, Rafa, let’s go» (Andiamo Rafa, andiamo). Con tanto di «ola» in tribuna e di chiasso assordante. TATTICA Fabio vince perché è tennista più completo di Rafa, ma anche di tattica: «L’avevo battuto a Rio e Barcellona. Ad Amburgo ci avevo perso di poco e mi ero accorto che il mio rovescio piatto incrociato gli dà molto fastidio e avevo notato che preferiva giocarmi sul dritto. Così ho cercato molto il dritto lungolinea». Fabio vince perché, dopo il primo set d’assaggio, regala il secondo sul 4-4 40-0: «Ho fatto cinque errori, colpa mia, mi sono detto: “Adesso per rimontare Rafa da due set a zero sotto devo andare a Lourdes”». Quel vantaggio, al grande Rafa, gliel’ha rubato solo il grande Federer, e soltanto a Miami 2005, ma negli Slam non ci riusciva nessuno da 151 partite. Ce la fa I NUMERI Fabio perché non pensa tanto e tira molto, a tutto braccio. «Se cominci a pensare con Rafa è ancora più difficile». Ce la fa perché, al terzo set, quand’è sotto anche di un break (1-2)gioca un game di rovescio da incorniciare (3-3) e taglia a 8 gli errori, strappando il 6-4 con dritti da paura. «Dovevo restare concentrato, questione di vita o di morte». PENNETTA Ce la fa perché nel quarto set, va ancora sotto di un break, ma cambia di nuovo marcia, accompagnando lo smash con l’urlo liberatorio del 5-3 (viatico del 6-4) e scuotendo nel letto d’albergo anche la fidanzata, Flavia Permetta: «Avevo messo l’audio al minimo, ma ho seguito tutto fino alla fine, io dormo poco di notte, e come facevo a perdermi un match così?». Ce la fa, perché come i campioni veri, trasforma in semplici cose difficilissime come quelle accelerazioni brucianti e le variazioni di effetti che lasciano fermo il gatto di Maiorca e disegnano uno spettacolo maestoso, sublime, indecifrabile. Doppio fallo, stop-volley maestosa, un altro dritto-lampo e rovescio alle ortiche del solito Fabio. «Sul 4-3, ho perso un altro game incredibile, da 40-0». Lo spettacolo fa ribollire le vene dei due attori e della folla, e tocca l’acme nel nono game, con quattro vincenti impossibili dell’italiano che non t’aspetti(tre dritti e un rovescio), per il 5-4, dopo sette break: chi aveva mai tolto quattro servizi di fila a Nadal? Finché Fabio serve per il match e piega tre volte il braccio del mancino più famoso del tennis. Il diavolo veste Fognini

 

La fidanzata Pennetta lo raggiunge agli ottavi, Errani fuori con la Stosur (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport)

Dopo averla battuta già due volte, Flavia Pennetta si conferma contro la rediviva Petra Cetkosvska, scesa al 149 mondiale per problemi fisici, e capace di eliminare Caroline Wozniacki. Così la brindisina, dopo un’ora e mezza di sofferta battaglia, si qualifica agli ottavi non contro la nuova compagna di doppio, Sara Errani, che era sulla sua direttrice, ma contro Sam Stosur, con la quale è 6-0 nei testa a testa (e sul cemento). «Devo giocare meglio qui dove mi sento a casa», dice Flavia che a New York vanta una semifinale e 4 quarti di finale. ENERGIE Alla tenace romagnola, influenzata ed in campo solo grazie agli antibiotici, manca l’energia, sotto il sole di Flushing Meadows, per contrastare la potente australiana. Peccato perché l’avversaria – regina a sorpresa agli Us Open 2011- non è trascendentale, ed accusa i soliti alti e bassi. Peccato, soprattutto per il primo set, con lo 0-3 che Saretta trasforma nel 4-3, procurandosi due chance del 5-3, ma eclissandosi da 5-5 al 5-7. Poi l’allieva di Lozano reagisce, scappa 3-0, riscatta da 3-2 a 6-2. Ma proprio quando sembra aver preso le misure alla 3lenne di Brisbane, accusa un altro calo di energie, subisce il 2-0 per una smorzata al curaro di Sam, e non trova più la via d’uscita del 6-1 decisivo. Riportando dopo 3 anni negli ottavi di New York l’australiana che aveva battuto nelle ultime due occasioni. BOUCHARD Oggi Roberta Vinci ha in programma gli ottavi contro Genie Bouchard, ma la canadese s’è ritirata da doppio e misto perché venerdì è scivolata negli spogliatoi ed ha picchiato la testa, ferendosi. I medici le hanno prescritto riposo assoluto, nella speranza di farle proseguire il torneo di singolare. La rivelazione del torneo è Johanna «Jo» Konta. La 24enne australiana, di origine ungherese e naturalizzata britannica, che si allena fra Eastbourne e la Spagna, esplode dalle qualificazioni, battendo, dopo la 9 del mondo, Muguruza – con nuovo record di maratona, 3 ore 23′ -, anche la 18, Petkovic ed eguagliando gli ottavi brit di Laura Robson agli Us Open 2012. Anche se ora ha la strada sbarrata da Petra Kvitova, salirà dal 97 del mondo almeno al 61, rilanciando una carriera
Fognini fa l’americano e trita Nadal (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Una dote che non manca a Fognini è la capacità di suscitare sentimenti contrapposti. Come un quadro che attragga gli occhi, ma resti incomprensibile per i più. Se c’è dell’arte in tutto questo non sapremmo dire, certo è che il nostro, e le sue opere, non lasciano insensibili, nel bene e nel male. In bilico sui contrasti più spigolosi della sua indole ormai da una vita, Fabio non recita, semplicemente propone se stesso al naturale. Capita, così, che la sua vittoria più bella, la terza su Rafa Nadal in questa stagione (solo Djokovic vi era riuscito), faccia da calamita alle più disparate argomentazioni, tutte convergenti però su un unico approdo: così si gioca a tennis solo in paradiso. Psicologia La prima è di natura psicologica: rimontare due set a Nadal e batterlo al quinto, impresa mai riuscita ad alcuno (e stiamo parlando di 151 match dello spagnolo, avanti di due set, ha poi condotto in porto negli Slam), e farlo tornando a nuova vita non una ma un’infinità di volte nel corso della partita, e almeno quattro di queste nell’ultimo set (i break rifilati a Rafa), offre al nostro poco spensierato tennista una sorta di palingenesi della sua stessa carriera, tale da assumere il valore di un’intera sessione di sedute terapiche dal suo strizzacervelli. Che poi è la signora Perlas, moglie del coach di Fabio, che ormai da quattro anni tenta di sbrogliare la matassa di sensi di insufficienza misti a bassa autostima che trattiene il nostro. La signora agisce sui massimi sistemi, ma si preoccupa anche delle piccole alterazioni che inducono Fabio ad abbassare spesso la guardia. Insomma, se sentite Fabio, durante i suoi match, inveire contro un certo Carlo (porco Carlo, e che Carlo, mi sta sul Carlo) è perché la signora Perlas gli ha suggerito di sostituire i nomi di persona ai termini virilmente più beceri. Serve a evitare le multe, a patto che l’arbitro non si chiami Carlo. Calmo Al secondo punto, una valutazione che tiene il passo con la precedente: è la prima vittoria importante di Fognini nella sua versione “calma”. Concetto al quale Fabio tiene molto. «Ci ho lavorato, ci sto lavorando. Mi sento più rilassato. I benefici si stanno vedendo», dice, e dopo aver schiantato Nadal nessuno può dargli torto. Epperò, Fabio ha vinto i suoi tornei, finora, solo da ribelle, dunque il passaggio è delicato più di quanto non si creda. Bene sarebbe riuscire a trascinare le ansie all’interno di un percorso che si traduca in propellente per lui e in sentimenti negativi per gli avversari «Stiamo lavorando con Fabio a tutto tondo», spiega Josè Perlas, «non si tratta solo di colpi, né di forma fisica Ma di un complesso di situazioni che lo devono portare a esprimersi sempre come ha fatto con Nadal. Una sorpresa? Per me no, so bene fin dove può spingersi Fabio». Certo è che l’impressione suscitata sui colleghi è stata profonda. In telecronaca John McEnroe schiumava entusiasmo: «Se gioca sempre così, vince il torneo». «Mai visto uno giocare così bene contro Nadal», ci ha detto Isner «Fabio è un talento purissimo». E Justin Gimelstob, coach e membro del board Atp: «Gioca colpi impensabili perla gran parte dei tennisti, e si trova d’incanto con il gioco di Rafa». La stampa, ora… Uno per tutti, Greg Garber; Espn: «Ha tenuto a freno le emozioni, nel terzo set poteva crollare e non lo ha fatto. Ha espresso tutto il suo potenziale». Insomma, un tripudio. Valore La terza questione riguarda tutti. Un’impresa così riconcilia con il tennis, ma fa anche rabbia. Per i match buttati via in questi anni, peri traguardi non raggiunti. Valutazioni che sconfinano nell’attualità. Fabio Fognini ha raggiunto solo gli ottavi degli UsOpen, non è una consacrazione. Dovrà battere oggi Feliciano Lopez (tennis d’attacco e palle senza peso), poi Djokovic nei quarti. Dice Giorgio Palermo, membro italiano del Board Atp: «Rafa è un giocatore in difficoltà, non fisica, ma mentale, e ha perso il suo colpo migliore, il dritto. Ma Fabio è stato impressionante. La regola è semplice: se gioca così 5 volte l’anno vale il 30° posto Atp, se lo fa trenta volte entra nei primi 10. Io sono convinto che valga la TopTen». Ma sta a Fabio dimostrarlo

 

Vamos Fognini, la maledizione di Nadal (Stefano Semeraro, La Stampa)

Il Fognini che tutti, Fognini per primo, avevamo sempre sognato è diventato realtà in una notte da Oscar, nella città che non dorme mai, al terzo turno dell’ultimo Slam dell’anno e sul centrale che più di tutti al mondo assomiglia a un palcoscenico di Hollywood, quello di Flushing Meadows. Il copione indicava: battere Rafa Nadal per la terza volta nello stesso anno (dopo Rio e Barcellona). Il Fogna ci ha aggiunto un’interpretazione da urlo riuscendoci in rimonta, da due set e un break sotto, contro l’Uomo che Non Tremava Mai e che ieri dopo tre ore e 46 minuti di suspence (3-6 4-6 6-4 6-3 6-4) ha dovuto chinare il capo davanti a un tennis scintillante e tenace, ispirato e lucido. Finalmente tranquillo. Braccio torrido, testa – finalmente – sottozero: quando l’ultimo gancio di Nadal è uscito largo Fabio quasi non ha esultato. Occhi da matador, indici puntati alle tempie. II lato debole di sempre, l’arma vincente di ieri. «Forse è la mia vittoria più bella. Battere Nadal in uno Slam come gli Us Open è incredibile, devo ancora realizzare. Sono stato tanto criticato in passato, ma questa è una vittoria di cuore e di testa, maturata dalla convinzione di poter rimontare due set a un campione come Rafa». In altre parole, Fabio? «Una goduria». Specie dopo il battibecco con il giudice di sedia Cedric Mourier arrivato quando Nadal già pensava alla doccia. In altre occasioni Mister Fogna avrebbe sbroccato; stavolta – lo si era già visto nelle rimonte del primo turno contro Steve Johnson – Dottor Fabio ha trasformato la rabbia in energia. Nadal non è più il cannibale di una volta, il suo gancione mancino si è accorciato e morde meno, ma Fabio è stato magico nel domarlo con il rovescio e il dritto, sia lungolinea sia incrociato. Alla fine 57 errori gratuiti di Fabio contro i 18 di Nadal, ma anche 70 vincenti contro 30. «Sapevo di dover rischiare, a costo di sbagliare di più. Anche se quando mi sono ritrovato sotto di due set ho pensato che per vincere sarei dovuto andare a Lourdes». Fognini è il quarto giocatore capace di battere Nadal per tre volte nello stesso anno (Djokovic, Federer e Del Potro gli altri), il primo capace di farlo in uno Slam rimontandogli due set (in assoluto ci era riuscito solo Federer a Miami nel 2005). Obiettivo quarti di finale «E stato Fabio a vincere, non io a perdere. Mi fa male ammetterlo, ma è così», ha detto il Niño, che per la prima volta in dieci anni chiuderà la stagione senza vincere almeno uno Slam. Fognini invece è appena il quinto azzurro ad approdare negli ottavi degli Us Open (l’ultimo Sanguinetti nel ’95), per pareggiare il record del suo ct Barazzutti (quarti nel ’77) domani dovrà far fuori un altro mancino spagnolo, il 33enne Feliciano Lopez. Il probabile premio è un altro match da prime time contro Djokovic. «Lopez è un giocatore difficile, non ti dà ritmo. Ti ruba il tempo». Per riuscirci, contro questo Fognini, servirà un Feliciano in versione Arsenio Lupin.

 

 

 

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