ATP Finals, gli assenti illustri: due prospettive, un solo Nick Kyrgios

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ATP Finals, gli assenti illustri: due prospettive, un solo Nick Kyrgios

Nick Kyrgios ha disputato una buona stagione oppure il suo 2015 è stato una delusione? Futuro n.1 o sopravvalutato? Forte personalità o eccessiva arroganza? Due interpretazioni per capire l’uomo che ha fatto più discutere il mondo del tennis in questo 2015

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Nello sport ma non solo esistono personaggi che fanno discutere, che dividono, che o li ami o li odi. Per dirla in maniera molto “cool”, dei quali puoi essere un “fan” oppure un “hater”. Come Zlatan Ibrahimovic, José Mourinho, Mario Balotelli nel calcio contemporaneo. Simpatici o antipatici? Molto sicuri di sé o arroganti? Veri fuoriclasse o semplici fenomeni mediatici?

Anche il tennis ha avuto nel passato i suoi giocatori controversi. Vale la pena ricordare John McEnroe, Jimmy Connors e l’Andre Agassi prima maniera, tra gli altri. Ma quest’anno a far parlare di sé, anche e soprattutto per motivi che poco hanno a che fare con questo sport, ci ha pensato il giovane australiano Nick Kyrgios. I suoi risultati e i suoi atteggiamenti hanno completamente spaccato in due gli osservatori di tutto il pianeta. Grande stagione per essere un debuttante o fiasco rispetto al suo potenziale? Ragazzo esuberante e acerbo o maleducato e prepotente? In altre parole, con lui o contro di lui? Per non fare torti a nessuno, l’annata del bad boy di Canberra è stata messa ai raggi x da entrambe le prospettive.

Prima prospettiva

Per essere l’anno di debutto a tempo pieno di un 20enne sul tour maggiore, il 2015 di Kyrgios non è andato affatto male. Un quarto di finale Slam agli Australian Open e un ottavo a Wimbledon. Prima finale in carriera all’Estoril, sulla terra europea, superficie che fino all’anno scorso aveva solamente visto in TV. Alcune vittorie di prestigio come quelle su Roger Federer a Madrid, Stan Wawrinka a Montreal e Milos Raonic nei Championships. Tutto sommato pochi scivoloni fatta eccezione per le debacle contro Elias Ymer a Barcellona (ragazzo comunque da tenere d’occhio lo svedese), Alexander Nedovyesov in Coppa Davis (ma se ha battuto anche Fognini un motivo ci sarà) e quella con Daniel Brands a Valencia (tennista navigato e temibile sul tappeto indoor). In classifica l’australiano ha scalato oltre 20 posizioni pesanti, ovvero dalla 53 alla 30. Tutto ciò tenendo conto del fatto che è stato fermato da un paio di piccoli infortuni (alla schiena in Febbraio e al braccio prima di Parigi-Bercy) che l’hanno costretto a saltare eventi o a scendere in campo non nelle migliori condizioni fisiche.

Dal punto di vista del gioco, il ragazzo è stato piuttosto discontinuo, sia tra un incontro e l’altro che all’interno dei match stessi. Ma il fatto che abbia talento è fuori discussione. Le sue punte di rendimento hanno raggiunto vette elevatissime. Kyrgios alterna potenza e imprevidibilità spiazzando talvolta i suoi avversari e finendo immancabilmente sugli hot shot dell’ATP. Gli manca dunque solo un po’ più consistenza per fare il definitivo di salto di qualità. Ma il tempo è dalla sua parte.

Le sue intemperanze in campo e fuori sono state certamente eccessive. L’atteggiamento polemico e strafottente lo ha reso antipatico a tanti colleghi e appassionati di tennis. La frase all’indirizzo di Wawrinka è stata assolutamente deprecabile. Il primo a venire danneggiato da tutti queste situazioni è peraltro proprio Kyrgios. Ad ogni racchetta lanciata e ad ogni discussione con il giudice di sedia segue puntualmente un passaggio a vuoto. Ma vale lo stesso discorso di prima: il tempo per maturare ce l’ha. Un altro australiano, Lleyton Hewitt, era poco simpatico ad inizio carriera, tanto essere soprannominato da Gianni Clerici “satanetto”. Nelle ultime stagioni si è trasformato in un beniamino di chi ama questo sport e al suo prossimo ritiro a Melbourne gli applausi supereranno di gran lunga i fischi.
Insomma Nick ha fatto una stagione soddisfacente, considerata l’età e gli infortuni. Inoltre i giocatori oggigiorno tendono ad affermarsi definitivamente più avanti nella carriera rispetto ad un tempo, come dimostrato ampiamente da alcuni articoli apparsi su questo sito. Dunque il futuro del tennista aussie appare roseo.

Seconda prospettiva

La stagione di Kyrgios è stata piuttosto deludente. In fondo il bilancio, escludendo la Coppa Davis, è 24-17. Ciò significa che, in media, solo nella metà dei tornei disputati ha vinto più di un incontro. Pochino per uno che aspira nel breve termine ad entrare nei Top 10 e vincere un major.
Si notano anche svariate sconfitte con gli stessi giocatori, 4 in particolare: Andy Murray, Richard Gasquet, John Isner e Feliciano Lopez. Tutti questi tennisti hanno al momento una marcia in più rispetto a lui ma averci perso ripetutamente dimostra poca capacità di trovare soluzioni a problemi tattici. In particolare i tre match contro il campione scozzese, disputati rispettivamente agli Australian Open, al Roland Garros e agli US Open, sono stati emblematici da questo punto di vista. Murray, grazie alle sue fenomenali qualità difensive è sempre riuscito a disinnescare la potenza del giovane australiano, che da parte sua non ha saputo trovare variazioni tattiche al suo tennis sempre in forcing. Insomma manca un piano b.

Ma siamo sicuri che abbia nel suo arsenale le armi per variare il suo gioco? Precisamente cosa sa fare Kyrgios oltre a sparare pallate ai 200 all’ora ed esibirsi in tweener non sempre funzionali alla conquista del punto? Non è solo una sorta di versione 2.0 di Jo-Wilfired Tsonga con ancora più fisicità ma meno testa?
Per meglio dire, molta meno testa. Nick quest’anno ne ha dette e fatte di cotte e di crude: ha collezionato penalità in campo tanto da rischiare la sconfitta a tavolino all’Estoril contro Albert Ramos e la sospensione da parte dell’ATP a Shanghai, dichiarato che in realtà il tennis a lui non piace nemmeno così tanto e invece va matto per il basket, litigato con i giornalisti del suo paese fino a definirli una “disgrazia”, si è presentato in campo con dei look alquanto discutibili, ma, soprattutto, ha mancato terribilmente di rispetto a tre suoi colleghi, Stan Wawrinka, (in primis) Donna Vekic e Thanasi Kokkinakis, rivelando un triangolo amoroso degno della più becera rivista di gossip. Il tennis è famoso per essere uno sporti di gentiluomini. Kyrgios, con i suoi comportamenti, getta fango sull’intera disciplina e sul circuito maschile.

È giovane e può maturare sia tecnicamente che mentalmente? Ricordiamo che alla sua età Rafa aveva vinto 2 Roland Garros e Nole il suo primo Australian Open, per non tornare indietro a recordman di precocità come Boris Becker, Pete Sampras, Mats Wilander, Michael Chang o lo stesso Hewitt. Per quanto riguarda il piano mentale, il paragone con i suoi coetanei non è lusinghiero. Il croato Borna Coric non difetta certo di carattere in campo ma rimane sempre nei confini della sportività. Lo stesso Kokkinakis, se non viene provocato, come ha fatto Ryan Harrison ergendosi malamente a paladino dello spogliatoio contro gli irrispettosi teen-ager australiani, sembra un tipo molto tranquillo. Il tedesco Alexander Zverev non pronuncia mai una parola fuori posto.

Anche i frequenti infortuni devono essere considerati come preoccupanti. Se hai così tanti problemi già a 20 anni, il quadro clinico potrebbe aggravarsi ulteriormente nel tempo.
In conclusione il 2015 di Nick Kyrgios è stato tutt’altro che entusiasmante, denunciando limiti tecnico-tattici e portando alla luce un ego poco appropriato per uno sport che si è sempre distinto per educazione ed eleganza.

Chi ha ragione? Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Fans o haters? La verità, come sempre, potrebbe stare nel mezzo.

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