Il prevedibile 1 a 1 fra Belgio e Gran Bretagna è arrivato dopo un avvio imprevisto

Editoriali del Direttore

Il prevedibile 1 a 1 fra Belgio e Gran Bretagna è arrivato dopo un avvio imprevisto

La finale di Coppa Davis con Kyle Edmund e Ruben Bemelmans è “scarsa tecnicamente”, ma le emozioni non mancano mai in questa gara. Deciderà il doppio se lo vinceranno Jaime e Andy Murray contro David Goffin e Steve Darcis?

Pubblicato

il

 

Il clima, l’atmosfera della Coppa Davis è una cosa fantastica. Unica. Occorre ammetterlo anche se questa è una delle finali più scarse tecnicamente della storia, a giudicare anche dal ranking del n.2 delle due squadre finaliste, n.100 e n.108.

Kyle Edmund farà certo progressi, ha solo 20 anni, un servizio e un dritto esplosivo, e una notevole potenza. Quei progressi deve farli soprattutto sotto il profilo fisico perchè dal terzo in poi è scoppiato – non solo moralmente _ ha perfino avuto i crampi (certo più una questione di nervi: il match è durato solo 2,47, molto poco per cinque set sulla terra rossa), ma è tuttavia soltanto n.100 del mondo e non ha mai battuto un giocatore più forte del n.80 (come mi ha opportunamente segnalato Roberto Salerno).

Mentre Ruben Bemelmans che quei progressi non farà perchè è tennista davvero modesto, è n.108 – è stato poco più su come best ranking –  e deve ringraziare la sua buona stella e le tattiche del capitano belga Van Herck che voleva far riposare Darcis per consentirgli due giorni di Davis al massimo, se ha potuto giocare questa finale davanti al suo re Philippe (re dal 21 luglio 2013) e alla regina Mathilde che – prima dell’inizio – e al termine di una cerimonia molto particolare che qui ha molto inorgoglito i belgi- hanno stretto la mano a tutti i protagonisti della finale, cominciando rigorosamente dagli ospiti britannici.

Se la cerimonia qui è piaciuta molto, l’organizzazione della sala stampa – con la connessione Internet che cade ogni due per tre, le televisioni a circuito interno che si abbuiano un quindici sì e un altro pure, i microfoni che non funzionano, le conferenze stampa inintellegibili con chi deve porgere i microfoni ai giornalisti che non ha la minima idea di quel che deve fare – è disastrosa. Ma d’altra parte i Belgi una finale di Coppa Davis non l’avevano mai organizzata, 111 anni fa giocarono in trasferta l’unica finale. E poi, diciamoci la verità, le preoccupazioni per chi era venuto fin qua nonostante i drammatici fatti accaduti a Parigi erano ben altre che non una sala stampa malfunzionante.

La prima giornata è finita sull’1 a 1, nel pieno rispetto delle previsioni della vigilia, ma quando dopo 1 ora e 10 minuti del primo incontro c’era il biondo Edmund in vantaggio per 6-3 6-1 contro uno spaurito, imbarazzante David Goffin che aveva fin lì giocato da n.200 e non da n.16 qual è, i colleghi belgi erano pallidi e turbati quanto Goffin e c’era già chi pensava a prenotare il volo di ritorno per domenica quando si sarebbero giocati inutili incontri a risultato acquisito e la Gran Bretagna sugli scudi, 79 anni dopo l’epico trionfo di Fred Perry e Bunny Austin (1936).

Inevitabile pensare anche al nostro Gianluigi Quinzi, perseguitato dai successi di tutti coloro con i quali si misurava lui da junior – e molto spesso con successo – dai vari Kokkinakis, Coric, Chung e soci. Con Kyle Edmund ci aveva giocato più volte, un loro duello l’avevo visto anch’io.

Purtroppo Gianluigi ha avuto mille problemi, fisici e psicologici direi, oltre che qualcuno anche di natura tecnica. Ma certo vedersi continuamente sorpassato da ragazzi che lui batteva o con i quali giocava alla pari, gli deve fare un brutto effetto. Spero però che riesca a superare questi piccoli traumi. Chi aspira a diventare un campione di tennis deve avere una forza d’animo che i comuni mortali non hanno.

Certo che l’inizio di Edmund è stato impressionante, per quanto Goffin facesse di tutto per dare ragione a Andy Murray che giovedì aveva detto: “Se sento pressione sulle mie spalle per dover vincere i miei singolari? Beh sì, ma ci sono anche abituato da un bel po’ a giocare con varie pressioni…semmai saranno i belgi a dover che ne sentiranno moltissima quando dovranno gioare contro il nostro n.2…”.

Beh, Goffin non poteva sentirla di più, ma tuttavia Edmund che serviva prime battute a tutta randa (fra i 193 e i 196 era il suo range prediletto), ha cominciato a tirar pallate come se fosse un veterano. O, forse, come un giovane un po’ incosciente. Travolgendo Goffin che giocava più corto di mia sorella (che non ho).
Il primo game, durato 12 minuti per 18 punti, con subito due pallebreak sul servizio di Edmund che però ha poi tenuto la battuta, ha come condizionato l’andamento dei primi due set.

Caricando a dismisura il britannico nato in Sudafrica, spengendo gli occhi di Goffin, forse emozionatosi per gli inni cantati dalle coriste e le strette di mano reali.

Kyle ha impiegato gli stessi minuti del primo game a fare i successivi tre. E dopo 28 minuti stava 5-0, quanod ha avuto anche un setpoint per chiudere con un 6-0 assolutamente impronosticabile.
Dei tre grandi tennisti che avevano esordito in una finale di Davis, due avevano perso, e cioè Leconte a Grenoble (nel 1982 con Gene Mayer e poi con John McEnroe) e Sampras (nel 1991 a Lione con Forget e Leconte). Mentre l’unico che aveva vinto, John McEnroe nel 1978 a Palm Springs aveva dato a John Lloyd (che non era ancora… mister Evert) una grande stesa dando i primi segni della sua grandezza: vinse infatti in tre set 6-1 6-2 6-2.

Kyle Edmund sembrava avviato a fare il McEnroe, dopo quel 6-1,6-3. Goffin pareva finito sotto un camion.
Se qualcuno mi avesse detto che Edmund, dopo il solo break patito nel settimo game del primo set – quando erò era avanti di due break: 5-0 – avrebbe perso 9 dei 10 servizi successivi, gli avrei dato del folle.
Lui che serviva a quasi 200 km l’ora? Impossibile.

Invece è successo. Nel terzo set la percentuale di prime scende (dopo 66% nel primo set, 62% il secondo), al 54% nel terzo, al 58% nel quarto, e risale al 78% nel quinto.

Ma sulla seconda (che serve intorno a 50 km di meno rispetto alla “prima”, intorno ai 140 km orari) non faceva quasi mai il punto, uno su tre di media nemmeno nel primo set nel quale Goffin non era davvero quello degli ultimi due set, 31%.

Certo, veniva da pensare già dal quarto set in poi quanto possano avere torto quelli che – per venire incontro alle richieste dei produttori televisivi – vorrebbero che i match di Davis, e degli Slam, si giochino al meglio dei tre set.

Alla fine del secondo set il verdetto, inequivocabile, era uno. Alla fine del quinto era tutto un altro. Ma chi è il tennista più forte? Edmund o Goffin? Nessuno dubita stasera che sia Goffin. Ma se il match fosse stato disputato sui due set su tre non si sarebbe potuto dirlo. La verità la dice un match tre su cinque, perchè il tennis è anche resistenza, capacità di reazione, tecnica, adeguamento tattico all’avversario. Quando sento dire da un giocatore o da una giocatrice, che il piano B non esiste e che “io faccio il mio gioco, quello dell’altro non mi interessa”, capisco di avere a che fare con qualcuno che ha dei limiti. Probabilmente invalicabili.

Certo la testa, il “mentale” conta parecchio: quando Goffin ha vinto il terzo set per 6-2 e ha gridato un finalmente poderoso “Allez!” , dopo essere stato silenzioso, quasi moscio, per un’ora e tre quarti, si è capito che da quel momento in poi si sarebbe assistito ad un altro match. Il pubblico belga, che era come tramortito, ha ripreso fiato e vigore, le scene di entusiasmo son passate dal quartiere britannico a quello dei giallo-neri-rossi.

In cinque games di servizio, dall’1-3 del terzo set all’1-4 del del quarto Edmund ha fatto 7 punti. Non capita nemmeno a Sara Errani in cattiva giornata.

La partita era girata. E per essere un match di cinque set è durato anche poco, 2,47, quindi Goffin non sarà certo così stanco da non poter giocare doppio sabato e singolare domenica. E’ giovane e non è che abbia corso troppo oggi. All’inizio perchè sbagliava lui, poi perchè sbagliava Edmund che evidentemente sul fisico deve lavorare ancora e di più.

Non sarebbe girata invece quella di Murray con Bemelmans. Troppo più forte lo scozzese, anche se nel terzo set il mancino belga ha illuso per un attimo i suoi fans passando a condurre per 4-2 e arrampicandosi poi ad un setpoint che il belga sul 5-4 e 30-40 sul servizio di Andy non si è giocato bene. Ha infatti messo fuori una risposta di rovescio su una battuta non irresistibile di Murray.

L’uno a uno è così maturato in tre set, 6-3 6-2 7-5 e in 2 ore e 24 minuti, appena 23 minuti dell’altro singolare. Di questa partita, impegnato a seguire le interviste, a fare i miei servizi per radio Montecarlo e radio Sportiva ho visto pochissimo. Un po’ più il terzo set. Con l’ira furibonda di Murray che non si era reso conto di essere stato ammonito per ingiurie e parolacce (verbal abuse) quando, per un’altra serie di improperi Carlos Ramos gli ha affibbiato un penalty point nel quinto del terzo set. Penalty che gli è costato caro, il break cioè che ha fatto salire Bemelmans sul 4-2 nel set. I belgi lo hanno fischiato a lungo, Murray in campo raramente riesce ad essere simpatico.

Vedremo cosa succederà nel doppio. Sarebbe più divertente, per me che vedo Andy Murray favorito su Goffin domenica (nonostante la terra battuta lentissima mi ricordi quella di Napoli dove Fognini fece 13 alle corte vincenti a Andy che schiumava rabbia…ma Goffin non ha l’arte del drop-shot), che lo vincessero i belgi, perchè si arriverebbe probabilmente sul 2 a 2 dove a decidere chi vincerà la Davis saranno due giocatori di secondo livello. Un po’ come accadde nel 2002 quando Youzhny e Mathieu decisero la finale in Francia con la Russia (il russo rimontò da sotto 2 set e quasi 5-1 nel quarto per Mathieu, se non ricordo male), ma anche nel ’96 a Malmoe quando Arnaud Boetsch annullò tre matchpoints consecutivi allo svedese Niklas Kulti per vincere 10-8 al quinto. Nessuno fra Youzhny, Mathieu, Boetsch, Kulti, è stato un grande campione. E potrei citare tante altre finali di Coppa Davis concluse sul 2 pari da giocatori di secondo piano. Alla fine, però, sono quelle che restano più impresse nella memoria. Mi divertirebbe che anche questa fosse una di quelle.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement