L'US Open che nessuno dimenticherà mai. Flavia Pennetta, Roby Vinci e Serena Williams

Editoriali del Direttore

L’US Open che nessuno dimenticherà mai. Flavia Pennetta, Roby Vinci e Serena Williams

Emozioni indicibili, pazzesche. Un’attesa di 40 anni. Francesca Schiavone e Sara Errani non sono più sole. Un quartetto incredibile. Flavia ripensaci!

Pubblicato

il

Flavia Pennetta - SF US Open 2015
 

VIDEO – I dietro le quinte della finale femminile

Gli aggettivi si sprecano. Le celebrazioni anche. La soddisfazione è enorme. Unica, fino ad oggi. Irripetibile? Speriamo di no, ma molto, molto difficile. Molto più che enorme è però il grazie che dobbiamo a Flavia Pennetta e Roberta Vinci per il loro straordinario US open, e non solo per queste due giornate indimenticabili che comunque hanno fatto la storia del nostro tennis e nessuno potrà mai cancellarle.

Oggi, e non solo perché il New York Times riportava nella prima pagina sportiva le imprese di Flavia e Roberta – citando anche il vostro cronista per un paio di dichiarazioni….una delle quali era, e sarà per tutto il giorno in risposta ai tantissimi che incontrandomi mi hanno detto Great or Good Day for The Italians, “After 40 years a Good Day we probably deserved!, (dopo 40 anni un gran bel giorno forse ce lo meritavamo”) – abbiamo vissuto questa giornata come se fossimo stati finalisti anche noi. Oltre 100.000 visite al sito, una sequela di radio, decine di inviati e corrispondenti dei nostri giornali, radio e tv di base a New York venuti a vedere Pennetta, Vinci e certo anche Matteo Renzi.

Il suo è stato un roundtrip in un solo giorno, insieme a Giovanni Malagò e al presidente della FIT Binaghi, e so che in Italia qualcuno ha criticato il nostro premier…però è vero che ho visto decine di presidenti della Repubblica, primi ministri, reali intervenire a grandi eventi sportivi (non solo Pertini in Spagna 1982 per il mundial di calcio!), e ora alla rinfusa ricordo in passato di aver visto a Parigi il re Juan Carlos e la regina di Spagna al Roland Garros quando Bruguera e Berasategui giocarono la finale del 1994, ho visto Bill Clinton venire a vedere Agassi a Parigi (anche se non era una finale), i reali del Belgio per non so più quale finale fra Clijsters e Henin, reali di Olanda per Krajicek, premier australiani per i loro giocatori….ma onestamente nessuna finale di Slam è stata mai più sorprendente di quella conquistata dalla n.26 e dalla n.43 del mondo.

La finale non è stata tecnicamente granché, direi che è stata quasi più brutta che bella, ma nessuno si aspettava che  fosse di grande livello, al’altezza delle due superbe semifinali giocate dalle nostre ragazze quando hanno battuto una dopo l’altra le prime due tenniste del mondo. E, nel caso di Flavia, dopo aver battuto 2 giorni prima anche la n.4. Le nostre due “bandiere” hanno così dato vita alla finale complessivamente più “anziana” degli Slam dall’epoca di Wimbledon ’77, quando Virginia Wade batté, di fronte a Her Majesty the Queen Elizabeth nell’anno del Centenario dei Championships, l’olandese Betty Stove. Le due finaliste di allora avevano insieme 63 anni e 11 mesi, Flavia e Roberta ne hanno 66 e 19 giorni.  Sapevamo che sarebbe stata una battaglia di nervi. E lo è stata. Quindi non di grandissima qualità. Roberta era stanca per l’impresa del giorno prima, per mille interviste che “sì, mi hanno fatto piacere, ma sono arrivata la sera in albergo che ero morta e oggi il primo set mi sentivo stanca”. Così Flavia, più esperta a questi livelli e in questo teatro, con una semifinale meno stressante, è stata più solida e ha vinto con merito. La favorita era lei.

L’abbraccio finale fra le due ragazze, ex compagne di camera per 3 anni e mezzo e separate alla nascita da appena 65 km, quanto distano perchè Taranto e Brindisi, mentre Flavia preannunciava a Roberta quel che avrebbe detto di lì a poco, cioè del suo ritiro inatteso a chiunque non facesse parte del suo ristretto clan tecnico-familiar-sentimentale, è stato secondo me ancor più bello, più vero, più genuino, spontaneo e per nulla calcolato di quello, ormai rituale, che ha chiuso il 27mo Williams-Show o Sister’s Act che dir si voglia.

Spiego nel video – il modo più veloce per dire quello che penso quando si è sovvraccarichi di cose da scrivere e coordinare – perchè con il trionfo di Flavia su Roberta si raggiunge un obiettivo non facile da raggiungere. Quello, al di là della facile retorica da fotoromanzo, di due ragazze del Sud, di una Puglia oggi più orgogliosa che mai, capaci entrambe di lasciare un’impronta indelebile, un vero marchio su questo US open 2015. Se dico che hanno vinto tutte e due qualcuno sorriderà, ma se ha la pazienza di leggermi capirà meglio pechè lo dico.

1) Flavia Pennetta per via del fatto che è il suo primo Slam, con il colpo di scena finale del ritiro che nessuno si aspettava e che nessuno aveva mai annunciato, roba che ha fatto impazzire quei bambinoni degli americani – Pete Sampras vinse nel 2002 ma il ritiro lo annunciò un anno dopo qui nel 2003, Marion Bartoli lo annunciò un mese dopo aver vinto Wimbledon e non sul centre court mentre riceveva il prestigioso trofeo   – e perchè con il ritorno fra le prime 10 del mondo, addirittura a 33 anni un posto più su del suo best ranking. n.8 del mondo ha sigillato, doppiamente almeno, questo torneo.

2) E Roberta Vinci perchè è il suo nome che verrà sempre ricordato da tutta la stampa specializzata nel prossimo mezzo secolo, quando si ricorderà che Serena Williams ebbe la sventura di venire fermata a sorpresa nella sua corsa verso uno strameritato Calendar Grande Slam a due passi dalla sua conquista, un po’ come successe a Martina Navratilova in Australia nel 1984 quando fu inopinatamente battuta da Helenona Sukova.

La Sukova è stata a lungo top-ten, però tutti la ricordano per quella vittoria su Martina Navratilova, e sono passati 31 anni. Lo stesso accadrà per Roberta Vinci a meno che Serena Williams riesca a realizzare il Grande Slam fra uno o due anni. Ma abbiamo visto quanto sia difficile. E potevamo capirlo già dal fatto che se dal 1988 e da Steffi Graf non c’è più riuscita nessuna giocatrice non deve essere una cosina semplice semplice. Martina Navratilova, che ha vinto anche 6 Slam di fila, avrebbe certamente meritato di trovarsi insieme a Steffi, Margaret Court (1970) e Little Mo Connolly (1953) fra le grandi immortali regine del tennis. E così anche Serena Williams che al di là dei 21 Slam vinti – uno meno di Steffi, ma sono sicuro che la eguaglierà e sorpasserà se non prenderà la stessa drastica decisione di Flavia Pennetta – merita certamente di essere considerata la più forte tennista della prima decade del terzo millennio. Di gran lunga. Anzi, c’è da stupirsi perché nell’arco di 15 anni abbia vinto “soltanto” 21 Slam, considerato il gap che c’è stato fra lei e tutte le altre.

Insomma Roberta è nella storia del tennis forse perfino più di Flavia Pennetta…perché, per insistere nell’esempio, quanti di noi ricordano a memoria tutte le vincitrici dell’Australian Open dal 1984 in poi, o anche dell’US Open in poi.

Flavia Pennetta non verrà certamente mai dimenticata in Italia da chiunque sia appassionato di tennis, o anche soltanto lo segua. Ma fuori d’Italia, e soprattutto negli Stati Uniti e fra gli amanti delle statistiche, Roberta Vinci potrebbe anche venire ricordata di più per aver fatto questo questo terribile, diabolico sgambetto a Serena quando ormai tutti la consideravano già Calendar Grand Slam Winner. L’aver realizzato due volte il Serena’ s Slam non la ripagherà mai a sufficienza e gli anni passano. Ha 34 anni, un fisico massiccio che necessita continui allenamenti. Non so, a questo punto, se ce la farà mai. E proprio quel pensiero la deve aver angosciata al punto da renderla più tesa di una corda di violino contro Roberta e da farle fare tantissimi errori davvero inconsueti (senza nulla togliere a Roberta che meglio di così non poteva giocare “Il match della mia vita, il più bel momento della mia vita”).

Con la sensibilità che contraddistingue le persone di tatto, Roberta ha avuto parole, e soprattutto sinceri sentimenti, di solidarietà per Serena: “Poveretta – le è scappato detto in conferenza stampa – le ho distrutto un sogno, immagino che sia incavolata nera, quando la incontrerò – e Roby si copre gli occhi con le mani come per mimare la necessità di nascondersi – le dirò ciao, è ovvio, ma certo non le dirò nulla di questa partita. Temo che non se la potrà dimenticare facilmente…forse mai”.

Devo dire che non ho fatto il tifo per nessuna, ma sono contento per Flavia che abbia coronato il sogno di vincere uno Slam. Ho sempre avuto grande, grandissima simpatia per lei (anche se non mi ha mai invitato alle sue spaghettate con Di Palermo e soci in Australia!) , e devo dire che diversamente da Francesca che è istintiva ed umorale e quindi potevi trovarla in gran buona giornata come in cattiva, può essere simpatica un giorno e insopportabile un altro – e per questo talvolta ci sono stati anche piccoli scontri od incomprensioni, dovuti in parte anche ad una certa difficoltà espressiva (soprattutto agli albori della sua carriera) – Flavia è sempre stata un modello di simpatia e comportamento. Questione di carattere certo, ma bravissimi anche i genitori, Oronzo e Concita, che l’hanno tirata su così bene. Oronzo lo conosco da una vita, è stato un discreto giocatore, grande lottatore, e anche lui come sua moglie sono sempre stati inappuntabili. Appassionati tifosi della figlia, ma sempre con il dovuto garbo e distacco (anche se papà ha spesso sofferto fino allo spasimo).

Flavia ha vissuti anche momenti difficili, ricorderete la “brutta sorpresa” che le fece il suo precedente fidanzato Carlos Moya (2007), quando loro due convivevano e si parlava quasi apertamente di un possibile matrimonio. Uno choc micidiale, che le fece perdere sonno, chili, serenità, partite, posizioni in classifica. C’era chi la dava per dispersa nelle retro vie del ranking Wta. Nel luglio 2013 pareva quasi sul punto di ritirarsi. “Deciderò a fine anno”. Poi raggiunse la sua prima semifinale dell’US open.

Sono sempre stato pieno d’ammirazione per come è riuscita ad uscire da quel terribile, complesso trauma, reagendo alla grande, al punto anzi da diventare anzi lei la prima tennista italiana a fare l’ingresso fra le top-ten. Stimolando Francesca Schiavone a fare altrettanto e perfino meglio. E Francesca ha poi fatto la stessa cosa con le altre, con Sara, con Roberta.  E poi, di seguito per Flavia eccola diventare la n.1 del mondo in doppio in coppia con Gisela Dulko, 10 tornei vinti prima dell’US open con la perla del Premier Mandatory di Indian Wells, quattro Fed Cup, la semifinale all’US Open 2013 che sembrava dovesse restare per sempre – a 33 anni compiuti – come il suo miglior exploit.

E’ sempre stata sorridente, disponibile, educata, intelligente. Non c’è ragazza nel circuito che la trovi antipatica, scostante.

Io mi ero molto sorpreso nei giorni scorsi quando l’avevo sentita dire un qualcosa che è in contrasto con quanto dicono un po’ tutti i tennisti, e cioè che “Allenarmi mi è sempre piaciuto, non mi è mai costato nulla anche se dovevano essere 4 ore pesanti prima con Gabi (Urpi) poi con Salva (Navarro). Ma competere invece sì, certe volte non avrei proprio voluto scendere in campo.”

Ecco, forse da quelle parole avremmo dovuto capire – con un po’ più d’intuito – quello che stava maturando nella testa di Flavia (che peraltro, se leggete o ascoltate la sua intervista, dice di averlo deciso durante il torneo di Toronto), perché io ho conosciuto centinaia di giocatori che dopo anni di sacrifici non avevano più voglia di allenarsi. E anche di viaggiare. Ma la competizione ce l’avevano nel sangue, e avevano sempre voglia di competere. Flavia invece evidentemente sente la competizioni in modo diverso. Ha deciso di smettere. Il suo annuncio, comunicato a sorpresa perfino a Roberta con la quale prima di questa finale ha vissuto dozzine e dozzine di incontri sul campo da tennis e molti di più fuori dal campo se si pensa che per tre anni e mezzo divisero la stessa camera all’Acqua Acetosa quando erano “convocate” dalla Federazione del presidente Paolo Galgani -15 anni fa avevano vinto il Roland Garros junior – beh ha colto in contropiede tutti noi. Lei lo aveva detto solo ai genitori, alla sorella, all’allenatore e al fisio, a Fabio (che invece ci ha detto di averlo saputo ieri mattina…chissà perché?).

Ci siamo rimasti tutti di sasso, pur ammirandola per il coraggio (ragazzi, sì, ce ne vuole quando sei sulla cresta dell’onda, quando hai appena vinto uno Slam e sei tornata tra le top-ten e ogni anno che giochi anche se tu dovessi perdere sempre potresti portare a casa fra premi, sponsor etcetera 2/3 milioni di euro) e la personalità. Vi dico che quando l’ho scritto in chat a mia moglie lei mi ha risposto: “Grandeee!!! Anch’io farei proprio come lei. Bravissima!”

Però mia moglie a tennis non ha mai giocato, non ha vissuto nello sport come sempre Flavia dacchè aveva 9 anni e incontrava a Brindisi, nel circolo di casa e di suo papà presidente, Roberta.

Molti campioni non sanno smettere nemmeno quando perdono, hanno paura di aprire un’altra pagina della loro vita. Forse Flavia sogna di diventare mamma, di mettere su famiglia. Ha 33 anni e la si deve capire.

Però, però…io ho capito parlando con Matteo Renzi che si è trincerato dietro un toscanissimo “Io non ci voglio mettere il becco” ma ammiccando a Giovanni Malagò…che il CONI e la FIT faranno di tutto per farle cambiare idea.

Intanto, rispetto a quanto detto sul campo, poi si è appurato che Flavia, oggi sesta nella race, terminerà l’anno agonistico sperando di qualificarsi per le finali WTA di Singapore.

Poi c’è il discorso olimpico che preme a CONI e FIT, soprattutto perché dal tennis non è mai arrivata neppure una medaglia.

Fra le prime dieci coppie del mondo, sono più quelle che vedono a fianco tenniste di nazionalità diverse che della stessa.

L’opportunità per vincere una medaglia nel doppio, stante l’attuale fase di stallo fra Errani e Vinci (“Ma io non mi metterei davvero nel mezzo, farei di tutto perché tornassero insieme”) è tale per cui le pressioni perché il suo ritiro venga rinviato saranno enormi. Vedremo se resisterà.

Diciamo che Flavia ha ufficialmente dichiarato “Questo è il mio ultimo US open”. Quindi in teoria, poiché a Rio si giocherà d’agosto e prima dei Giochi, Flavia potrebbe anche esserci. Anche perchè se ci fosse l’Italia potrebbe schierare due coppie certamente competitive. Vinci-Knapp lo sono. E ripeto: togliete fuori tutte le coppie di nazionalità miste e di medaglie potremmo vincerne addirittura due.

Premesso e detto che questo fatto delle medaglie cui il CONI e le federazioni danno tanta importanza – magari per strappare qualche contributo in più che poi viene investito con la nota discrezionalità -a me fa invece un po’ sorridere, io sarò certamente fra quelli che si augurano che Flavia ci ripensi. Se non dovesse esserci più, il suo sorriso, il suo sense of humour, direi la sua bella freschezza tipicamente mediterranea, la grazia che ha sempre avuto anche se accompagnata da una grandissima grinta, dolcezza e sensibilità, mi mancheranno moltissimo.

Per una volta, ma una volta sola prometto, starò dalla parte di Binaghi (e Malagò) nei loro tentativi di farle cambiare idea. A Rio ci andrò anch’io e fare la cronaca di un match da medaglia mi piacerebbe! In fondo anche Roger Federer, che di anni ne ha 34, ha sempre fissato come suo primo obiettivo “l’ arrivare almeno fino a dopo le Olimpiadi di Rio”. Perché no anche Flavia? Se invece non ci darà retta…beh ancora una volta, l’ennesima, grazie davvero di tutto. Flavia ha voluto salutarci nel tuo momento migliore, da grande, grandissima. “Ho avuto tutto quello che volevo, anzi di più…”. Vero. Siamo noi che…non vorremmo accontentarci mai, perché sappiamo che nei giardini italiani di Flavie, ma anche di Roberte, di Sare e di Francesche, non ne nascono mai abbastanza. Tutte e quattro ci avete regalato momenti emozionanti, indimenticabili. E noi, io, appunto, non vi dimenticheremo mai.

 

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement