Andy Murray: lo scozzese che amava la Union Jack, Goffin ultimo ostacolo al trionfo della Corona

Coppa Davis

Andy Murray: lo scozzese che amava la Union Jack, Goffin ultimo ostacolo al trionfo della Corona

Il più forte giocatore britannico dell’Era Open, che ha già riscritto la Storia tennistica del suo Paese ha l’opportunita di firmare il quarto e definitivo autografo sui libri dello sport britannico battendo David Goffin e sollevando l’insalatiera 79 anni dopo Fred Perry

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Domenica 29 Novembre è il giorno in cui si chiude la stagione 2015 del tennis maggiore e probabilmente Andy Murray tutto pensava fuorché di esserne il protagonista quando è iniziata nei primi giorni di Gennaio.
La Coppa Davis dopo tutto è stata un miraggio per la Gran Bretagna per quasi 40 anni, da quando nel 1978 raggiunse la finale battuta da un giovane campione di nome John McEnroe in California. Nemmeno la coppia Henman/Rusedski negli anni ’90 era riuscita poi a riportare lustro alla squadra della Regina dopo anni di buio.

Eppure Andy deve aver seguito con attenzione il successo di Roger Federer (e con lui di Stan Wawrinka) di 12 mesi fa, quando battendo la Francia a Lille portò la prima insalatiera della sua Storia alla Svizzera. La Gran Bretagna ne ha vinte 9 ma l’ultima risale a 79 anni fa quando la squadra guidata da Fred Perry, campione in carica di Wimbledon si impose sull’Australia proprio sul sacro prato del Centre Court per 3-2. Proprio Perry conquistò il punto decisivo sul 2-2 battendo nettamente in 3 set un altro grande come l’australiano Jack Crawford a cui lo stesso Perry aveva impedito il primo Grande Slam di sempre nel 1933 battendolo in 5 set nella finale degli US Championships a Forest Hills.

Murray non è nuovo ad affinità con Fred Perry quando si tratta dei libri di Storia del tennis d’oltremanica: vincendo lo US Open 2012 è diventato il primo britishman a vincere un Major dallo stesso Perry nel 1936, ma poiché quest’ultimo ci era riuscito nello Slam di casa a Wimbledon, Andy non poteva limitarsi a vincere oltreoceano per rimanere immortale. Così l’estate successiva raddoppia l’impresa conquistando l’agognato titolo ai Championships. Prima di tutto questo aveva già portato a casa per amor di patria anche la medaglia d’oro olimpica di Londra 2012 sempre sul mitico Centre Court.
Difficile chiedere di più a uno sportivo in quanto ad attaccamento alla Union Flag. Eppure ad Andy evidentemente non bastava ancora: così osservata l’impresa svizzera 2014 e rendendosi conto di essere l’unico dei top player interessato a giocare l’edizione 2015 della Davis, l’occasione gli è parsa sopraffina.

Per arrivare in finale si è trovato di fronte gli altri 3 Paesi che ospitano gli Slam: Stati Uniti, Francia e Australia. Il problema è che a differenza di Roger Federer lui un compagno come Wawrinka lo può solo sognare e così è praticamente tenuto a vincere sempre i suoi 2 singolari e a dare anche un contributo enorme in doppio sebbene suo fratello Jamie sia ormai un vero e proprio specialista. Alla resa dei conti di domani si presenta con uno score immacolato: 7-0 in singolare e 3-0 in doppio cedendo appena 2 set in singolare. E non è che gli avversari siano stati esattamente scarsissimi: Young, Isner, Tsonga, Simon, Kokkinakis e Tomic prima del facile successo su Bemelmans di ieri.

Ne resta soltanto uno a separarlo dall’impresa storica: David Goffin che giocherà tra poche ore il match più importante della sua giovane carriera davanti al suo pubblico per il suo Belgio. Il nativo di Liegi ha confermato il suo valore anche nel 2015 dove è sempre stato in zona Top 15 dopo la sua esplosione del 2014. Un match così importante, in una cornice come questa però non l’ha mai giocato e contro il giovanissimo Edmund si è vista tutta la tensione che deriva dalla responsabiltà di un Paese intero sulle spalle.

I precedenti tra i due giocatori non sono poi così rilevanti: uno a Wimbledon nel 2014 vinto in 3 set relativamente lottati da Murray che ha dominato ancor più nettamente in un match di poche settimane fa a Bercy dove il belga semplicemente non è sceso in campo. Sia per superficie che per contesto ambientale ed emotivo, diventa davvero difficile prenderli come riferimento.

Non si può dire che anche per Murray sia il match della vita perché le finali giocate a Wimbledon non si possono superare ma è anche vero che quando Novak Djokovic sollevò in rimonta l’insalatiera 5 anni fa, fu l’inizio di una nuova fase della sua carriera, una fase di dominio che non è nemmeno lontanamente terminata.
Difficile prevedere uno sviluppo simile per Andy che comunque già quest’anno ha giocato la stagione più continua della sua carriera che gli permetterà di chiudere il 2015 e iniziare il 2016 da N.2 mondiale per la prima volta. Tuttavia gli acuti importanti contro i suoi rivali principali, Djokovic e Federer non sono praticamente mai arrivati e quando hai vinto 2 Slam, arrivare secondo o terzo non è proprio l’obiettivo di riferimento

Anche perché da quando si è operato alla schiena sul finire del 2013, proprio Stan Wawrinka si è affacciato come alternativa a lui in qualità di quarto dei “Fab Four”, raggiungendolo a quota 2 nella colonna dei Majors vinti. Dei top 5 della classifica mondiale Murray è ad oggi l’unico a non aver vinto la Coppa Davis ma come si dice, domani è un altro giorno ed Andy potrebbe consolidare la sua immortalità definitiva e intoccabile nell’Olimpo dello sport britannico. Non si può certamente dire che non abbia dato tutto sé stesso per meritarsela.

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