ATP Madrid: nessun problema per Djokovic, Nadal e Murray. Bene gli altri big

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ATP Madrid: nessun problema per Djokovic, Nadal e Murray. Bene gli altri big

Ottavi di finale al Masters 1000 di Madrid. Murray lascia sei giochi a Simon e affronterà nei quarti Tomas Berdych, che ha superato Ferrer. Djokovic lascia 3 game a Bautista Agut, Nadal soffre solo per 20 minuti contro Querrey. Belle vittorie di Kirgios su Cuevas, di Nishikori su Gasquet e di Raonic su Tsonga. Ai quarti anche Joao Sousa

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[5] R. Nadal b. S. Querrey 6-4 6-2 (Chiara Gheza)

Rafael Nadal scende in campo galvanizzato dalla vittoria di ieri del suo Real Madrid ai danni del Manchester City nella semifinale di Champions League. Partita alla quale il campione spagnolo ha assistito direttamente dalla tribuna d’onore del Santiago Bernabeu accomodandosi a pochi posti di distanza dal suo rivale Novak Djokovic. Il Maiorchino arriva da una facile vittoria su Kuznestov e nella serata madrilena incontra per la quarta volta in carriera il californiano Sam Querrey. I confronti diretti sono tutti a favore di Nadal ma è ormai dal 2008 che le strade dei due non si incrociano.

Al di là di ogni aspettativa parte però alla grande Querrey che dall’alto del suo metro e 98 tiene a zero la battuta in apertura alternando ace a servizi vincenti. Lo statunitense continua a martellare da fondo campo anche in risposta e conquista il break ai danni di Nadal nel secondo game, volando poi 3 a 0 grazie a servizi tirati a una velocità supersonica. Rafael certo non è giocatore da lasciarsi intimorire dalle difficoltà e sfoderando il suo caratteristico sventaglio di dritto conquista finalmente il suo primo game nella partita. I problemi per il maiorchino persistono però sui turni di servizio del californiano in quanto non si gioca causa pioggia di ace. Querrey arriva addirittura ad avere sulle corde la palla del 5 a 1 ma Nadal riesce ad annullarla e da quel momento la musica cambia. Nel corso del settimo gioco infatti Rafa riesce a rispondere ai servizi potenti di Querrey e non appena lo scambio si allunga lo spagnolo prende in mano le redini del gioco alternando palle corte a recuperi in corsa che lasciano il californiano senza fiato. Un errore di Sam e un “vamos” di Rafa urlato al cielo riportano la conta dei break in parità. Il treno per Querrey sembra essere passato: Nadal non sbaglia più nulla, in pochi minuti ribalta la situazione e con uno smash da fondo campo conquista il primo set con il punteggio di 6 a 4.

Il secondo parziale vede Rafa strappare immediatamente il servizio a un Querrey smarrito e falloso. Il maiorchino avanti 2 a 1 commette però l’ingenuità di rilassarsi sul proprio turno di battuta e il californiano ne aprofitta conquistando il break che riporta la situazione in parità. Ma è solo un’illusione per Querrey, il quinto gioco vede subito il controbreak del mancino di Manacor. La partita finisce qui. Nadal non perde più la concentrazione e senza pietà per un Querrey in affanno sfodera tutta la sua potenza in attacco e la sua tenacia in difesa per fare suo set e incontro con il punteggio di 6 a 2. Il maiorchino chiude in 1 ora e 10 minuti al secondo match point con un dritto imprendibile all’incrocio delle righe. Domani Rafael incontrerà nei quarti di finale il portoghese Joao Sousa.

N. Kirgios b. P. Cuevas 7-6(5) 4-6 6-3 (Domenico Giugliano)

Destava molta curiosità il match tra Nick Kyrgios, carnefice di Stan Wawrinka, e Pablo Cuevas, operaio del circuito, non senza qualità, che aveva eliminato a sorpresa Gael Monfils ieri sera. L’unico precedente tra i due era quello disputatosi questo gennaio a Melbourne nel secondo turno degli Australian Open e che vide il giovane australiano imporsi in tre facili set. Che non sarebbe stato lo stesso match lo si intuisce sin dalle prime battute. Cuevas è molto solido al servizio, concede poco da fondo campo e non concede nessuna palla break a Kyrgios, che dal canto suo risponde colpo su colpo, annullando una sola palla break grazie al potentissimo servizio. Si arriva al tiebreak, che si gioca su pochissimi punti e che vede l’australiano prevalere di misura per 7 punti a 5.

Nel secondo Kyrgios appare in netta difficoltà, ottiene meno punti diretti con il servizio e lo perde nel terzo gioco, dopo aver annullato già in precedenza altre due palle break. Cuevas continua ad essere impeccabile nei propri turni di battuta, non concede anche in questo parziale palle del controbreak e chiude senza patemi per 6-4.

Il copione non cambia nel set decisivo. Kyrgios perde malamente il servizo in apertura con due erroracci, uno di rovescio ed uno sanguinoso con il dritto a volo. Quando meno te lo aspetti, nel game successivo Kyrgios risorge con tre grandi vincenti, Cuevas regala qualcosa ed arriva il controbreak. 4-6 6-3. Lo strappo decisivo arriva al nono game. Kyrgios strappa la battuta all’uruguagio a 15, vola 5-3 e chiude 6-3 al terzo match Point dopo un ora e 54 minuti di gioco. Ennesima prova convincente per il giovane aussie che troverà adesso nei quarti Kei Nishikori.

[1] N. Djokovic b. [15] R. Bautista Agut 6-2 6-1 (Milena Ferrante)

Bautista Agut sembrerebbe l’uomo invisibile del classico di Ralph Ellison. Vive nell’ombra, come un fantasma, finché non cozza contro uno dei superuomini del mondo di sopra palesandosi all’uomo comune. Ci perde con i superuomini, ma occasionalmente ce la fa a distribuire qualche schiaffone (2 vittorie su top ten nel 2016). L’esordio di partita fa sperare in un ribaltamento della storia già scritta: lo spagnolo dimostra di aver compreso quello che ai colleghi sembra arabo antico e scodella palle soffici come la panna montata, per poi colpire all’improvviso con sventagliate negli angoli.

La trama perfetta. Solo che Djokovic è il solito gatto apparentemente sonnacchioso, ma nei fatti vispo come un grillo. La rivolta dello spagnolo si chiude così sul 2-2 del primo set, quando, dopo aver annullato tre break point con il vigore di Davide contro Golia, cede al quarto. Dopo un quarto d’ora, insomma, la baruffa si trasforma per il serbo in una tranquilla passeggiata da pensionati. L’uomo elastico ridiventa padrone del campo, giostra dritti e rovesci dalla linea di fondo e con il solito cinismo abbatte la preda agonizzante con tre risposte vincenti consecutive. A Raonic, che lo attende al prossimo turno, il compito di provare a fargli il solletico.

[11] M. Raonic b. [7] J.W. Tsonga 6-4 6-4 (Raffaello Esposito)

Il numero sette del mondo contro il numero dieci e tre precedenti combattuti, uno dei quali storico a Londra 2012. L’ottavo di finale che opponeva Jo Wilfried Tsonga a Milos Raonic si presentava sulla carta come uno degli incontri più equilibrati di giornata. Bene, il canadese ha preso quella carta e ne ha fatto coriandoli. A dire il vero qualche sospetto era venuto fin dal primo punto. Tsonga serve, Milos risponde profondo, si apre il campo con un rovescio lungolinea e chiude dalla parte opposta col dritto. Tre fondamentali giocati alla perfezione. Il break è sancito dal giudice arbitro che corregge una chiamata errata su bomba in risposta di Raonic, che tocca la riga quel tanto che basta. Il set è tutto qui, il francese fatica sempre per stare in contatto subendo costantemente l’iniziativa dell’avversario, che fa tutto quel che serve e lo fa bene. Raramente si affida alla potenza pura in battuta, preferendo spin e piazzamento e così ottiene moltissimo in termini di servizi vincenti e aperture per il dritto. In più, e non da oggi, si presenta sovente a rete dietro ad attacchi pesantissimi.

Il penultimo punto del set mostra che anche la sorte è schierata. Raonic spara un rovescio a tutta, la palla tocca il nastro, non rallenta ma devia e si stampa sulla riga. L’urlo disperato di Jo risuona nell’arena e un attimo dopo la prima palla del canadese chiude il set dopo 34 minuti. Nota doverosa, nel cambio campo del settimo gioco il francese si massaggiava insistentemente la spalla destra.
Nel set seguente Milos passa un unico momento di pericolo nel terzo game, quando si trova sotto 15-40. Sulla prima palla break tira un meteorite col servizio e Jo fallisce la seconda mentre stava comandando col dritto. Il break che subisce subito dopo a 15 non è una sorpresa per chi conosce il gioco del diavolo e da lì in poi si aspetta solo la fine. Un secondo sereno 6-4 manda un Raonic in piena fiducia all’esame Nole nei quarti.

[8] T. Berdych b. [9] D. Ferrer 7-6(8) 7-5 (Davide Carrino)

Ottavo di finale di rara qualità sull’Arantxa Sanchez tra due top 10 nel lato basso del tabellone: Ferrer (tds numero 9) arriva dopo due battaglie al terzo, Berdych (tds numero 8) non ha ancora ceduto un set. In inizio di primo set i due partono subito a ritmi molto alti da fondo, e tengono il servizio senza troppi problemi. Soprattutto Berdych, che comanda lo scambio con il dritto, perdendo solo tre punti in battuta nei sei giochi vinti. Ferrer, invece, concede la prima palla break (e set point) sul 4-5, ma riesce a tenere alta la concentrazione, e spinto anche dal pubblico di casa, resta nel set. Si arriva così al tie break, con Ferrer che ha l’impressione di aver ottenuto il massimo considerando che il ceco è quasi ingiocabile quando serve. Il tie break è estremamente equilibrato e appassionante, con un Berdych più falloso e Ferrer sulla difensiva: lo spagnolo riesce ad annullare altre tre palle set, di cui due sul servizio del ceco. Ma non basta: Berdych tiene i nervi saldi e chiude 10-8, portando a casa il primo set dopo 59 minuti di lotta.

Il secondo set è subito in salita per Ferrer, che perde il servizio per la prima volta. Sotto 2-0, dimostra ancora una volta la sua tenacia, riuscendo a recuperare il break di svantaggio con un gioco più profondo ed aggressivo, che lo porta al 3-2. Nel momento più difficile per lui, Berdych non si scompone, ritrova l’intensità che gli permette di dominare gli scambi da fondo ed ottiene un altro break che lo porta a servire per il match sul 5-4. Lo spagnolo ritorna in partita ancora una volta ottenendo un altro break, però non riesce a tenere il suo turno di servizio, offrendo a Berdych una seconda opportunità di servire per la partita. Berdych soffre la continuità dello spagnolo, annulla due palle per andare al tie break ma riesce poi a chiudere la partita dopo quasi due ore di gioco molto intense.

Probabilmente troppo Berdych per un Ferrer comunque in buona forma, visto che si trattava solo del suo quinto match del 2016. Berdych trova ora ai quarti Andy Murray (tds numero 2), in un incontro tutto da vivere.

[6] K. Nishikori b. [10] R. Gasquet 6-4 7-5 (Valerio Vignoli)

Dopo aver rischiato l’eliminazione contro l’azzurro Fabio Fognini, la testa di serie n.6 del Mutua Madrid Open, Kei Nishikori, sul campo 3 della Caja Magica, supera, per la prima volta in carriera al settimo scontro diretto, Richard Gasquet in due set. Nonostante qualche esitazione di troppo nel momento di mettere al tappeto un avversario forse menomato, il giapponese impressiona per intensità negli scambi e accede per il quarto anno consecutivo ai quarti di finale sulla terra rossa del Masters 1000 iberico.

Nel gioco d’apertura, un Nishikori subito sugli scudi strappa, al terzo tentativo, il servizio a Gasquet con un prefetto dritto lungolinea. Il 26enne di Shimane continua a martellare molto bene da fondocampo, mettendo a segno vincenti a raffica. Il transalpino dal canto suo appare in grande difficoltà a tenere il ritmo. Ma nel sesto gioco Gasquet sfodera una serie di prodezze che gli valgono un inatteso break a 0. Tuttavia il 29enne talento di Beziers continua a soffrire sul proprio turno di battuta e Nishikori si riporta immediatamente in vantaggio con una volée di dritto a campo aperto. Il Top 10 nipponico potrebbe già chiudere il set sul 5-3 in suo favore ma tentenna e rimanda tutto al gioco successivo, dove archivia il parziale su un errore forzato di Gasquet in tre quarti d’ora.

Anche nel secondo set il finalista di Miami non tarda a mettere la testa avanti. Nel secondo gioco infatti Gasquet concede un altro break, facendosi rimontare da 40-0. Piove sul bagnato per il n.2 di Francia che sembra accusare i soliti fastidi alla schiena. Nishikori è dunque in assoluto controllo ma Gasquet, stringendo i denti, si tiene a galla. Si giunge senza troppi scossoni sul 5 a 4 con il giapponese che serve per il match. Nishikori sale 40 a 15 ma si fa prendere dalla fretta e prima spreca le due chance, poi, addirittura, con una palla corta di dritto poco sensata perde per il turno di battuta. Il n.6 del ranking ATP dimentica però in fretta l’occasione fallita e grazie ad uno splendido passante di dritto in corsa piazza un altro break. Il vantaggio si rivela questa volta definitivo per Nishikori che conclude l’incontro dopo un’ora e 40 minuti di tennis piuttosto gradevole.

[2] A. Murray b. [16] G. Simon 6-4 6-2 (Andrea Lavagnini)

Un ottimo Andy Murray, detentore del titolo, avanza ai quarti di finale sconfiggendo in due set Gilles Simon, testa di serie numero 16. I due si affrontavano a Madrid per la quinta volta (la 16esima in totale), la prima delle quali nella finale del 2008, ultima edizione giocata sul veloce indoor.
Il britannico, ancora a secco di titoli nel 2016, veniva dalla vittoria al terzo contro Stepanek nella quale, oltre a qualche problema di adattamento alle condizioni anomale di questo torneo date dall’altura, ha dimostrato ancora qualche problema di concentrazione, come lui stesso aveva affermato a Montecarlo tanto da sbagliare completamente tattica contro il ceco.

Il tennista di Nizza era reduce da due battaglie che lo avevano tenuto più di quattro ore in campo, prima contro Baghdatis e poi in rimonta contro Carreno Busta; in questa prima parte di stagione ha subìto qualche sconfitta inaspettata di troppo, come quella al primo turno a Marsiglia dove difendeva il titolo.
Non parte benissimo Murray che fa fatica a tenere i primi due turni di servizio a causa delle poche prime in campo e di un’insolita scarsa reattività con i piedi. Simon dal canto suo resiste bene ai tentativi di cambio di ritmo dello scozzese con una buona profondità. Gilou però non fa mai male in risposta e sotto 4-5 si disunisce, va in difficoltà con il lancio di palla e cede il servizio.

L’insicurezza al servizio si trasforma presto in nervosismo per il francese che subisce un altro break all’inizio del secondo set. Da qui in poi Simon non riuscirà più a impensierire Murray che con grande autorità chiude la pratica 6-2, nonostante un’interruzione di circa 10 minuti dovuta a uno spettatore colpito da un leggero malore, così come successe qualche mese fa al suocero Nigel Sears in occasione degli Australian Open.

J. Sousa b. J. Sock 6-1 6-7(3) 6-2 (Paolo Di Giovanni)

Joao Sousa e Jack Sock si affrontano per la prima volta, la posta in palio è appetitosa: arrivare da non testa di serie ai quarti di finale in un Masters 1000. Ad accompagnare l’ingresso in campo dei giocatori c’è una leggera pioggia, alla quale ben presto si aggrega la pioggia di errori di Sock, apparentemente infastidito dalle condizioni di gioco. In un primo set giocato per metà al coperto, lo statunitense talvolta fa male con il dritto, ma è decisamente troppo falloso con entrambi i fondamentali, e dopo aver sprecato ben 5 break point in apertura, sparisce dal campo consegnando ad un determinato Sousa il parziale.

Sock non riesce immediatamente ad invertire l’andazzo, subisce un break anche ad inizio secondo set, per poi trovare finalmente efficacia con il dritto anomalo con il quale si costruisce il controbreak. Nel tie-break passa a condurre di un mini-break attaccando, lo conserva grazie al servizio e chiude con un dritto stretto che non lascia scampo al portoghese. Sock però cala immediatamente nella terza partita, ed un solido Sousa, che non si tira indietro quando c’è l’occasione di spingere, lo punisce lasciandogli le briciole e regalandosi Nadal (0-1 i precedenti).

Risultati:

[2] A. Murray b. [16] G. Simon 6-4 6-2
[1] N. Djokovic b. [15] R. Bautista Agut 6-2 6-1
[8] T. Berdych b. [9] D. Ferrer 7-6(8) 7-5
[6] K. Nishikori b. [10] R. Gasquet 6-4 7-5
N. Kyrgios b. P. Cuevas 7-6(5) 4-6 6-3
J. Sousa b. J. Sock 6-1 6-7(3) 6-2
[5] R. Nadal b. S. Querrey 6-4 6-2
[11] M. Raonic b. [7] J.W. Tsonga 6-4 6-4

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