Perché Kyle Edmund dovrebbe giocare il primo singolare in finale di Davis

Coppa Davis

Perché Kyle Edmund dovrebbe giocare il primo singolare in finale di Davis

Kyle Edmund non ha mai disputato un incontro in Coppa Davis. Ma è più in forma, più adatto sulla terra e più imprevedibile di James Ward. Perché non rischiarlo nel primo singolare contro David Goffin?

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Leon Smith, capitano del team britannico di Davis, aveva sperato fino all’ultimo di poter schierare Aljaz Bedene come secondo singolarista nella finale di Gent. Ma la ITF ha pavidamente rinviato la propria decisione in merito al cambio di nazionalità del n. 45 del mondo al prossimo anno. La Lawn Tennis Association, la federazione del Regno Unito, sta valutando se presentare ricorso ma il dado è tratto e Smith ha dovuto diramare la convocazioni attenendosi alla non-sentenza. Di conseguenza alla decisiva trasferta belga prenderanno parte i fratelli Murray, James Ward, Dominic Inglot e Kyle Edmund.

Sui nomi di Andy e Jamie c’erano pochi dubbi. Il n.2 del ranking ATP è l’uomo simbolo di questa squadra alla caccia della definitiva consacrazione nella storia del tennis britannico. Il maggiore dei Murray ha disputato da parte sua la miglior stagione della carriera in doppio insieme all’australiano John Peers, raggiungendo la finale sia a Wimbledon che agli US Open. Peraltro i due figli di Judy hanno vinto entrambi i doppi giocati in questa edizione 2015 di Coppa Davis, nei quarti di finale contro i talentuosi francesi Nicolas Mahut e Jo-Wilfred Tsonga e in semifinale contro gli indomiti aussie Lleyton Hewitt e Sam Groth. Nel caso Murray fosse troppo stanco, ad affiancare Jamie, è pronto Dominic Inglot n.23 del mondo in doppio. A rigor di logica l’indiziato a scendere in campo come secondo singolarista dovrebbe essere James Ward, il quale da ormai qualche anno occupa in maniera stabile questo ruolo con discreti risultati considerato il suo limitato potenziale tennistico. Per esempio in questo 2015, Ward si è distinto per aver vinto il match più lungo della secolare storia del Regno Unito in Coppa Davis contro il gigante americano John Isner, n.11 del mondo. In questo quadro il classe 1995 Kyle Edmund, ricordato dai più attenti appassionati italiani per aver perso la semifinale di Wimbledon Junior 2013 da Gianluigi Quinzi, farebbe poco più che da mascotte, a meno che uno tra Murray e Ward abbia problemi fisici.

Però. C’è un però. Ward viene da una stagione terribile quasi quanto i suoi completi a pois. Il 28enne tennista londinese quest’anno ha accumulato solamente 23 vittorie a fronte di 32 sconfitte. Praticamente sono più le volte in cui è uscito al primo incontro di quelle in cui ha passato il turno. Sulla terra rossa, la superficie sulla quale si giocherà in Belgio, ha giocato altrettanto poco e male con un non invidiabile record di 5-7. La conseguenza di questa serie di prestazioni disastrose è il crollo in classifica dalla posizione 101 di gennaio alla 155 attuale. Se non altro in ottobre Ward ha conquistato sul cemento di Bangalore, in India, il suo nono titolo in carriera. Sconfiggendo però tennisti di livello decisamente mediocre. D’altra parte il 2015 di Edmund è stato molto positivo. Il biondissimo ragazzo nato a Johannesburg, Sudafrica, grazie ad un record di 42-18, ha scalato quasi 100 posti nel ranking ATP, dal n.191 al 99 e ha portato a casa ben tre trofei Challenger. L’ultimo di questi sulla terra di Buenos Aires, superando in finale il veterano argentino Carlos Berlocq. L’ insolitamente buona attitudine di Edmund sulla terra è confermata anche dai 4 match vinti al Roland Garros partendo dalle qualificazioni. Lo stesso tennista non a caso la definisce come la sua superficie preferita.

E allora dato che Edmund è più in forma e più adatto alla superficie rispetto a Ward perché non metterlo in campo, almeno nel primo singolare contro Goffin? Da una parte Ward ha battuto solo due volte in carriera un Top 20 – Isner nella suddetta occasione e Wawrinka sulla famigliare erba del Queen’s nel lontano 2011 – e ha un gioco di ritmo da fondo che non dovrebbe infastidire per nulla il talentuoso giocatore belga. Dall’altra Edmund ha la spregiudicatezza del gioventù, uno schema servizio-dritto efficace e probabilmente non è molto conosciuto da Goffin. Certo Ward ha 19 match di Davis alle spalle mentre Edmund, farebbe il suo debutto in una finale di capitale importanza per il Regno Unito, che non solleva l’insalatiera da quasi ottant’anni.

Ma in fondo è una win-win situation per il capitano Leon Smith. Partiamo appunto dal presupposto che quel singolare è presumibilmente dato per perso, a prescindere da chi porti la scritta Great Britain sulle spalle. Se Edmund viene asfaltato da Goffin, Ward giocherà l’eventuale singolare sul 2 pari contro Steve Darcis, nel quale peraltro scende in campo anche lì da underdog. Se Edmund si batte con onore ma perde lo si può tenere in considerazione per il match contro Darcis e per gli anni a venire come una valida risorsa. E se mai dovesse vincere? Vabbè appunto non smentiamo i nostri assunti. Però Smith un pensierino potrebbe farcelo. Tanto poi le castagne dal fuoco le toglie sempre Andy Murray.

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