Goffin chiama, Murray risponde, tutto normale: 1-1 (Crivelli). La Davis gira intorno a Murray (Marcotti). Goffin e Murray non tradiscono in Belgio (Giorni). La Pennetta si racconta."La mia forza particolare" (Gazzetta Mezzogiorno)

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Goffin chiama, Murray risponde, tutto normale: 1-1 (Crivelli). La Davis gira intorno a Murray (Marcotti). Goffin e Murray non tradiscono in Belgio (Giorni). La Pennetta si racconta.”La mia forza particolare” (Gazzetta Mezzogiorno)

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Goffin chiama, Murray risponde, tutto normale: 1-1 (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Cara, vecchia Coppa Davis, che per 70 minuti ti diverti, come da tradizione, a sovvertire i valori, a offrire il palcoscenico agli attori di seconda fila che d’improvviso sembrano possedere l’ispirazione dei divi. Travolti come tutti i 13.000 del Flanders Expo dalla prestazione muscolare del quasi carneade Edmund, numero 100 del mondo che aveva giocato l’ultimo match di un tabellone Atp nel primo turno di Wimbledon e solo perché gli avevano offerto una wild card, alla fine del secondo set perfino Re Filippo e la consorte Matilde si guardano sgomenti per un sogno che sta svanendo: il prode Goffin, l’eroe di casa, 16° giocatore mondiale, è sotto senza aver mai praticamente visto la palla. CEDIMENTO Tormentato dai crampi, dalla desuetudine alle partite che si allungano oltre il terzo set finalmente ubriacato dalle traiettorie velenose del talentino di Liegi il povero Kyle, primo dal 2003 a debuttare in Davis direttamente in finale ma primo assoluto a farlo già nel match d’apertura, dal terzo set in poi non ha più forza e numeri per opporsi all’uragano, perdendo secco gli ultimi 12 game filati e riportando così la finale 2015 tra le pagine di un libro già scritto: 1-1 doveva essere, con il successo dei due numeri uno e il cavaliere scozzese Murray a caccia di tre punti personali. Primo bersaglio a segno, Andy. Giusto così. RIMONTA Certo però che Goffin, in quell’ora e 10′ da incubo, ha rischiato di trascinare all’inferno le speranze di un’impresa storica, per un paese abituato ad esaltarsi per le sue girl (Henin e Clijsters) ma fino a oggi lontano dal top con i maschietti: «Il piano era di metterlo in difficoltà da fondo campo all’inizio, per trovare il ritmo, ma me l’ha impedito con la sua aggressività. In più, ho servito malissimo per due set (38 e 44%, ndr) e così lui ha potuto dominare gli scambi. Ma quando è calato, sono stato bravo a prendere subito in mano la partita». Per Goffin, che ora ha un record di 12-2 in Coppa, è il primo successo in carriera da due set sotto, mentre il buon Edmund ha comunque onorato la scelta del c.t. Smith di preferirlo a Ward: «La terra mi piace, ho giocato due set perfetti, ma poi ho cominciato a sentire dolori alle gambe e non sono più riuscito a muovermi bene e anche la testa ne ha risentito». ANDY E IL TIFO Chiaro, il primo giorno britannico doveva essere sotto il segno di Murray, che in tempi non sospetti aveva addirittura paventato l’ipotesi di saltare il Masters (e non è che l’abbia giocato con il fuoco negli occhi…) pur di arrivare a Gand nelle condizioni ideali per riportare la Coppa alla Regina dopo 79 anni. Non può essere Bemelmans, la risposta a sorpresa di capitan Van Herck alla scelta controcorrente del collega nel primo match, a impedire al numero due del mondo di incassare il nono successo stagionale in Davis, il settimo in singolare. Tuttavia, le traiettorie mancine del coraggioso Ruben, 108 Atp reduce da alcune poco simpatiche eliminazioni al primo turno nei Challenger (ma issatosi al terzo turno agli Us Open) regalano una partita divertente, in cui Murray deve affidarsi al servizio e alle gambe (eccellente forma fisica, in effetti) per tenere lontano il rivale e poi piegarlo in un terzo parziale equilibrato e nervoso (con Andy richiamato ufficialmente) in cui il belga ha addirittura un set point sul 5-4 che potrebbe cambiare le prospettive: «Il terzo set è stato piuttosto difficile da gestire, ho mancato qualche occasione e lui ha giocato alcuni punti bellissimi. E poi era un bolgia, il tifo è veramente pazzesco: ho preso due warning (per oscenità, ndr), ma non credo che l’arbitro avesse sentito». Oggi il doppio con il fratello: saranno affari di famiglia.

 

La Davis gira intorno a Murray (Gabriele Marcotti, Il Corriere dello Sport)

Dalla grande illusione all’inevitabile disinganno. In mezzo, l’irresistibile rimonta di David Goffin che ha regalato al Belgio il primo punto. A fune giornata però il tabellone della finale di Coppa Davis indica la parità. Perché dopo il match d’esordio, conclusosi al quinto set dopo 2h47′ di gioco, Andy Murray non ha avuto difficoltà a riequilibrare la sfida vincendo agevolmente il proprio match contro Ruben Bemelmans. Pomeriggio di grandi emozioni a Gand dove si confermano i pronostici della vigilia, con le due vittorie dei rispettivi numeri uno. Ma se quella di Murray si è concretizzata nell’assoluto dominio del numero due al mondo, ben più complicata è stato il successo di Goffin, nonostante quasi 80 posizioni di classifica di differenza tra i due. Finisce con la delusione di Kyle Edmund che diventa così il sesto debuttante in 115 anni di Davis a bagnare l’esordio (in finale) nella competizione con una sconfitta. Ancor più amara perché nella prima ora di gioco aveva dominato Goffin, che solo nel terzo set trova finalmente la misura dei colpi per vincere il primo match in carriera al quinto. «E stata una partita molto difficile perché il livello di Kyle all’inizio era molto alto e soprattutto col dritto mi ha creato molti problemi – il commento a fine gara di Goffro – Non trovavo il tempo sulla palla e lui è stato molto bravo ad approfittarne. Quando però ho avuto la prima occasione l’ho sfruttata e il match è girato». Addirittura 106 gradini del ranking mondiale separano Murray dall’avversario di ieri, Bemelmans. Un divario ancor più impietoso se riferito ai match vinti quest’anno nel circuito Atp: 69 (e 4 titoli) per lo scozzese contro i 3 appena del belga. Murray è arrivato in Belgio dall’alto di un record in Davis pressoché impeccabile, con 2 sconfitte in 27 match. E certo non poteva essere quello di ieri un incontro che proponesse grandi difficoltà. Sciolti i colpi, trovato confidenza con la superficie, Murray ha preso il largo. Passaggio a vuoto al termine del terzo set, Bemelmans non trasforma un set point, prima di subire il break decisivo nel’ 11 game che vale la sconfitta perla delusione dei 13.000 della Flanders Expo Arena. Uno pari, dunque. Oggi tocca al doppio, che con ogni probabilità risulterà decisivo per le sorti della contesa. I fratelli Murray (Jamie e Andy) contro Kimmer Coppejans e Steve Darcis, tenuto appositamente a riposo dal capitano Johan Van Herck per questa partita. Pronostici (degli esperti) e quote (degli scommettitori) allineati nell’indicare il doppio britannico nettamente favorito. Non hanno giocato assieme spesso quest’anno, ma in Davis hanno vinto entrambi i match, contro Mahut-Tsonga e Groth-Hewitt. Un punto oggi («Andiamo a prendercelo», ha detto Andy) varrebbe più di un’ipoteca sulla vittoria in attesa dei match di domani, con Murray – primo match – contro Goffin.

 

Goffin e Murray non tradiscono in Belgio (Alberto Giorni, Il Giorno-La Nazione-Il Resto del Carlino)

Come nelle previsioni, si chiude 1-1 la prima giornata della finale di Coppa Davis, ma la Gran Bretagna non è andata lontana da un 2-0 che avrebbe messo il Belgio con le spalle al muro. Il ventenne britannico Kyle Edmund, esordiente in Coppa (ha debuttato in finale come McEnroe, Leconte e Sampras) per due set ha nascosto la palla al primo giocatore belga, David Goffin, che nel ranking lo sopravanza di 84 posizioni (n.16 contro n.100). Nell’affascinante Davis le classifiche non contano e il biondo Edmund, nato in Sudafrica, a suon di servizi e dritti stava dominando. Poi pero è calato di schianto e Goffin con un’orgogliosa reazione ha ribaltato la partita: 3-6, 1-6, 6-2, 6-1, 6-0, recuperando per la prima volta due set di svantaggio. Per la gioia dei diecimila tifosi dei «Diavoli Rossi», compreso il re Filippo e l’ex campionessa Kim Clijsters, che hanno riempito il Flanders Expo di Gand blindato da eccezionali misure di sicurezza per l’allarme terrorismo. «Non è stato facile — ha commentato Goffin —, all’inizio lui era ingiocabile. Sono felice, non avevo mai visto un pubblico così». A portare a casa il pareggio ci ha pensato Andy Murray, chiamato a riportare Oltremanica un trofeo che manca dal 1936. Il capitano belga Van Herck ha scelto di opporgli il mancino Ruben Bemelmans facendo riposare il più affidabile Steve Darcis, prescelto per l’eventuale quinto match. Bemelmans non è attrezzato per i miracoli e Murray si è imposto con autorità 6-3, 6-2, 7-5, salvando un setpoint nel terzo set. Oggi Andy tornerà in campo insieme al fratello Jamie per un doppio probabilmente decisivo: «Sono pronto — le parole dello scozzese —, io e Jamie abbiamo giocato ottime partite quest’anno, speriamo di fare altrettanto»

 

La Pennetta si racconta:”La mia forza particolare” (La Gazzetta del Mezzogiorno)

«Penso che non verrò ricordata come la più forte, ma come una persona che ha dato tanto per questo sport, si è rialzata molte volte, è caduta, si è rialzata, è di nuovo ricaduta e si è rialzata con una forza particolare». Oggi, alle 24.15 su Sky Sport 1 HD e Sky Calcio 1 HD, torna l’appuntamento con «I Signori del Tennis». La puntata avrà per protagonista Flavia Pennetta. È la prima lunga intervista della brindisina dopo la vittoria agli US Open e il suo ritiro dalla carriera agonistica. «Sicuramente, la cosa che mi è piaciuta molto, dopo aver vinto gli Us Open, è stato l’affetto che ho ricevuto da tutto il circuito femminile – ha detto la tennista brindisina – Vista così sembra una cosa semplice, ma dobbiamo pensare che le donne sono un pò cattive, normalmente. È difficile che una donna ti dica «brava» o «bella». Ho ricevuto una marea di messaggi da giocatrici, una marea di tweet bellissimi e questo mi ha reso molto contenta perchè il lato umano conta molto e questo vuol dire che con le persone mi sono comportata bene in tutta la mia carriera». La regina degli Us Open, una volta assaporato il trionfo in finale su Roberta Vinci, ha dato l’addio all’attività agonistica: «Nonostante la vittoria, la mia scelta non è cambiata, nel senso che è stato meraviglioso, perchè ho avuto l’opportunità di fare qualcosa che ho sempre sognato di fare. Perchè io ricordo e non mi scorderò mai Sampras dare l’addio e fare il giro del campo con suo figlio in braccio, mi ricordo che disse: «It’s the time to say goodbye». Ho avuto la stessa opportunità e non me la sono fatta scappare » . Pennetta svela che, dopo la finale, ha ricevuto la telefonata di Nadal: «Mi squilla il telefono ed era Rafa che mi aveva chiamato. «Flavi?». «Hola Rafa todo bien?». «Estàs contenta eh?». E io: «No secondo te sono triste?». «Sono troppo contento per te, sono felicissimo, te lo meriti». Il pensiero che ha avuto Rafa, di chiamarmi in quel momento, dimostra l’uomo che è, la persona che è, l’amico, perché comunque è un grande amico. In questi anni ci siamo un po’ cresciuti a vicenda».

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