Intervista a Toni Nadal: "Rafa, poche vacanze e tornerai a vincere" (Cocchi). La Errani giocando a padel è già nel futuro (Semeraro)

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Intervista a Toni Nadal: “Rafa, poche vacanze e tornerai a vincere” (Cocchi). La Errani giocando a padel è già nel futuro (Semeraro)

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Intervista a Toni Nadal: “Rafa, poche vacanze e tornerai a vincere” (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

La stagione peggiore di Rafa». Toni Nadal, zio e coach del nove volte campione del Roland Garros definisce così, e come potrebbe essere altrimenti, il 2015 tennistico del nipote campione. Una stagione senza successi «importanti», ovvero senza trionfi Slam (tre su quattro sono andati a Djokovic, e Parigi a Wawrinka) e senza un Master 1000 da infilare nel curriculum. Poteva andare peggio, potevano non intravedersi segnali positivi dal mancino di Maiorca e invece, con il livello crescente nella seconda parte di stagione e la semifinale al Masters, Rafa sembra in via di recupero. Soprattutto mentale, visto che sarebbe stato proprio quello, a detta di Zio Toni, il problema di questa stagione disgraziata. Si era parlato addirittura di una frattura dello storico sodalizio, con il giocatore intenzionato a cambiare strada. «Non spetta a me decidere, ma a Rafa», aveva bruscamente tagliato la questione il tecnico spagnolo. La semifinale alle Finals di Londra sembra aver messo definitivamente a tacere tutte le voci.

Toni, Rafa sta tornando ai livelli che gli competono? «Ancora non siamo arrivati al traguardo. C’è molto da fare, da lavorare. Il Nadal visto al Masters forse è stato il migliore di quest’anno. Contro Ferrer è stata una partita molto dura, ci è servito a capire quanto poteva resistere nella lotta. Si è confrontato con i migliori al mondo, Djokovic contro di lui è stato perfetto, ma Rafa ha combattuto». Che cosa era successo? Suo nipote ha tenuto più volte a specificare che non c’entravano nulla gli infortuni, che era solo colpa del gioco se i risultati quest’anno non sono arrivati. «Non è stato certamente l’anno che ci aspettavamo. E’ stata una stagione di transizione, piena di alti e bassi, è vero che non abbiamo guadagnato titoli importanti ma alla fine siamo stati bravi a risollevarci. Qualificarsi al Masters come numero cinque e raggiungere la semifinale è stato un buon modo di congedarsi dal 2015». Il problema di fiducia è definitivamente superato? «Speriamo, di sicuro questo è stato il problema più difficile da affrontare. Quando ti manca la sicurezza in campo è molto complicato fare buoni risultati. Ma i giocatori sono esseri umani, anche un atleta può avere di questi problemi». Rafa Nadal, l’atleta capace di conquistare nove volte il Roland Garros, 14 Slam in totale, e l’Olimpiade è un ragazzo normale? Difficile da credere. «Lui è sempre stato molto dotato atleticamente e ha sempre avuto una grande propensione per il lavoro. Non è stato abbastanza bravo a gestire le emozioni e questo ha influenzato il suo gioco, ma già da prima del Masters il suo tennis era in netto miglioramento e non possiamo che migliorare ancora».

Suo nipote può tornare a vincere uno Slam? «Perché no? A Londra se l’è giocata con i migliori al mondo. Se puoi battere Murray, Ferrer, Wawrinka, allora puoi anche vincere uno Slam». E’ questo l’obiettivo del 2016? «L’obiettivo è cominciare bene l’anno, con fiducia ed entusiasmo. E poi vincere sempre qualcosa più di quello che si sta chiudendo. Quando si comincia a ingranare, tutto viene più facile: una vittoria chiama un’altra vittoria». Rafa ha detto che si riposerà soltanto qualche giorno dopo le Finals di Londra, perché in questa stagione non ha faticato abbastanza da meritare vacanze. «Certo, un breve periodo di riposo poi si ricomincia con gli allenamenti. Bisogna essere sempre abituati al lavoro ed essere mentalmente preparati alla fatica. A gennaio si riparte con il torneo di Doha». Come si svolge la giornata di Rafa? «Non seguo molto quello che fa, ormai. E’ abbastanza grande da non aver bisogno che controlli ogni suo movimento. Fa preparazione atletica, palestra, e poi ogni giorno due ore e mezza di tennis con me (…)

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La Errani giocando a padel è già nel futuro (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

La stagione del tennis è finita, Sara Errarti pero continua a giocare. Ha cambiato solo sport e tipo di racchetta: questa settimana con l’amica e collega spagnola del circuito Wta, Anabel Medina-Garrigues, si è iscritta alle qualificazioni del Masters di Valencia, uno dei cinque tornei di padel più importanti del mondo. Subito un vittoria, ieri una sconfitta (6-1 7-6 contro Andrea Jareno Franco e Tamara Icardo Alcorisa), comunque tanto divertimento. Perché il padel, o paddle se preferite la versione inglese, è uno spasso. Si gioca con una racchetta senza corde, massiccia ma forata, in un campo grande la metà di uno da tennis e chiuso da pareti di plexiglass che si possono utilizzare come sponda (ma solo dopo che la pallina ha toccato per terra), e con lo stesso punteggio. Meno fatica – è molto adatto al doppio – meno “botte; più tocco e scambi spettacolari. Popolarissimo in Sudamerica (tre milioni di praticanti) e in Spagna (dove ci sono 6.500 campi e più di 600.000 praticanti) sta diventando una realtà interessante anche da noi, soprattutto a Roma dove si trovano 9 dei 25 centri sportivi di padel in Italia (gli altri a Milano, Bologna, Padova, Napoli e Torino).

Sara, che vive e si allena proprio a Valencia, si è fatta contagiare ormai dieci anni fa, complici il suo coach Pablo Lozano, ex tennista che una domina di anni fa ha giocato anche qualche torneo di padel a livello internazionale, e da David Ferrer – sì, proprio lui, il n.7 del mondo, finalista al Roland Garros e a Roma – con cui spesso divide il campo a Valencia. «E’ un gioco che mi piace moltissimo – spiega Sarita – E spero di giocare in futuro altri tornei, perché il livello è alto e mi diverto molto. L’aspetto più bello è che c’è tantissima tattica e quindi è anche uno stimolo per trovare modi sempre diversi per fare punto». Coach Lozano il padel ormai ce l’ha nel sangue, oltre che in famiglia, visto che con il gemello Pedro e l’altro fratello David da oltre vent’anni possiede un’azienda, LX, che produce racchette. « Durante la preparazione invernale – racconta Lozano – Con Sara ci alleniamo dalle 9 alle 11.15 circa. Poi lei va a fare preparazione fisica e io scappo regolarmente a giocare a padel. Siamo stati io e Ferrer a farla innamorare di questo sport, tanti anni fa. David, che è letteralmente un patito, fino ad un anno fa giocava almeno 3-4 voile la settimana».

Il padel si gioca su spazi ristretti, picchiare forte è inutile o quasi perché la pallina ti ritorna indietro rimbalzando sul muro; in compenso richiede riflessi, tocco, intelligenza tattica. «Per questo non ha controindicazioni per un tennista, anzi, permette di allenare doti importanti. A livello basso è adattissimo alle donne e a chi ha qualche anno in più, perché senza bisogno di avere un livello eccelso ti permette di fare delle partite ‘bestiali’: A Sara piace molto giocare di tocco, usando la smorzata, gli angoli, quindi per lei è perfetto, tanto che stiamo pensando di utilizzare il padel per sostituire determinati esercizi: il risultato è lo stesso, ma Sara si diverte di più. In determinati periodi una partita, attorno alle 13, fa già parte del nostro programma (…)

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