Disastro Italia, un'altra lezione francese (Cocchi), Che crollo per l'Italia in Francia (Valesio), Fed Cup, porta in faccia a Maria e alle azzurre (Piccardi), La Francia bestia nera. Delusione Errani e Giorgi (Giorni)

Rassegna stampa

Disastro Italia, un’altra lezione francese (Cocchi), Che crollo per l’Italia in Francia (Valesio), Fed Cup, porta in faccia a Maria e alle azzurre (Piccardi), La Francia bestia nera. Delusione Errani e Giorgi (Giorni)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Disastro Italia, un’altra lezione francese

 

Federica Cocchi, la gazzetta dello sport del 9.02.2016

 

Finisce così., con la Marsigliese gliese cantata a squarciagola dai marsigliesi sugli spalti. Finisce con la Francia di Amelie Mauresmo che passa il turno di Fed Cup grazie a Kiki Mladenovic e Caroline Garcia, che ieri hanno conquistato i due punti decisivi, rispettivamente contro Sara Errani e Camila Giorgi. E così, Amelie e le sue ragazze ci condannano per la seconda volta allo spareggio. I MATCH Sara Errani comincia bene la sua partita contro la statuaria Kiki, portandosi subito avanti 2-0. Purtroppo il fluido magico di Sara è andato pian piano svanendo, in corrispondenza di una crescita di Mladenovic che con i suoi servizi a 200 orari contro i 97 (!) di Sara possiede sicuramente un’arma in più. In compenso alla ex serba manca l’istinto killer, che non le permette di realizzare i due set point sul 5-4 della prima frazione. Poco importa, la folla e Amelie la trascinano fino al tie break che vince 7-4, dopo esser stata ancora una volta rimontata da Sara. Nel secondo, l’azzurra sparisce letteralmente dal campo, cedendo il parziale (6-1) e la partita e arriva abbacchiata in sala stampa: «Mi dispiace davvero per la squadra. Nel primo ero li, Corrado mi diceva di provarci a costo di sbagliare, ma nel secondo ho ceduto. Un calo più psicologico che fisico». RESPONSABILITA’ Con la Francia avanti 2-1, tutta la responsabilità è finita sulle spalle di Ca-mila Giorgi, che avrebbe dovuto tentare di salvare l’Italia dalla debacle. Compito difficile, soprattutto contro una Caroline Garcia in forma spaziale e assetata di sangue azzurro. La Giorgi, sempre seguita come un’ombra dal padre allenatore Sergio, non è nemmeno parente di quella vista 24 ore prima. Alla fine saranno 13 i doppi falli di Carni, contro i due dell’avversaria, e un totale di 32 gratuiti contro appena 7 vincenti. Il match fila via liscio, con la francese che fa il break nel sesto gioco e va sul 4-2, e la nostra che si riprende il servizio per cederlo generosamente subito dopo e portare la rivale in carrozza sul 5-3. La Garcia di questi giorni non si fa certo pregare e chiude il set 6-3. Nel secondo, Caroline conquista il break nel terzo game, e se lo tiene stretto fino alla fine, condannando l’Italia allo spareggio per non retrocedere. In stato semi-catatonico per la delusione (e la probabile lavata di capo di papà), la Giorgi non riesce quasi a rispondere alle domande del dopo gara: «Sì, ho fatto un punto sabato ma in questa partita non ho giocato per nulla bene. Non ha funzionato nulla del mio tennis. Cosa mi ha detto Barazzutti? Non so rispondere»…. La Schiavone non è mai entrata in campo, al rientro in squadra dopo tre anni e mezzo, ha fatto da vice capitano: «Francesca mi ha aiutato tanto — ha detto la Errani — mi spiace non essere riuscita a ripagarla con delle vittorie. Se in futuro dovesse diventare capitano sarei contenta, è una grandissima motivatrice». Con la benedizione di Barazzutti: «Penso che la Schiavone ne abbia tutte le qualità». Nel frattempo aspettiamo lo spareggio di aprile, magari con il ritorno di Roberta Vinci: «Noi l’aspettiamo a braccia aperte».

 

Che crollo per l’Italia in Francia

 

Piero Valesio, Tuttosport del 8.02.2016

 

Guardate Corrado Barazzutti nella foto pubblicata qui a fianca Nessun’altra immagine renderebbe meglio il senso di sconforto che ha colto il tennis italiano al termine della giornata di ieri: quando le francesi hanno suonato la Marsigliese usando come tamburi le testoline di Sara Errani e Camila Giorgi Che si potesse perdere il confronto lo si sapeva; che si uscisse dal campo così, per l’appunto, suonati era più difficile da prevedere. Invece è successo il peggio: Sara e Camila si sono arrese combattendo poco e male. Trasmettendo anzi la sensazione che si fossero già arrese prima ancora di giocare. Sara si 6 persa Al tempi della finale di Cagliari contro la Russia Pablo Lozano, storico coach della Errani, ebbe a dirmi: «Tutto ciò che Sara potrà ottenere di qui in poi sarà un miracolo’. Uno in più, si puà dire, rispetto a tutti quelli che in carriera aveva ottenuto fino a quel momento. Perchè l’ottimo Lozano si espresse così? Perché il tennis che Sara ha costruito negli anni le è costato moltissimo non solo in termini di energia fisica che quella c’è e va. Ma soprattutto dentro quella testolina che ieri la Mladenovic ha metaforicamente adoperato come grancassa. Quella di oggi è un’ Errani che tira più corto e con un rimbalzo più prevedibile; che sbaglia molto più di un tempo nel tentativo di risolvere in fretta la contesa e che soprattutto si sente sempre più spesso vittima sacrificale, anche al di là di quanto lei avverta a livello conscio. Quando giocano contro di lei, da un po’ di tempo a questa parte, le avversarie sentono l’odore del suo sangue dalla prima palla di servizio Non può essere lei, in questo momento, il perno su cui Barazzutti potrà allestire una squadra che potrebbe affrontare, per salvarsi, Russia, Spagna o Stati Uniti (domani sapremo). Corolla sl è spenta Sta diventano un po; la nostra Camila come Jessica Rabbit «Non sono cattiva è che mi disegnano così» sosteneva la moglie di Roger (Rabbit): e tale asserzione bastava e avanzava per giustificare la propria fammefutalitudine che in effetti si poteva scambiare per una certa perfidia. Camila ormai è convinta che la disegnino così (o forse così si disegna da sola) e di conseguenza passa attraverso le sue vicende senza nemmeno provare a cambiare qualcosa. Sulla falsariga di quanto successo a Genova Camila si è ben comportata il sabato per poi crollare la domenica. In questo caso non ha senso insistere sullo stile del suo gioco uro): perché se non ti sorregge la capacità di leggere ogni match e di reggere la responsabilità che una competizione a squadre comporta puoi giocare bumbumbum oppure con tocco di Navratilova e Novotna messe assieme e non vai da nessuna parte lo stesso. E dunque? I tempi che currunt non sono proprio dei migliori, s’è capito. Se Giorgi non acquisisce il fretta il ruolo di leader che faccia da legame fra l’epoca d’oro delle senatrici e una ipotetica epoca d’oro futura allora sarà meglio prepararsi a mesi non particolarmente ricchi di soddisfazioni Nell’immediato (lo spareggio per restare nel gruppo mondiale) auguriamoci che Vurci sia disponibile e che magari Sara ritrovi un po’ di se stessa. E che magari entrambe, per una volta almeno, decidano di mettere da parte le loro questioni e accettino di vivere assieme una settimana per preparare un match. Sperare, in fondo, non costa nulla.

 

Fed Cup, porta in faccia a Maria e alle azzurre

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 8.02.2016

 

Sembrava solo tennis, è diventato un weekend per donne sull’orlo di una crisi di nervi. Maria Sharapova era volata a Mosca da Melbourne avvertendo il capitano della Fed Cup russa, Anastasia Myskína, che sarebbe rimasta in panchina per colpa di un infortunio (non grave: nel frattempo nella capitale ha ritirato una medaglia d’onore dalle mani del ministro dello Sport e girato una puntata dello show di Chelsea Handler, sboccatissima comica americana). Ma la Russia è crollata a sorpresa sotto i colpi della giovane Olanda di Kiki Bertens e Rikel Hogenkamp, piazzando sulla strada di Maria verso i Giochi di Rio un macigno grosso così: essendo obbligatorie per la qualificazione olimpica almeno tre presenze in quattro anni, la Sharapova sarà costretta a scendere in campo — orrore — nello spareggio per non retrocedere dal gruppo mondiale (16-17 aprile), una penitenza cui — per il secondo anno consecutivo — dovrà sottoporsi anche l’Italia, sconfitta 4-1 senza appello a Marsiglia dalla stessa Francia (Mladenovic, Garcia) che dodici mesi fa a Genova aveva aperto crepe profonde nel gruppo azzurro. Se la Federtennis russa è inferocita con la Sharapova (la superpotenza, alle prese con una squalifica sine die dell’atletica per doping, non può permettersi di rinunciare a una stella come la Sharapova a Rio), anche la Federtennis italiana ha qualche ricorrente mal di testa. La generazione di fenomene delle quattro coppe in otto anni non abita più qui. Ritirata la Pennetta (davvero c’è ancora qualcuno che crede che Flavia possa tornare in campo all’Olimpiade…?), Roberta Vinci ha chiesto di potersi concentrare solo sui tornei in questo che sarà l’ultimo anno di professionismo. A meno di non organizzare il playoff a Taranto, sempre che si giochi in casa, difficilmente rivedremo la semifinalista dell’Open Usa (Serena, do you remember?) in azzurro. Il ritorno di Francesca Schiavone, sia pure come riserva, ha iniettato il gruppo di carisma ma nostra signora del Roland Garros, 35 primavere, non è schierabile in singolare. C’è Saretta Errani, che avrebbe fatto volentieri a meno del week-end di Marsiglia (k.o. sia con Garcia che con Mladenovic), vuota come non l’avevamo mal vista, logorata dalla freddezza che si è creata tra il suo clan e quello della Vinci dopo il divorzio di Genova: vivevano in simbiosi, ora non si salutano nemmeno. Troppo da reggere, per un animo sensibile: urge cura ricostituente sulla terra rossa, all’aperto. Urgono soluzioni, aria nuova, un cambio di marcia prima che la situazione precipiti. La via d’uscita, purtroppo, non può passare da Camila Giorgi, che a Marsiglia si è dimostrata (ancora) impreparata a prendersi sulle spalle la squadra quando la Errani non emette palpiti, nonostante il taumaturgico Barazzutti in panchina, l’unico uomo che Camila tolleri al suo fianco al di fuori del padre Sergio, presenza ingombrante con la quale in zona spogliatoio pare che ieri sia volato qualche straccio. La debuttante, Martina Caregaro, classe ’92, è finita nel baratro dal doppio con l’irriconoscibile Errani. Rio, tra i8ogiorni, sarà spartiacque di molti destini. Di quello di Maria Sharapova, sempre che riesca ad agguantare un biglietto per il Brasile (prima della ragion di Stato, lo impongono le leggi del marketing). E anche di Barazzutti, il capitano di lungo corso alle prese con la fine di un ciclo. Schiavone e/o Pennetta sono pronte per il ruolo di c.t. in Fed Cup. Poi andrà spiegato alle ragazze come continuare vincere.

 

La Francia bestia nera. Delusione Errani e Giorgi

 

Alberto Giorni, il giorno del 8.02.2016

 

Adesso è ufficiale: la Francia è diventata la nostra bestia nera. Nessuna rivincita della débacle dell’anno scorso a Genova. L’Italia esce sconfitta da Marsiglia con un pesante 4-1 ed è ancora condannata ai playoff (16-17 aprile) per evitare la retrocessione: domani il sorteggio. I rimpianti sono tanti guardando il tabellone della Fed Cup, perché in semifinale ci sarebbe toccata l’Olanda, che ha battuto a sorpresa la quotata Russia, ma non ha giocatrici tra le prime 100 del mondo. Però il verdetto del campo si è rivelato inequivocabile. «Chapeau» alle ragazze allenate da Amélie Mauresmo, nettamente superiori: ieri non hanno lasciato neanche un set, compreso il doppio a risultato acquisito, in un tripudio di bandiere transalpine. LA PREOCCUPAZIONE maggiore riguarda Sara Errani, che non vede la luce in fondo al tunnel. Il veloce indoor non è certo la sua superficie preferita ma, nel 7-6(4) 6-1 subìto da Kristina Mladenovic, 32 errori gratuiti sono troppi a fronte di soli 7 vincenti. La romagnola nel primo parziale si è difesa come ha potuto salvando due set-point sul 4-5 poi, perso il tie-break, è crollata di schianto sotto i potenti colpi dell’avversaria: simbolico il rovescio affossato in rete sul matchpoint. DOPO L’ELIMINAZIONE al primo turno agli Australian Open, la Errani resta immersa in una crisi di risultati e di fiducia: «Mi dispiace tantissimo per la squadra — la sua delusione —. Non sono proprio riuscita a esprimermi; ho cercato di spingere, ma il tennis non seguiva le mie intenzioni. Le motivazioni erano tante, è sempre bello rappresentare l’Italia, purtroppo è andata male». Francesca Schiavone non è scesa in campo, però è stata il collante del gruppo e Sara le dedica un pensiero: «E’ sempre fantastica, non ha mai smesso di darmi consigli. Lei futura capitana? La vedrei bene». Molto meno loquace Camila Giorgi, limitatasi a un laconico: «Non ha funzionato niente». L’azzurra non ha ripetuto la prestazione di sabato, racimolando solo sette game (6-3, 6-4) con Caroline Garcia, la grande protagonista del weekend: stavolta il gioco rischiatutto della Giorgi, condito da 13 doppi falli, non è stato produttivo. E il capitano Corrado Barazzutti rende merito alle padrone di casa: «Perdere non fa mai piacere. Devo dire che le francesi hanno giocato a un livello altissimo e possono vincere la Fed Cup; noi penseremo ai playoff».

 

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