Italia, ti tocca la Spagna: ci vorrebbe una Vinci… (Cocchi). A Marsiglia si chiude il ciclo del trionfante Italtennis rosa (Giua)

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Italia, ti tocca la Spagna: ci vorrebbe una Vinci… (Cocchi). A Marsiglia si chiude il ciclo del trionfante Italtennis rosa (Giua)

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Italia, ti tocca la Spagna: ci vorrebbe una Vinci… (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Mission impossible. O quasi. Il sorteggio ha riservato all’Italia la peggiore delle sorprese: sarà la Spagna l’avversario da battere per lo spareggio del 16/17 aprile. Dentro o fuori, la luce del World Group I, o le nebbie della serie B, le cui porte si spalancheranno se dovessimo uscire sconfitti dal confronto in terra straniera. Dopo la batosta presa lo scorso fine settimana contro la Francia di Amelie Mauresmo, non sono poche le incognite sulla squadra azzurra. A cominciare dal ritorno di Roberta Vinci. La tarantina, che sta giocando in questi giorni a San Pietroburgo, ha scelto di non partecipare alla Fed Cup per dare la precedenza ai tornei del circuito. Comprensibile, soprattutto considerato che la finalista degli Us Open è a un passo dall’entrare nelle prime dieci. Oltre a questo, c’è anche il grande freddo che è calato tra lei e Sara Errani dopo la rottura del doppio italiano più vincente di sempre, il che rende ancora più difficile la compresenza delle due nella stessa squadra. Ma l’azzurro potrebbe portare consiglio e, per salvare l’Italia dallo sprofondo, le due potrebbero mettere da parte le incomprensioni e mettersi al servizio della Nazionale. Inoltre, per aprile dovrebbe rientrare anche Karin Knapp, con cui Roberta potrebbe giocare il doppio, anche in prospettiva olimpica.

La notizia del sorteggio raggiunge Corrado Barazzutti a Buenos Aires, dove è volato subito dopo Marsiglia, per seguire gli azzurri di Davis che incontreranno la Svizzera a marzo a Pesaro. «Certo, non siamo stati molto fortunati —ha detto Barazzutti— molto dipenderà dalla formazione, ma se schierano Muguruza e Suarez sarà durissima». Non si nasconde il capitano di mille vittorie, consapevole che in questo momento di transizione, la squadra farà molta fatica: «Non so chi giocherà, non so dove si giocherà se su terra o sul veloce. Abbiamo perso contro la Francia, che è uno squadrone, ma anche le spagnole sono pericolosissime». Non si sbilancia sul ritorno della Vinci: «Roberta è una giocatrice importante, non so ancora quali siano le sue intenzioni, ma certamente la aspettiamo a braccia aperte». Sulle condizioni della Errani, sconfitta nei due singolari al primo turno, e in una fase di stanca, non crea allarmismi: «Sono momenti che si passano, ma Sara è si è messa al servizio della squadra, dopo aver perso i due singolari si è prestata ad affiancare Martina Caregaro in doppio. E’ il simbolo della squadra e ha dimostrato grande attaccamento alla Nazionale. E comunque non dimentichiamo che presto tornerà in gruppo Karin Knapp, che finalmente ha superato l’infortunio al ginocchio».

Non è il solito pessimismo cosmico all’italiana, ma se la Spagna dovesse schierare Muguruza e Suarez Navarro, rispettivamente numero 5 e numero 8 al mondo, passare assumerebbe i contorni del miracolo. Muguruza e compagne sono reduci dalla vittoriosa trasferta di Kraljevo nel primo turno del World Group II, dove hanno spazzato via per 4-0 la Serbia di Jelena Jankovic. La Spagna ha collezionato cinque Fed Cup (1991, 1993, 1994, 1995 e 1998) ed occupa il quarto posto nella classifica delle nazioni più vittoriose. E’ naturale che cercherà di sfruttare le risorse migliori per tornare tra le grandi, quel World Group dal quale è uscita nel 2014. E’ di tre pari il bilancio dei precedenti tra le due squadre. L’ultima sfida non è un ricordo incoraggiante: a febbraio del 2008, sul veloce del PalaVesuvio di Napoli l’Italia di Schiavone e Pennetta, che veniva dalla finale persa con la Russia dell’anno prima e dal trionfo con il Belgio nel 2006, andò k.o. dopo i primi tre singolari (…)

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A Marsiglia si chiude il ciclo del trionfante Italtennis rosa (Claudio Giua, repubblica.it)

Un anno dopo l’inattesa batosta genovese con le francesi, non basta la voglia di successo di Camila Giorgi a riportare l’Italia di Fed Cup nella fascia alta del tennis femminile per nazionali. Le sconfitte patite nella mancata rivincita a Marsiglia dalla maceratese e, in apertura di giornata, da Sara Errani confermano che, senza Flavia Pennetta e Roberta Vinci in campo, le azzurre superstiti dello squadrone che fece tremare il mondo faticano a tenere il passo di team giovani e affamati di gloria come quello francese. Chiamare in causa il fondo del Palais des Sports marsigliese – un tappeto veloce che favorisce chi ha più potenza – non ha alcun senso. Un ciclo sembra davvero finito.

L’Italia alla Camila, quella di o-la-va-o-la-spacca, rompe una tradizione centenaria di sportivi catenacciari e attendisti. Serena o Caroline, Simona o Kiki, questa o quella per lei pari sono. Le certezze di Camila sono il suo tennis e suo padre Sergio, ed entrambi le suggeriscono – le impongono? – di alzare costantemente forza dei colpi e ritmo degli scambi, non importa chi ci sia dall’altra parte. A nulla valgono le convenienze di team e le circostanze come quella di giocare il match decisivo dopo l’insuccesso di Sara in forza del quale l’Italia si ritrova sotto per 1-2 alle 2 del pomeriggio: contro Caroline Garcia, che la precede di due posti nel ranking WTA (38 a 40), Camila ripropone i suoi servizi al limite che le procurano una quantità inaccettabile di doppi falli, le accelerazioni di dritto e rovescio che sono una continua sfida alla fortuna, le risposte alla prima di servizio che puntano a chiudere subito ogni discorso.

Garcia è però una delle più attrezzate Under 23 al mondo. Ha un eccellente servizio e, alla risposta, sfrutta la potenza dei colpi dell’avversaria. Soprattutto, sbaglia poco. Nel primo set le basta non perdere contatto all’inizio, andare avanti in un momento di buio dell’italiana per portare a casa il risultato positivo (6-3). Va allo stesso modo, senza mutamenti significativi, anche nel secondo set (6-4). Poi è un tripudio di Marsigliese, nel senso dell’inno.

Credo invece che ieri sera Sara Errani abbia ripassato “Vincere sporco”, il manuale di Brad Gilbert che spiega come il gioco pulito sia roba da campionissimi: gli altri devono rassegnarsi a utilizzare i trucchi del mestiere, senza risparmiare nemmeno sui colpi sotto la cintura. Se ieri l’italiana di punta non era riuscita a giocare sporco nel match perso contro Caroline Garcia (“…sapevo cosa avrei dovuto fare, ma talvolta il tennis non ti segue”), in apertura c’ha provato contro la numero 1 di Francia, Kristina “Kiki” Mladenovic. Che a sua volta, però, ha risposto con una strategia assai differente da quella che 24 ore prima l’aveva condotta alla disfatta nel confronto a pallate con Camila Giorgi: meno potenza esplosiva, più frequenti discese a rete, uso delle smorzate perfino da metà campo. Sofferto ed equilibrato il primo set, deciso (7-6) dal predominio di Kiki nel tie break grazie a un servizio molto più efficiente. Brevissimo ma doloroso calvario diventa il secondo set (6-1), durante il quale la romagnola perde via via fiducia fino a rinunciare alla lotta. Solo un accurato mental coaching potrà risolvere una crisi di autostima che da troppo tempo non s’attenua.

Nulla da rimproverare a Corrado Barazzutti che ha messo in campo quanto di meglio offra oggi l’Italtennis rosa. È esattamente questo il problema suo e della FIT: con Flavia pensionata, Roberta pensionanda, Karin Knapp fragile, Francesca Vinci non più competitiva, a sua disposizione ci sono solo Sara e Camila. Dietro loro non s’intravvede una nuova generazione altrettanto competitiva. Ci aspettano anni non facili.

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