Novak Djokovic vs Kei Nishikori: i precedenti in vista della finale

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Novak Djokovic vs Kei Nishikori: i precedenti in vista della finale

La finale del secondo Masters 1000 del 2016 mette di fronte il serbo N.1 del mondo al giapponese ormai punto fermo della Top 10 mondiale. Nole ha vinto le ultime 5 sfide compresa la sfida nei quarti di finale a Melbourne a Gennaio. Nishikori è però lo ha già battuto su un palcoscenico importante

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La prima volta che Novak Djokovic e Kei Nishikori si trovarono uno di fronte all’altro fu a Parigi. Roland Garros, edizione 2010. Il giapponese aveva da poco compiuto 20 anni e a quanto pare non se la cavava bene solo con la racchetta. Il 2009 era stato per lui un anno poco fortunato. Giocò solo tre mesi, fino ad Indian Wells, poi un infortunio al gomito lo costrinse allo stop. Finì sotto i ferri mentre i suoi colleghi si davano da fare tra Toronto e Cincinnati e non rientrò a pieno regime prima dell’Aprile dell’anno successivo. Vinse due challenger, a Savannah e Sarasota, e gli organizzatori del Rolang Garros premiarono la sua pervicacia offrendogli una wild card per il tabellone principale. Battè Giraldo e si tolse la soddisfazione di tornare sotto i riflettori proprio contro Novak Djokovic (allora no.3 ATP) nel match di secondo turno, ma raccolse la miseria di nove game.

Ottobre duemilaundici. Djokovic ha già vinto 67 incontri ed è diventato no. 1 al mondo battendo Nadal nella finale dei Championships. Ha messo in bacheca 3 Slam (quinto giocatore a riuscirci nell’era Open) e 5 Master 1000 (record nuovamente battuto dallo stesso Nole nel 2015) superando ben quattro volte Rafa nell’ultimo atto. A Basilea Roger Federer attende di conoscere il nome dell’avversario che affronterà in finale. Tutto sembra apparecchiato per una nuova sfida che negli anni diventerà un must, ma nessuno aveva fatto i conti con un Nishikori capace di mettere in fila Thomas Berdych, Andreas Seppi e Mikhail Kukushin. Finirà 2-1 per il giapponese, quarta sconfitta nell’anno solare per il serbo, tormentato dai dolori alla spalla.

Un altro salto. Miami, duemilaquattordici. La sorpresa del torneo si è consumata nei quarti di finale: Kei Nishikori ha superato in tre set nientepopodimeno che Roger Federer, testa di serie no.5. In semifinale lo aspetta, ca va sans dire, Novak Djokovic. Ma i muscoli della coscia destra fanno i capricci e il giapponese è costretto a dare forfait prima ancora di scendere in campo. A Madrid al malcapitato Kei va ancora peggio, e in finale contro Nadal, sopra di un set e in completo controllo del match la schiena fa crac. Tredicesimo ritiro a match in corso e possibilità di portare a casa un 1000 in fumo.

L’occasione per il riscatto arriva nella Grande Mela. Ancora una semifinale, ancora negli States, ancora West-Coast, ma questa volta la posta in gioco è molto più alta. Kei è travolgente. In poco meno di 40 minuti è già sopra di un set e col rovescio lungolinea sembra di rivedere l’Agassi dei tempi migliori. La reazione di Nole è feroce e il protetto di Chang sembra destinato a recitare la parte dell’ennesimo agnus dei a cui concedere le briciole, ma l’estate newyorkese è afosa e Novak lentamente si scioglie. Il resto è storia: il giapponese diventa il primo asiatico a raggiungere la finale di uno Slam maschile e sale 2-1 negli H2H col serbo.

Non passerà molto affinchè lo score venga nuovamente ribaltato. Ironia della sorte, a Bercy e nella 02 Arena di Londra i due si ritrovano per la quinta volta consecutiva in semifinale, la terza in meno di due mesi. A Parigi non c’è partita e a Novak basta un’ora di gioco per chiudere il match. A Londra, invece, Nishikori prova a rovinare i piani del serbo, ma Djokovic è decisamente on fire. Terzo Super8 consecutivo in bacheca e record di Lendl (85,85,87) emulato. La storia si ripete a Roma e a Londra nel 2015 e in Australia lo scorso gennaio. Tre dei territori di caccia preferiti dal serbo. A Melbourne tutti attendevano una grande prova del giapponese, che invece crolla e spiana la strada a Nole per la semifinale contro Federer, inasprendo lo score degli H2H (6-2).

Oggi a Miami Nishikori dovrà prevedibilmente fare i salti mortali per ripetere le gesta di Andy Murray e Roger Federer a Montreal e Cincinnati. Nelle quattro finali giocate nel 2016, Djokovic non ha ancora perso un set e dalla finale degli Us Open, nei tornei che al meglio dei tre set, non ha lasciato ai suoi avversari che le briciole. Il serbo ha dimostrato di saper vincere anche quando la forma è lontana dall’essere quella dei giorni migliori e se il giapponese vorrà avere qualche chance non potrà permettersi cali di tensione come quelli che gli stavano costando il match contro Monfils.

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