Bernard Tomic: il giovane talento è diventato tennista, il bad boy è ancora bad boy

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Bernard Tomic: il giovane talento è diventato tennista, il bad boy è ancora bad boy

Nel Masters 1000 di Shanghai il 22enne Bernard Tomic ha stupito tutti. Non tanto per il suo talento, che mai è stato in discussione, quanto per un’inedita maturità. Peccato che le cose fuori dal campo continuino ad andare diversamente…

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“Ho 22 anni. È ora di diventare grande”. Questo era il buon proposito di Bernard Tomic ad inizio anno per sfatare la sua fama di bad boy del tennis australiano e finalmente soddisfare le aspettative riposte in lui, da quando nel 2008 si laureò come più giovane vincitore dell’Australian Open Junior di sempre all’età di 15 anni. Quindi basta alcool, basta festini nei locali notturni, basta polemiche inutili. Dentro la leggenda aussie Tony Roche a fare da mentore part-time e Lleyton Hewitt a dispensare utili consigli. Più ai margini, per sua stessa decisione, il violento padre John, radiato nel 2013 dai tornei ATP per aver rotto il naso ad uno sparring partner – anche se ufficialmente è ancora il coach del figlio.

Quantomeno sul campo il proposito si è concretizzato e Bernard qualche settimana fa è entrato per la prima volta nei primi 20, grazie ad una serie di prestazioni non eccelse ma sicuramente più continue rispetto agli anni passati. Dopo un ottimo inizio di stagione con gli ottavi a Melbourne, i quarti ad Indian Wells e la semifinale a Delray Beach, sulla terra rossa europea il giocatore classe 1992 nato a Stoccarda aveva raccolto le briciole, confermando uno scarsissimo feeling con la superficie. La sconfitta 8-6 al quinto con il più giovane connazionale Thanasi Kokkinakis a Parigi deve essere stata quasi un sollievo per Tomic che ha ricominciato prontamente a macinare punti. Sconfitto da Nole al terzo turno di Wimbledon, a fine luglio ha concesso il bis sul cemento colombiano di Bogotà, dopo la vittoria del 2014. L’australiano di origini croate ha poi raccolto qualche altra buona affermazione nordamericana, come quella alla distanza contro Hewitt a Flushing Meadows.

In seguito all’eliminazione all’esordio a Tokyo contro il bombardiere statunitense Steve Johnson (il quale lo ha misteriosamente sconfitto tre volte su tre quest’anno), la stella di Bernard è tornata a brillare nel Masters 1000 di Shanghai appena conclusosi. Dopo aver battuto il sempre imprevedibile Fernando Verdasco al primo turno, Tomic ha estromesso agevolmente dal torneo uno spagnolo ben più quotato: David Ferrer, testa di serie n.7. Ma in un certo senso la vittoria contro Ferru, condizionato quest’anno da un lungo infortunio e dal logorio dell’età che avanza, è stata una sorpresa relativa. Al contrario il successo in tre set in ottavi contro il francese Richard Gasquet ha fatto sobbalzare tutti gli appassionati di tennis dalla sedia. In primo luogo perché Bernard era sotto 6-2 negli scontri diretti prima del match. In secondo luogo perché anche il talentuoso transalpino sta vivendo un ottimo momento di forma. In terzo luogo perché è arrivato al termine di una prestazione fatta di grande solidità mentale oltre che di colpi straordinari, eseguiti con la disarmante naturalezza che ha sempre contraddistinto Tomic. Insomma, è stata una partita da giocatore maturo, verrebbe da dire; non da genio incompreso che si abbatte alle prime avversità perdendo il filo del proprio gioco. Tomic non ha nemmeno sfigurato per un set contro l’incontrastato e incontrastabile n.1 del mondo, Novak Djokovic, costringendolo al tiebreak nel primo set, un unicum in questo “asian swing”. Perso il primo parziale esprimendo il suo miglior tennis, il 22enne australiano è crollato nel secondo. Ma capita a tutti con il cannibale serbo di questi tempi.

Mentre sul campo da tennis sembra aver trovato la fatidica quadratura del cerchio, fuori dal campo Bernard continua ad essere un tipo abbastanza turbolento e polemico. Lo scorso luglio è infatti stato arrestato dalla polizia americana a Miami per essersi rifiutato di lasciare la stanza d’albergo nella quale aveva organizzato con alcuni amici un party decisamente troppo rumoroso. Se l’è cavata solo grazie ad un cavillo legale scovato dal suo avvocato. Più o meno negli stessi giorni Tomic ha duramente accusato la federazione australiana di averlo abbandonato dopo l’operazione alle anche e di finanziare non a sufficienza i giovani talenti autoctoni, tra i quali, guarda caso, figura anche sua sorella Sara. Naturalmente queste parole ne hanno provocato l’esclusione dal match di Coppa Davis contro il Kazakistan. La frattura si è rimarginata ma la vicenda non ha fatto altro che alimentare la sua reputazione di ragazzo difficile da gestire.

Nonostante si sia come solito fatto notare, quest’anno Tomic non ha però avuto tutti i riflettori dei media sportivi australiani puntati addosso. A far scorrere fiumi di inchiostro ci ha pensato Nick Kyrgios con la sua frase maliziosa rivolta all’indirizzo di Stan Wawrinka e con altri atteggiamenti discutibili. Indirettamente anche l’altra “special k”,  Kokkinakis, si è ritrovata nell’occhio del ciclone. Parlando di tennis giocato, Lleyton Hewitt ha disputato la sua ultima vera stagione sul tour, cercando in tutti modi di trascinare l’Australia alla vittoria in Coppa Davis. Il punto è che in pochi hanno parlato di Bernard Tomic. Tanto i suoi risultati, positivi e negativi, quanto le sue bravate sono passate in secondo piano. E ciò probabilmente gli ha fatto bene, scrollandogli un po’ di peso dalle spalle. Con meno pressione addosso è potuto scendere in campo più tranquillo e rilassato.

In conclusione, da una parte Tomic sembra essersi trasformato in un tennista e professionista maturo, come dimostra la scelta di rinunciare alla remunerativa International Premier Tennis League in Asia per preparare al meglio la prossima stagione. I suoi ammiratori possono rallegrarsi quindi del fatto che stia finalmente sfruttando al meglio il proprio potenziale. Dall’altra parte, l’ancor giovane Bernard appare ben lontano dall’essere un modello di comportamento e di savoir-faire alla Roger Federer. E i suoi detrattori, in patria e non solo, possono ancora immancabilmente criticarlo per questa ragione.

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