Le piccole astuzie del capitano belga Van Herck per rovesciare il pronostico pro Murray Brothers

Editoriali del Direttore

Le piccole astuzie del capitano belga Van Herck per rovesciare il pronostico pro Murray Brothers

Per la finale di Coppa Davis, che l’Italia avrebbe potuto vincere, grande mobilitazione delle forze dell’ordine, dei tifosi belgi. Quanti saranno alla fine venuti dalla Gran Bretagna a vedere Andy Murray? Due squadre superfortunate

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Sono qui in Belgio dove si cerca di non pensare troppo né ai terroristi dell’ISIS, anche se è difficile non pensarci – e sulla linea 1 del tram di Gent (che si scrive in tre modi, perché per i francesi è Gand e per gli inglesi Ghent) a St Pieters abbiamo visto una grande scritta su un muro “Fuck the ISIS cowards!” che l’altro inviato qui di Ubitennis, Valerio Vignoli ha prontamente fotografato – né alle misure di sicurezza che in questo Flanders Expo da 13.000 posti verranno certamente messe a punto domani, giorno iniziale di questa finale 2015 della Coppa Davis fra due nazioni che non sono certamente le più forti del mondo.

ISIS Gent

La significativa scritta sul tram che conduce alla Flanders Expo

Due nazioni, Belgio e Gran Bretagna, che ritrovandosi contro soltanto per la seconda volta ed in una finale dopo 111 anni di armistizio quasi si illudono di esserlo.

Del resto non faccio fatica ad immaginare quale sarebbe l’entusiasmo in Italia se fosse stata la nostra squadra ad aver raggiunto un simile traguardo. Sul carro dei vincitori sarebbero saliti tutti i politici del nostro buffo Paese.

Ricordando poi che lo scorso anno l’Italia a Napoli ha battuto la Gran Bretagna, con Fognini che ha inflitto a Andy Murray la seconda sconfitta della sua carriera in Davis – la prima venne per mano di Wawrinka – e che molto probabilmente dovrebbe essere considerata più forte del Belgio, beh se fossi un italiano sciovinista – o anche un dirigente federale – sosterrei che l’Italia è la squadra più forte del mondo!

Senza arrivare a quell’eccesso, perchè non sono Binaghi – Dio me ne guardi! – è però vero che se la squadra azzurra avesse avuto lo “stellone” dei belgi avrebbe potuto benissimo vincere la Coppa Davis quest’anno. E magari potrebbe riuscirci l’anno prossimo o quello dopo.

Del resto ricordo di aver assistito nel 2005 a Bratislava ad una finale di Davis Slovacchia-Croazia che interessava soltanto quei due Paesi o quasi, e che vide in campo anche un certo Mertinak che non ha davvero lasciato altre tracce nel mondo del tennis.

Da giornalista neutrale evito con gli entusiasti colleghi belgi e i non meno eccitati colleghi britannici di fare lo snob, di sottolineare la sfacciata fortuna che hanno avuto queste due squadre per raggiungere la finale: prima di tutto tutti match casalinghi sia per un team sia per l’altro. Poi sono state vincenti più d’una volta con squadre che non hanno potuto mettere in campo i loro migliori. Soprattutto il Belgio, va detto, è stato superfortunato. E non solo perchè ospita anche la finale, e che, sulla scia di quanto fecero gli italiani un anno fa a Napoli, hanno legittimamente scelto di giocare sulla terra battuta.

Il Belgio ha battuto la Svizzera senza Federer e Wawrinka, il Canada senza Raonic e Pospisil (ma Dancevic e Peliwo), l’Argentina (senza Monaco e Del Potro) e non si può dire che Mayer e Delbonis valgano quegli assenti.

La Gran Bretagna si vanta di aver “fatto fuori” le nazioni che ospitano gli altri 3 Slam, USA, Francia e Australia senza Kyrgios sospeso per motivi disciplinari, (il primo e il terzo match a Glasgow in onore dei Murray brothers, il secondo a Londra).

Avrebbero dovuto venire in 3000 dall’Oltre Manica, ma la paura seguita ai fatti drammatici di Parigi avrà tenuto a casa parecchi, non solo Tim Henman e la sua famiglia, e non solo l’ex n.1 britannico Buster Mottram, che giocò l’ultima finale Brit a Palms Springs contro gli USA nel ’78 e che si è detto scandalizzato “perchè la LTA (la federtennis Brit) si è ricordata di me soltanto adesso!”. Se sapesse come si ricorda quella italiana di Adriano Panatta, il vecchio “Piedone” Buster – porta il 49, una volta al torneo di Firenze si ruppe le scarpe e non c’era negozio di articoli sportivi che potesse sostituirle – si scandalizzerebbe meno.

Per me, vecchio giornalista di vecchia generazione – di quelli che leggono ancora i giornali con piacere…e sì che dirigo un sito web! – la Coppa Davis ha sempre un gran fascino, come le signore non più giovanissime ma che mantengono gran parte della loro classe e bellezza. Però se quelle ex belle donne esagerano con il lifting, con le creme e le operazioni di plastica facciale, le labbra a canotto, resto perplesso, anzi poco entusiasta.

Così come accadde per Slovacchia e Croazia, oggi al di fuori di Gran Bretagna e Belgio chi si interesserà davvero- negli altri Paesi – a questa finale? E sì che vi partecipa il n.2 del mondo, Andy Murray, un vincitore di Wmbledon e di un oro olimpico.

Nella finale del 2004 giocata nello stadio di Siviglia, una piccola isola, quella di Maiorca rappresentata da Carlos Moya e Rafa Nadal mise k.o. i grandissimi Stati Uniti di Andy Roddick, Mardy Fish e i gemelli Bryan.

Ma risalendo al 1975 qualcuno ricorderà Bjorn Borg vincere la Coppa Davis praticamente da solo, con partner un giocatore n.100 del mondo, Ove Bengtsson.

Quindi snobbare questi protagonisti in tono minore – chi in Italia ha ma sentito nominare Ruben Bemelmans o Kylie Edmund al di fuori di pochi addetti ai lavori o superaficionado? – o dire che si tratta di un confronto fra la famiglia scozzese dei Murray e il Belgio, non ha molto senso.

Semmai mi ha fatto sorridere che il capitano belga Johan Van Herck sia incappato in una gaffe quando stava dicendo ad un certo punto “Con gli inglesi…sorry con i British…”

Favoriti sono proprio i British, per via di Murray naturalmente, chiamato a portare due punti e mezzo, anche se lui ha rovesciato la frittata: “Troppa pressione su di me? Beh, a parte il fatto che ci sono abbastanza abituato, direi che questi discorsi semmai la mettono su chi deve affrontare il nostro n. 2. E se non lo battessero? Sono discorsi controproducenti”.

Però il capitano belga le ha studiate tutte per mettere i British in difficoltà. La terra rossa è particolarmente lenta, molto più lenta di quella di Napoli un anno fa quando Fognini rintontì di palle corte Murray, abituato a giocare troppo da dietro.

La palla rimbalza bassa e un collega belga, strizzandomi l’occhio, mi fa: “Per la schiena di Murray (notoriamente malandata), doversi piegare su ogni colpo non sarà tanto piacevole”.

Sulla carta questo tipo di terra rossa, che pare ben sistemata – nessuno se ne è lamentato, semmai i britannici hanno fatto presente che il soffitto è un po’ più basso del regolamentare, ma i belgi avevano chiesto l’autorizzazione e lo stesso Murray ha detto di non ritenerlo un fattore decisivo (anche se proprio lui tende, quando è in disperata difesa, ad alzare lob altissimi) – potrebbe favorire i belgi.

Un’altra sorpresina di Van Herck è stata la scelta caduta a sorpresa su Bemelmans, n.108. Il piano diabolico sarebbe quello di aver scelto, sapendo che oltretutto Murray arriva da una settimana di tennis giocato sul cemento della 02 Arena di North Greenwich, un giocatore che non gli darà assolutamente ritmo. Non si dice che scenda in campo con il proposito di metterlo fuori palla, ma quasi.

Così domenica nel confronto che potrebbe decidere la finale contro il n.1 belga Goffin, Andy Murray avrà giocato un singolare sul quale i belgi non contavano comunque e poi un doppio che non è mai il miglior allenamento per giocare un singolare decisivo l’indomani.

Se queste astuzie da stratega funzioneranno o meno su vedrà. Io, come ho detto nel video, mi auguro solo che quest’incontro arrivi alla terza giornata, meglio se sul 2 pari, che è poi la soluzione che i belgi preferirebbero di gran lunga.

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