I tornei invisibili

Racconti

I tornei invisibili

Wimbledon, il grande slam, i record conquistati, tutto svanisce di fronte ai tornei che né Federer, né Djokovic né altri vinceranno mai. E che forse giocano ogni giorno. Qualcuno magari lo conoscete anche voi, raccontatecelo

Pubblicato

il

 

Dopo che gli anni hanno consegnato record e conquiste ai libri di storia, al condottiero non resta molto da fare che contemplare la vastità del proprio impero domandandosi quali mete siano rimaste escluse, quali regni e conquiste siano rimasti fuori portata. Col passare del tempo i trofei vinti ed i primati in classifica diventano accessori sulle mensole della reggia, buoni per dar da lavorare alle domestiche, mentre il desiderio si volge a chiunque porti notizie di luoghi mai uditi, tornei mai giocati, avversari mai visti.
Così non è inusuale che nei giorni di festa, prima del pranzo, quando il viaggiatore intrattiene i gemelli con racconti di stadi lontani e tornei perduti, ivi si trovi anche il Re, seduto in prima fila ad ascoltare con sguardo rapito le gesta di avversari mai affrontati. Ed ha poca importanza se tali luoghi esistono solo nella fantasia del narratore.

Il tennis e le superfici
Il tennista che si fosse trovato a giocare a Zaida scendeva in campo con la consapevolezza che la vera protagonista del torneo era la superficie. L’ascesa alla gloria riservata al vincitore del torneo di Zaida era riflesso del mutare delle superfici di gioco turno dopo turno.
I differenti materiali del campo furono scelti in rappresentanza dei diversi ceti sociali che componevano la società di Zaida. Velocità e rimbalzi di ciascuna superficie mutano di anno in anno con il mutare dell’assetto geopolitico della regione. L’esiguo numero di artigiani odierni ha relegato il parquet a superficie per le qualificazioni, mentre l’avanzata dei colletti bianchi ha portato il carpet ad esser la superficie dei quarti di finale. Sul democratico cemento si giocano i primi turni. Il cambiamento più sostanziale avvenne nel 1956, anno del referendum che abolì la monarchia. Da quell’anno la finale si gioca su terra battuta e l’erba è relegata alle semifinali.

Il tennis e le relazioni
A Gasik ognuno gioca la propria personalità. Il confronto di stili nasce da personalità diverse. L’uomo paziente, capace di ascoltare ed adattarsi alle altrui caratteristiche, gioca dal fondo, di regolarità. L’uomo avventato che prende il mano il proprio destino non curandosi di chi ha di fronte gioca d’attacco, servizio e volè. Tutti vogliono qualcosa dall’altro. Tutti vogliono dimostrare qualcosa a sè stessi. Uno vuole causare l’errore forzato, un altro vuole sfiancare l’avversario con infinite corse, un altro ancora vuole decidere le sorti di ogni colpo da solo. Alcune combinazioni producono scintille, altre noia. Alcune amicizie e amori, altre rivalità e odi. A Gasik ognuno gioca contro tutti e nessuno mai vince.

Il tennis e la memoria
Ad Aislin si compete non per vincere ma per ricreare le gesta dei campioni del passato. Non è infrequente trovare Laver e Borg tra i partecipanti, ma pure non mancano i Mayotte ed i Kucera poiché ogni campione è tale solo nella percezione dei propri fan e ad Aislin ci sono estimatori per ogni giocatore. Gli imitatori lavorano tutto l’anno per impersonare al meglio il loro campione durante la settimana del torneo. Il loro obiettivo è creare la partita perfetta. Una perfetta copia di un match tra due giocatori del passato in cui ogni gesto, ogni colpo, ogni parola, ogni pausa sia identica a come l’avrebbero giocata gli originali. Al punto che alcuni ritengono che due impersonificatori che siano nello stato mentale ideale potrebbero ricreare punto per punto una partita giocatasi nel passato. Non copiando, sia ben chiaro, ma giocandola dal vero.

Il tennis e la storia
Iniziato nell’anno 2000 con l’edizione dell’anno 2000 il torneo di Waqit punta a diventare il più antico torneo del mondo. Ogni anno si gioca l’edizione precedente così che la seconda edizione del torneo, disputatasi nel 2001, fu quella del 1999. Di pari passo con il passare degli anni a ritroso vengono adattate superfici, racchette e persino tenute di gioco. Nell’edizione giocatasi quest’anno, quella del 1984, ha vinto per la prima volta un giovane svedese con una Wilson, pro staff classic. Col passare del tempo il gioco rallenta, i costumi, le mode, il linguaggio, cambiano rendendo il torneo una bolla, separata dal mondo, che si muove indietro nel tempo.

Il tennis e la geometria
Per uno sportivo abituato al circuito ATP partecipare al torneo di Niznij rappresenta una sfida percettiva. Sul centrale di Niznij rette parallele si incontrano al centro della rete oppure divergono all’infinito. Il rettangolo di servizio si deforma in un triangolo o una porzione di cerchio. La geometria del campo cambia a seconda della posizione e velocità di palla e giocatori. Ad esempio, a Niznij non è infrequente che il giocatore preso in contropiede corra via dalla palla per accorciare il campo e farla uscire. Il torneo, dedicato alla memoria di Lobachevsky, esiste per qualche curioso fenomeno fisico situato sotto il campo centrale. Le tribune si incurvano lievemente e fuori dallo stadio la geometria riassume i consueti toni Euclidei.

Il tennis e la morte
Il tennista che si trovi a giocare ad Omir sa che si tratterà del suo ultimo torneo. Ad Omir ognuno gioca la metafora della vita, sia una sconfitta al primo turno o una cavalcata fino ai turni finali. Nessun giocatore ha mai vinto il torneo ed il torneo non finisce mai. Nuovi nomi si aggiungono in calce al tabellone, nuovi turni si affiancano ai precedenti. Al giocatore che passi il turno non è dato sapere che sfida lo attenderà al successivo. Lo sconfitto invece sa che sarà presto dimenticato. Anche avendo passato molti turni il risultato finale è sempre lo stesso. Prima o poi giunge la sconfitta, ed eventualmente segue la dimenticanza. I nomi dei primi giocatori ad aver partecipato al torneo di Omir sono persi nelle nebbie del passato. Ci si ricorda di uno smilzo cecoslovacco che per qualche tempo vinse tutto prima di soccombere all’età ed alla modernità.

Con lo sguardo lucido il Re scruta il viaggiatore, annuendo, sorridendo, a volte infilando una piccola osservazione. Eppure, volendo guardare con attenzione il sovrano, si nota una tensione nei muscoli del volto. Un desiderio mai sopito. Un’urgenza di alzarsi, combattere e conquistare.

Nota dell’autore:
Non di plagio si tratta ma di omaggio, umile sintesi di due realtà meravigliose. Senza osare paragonarci ad autori, esploratori o campioni, avanziamo qui una proposta intellettuale giocosa:
Proponete i vostri ‘Tornei invisibili’ nei commenti, i migliori saranno aggiunti in calce al racconto.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement