Jamie, non tutti i Murray escono col buco

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Jamie, non tutti i Murray escono col buco

Jamie Murray, una carriera vissuta all’ombra del fratello che ha vinto e sta vincendo tanto, un doppista che fino a poco tempo fa non riusciva ad esprimersi e sembrava incompleto, ora sembra rinato; nuova consapevolezza, nuovi colpi e soprattutto, due Slam e una Coppa Davis sulle spalle che ora lo consacrano e gli fanno vedere la luce

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Se ora come ora si cercasse su Internet il cognome “Murray”, dei milioni di risultati sfornati la maggior parte farebbe riferimento al solo Andy, plurivincitore Slam a Flushing Meadows nel 2012 e a Wimbledon nel 2013, nonché (ahilui) plurifinalista al medesimo livello con ben sette occasioni in cui gli è toccato il discorso dello sconfitto. Ma alla fine,  proprio tra le ultime pagine, ecco scorgere lui, il fratello anagraficamente maggiore ma talentuosamente inferiore Jamie, di cui pochi se non pochissimi conoscono la storia. Lui che, come il fratello, è un pluricampione Slam.

Che in lui ci sia tanto tennis, come nel fratello, lo capisce fin da subito mamma Judy che non resterà certo delusa. Fin da giovanissimo il mancino Jamie par dimostrare ottime capacità in singolare, come dimostrano la finale persa nel 1998 al torneo Junior “Orange Bowl” nella categoria under-12, oltre ad essere stato al numero due del mondo Juniores, insieme con due singolaristi come Rafael Nadal e Richard Gasquet, autori di una carriera costellata di successi. Ad attendere Jamie negli anni a venire è la classica “gavetta”. Per un pò i risultati scarseggiano, fino al 2004 quando in coppia col fratello Andy si issa fino alla semifinale dello US Open Juniores, mentre proprio ad Andy toccherà alzare il trofeo del singolare. L’exploit di quell’autunno fa evidentemente scattare qualcosa nella testa di Jamie, che decide di lasciar perdere la carriera da singolarista per concentrarsi esclusivamente sul doppio, scelta che si rivelerà davvero felice.

Le prime soddisfazioni a livello professionistico non tardano infatti ad arrivare, e nel 2006 per due volte arriva all’atto conclusivo di un torneo anche se non riusce a vincere il trofeo. Ma è solo preludio all’anno nuovo, il 2007, anno in cui ha la prima vera esplosione nel circuito; quattro titoli tra cui il più importante, nel primo trionfo Slam in carriera a Wimbledon, casa sua, nel doppio misto in coppia con la serba Jelena Jankovic, riportando il titolo in mano britannica per la prima volta dal 1987, anno in cui nella stessa specialità vinsero Jo Durie e Jeremy Bates. Da allora invero la stella di Jamie Murray perde un po’ della sua lucentezza, pur arrivando in finale allo US Open nel 2008 ancora in doppio misto in coppia con l’americana Liezel Huber, non ottiene più risultati di così alto livello. Di tornei ne vince, anche in coppia con il fratello, ma finisce col diventare un buon doppista da metà classifica senza riuscire a fare quel salto di qualità necessario per entrare definitivamente tra i migliori. Faticando anche a trovare una durevole collaborazione, cambiando spesso partner, il contrario in parallelo di quel che stava ottenendo Andy, che proprio in quegli anni a cavallo tra il 2008 ed il 2013 costruì la sua fortuna annoverandosi tra i famosi “Big Four”, vincendo i suoi due titoli dello Slam.

Tutto tace dunque fino al 2013 quando arriva John Peers. Comincia una seconda giovinezza per Jamie che con l’australiano riesce a trovare quella costanza di rendimento che fin lì gli era sempre mancata. Il 2015 è l’anno della definitiva consacrazione, con Peers raggiunge per due volte la finale in uno Slam, dapprima a Wimbledon sulla sua amata erba dove tuttavia devono cedere il passo a Rojer/Tecau, la seconda allo US Open, mancando anche qui l’appuntamento decisivo sconfitti da Mahut/Herbert. I due riescono tuttavia ad entrare in top10 e a qualificarsi per le Finals di Londra. Ma soprattutto, per Jamie, il 2015 è l’anno da ricordare per aver conquistato la Coppa Davis con la nazionale della Gran Bretagna, un successo in cui il suo apporto è risultato spesso decisivo, in coppia col fratello Andy Murray.

Ora però la coppia Murray/Peers si è sfaldata, c’è bisogno di nuovi stimoli per tentare l’assalto a quello Slam cui vicinissimo era andato l’anno prima. Nel 2016 il nuovo sodalizio è con il brasiliano Bruno Soares, esperto doppista anche lui già vincitore Slam nel misto, e anche lui in cerca del primo sigillo nel doppio maschile. Basta mettere insieme le due cose ed il 30 gennaio 2016 i due alzano al cielo il loro primo Slam di categoria trionfando all’Australian Open in finale su Nestor/Stepanek.

Con questo successo Jamie, seppur in ritardo, ascende definitivamente all’Olimpo del tennis, quantomeno della sua specialità, confermandosi quello che già era, ma che forse neanche lui pensava di essere: un campione.

Riccardo Sozzi

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