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Gianni Clerici presenta la sua autobiografia: “Nella mia vita anche il calcio, ma che passione per Tilden e la Pennetta!”
Gianni Clerici su Sky Sport 24 tocca alcuni punti descritti nella sua autobiografia, spaziando da Bill Tilden alla finale tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci degli USOpen, senza tralasciare digressioni sul calcio (da lui praticato in gioventù) e sulla passione del padre per il motociclismo
Stefano Meloccaro, competente interlocutore dello Scriba, parte dal presente e chiede a Gianni un commento sul dominio di Djokovic. “In questo momento, oltre a essere di gran lunga il più forte, è sempre molto sicuro di sè ma senza che questo lo porti alla presunzione o a una debordazione del suo ego“. Parlando invece di Federer, Meloccaro stuzzica lo Scriba sul tennis dei gesti bianchi, di cui Roger è forse l’ultimo lontano e degno rappesentante. “Roger ha fatto riemergere nella mia mente il primo giocatore che ammirai da ragazzino, Bill Tilden. Fu il primo che mi ha fatto sognare per il tennis, lo veneravo“.
“Non direttamente, ma quasi: ai tempi, parliamo di prima che io nascessi, ovvero prima degli anni Trenta, mio padre Luigi correva in moto, era il terzo pilota della scuderia Bianchi, capitanata da un certo Tazio Nuvolari. Poi si dedicò all’imprenditoria nel settore dei carburanti. Non fu una scelta sbagliata“.
Si parla poi del confronto tra il tennis con le racchette moderne e quello con le racchette di legno e Clerici è chiarissimo: “Il tennis con le racchette di oggi è un altro sport. Ora peraltro le racchette di legno sono di fatto inutilizzabili perchè nel frattempo sono cambiate di conseguenza anche le palline“.
Sulla finale Pennetta-Vinci ai recenti USOpen, gli viene chiesto se in qualche modo si potevano immaginare due italiane in finale agli USOpen: “Assolutamente no, non l’avrei mai detto, ma non sai quanto sono felice per Flavia, per la quale ho sempre avuto un’adorazione particolare: diversi anni fa, all’inizio della sua carriera, mentre la guardavo giocare dissi a un signore seduto davanti a me:”Se non avessi tutti questi anni in più di lei, non le nascondo che le farei una corte sfrenata”. Il signore si alzò in piedi e mi tese la mano: “Piacere, Oronzo Pennetta (il padre di Flavia, ndr)”.