Roger Federer, infinita tecnica ma non un cuor di leone. Meno male

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Roger Federer, infinita tecnica ma non un cuor di leone. Meno male

Mentre Nadal e Djokovic si scontrano in finale a Pechino, domani a Shanghai comincia il torneo che vede il ritorno di Roger Federer. Il fuoriclasse elvetico è ormai leggendario, così perfetto da… avere dei difetti!

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Di Roger Federer sono state dette molte cose e sono stati scritti molti libri. Per la leggiadria dei suoi movimenti è stato definito un ballerino, quasi un nuovo Nureyev. L’efficacia del suo diritto, impugnato semi-western in un’epoca in cui l’arrotina Western domina, unità alla bellezza del gesto, gli è valso l’appellativo di spettacolo cinestetico da parte del compianto Foster Wallace. Lo scrittore statunitense in particolare definì il dritto  “frustata liquida”, con una sinestesia di inarrivabile vigore lirico, per rendere in qualche modo l’incredibile apparente assenza di sforzo, come se Federer lo giocasse con un braccio senza ossa. I suoi trionfi e la sua sportività gli hanno consentito di conquistare il cuore dei tifosi in tutto il mondo, tanto è vero che sembra giocare in casa in tutti i tornei cui partecipa e che i sostenitori agli ultimi US Open sono arrivati addirittura all’eccsso di tifare contro il suo fortissimo ma cupo avversario.

Negli anni Federer ha fatto sempre più leva sul servizio, poiché contro l’inarrestabile titano Crono anche lui un po’ è dovuto soccombere, ed ha quindi avuto bisogno di scambi più corti. Ma Roger ha fatto di necessità virtù ed ha migliorato anche il colpo di avvio gioco. Eppure, come ormai è storia, all’inizio della sua carriera  il basileano non ottenne immediati successi, a causa del suo carattere. In seguito a dolorose esperienze personali seppe mettere a bada la tendenza all’irascibilità e diede il via a una lunga striscia di successi. Anche se il rovescio ha costituito spesso un problema per il fuoriclasse svizzero, Tony Roche prima e Stefan Edberg poi sono riusciti a mettere più di una pezza, permettendo a Federer di difendersi con dignità anche sulla diagonale sinistra, o quantomeno di aggirare il problema.

È quindi Roger Federer il tennista perfetto? Osservando con attenzione la sua carriera, si può notare un difetto che si perpetua, che probabilmente costituisce una caratteristica non modificabile; questo difetto è l’incapacità di chiudere le partite molto lottate contro giocatori “on-fire”.

Il primo esempio è la semifinale degli Australian Open 2005 persa in cinque set contro Marat Safin, con Federer che sprecò match point nel quarto set. Simile andamento ebbe la finale di Roma 2006 contro Rafa Nadal, anche se questa volta i match point arrivarono all’ultima frazione. Wimbledon 2008 e Australian Open 2009 altre due dimostrazioni delle difficoltà incontrate nel set decisivo. Per finire, le finali di Wimbledon 2014 e Us Open 2015, con l’elvetico sopraffatto dall’emozione e incapace di alzare il trofeo. In definitiva no, nemmeno Federer è il tennista perfetto. Se ne rammaricheranno forse i più affezionati supporters dello svizzero, ma con sguardo più umano possiamo dire che questa piccola debolezza del “basileus” del tennis (in greco antico basileus significa “re”: coincidenze?), lo ha reso agli occhi del mondo più amato, proprio perché la bellezza giace anche nell’imperfezione.

Giovanni Vianello

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